Passi avanti

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    Il Guardiano della Luce.


    Group
    Keyblader
    Posts
    6,344

    Status
    Anonymous
    Sora rideva. Poco, certo. Dicevano che sorridesse sempre, una volta, ma fino a quel momento non aveva mai mostrato molto di quella sua qualità. Non c'era una foto in cui non sorridesse, euforico, incoraggiante, con quei suoi occhi blu fiammeggianti di una vitalità e un'energia senza freni. Persino nei momenti più bui Sora era capace di fendere quelle tenebre con il proprio approccio positivo, ottimista, fermo in una decisa, ingenua speranza che tutto si sarebbe risolto per il meglio. Fu una visione quasi angelica, quel volto sorridente, quel suono cristallino che nella generale cupezza di quella guerra neonata stonava con veemenza, come una vivace campanella in un cimitero. Era tentato di avvicinarglisi, ma preferì lasciare quel piacere a Kairi, che si era portata accanto a lui con un'espressione che non le aveva mai visto. Era uscito un lato di lei del tutto diverso, una Kairi più dolce, più amabile, meno compromessa da tutta l'amarezza e l'odio che l'avevano trasformata in una rancorosa furia dalla chioma rossa. Chioma rossa. Non era quel Primrose a chiamarla così? Si chiese quale santo proteggesse quella recluta per impedire che Kairi lo spappolasse come un mandarino sotto una carrozza.
    Chissà, forse si erano fatti della giovane Keyblader un'idea del tutto errata. Come con Sora, dopotutto. Erano stati tutti così impegnati a mettergli sulle spalle il ruolo dell'eroe, sviati e ingannati dal suo instancabile sorriso e dalla sua grinta incrollabile, da non rendersi conto di ciò che covava lì dentro. Qualcosa come Fastus non usciva certo da una brutta giornata a caso. No, un simile ammasso di malvagità doveva essere nato da qualcosa di peggio, da qualcosa che covava dentro da molto, molto tempo. Ed eccolo lì, debilitato, stanco, stropicciato come un vecchio strofinaccio, l'eroe del Keyblade; persino guardarli sembrava faticoso per lui. Li aveva scelti, o aveva lasciato che altri lo facessero. Sicuramente aveva scelto lui e Gillian, ma ora che quest'ultimo aveva deciso di svicolarsi per un qualche motivo... no, doveva ricordare le parole di Yuki e Basil. Lui non era solo in quella guerra, non doveva restare da solo neppure contro Fastus. Avrebbe dovuto contare sui suoi compagni di battaglia, com'era giusto e necessario, senza arrendersi, senza dimenticarsi di nessuno. Nessuno restava indietro. Fino all'inferno e ritorno.

    Sora parlò. La sua voce suonava diversa, ora che tutti potevano sentirlo. Si scusò del proprio silenzio, spiegò che altri avevano contattato i nuovi Keyblader, una sorta di aiuto di cui Sora poteva godere. Non riuscivano, però, a contattare l'esterno come lui. Dovevano essere le persone di cui gli aveva parlato, sensazione che trovò conferma quando parlò di Roxas. Erano i suoi legami, che ora combattevano per proteggerlo. Evan si chiese che ruolo avesse lui tra essi, dato ciò che aveva creato con Sora per aiutarlo, per tenerlo in vita. Era pur sempre fuori dal suo Cuore, lontano dalla prigione che era Fastus stesso, per cui poteva avere una maggiore libertà d'azione - il problema era ora capire quanto essa fosse effettivamente utile. Era inferiore di potenza a Kairi o Riku, pensava, tutt'oggi si chiedeva come avesse fatto a sconfiggere Partizan: il loro era stato uno scontro leale, non avevano usato nessuna tecnica particolare che non fosse la loro abilità con la spada. Ma alla fine era come se l'ex-SOLDIER si fosse lasciato sconfiggere, come se lo stesse testando. Avrebbe voluto riparlargli, un giorno. Confrontarsi con lui, capire dove risiedesse davvero il suo cuore. C'era qualcosa di strano in quell'uomo, in quel suo giocare con loro. Si era documentato sui suoi spostamenti e non ci capiva davvero nulla. Nella sua semplicità, nel suo zelo inarrestabile, Partizan era il più misterioso dei membri dell'Esercito di Fastus.
    Non che ne avessero visti molti.
    Joshua interruppe il discorso di Sora, tutto d'un tratto; sembrava infervorarsi rapidamente, parlò del pericolo di contattarli in quel modo, che avrebbe potuto usare quel legame che aveva instaurato con Evan per non perdere troppe energie. Evan era sul punto di rispondere con positività a quell'affermazione, ma il Composer e Sora si scambiarono un lungo, eloquente sguardo che lo bloccò sul posto. Poteva quasi vedere il flusso di parole che scorreva tra loro, un autentico fiume di domande, risposte, timori e conferme che si manifestavano come sapienti, inflessibili pennellate sui volti di entrambi. Nel momento in cui riprese la parola, Sora era una maschera di livida desolazione. Joshua, invece, era furioso.

    Aspettare la vittoria sarebbe stato molto, molto più facile.

    Evan non recepì immediatamente. Le sue orecchie non erano concentrate sulle parole del Composer, non con l'attesa di rivelazioni, indizi, aiuti aggiuntivi da parte di Sora. Eppure, dentro di lui si addensò un'inquietudine soffocante, il disagio del sentire qualcosa fuori posto, dei pezzi che non combaciavano. Joshua non aveva mai mostrato reale interesse verso le sorti di nessuno, ribadendo più volte come il suo aiuto non venisse da un buon samaritano. Aiutava per dovere, per fare un favore, ma non era sentito. Era stato sempre sarcastico, acido, con una lingua affilata più di qualsiasi lama; in quel momento, però, Joshua si esprimeva solo con rabbia autentica. Emozioni sincere, che non venivano filtrate da un linguaggio curato o attente scelte di vocaboli. Reame della morte.
    Evan si trovò a mandar giù a vuoto. Davanti a lui, Kairi, che forse aveva sentito qualcos'altro, forse in qualità di Principessa aveva compreso meglio la situazione, si portò la mano alla bocca, indietreggiando lentamente. Qualsiasi altro rumore divenne un ronzio, mentre i pensieri di Evan gli si chiudevano attorno come le spire di un serpente. Le parole del Composer aleggiavano in essi, un miasma mefitico che allargava il campo delle sue inquietudini ad ogni secondo che passava. Perché parlare così? Perché la reazione di Kairi era stata così insolita, così sensibile?
    - Sora... - mormorò Kairi, distogliendolo per un momento dal suo rimuginare.

    Evan tornò a riflettere.

    Sbiadito, stanco, già a Midgar.

    No, ancora prima.

    Già a Radiant Garden, quando per l'ennesima volta lo aveva tenuto in vita. Aveva detto di avere poco tempo. A Midgar, il tempo era sempre minore.
    E poi, Destiny Islands, quando Sora non era nient'altro che un'ombra pallida e sbiadita.

    E da allora era passato ancora più tempo.

    Troppo tempo
    .

    Cosa ci fai nel reame della morte, Sora?

    Evan fissò Sora strabuzzando gli occhi. Si portò una mano al cuore, schiudendo le labbra con un'espressione di autentico orrore. Strinse le dita sulla corazza, sentendole tremare. Frenò il bruciore agli occhi. Bloccò le lacrime. Il suo petto fu percorso da una fitta che scivolò in lui come veleno.

    Non si doveva morire, per entrare nel reame dei morti?

    Joshua era il Composer. Naminè una sorta di spirito. Ma Sora doveva essere ancora vivo. Non poteva entrare lì neppure tramite una via del genere, dal momento che ogni cosa vivente era interdetta dall'Underground, o almeno così aveva capito. Fece per aprire la bocca, conscio della cosa tremenda che avrebbe dovuto dire, ma fu bloccato dal fatto che Sora parlò di nuovo. Non voleva interromperlo, ma voleva capire cosa si fosse legato a lui a quel punto. Si trovò a mandare giù a vuoto, bocconi amari, parole, emozioni che non voleva lasciar trapelare; ma Sora, in virtù di quel loro legame, avrebbe capito. Gli sarebbe bastato uno sguardo per afferrare il senso del suo silenzio, della sua espressione carica di rimpianto, di assoluta, divampante tristezza.
    Troppo tempo.
    I suoi pugni si strinsero così tanto da tremare; Kairi nascose un singhiozzo, chiudendo gli occhi e asciugando due lacrime traditrici. Si allontanò di diversi passi, ignorando qualsiasi altra parola. Evan la guardò, tendendo solo distrattamente l'orecchio verso le notizie che Sora stava riferendo. Piani dell'Esercito di Fastus, emozioni furiose per la fuga di Vanitas.
    E la morte del Re.

    Sia Evan che Kairi reagirono con autentico sgomento a quell'affermazione. Allibito, il Keyblader accusò il colpo, già provato dalla sua precedente realizzazione; il Re, che li aveva guidati fino a quel momento, era morto in un momento imprecisato. Aveva rallentato la guerra fino ad ora, favorendo l'operato di Fastus. E per questo, avevano perso troppo tempo.
    La tristezza di Evan si tramutò in rabbia.
    E la rabbia lo costringeva a pensare. Con esagerato raziocinio.
    Sospirò, trasse un altro respiro.
    - Siamo stati giocati tutti fin dall'inizio... - disse con amarezza, la sua voce così vibrante da sembrare un ringhio. - Molto bene - avrebbero visto il suo sguardo farsi micidiale. Evan avanzò verso Sora, senza riuscire però a sfiorarlo. C'erano troppe cose da temere, da un contatto del genere. - Dicci tutto quello che sai, Sora. Contrattaccheremo -
    - Composer - disse Kairi con odio, rivolgendosi a Joshua. La sua voce tremava ancora, i suoi occhi dardeggiavano di una collera e un dolore inauditi. - Fammi uscire. Qui non posso più fare niente. Devo tornare da quel vecchio bastardo e fare a pezzi un topo impostore - e come ulteriore riprova delle proprie intenzioni, estrasse il Keyblade in un lampo di luce.
    - E, Sora... - gli avrebbe sorriso. O, almeno, si sarebbe forzato di farlo. - Composer. Naminè. Non ho rinunciato... penso che nessuno di noi l'abbia fatto. Se esiste un modo per salvare Sora, ditecelo. Dovessi fare a pugni con tutti i demoni dell'inferno, ho fatto una promessa -
     
    Top
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Keyblader
    Posts
    1,548

    Status
    Anonymous
    Da quando era comparso Sora, la situazione si era fatta subito tesa, quasi preparandosi al peggio. Da quando era nato Fastus, da quel poco che ne aveva parlato Evan, il ragazzo doveva aver vissuto una vita che definirsi tale probabilmente era un lusso. E a vederlo per la prima volta, così debole e sciupato, mi resi conto che non era affatto un’esagerazione.
    Dissi quel complimento sovrappensiero, un po’ per un momento di ignoranza allo stato puro, un po’ perché inconsciamente vederlo così triste mi faceva sentire male, come era successo in quel sogno con quella ragazza. Fui perciò contento quando vidi che le mie parole non l’avevano affato offeso, e che invece erano servite per fargli recuperare un sorriso fino a farlo addirittura ridere.
    A quella scena, sentii il mio cuore farsi più leggero.

    Chissà da quanto era che non sorrideva?

    Annuii con un sorriso alla sua domanda retorica.
    Chissà che avevo pensato prima di conoscerlo? Stavo ridendo e scherzando con l’Eroe del Keyblade, forse il me stesso dell’inizio della sua avventura ne sarebbe rimasto sorpreso, ma in questo momento che finalmente lo vedevo dal vivo, mi sembrava un ragazzo come tanti altri. Un ragazzo a cui per puro caso era toccato un destino terribile come diventare la peggior minaccia dell’universo che tanto aveva desiderato salvare. Che fato crudele…

    Finito il momento serenità, Sora si scusò con noi per non averci contattati. Spiegò che aveva legami solo con Evan e Gillian, e con quest’ultimo pure non riusciva a comunicare per colpa di Fastus. Tutti noi altri eravamo stati scelti da altre persone legate al suo cuore, ma tuttavia queste non potevano interagire con l’esterno come faceva lui. Però stavano bene a differenza sua, perché quel mostro non aveva influenza su di loro. A sentire quelle parole tirai un sospiro di sollievo: allora quella ragazza stava bene…
    Riportai l’attenzione sul discorso solo quando, dopo una discussione tra l’eroe e il dio, questo ci fece notare che Sora era apparso nel reame della morte.

    Silenzio.

    Sora, l’Eroe del Keyblade, era morto…?

    Il mio cervello era andato completamente in tilt, e non ne voleva proprio sapere di tornare a ragionare. Che voleva dire tutto ciò? Che stava succedendo? Era davvero morto? E tutto quello che stavano facendo per salvare anche lui, insieme agli altri, era stato quindi inutile? Fastus l’aveva avuta vinta?
    Tutti in quella stanza, chi più chi meno, eravamo entrati in uno stato di shock e pervasi da una profonda tristezza. Volsi istintivamente lo sguardo a chi con lui aveva davvero un legame, cioè Evan e Kairi.
    Strinsi ancora i pugni, cercando di oscurare quella tristezza con un profondo senso di rabbia e rancore.

    Quel mostro…

    E come se non bastasse… Fastus aveva ucciso il Re.
    Allora… quello che avevamo visto tutti nella torre… Era un falso…?
    - Q-Quando?- riuscii solo a digitare con il guanto, ancora confuso da tutte quelle notizie. Quello che li aveva adunati tutti all’inizio al suo castello era reale? Fastus era nato in quel momento, ma aveva la capacità di viaggiare nel tempo, quindi forse lo aveva già ucciso al tempo? No… Quella volta gli sembrava sincero.

    Che confusione…
     
    Top
    .
  3.  
    .
    Avatar


    Group
    Somebody
    Posts
    1,608
    Location
    Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino

    Status
    Anonymous
    Sora.
    Non lo aveva ancora esattamente visto di persona, o almeno, non gli aveva ancora mai parlato. Vederlo lì la stupì così come la preoccupò allo stesso tempo. Se tutti quanti dicevano che più cercava di allontanarsi dal corpo e più diventava debole, il fatto di riuscire a vederlo in un posto del genere le fece subito pensare male.
    Quale urgenza lo portava a contattarli così?
    Joshua non parve per niente contento di vederlo lì, quando una domanda, una domanda in particolare rimbombò nella testa della corvina. Già, cosa ci faceva esattamente lì con loro se, prima di aver accesso a quel luogo, Joshua li aveva come “uccisi”? Le mani iniziarono lentamente a tremare, le orecchie invece a fischiare. Era veramente morto? Quello che stavano vedendo lì era solo un fantasma dell’eroe del Keyblade…?
    Improvvisamente, Yuki trattenne a stento il groppo che le venne in gola. Non lo conosceva, non gli aveva mai parlato né sentito nominare prima che tutto quel caos si creasse. Eppure il solo vederlo lì in piedi di fronte a loro le causava una tristezza infinita. Quanto doveva soffrire ancora prima che riuscissero a salvarlo? Quanto ancora doveva sacrificare per dare a tutti loro anche solo uno straccio di indizio da cui iniziare? Senza volerlo si sentì terribilmente in colpa, abbassando lo sguardo e lasciando che fossero gli altri a parlare, che fossero gli altri a sfogare il loro dolore con la voce. Lei non poté far altro che mettersi da una parte in silenzio, a chiedersi quanto ancora ci dovesse mettere prima di fare qualcosa per aiutarlo.
    Quando parlò di nuovo.
    Il Re. Morto.
    Come? Quando? Dove? Il perché era anche fin troppo ovvio, anche se si stava chiedendo…come aveva fatto a uccidere un altro Keyblader conosciuto anche più di Sora, essendo il Re di un intero Regno? La tristezza aumentò, ma con essa anche la rabbia. Allora era forse per quello il motivo per cui l’Esercito non si era ancora deciso ad agire? Era forse per quello il motivo per cui Topolino finora non aveva fatto assolutamente niente?
    – Di sicuro quella volta al Castello era ancora l’originale – rispose distrattamente alla domanda di Basil, anche se per quanto si dimostrasse certa della risposta, nemmeno lei ne era così sicura al cento per cento. Più ci ripensava e più crescevano i dubbi, ma dovette scacciarli scuotendo leggermente il capo. Strinse talmente tanto i pugni che le unghie affondarono nel palmo, creando minuscoli rivoli di sangue. Ferite talmente piccole e leggere che non le avrebbero di certo potuto dare fastidio.
    Era troppo impegnata a imprecare in sette lingue diverse.
    Era stanca anche lei di starsene lì a girarsi i pollici e basta, motivo per cui aveva una grandissima voglia di seguire Kairi e andare a tirare quanti più calci possibili a quella maledettissima pedina che ancora si trovava all’interno del castello.
    – E in tutto ciò vorresti dirmi che Yen Sid, il “grande maestro”, non s’è accorto che l’amato Re non è altro che un lurido sorcio falso? – si grattò ripetutamente la fronte chiudendo gli occhi e cercando di recuperare la lucidità necessaria per mantenere ancora per un po’ la calma. Se prima provava quasi rispetto per quell’anziano, ora stava iniziando a pensare che anche i più grandi maghi degli universi potevano perdere colpi con l’età – Scusate, io…dicci pure tutto, Sora – sospirò, chiaramente stanca.
     
    Top
    .
  4.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Keyblader
    Posts
    1,459

    Status
    Anonymous
    L'apparizione di Sora colse tutti di sorpresa, lasciando tutti con più domande che altro. Ad ogni sua parole, ad ogni sua rivelazione sorgevano una o più domande nuove, che si accumulavano sempre di più. L'eroe del Keyblader aveva un aspetto stanco, sciupato, praticamente era diventato l'ombra di sé stesso eppure in qualche modo riusciva a sorridere, sorriso scatenato dalle battute di Basil.
    Avrebbe potuto dire che era rimasto più sorpreso nel vederlo reagire così, in quel momento, di quando era apparso agli occhi di tutti.
    Non parò, preferendo rimanere ad aspettare, riflettendo sulle parole che si stavano scambiando tra Sora e Joshua, osservando gli sguardi e i movimenti di tutti. Probabilmente nessuno ci avrebbe messo molto a fare due più due su quel discorso del reame della morte che aveva citato il Composer, girava lo sguardo verso Naminé che stringeva il suo vestito, Kairi che provava a nascondere le lacrime. Stavano praticamente parlando con un fantasma ma la cosa più strana per lui era che non ne era rimasto così tanto sorpreso.
    Magari aveva visto così tanto tra apparizioni, personaggi di videogiochi che riapparivano sotto forma di nemici da affrontare ed aveva visto la morte in faccia abbastanza da non rimanere più tanto sorpreso da nulla.
    Oltre a tutto quello, la notizia Sora che diede loro spezzò gli animi di tutti praticamente in due: Re Topolino era morto, insieme alla regina ed immaginare chi fosse stato non era difficile. Quello che era stato con loro alla torre era un'esca, un fantoccio creato per rallentare i loro progressi. A quel punto andò in panico nel cercare di riordinare i pensieri, troppe cose erano successe e non poteva concentrarsi su tutte.
    Mentre gli altri parlavano a loro volta, chi voleva sapere quando era successo e chi, giustamente, voleva andare a uccidere il falso Re, lui si portò una mano al mento, pensieroso.

    "...Quelli che avete visto fino ad ora sono dei fantocci creati per comportarsi esattamente come loro, per bloccare i progressi del lato della Luce."

    Provò a fare mente locale su quello che aveva detto loro Sora. Comportarsi esattamente come loro, agivano come loro, pensavano come loro in modo da non sembrare dei falsi però erano in grado di riferire tutte le loro mosse a Fastus.
    Ebbe un'illuminazione, strabuzzando gli occhi al vuoto, staccando la mano che opprimeva il mento. Quello che aveva pensato era rischioso e poteva essere scoperto in qualunque momento ma lui voleva almeno provare a dirlo agli altri. Non era da lui esporsi così, mettersi in mezzo alle situazioni ma era un gruppo e cose come questa andavano dette ed analizzate insieme.

    "Ehm..." cominciò titubante, a voce bassa. "Avrei qualcosa da dire." provò ad alzare la voce, per farsi sentire dagli altri.

    "Capisco il vostro risentimento, ci hanno giocato come dilettanti." fece, unendo le mani. "Ma forse questo potrebbe giocare a nostro vantaggio." prese una forte boccata d'aria, preparandosi.

    "Da quello che ha detto Sora e facendo un paio di valutazioni personali, se questo Topolino è stato creato per sembrare l'originale e per riferire tutte le nostre mosse allora possiamo usare l'esca di Fastus a nostro vantaggio." si fermò un attimo, immagazzinando il resto del discorso. "Essendo il Re prima o poi lui dovrà partecipare alle nostre riunioni, sapere le decisioni che prenderemo e le mosse da effettuare e quindi riferirle al nemico. Io dico di lasciargli credere che stiamo al gioco."

    Stava sudando, pensando già ai loro sguardi su di sé; per un momento avrebbe tenuto tutta la sala solo per lui, solo per i suoi pensieri. Sperava solo di non star dicendo scempiaggini.

    "Per quanto ne sappiamo, Fastus non sa che Sora è qui con noi e spero di non sbagliarmi." lanciò lo sguardo verso di lui, come a chiedergli se quello che stava dicendo era giusto o no. "Quindi questo fantoccio potrebbe farci guadagnare tempo prezioso e magari potremmo anche colpire il nemico quando meno se lo aspetta." fu la sua conclusione. Confondere il nemico, lascargli credere di aver il vantaggio per poi colpirlo quando le sue difese erano abbassate, quella era la strategia e si sorprendeva di come l'avesse invastita. Uccidere il fantoccio sarebbe stato inutile, anzi, avrebbero perso un possibile vantaggio che potevano avere sull'Esercito di Fastus.

    "E' solo un'idea." disse infine, rimettendosi al suo posto e aspettando le reazioni di tutti.
     
    Top
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Il cavaliere della luce

    Group
    Keyblader
    Posts
    1,270
    Location
    Radiant Garden

    Status
    Anonymous
    Era di fronte a tutti quanti in quella sala vuota, riempita soltanto da quei ragazzi che avevano addosso la responsabilità di diventare i nuovi salvatori del universo. E ovviamente da lui...Sora il "primo" degli eroi di quella nuova generazione. Colui che aveva salvato l'universo per ben due volte e aveva salvato anche Radiant Garden. Il mondo d'origine Key, che in questo momento lo stava osservando con sguardo calmo e pungente, ma allo stesso tempo estremamente consolidare. Quel ragazzo che ormai era diventato l'ombra del eroe che era un tempo. Era così malconcio e stanco. Il corvino non poteva paragonare gli eventi alla stessa maniera, ma era ridotto quasi come lui quando Creed lo torturo pochi anni prima. Lui però aveva dovuto affrontare Fastus per tenerlo a bada e non farlo attaccare con il massimo della sua potenza, se aveva capito bene. E il fatto che si trovava li non era proprio un bene. Però ci doveva essere un ragione ben precisa per qui era li.
    -...tendo in vita? - aveva detto a bassa voce Key per poi spostare il suo sguardo verso Evan. Il suo sguardo era pungente come sempre indagatore. Cosa intendeva dire? Evan stava morendo? Eppure sembrava star bene. Per quanto non volesse ammetterlo il corvino era affezionato a quel ragazzo conosciuto un anno fa nel suo mondo d'origine. Quindi sapere quelle parole faceva venire non poche domande. Però c'era una cosa che lo preoccupava maggiormente. Cioè Akari. La ringrazio sua sorellina lo sapeva? Sapeva che l'uomo con qui apparentemente aveva una relazione amorosa stava o stesse per morire, cosa probabilmente rallentata da Sora. E se quest'ultimo fosse morto che sarebbe successo ad Evan? Tra tutti i pensieri che aveva in testa si dovevano aggiungere anche questi? Se fosse successo qualcosa a lui, sicuramente Akari ne avrebbe sofferto molto. Forse la sua era ipocrisia, ma come si poteva permettere di fare una cosa simile alla sua sorellina?
    Comunque, anche se dentro di sé non li avrebbe definiti tali. C'erano cose ben più importanti a qui pensare. Sora era lì per un motivo preciso. Di certo non Pre farsi una chiacchierata. Soprattutto se allontanarsi da Fastus lo indeboliva così tanto. Rivelò infatti qualcosa di veramente molto importante. Topolino il re del mondo Disney era stato ucciso insieme alla sua regina.
    - Quel vecchio non ha nemmeno riconosciuto il suo pupillo da un falso...una vera e propria aquila. - aveva detto con un tono di voce infastidito Key. Tutti quanti li erano sorpresi. Erano stati tutti quanti ingannati da Fastus...in quel momento Key voleva proprio eliminare quel topo schifo, ma avrebbe sicuramente concedere quel privilegio a qualcun'altro come Kairi e Evan.
    - e come vorresti fare sentiamo? In più non credi che Fastus abbia già immaginato tu? Ci a presi per il culo per tutto questo tempo...di certo non è un idiota. - disse al ragazzo di nome Antonio che aveva consigliato di sfruttare il clone del re defunto a loro vantaggio. Non era una cattiva idea in realtà, ma Fastus non sarebbe stato così facile da fregare. Avrebbe però dovuto ascoltare cosa dicevano gli altri però al riguardo. Per il resto sarebbe uscito insieme agli altri in ogni caso.
     
    Top
    .
  6.  
    .
    Avatar

    Il Buoi oltre la Siepe

    Group
    Keyblader
    Posts
    3,437

    Status
    Anonymous
    Sora non si pentiva di quello che aveva fatto. Una volta imprigionato da Fastus aveva ben compreso che non aveva molte possibilità: non si era arreso, no, lui era Sora, aveva sempre tenuto la speranza nel cuore e aveva cercato in tutti i modi un modo per uscirne ma... ma era realistico. E lo aveva detto, ad Evan, che era disposto a sacrificarsi: non lo aveva già fatto più volte?
    Non era tanto triste. Forse solo un po'. Non avrebbe mai visto crescere Shinya e non sarebbe mai potuto crescere lui, ma aveva rivisto i suoi genitori e parlato con Kairi. Se solo avesse potuto collegarsi anche a Riku...
    Non ci fu bisogno di rispondere a Joshua, perché tutti sembrarono comprendere.
    Piuttosto, sorrise lievemente alle parole di Evan sul lottare: una parte di lui sperava ancora che lo salvassero ma... c'erano altre priorità. C'erano gli altri da salvare, c'era Fastus da sconfiggere.
    Probabilmente non sarebbe morto del tutto fino a quando anche il suo corpo non fosse morto, ma non sapeva se avrebbe potuto nuovamente contattare Evan o gli altri. Già prima era difficile, ma ora...
    "Kairi!" Chiamò la ragazza, quando ella si voltò per andarsene. "Per favore..." Le disse, tentennando un attimo. "...Fai la pace con Riku. Non è colpa sua."
    Stagli vicino. Sembrava dirgli. E permettergli di starti vicino.
    Erano i suoi due migliori amici: se c'era una cosa che non poteva sopportare è vederli distanti. In un certo senso lo erano sempre stati: era Sora il collante della relazione, nonostante Riku lo avesse spinto via per salvare la ragazza agli inizi.
    Era giunto il tempo, però, di dare spiegazioni. Per questo, Sora sospirò. "Poco dopo la Battaglia di Radiant Garden... forse anche contemporaneamente." Disse, rispondendo alla domanda su quando il Re era stato sostituito. "E... Yen Sid ha tante colpe, ma non questa. Un fantoccio è tale e uguale all'originale... Naminé, tu lo sai bene." A quelle parole, la giovane abbassò lo sguardo, ricordando il Riku incontrato al Castello dell'Oblio. Aveva ancora gli occhi pieni di lacrime per la notizia riguardante Sora. "Non c'erano molti modi per rendersi conto dello scambio. Il Re... il falso Re avrebbe dovuto farvi sospettare... credo che se fosse passato ancora del tempo, probabilmente avrebbe fatto qualche accertamento, anche se sarebbe stato troppo tardi."
    Non sapeva altro: Fastus gli aveva mostrato dei ricordi che aveva identificati come veri, ma non sapeva i dettagli. Il fatto che non potesse nemmeno ricordare cose avvenute sotto i suoi occhi lo terrorizzava; in altri casi, tuttavia, lo rassicurava.

    Si cominciò a ipotizzare cosa fare con il Re Fantoccio: era ovvio che dovesse essere eliminato ma la risposta era... quando? Antonio sollevò un'idea interessante, che Key si ritrovò invece a contrastare: in qualche modo, tuttavia...
    "Aspetta un attimo, Kairi. No, sfruttare la cosa sarebbe geniale." Interruppe Joshua, portandosi una mano al mento in un'evidente posa riflessiva. "Potremmo dare informazioni sbagliate, renderlo il nostro Fantoccio... e sono sicuro che esistano incantesimi in grado da carpire informazioni da esso. No, però, il "Re" sa troppo dopo oggi. Avete parlato con lui tranquillamente, riferendo i metodi per salvare... no, deve morire e deve morire oggi. Però..." Joshua alzò lo sguardo. "Chi è l'erede del regno?"
    "La Regina."
    "E senza la Regina?"
    Sora ci rifletté meglio. "Mi era stato accennato... non ci sono parenti. Credo Paperino." A quello, Joshua alzò un sopracciglio, e Sora incrociò le braccia. "Per quanto gli voglia bene, credi che Pippo potesse essere un'opzione migliore?"
    "Possiamo sfruttare la Regina, allora." Esclamò Joshua. "Se è un Fantoccio, funzionerà alla stessa maniera. Simuliamo un incindente per il "Re" e facciamo finta di non sapere nulla su di lei." A quelle parole, Joshua alzò nuovamente lo sguardo verso Sora... come in attesa. "Sora?"
    "Uh..." Per la prima volta, Sora assunse un'espressione incerta e confusa. "Stai- stai chiedendo a me?"
    "E' evidente che sia tu il nostro Leader, ora più che mai." Spiegò. "Questo non è mai stato l'Esercito del Re. E' l'Esercito di Sora. E a proposito di questo... è tempo di cambiare l'idea che ha la gente di te. Visto che è così, diffondiamo le voci giuste. Facciamoti passare come martire. La gente ha bisogno delle giuste motivazioni."
    "E mi stai dicendo che tu non vorresti rubare il ruolo del Re?"
    "Qualcuno mi seguirebbe?"
    Dopo qualche secondo, Sora sospirò. "D'accordo." Concesse. "E'... è giusto. Il piano va bene. Uh... non so quanto potrò guidarvi ancora, però. Non so se potrò contattarvi di nuovo, con me... beh, me così."
    "Ci hai già guidati, il più possibile." Disse timidamente Naminé, mentre Joshua sfiorava Kairi e la faceva svanire: la ragazza si sarebbe risvegliata dove si erano addormentati. "Hai fatto già tanto per noi."
    "...Forse posso fare altro."

    Sora avanzò verso i Keyblader, piano.
    "Ho interrotto la vostra prova." Disse. "E' giusto che in qualche modo io equilibri. Siete stati chiamati qui perché ogni Keyblader dovrebbe avere un certo addestramento, certi talenti e un certo... equipaggiamento. Yen Sid era l'unico che poteva darvi una preparazione adeguata, ma grazie a Ventus so anche io cosa fare, in una certa maniera."
    Sora evocò il Keyblade: non era la Catena Regale, quella che aveva sempre sfoggiato, ma un altro Keyblade, "Due Diventano Uno".
    "I Keyblader sono in grando di spazzare via le tenebre, ma per questo motivo sono più minacciate da esse. Gli Heartless hanno paura della chiave, e per questo cercano di divorare chi la porta. Per proteggersi da questa minaccia, i portatori del Keyblader utilizzano un'armatura speciale."
    A quelle parole, degli spallacci sarebbero comparsi sulle spalle di ogni Keyblader presente.
    "Queste armature vengono utilizzate per combattere ma anche per spostarsi per i mondi: i vostri Keyblade potranno da questo momento in poi diventare mezzi di trasporto... ah, anche quelli di Kairi e Riku. Potrete attraversare le vie per i mondi senza Gummiship, più velocemente e più al sicuro, e i varchi oscuri non rischieranno di intaccarvi."
    "Le armature vi aiuteranno anche in ciò in cui non siete molto abili. Ho anche altro per voi, ma questi sono... sono regali personali, ecco."
    Prima di tutti, Sora si sarebbe avvicinato ad Evan. Era un gesto ormai automatico, in fondo erano amici. Gli altri... un giorno, forse.
    No, lui era morto. Non ci sarebbe stata più la possibilità-
    Gli avrebbe porso, con mani tremanti, un oggetto grande quanto la sua mano: un cerchio di legno simile ad un timone, dal quale pendevano quattro conchiglie. Sembrava essere un Acchiappasogni, ma senza piume. Le conchiglie erano evidentemente provenienti dalle Isole del Destino.
    "Per dei sogni più leggeri." Disse, semplicemente, mettendoglielo nella mano. "E perché io possa aiutarti in qualche maniera anche da lontano."
    Poi, velocemente, si sarebbe spostato verso il più vicino, Antonio. "Hai ricevuto il Keyblade in un momento un po' critico." Disse. "Puoi evocarlo, per favore?"
    Se lo avesse fatto, Sora si sarebbe chinato per afferrare il Keyholder, che si sarebbe illuminato per qualche secondo. "Per evitare che tu finisca nuovamente in una situazione del genere."
    Dopodiché si sarebbe spostato verso Yuki. Le avrebbe sorriso, sfiorandole la mano. E lanciando uno sguardo preoccupato a Key per qualche attimo, perché non sia mai che comprendesse male. Da lui, poi!
    "Quando combatti ti muovi con il vento e danzi." Dentro di sé, Yuki avrebbe sentito una sensazione strana, e familiare... "La tua lama è letale. Che tutto questo si moltiplichi."
    Basil era il prossimo. Ecco, Basil era sicuramente una persona con cui sarebbe andato d'accordo.
    "Prendi." Gli avrebbe detto, "lanciandogli" lentamente al volo una sfera azzurra. "Devi essere stanco di ricevere sfere." Ridacchiò Sora. "Questa però è diversa. Contiene un amico che ti aiuterà non solo in combattimento, ma in qualsiasi momento. Secondo me andrete d'accordo. Ed è così anche per te."
    Si sarebbe infatti rivolto a Key, a cui avrebbe consegnato invece una sfera di un marrone scuro, quasi nero. "Il compagno che ti consegno è un po' meno amichevole." Gli spiegò, facendo spallucce. "Ma se conquisterai la sua fiducia, sarà un alleato leale."
    Infine si sarebbe avvicinato a Kouichi. "E'... strano, vedere un Keyblader Oscuro. Ma l'Oscurità è la metà esatta della luce e non deve essere temuta... bisogna solo controllarla." Anche verso Kouichi, che sussultò un po' per via dell'improvviso contatto fisico, Sora si tese: gli prese la mano, che si illuminò questa volta di nero per pochi secondi. "Hai un potere che altri portato del Keyblade non hanno: usalo."
    "G...grazie?" Rispose confuso Kouichi.

    Detto questo, Sora si sarebbe allontanato ancora di qualche passo. "Il Keyblade normalmente viene passato con una cerimonia a coloro che lo meriterebbero da un altro possessore: non è possibile, per voi. Non solo perché bisognerebbe essere nominati Maestri del Keyblade da un altro Maestro ma perché non si può più. Ho comunicato con il Kingdom Hearts-"
    "Tu sei riuscito a fare cosa?"
    "-e il passaggio è stato... bloccato. Più Keyblade ci sono in giro collegati a voi, più sono collegati a me, più c'è il rischio che Fastus accresca il suo potere. Il Kingdom Hearts consegnerà ancora Keyblade ma lo farà come per voi. Anzi, credo che ne abbia già affidato un-"
    In quel momento, la figura di Sora sembrò quasi glitchare. Il ragazzo sembrò barcollare.
    "Non ho molto tempo." Mormorò. "Ho passato troppo tempo a parlare di cose... Fastus non vuole catturarvi solo per provare a farvi passare dalla sua parte, anche se tenterà. Se riuscisse a catturarvi potrebbe provare a collegarvi a lui- sarebbe un modo per accrescere ancora di più il suo potere, come per me o per gli altri. Un'eccezione sono Evan e Ginger, perché non vuole rischiare di lasciare in vita chi è collegato a me o a Ventus, ma non è detto che non cambi idea anche con voi. Dipende da quanto diventerete pericolosi per lui.
    So che La Cite de Cloches è a rischio: è un mondo che non potrebbe allearsi politicamente con Fastus, quindi dopo aver sbrigato i suoi affari e aver radunato più gente possibile per la sua parte lascerà che Nita lo distrugga del tutto, innocenti o meno in mezzo. Ci sono altri mondi in pericolo... Naminé-"
    Sora si sporse, sempre svanendo e ricomparendo, verso la ragazza, e le strinse la mano. La giovane spalancò gli occhi. "Adesso sai dove vuole colpire. Ci sarebbero altre informazioni ma devo controllare che non siano state modificate anche esse come quella sul Re."
    "Lo capisco." Rispose la giovane Nessuno.
    "Non so che altro posso dire." Mormorò Sora. "Non so in che altro modo aiutare. Potrei farvi un discorso su come sia importante andare avanti e non arrendersi, ma non sono molto bravo con le parole. Posso solo dirvi che i mondi credono in voi. Non siete gli unici che combatteranno ma siete coloro che devono guidarli. Voi dovete proteggere i mondi e tutti i loro abitanti. E io credo in voi."
    A quelle parole, Sora alzò lo sguardo e sorrise, un sorriso sincero, vero. "E' stato bello potervi conoscere, anche se solo per poco." Disse, portandosi una mano al cuore. "Possa il vostro cuore essere la chiave che vi guiderà."


    Con queste ultime parole, Sora scomparve.






    Congratulazioni! La Quest è ufficialmente finita. Dovete postare un'ultima volta per le reazioni, al ché io farò un ultimo post conclusivo con Joshua e gli altri per farvi uscire. Dopodiché potrete far andare via le persone, o farle restare... insomma, sarete liberi di fare tutto!
    Non avete un limite di tempo per rispondere, ma non metteteci comunque un mese >w<

    Per Passi Avanti prendete ben 3000 Munny Dorati tutti quanti... e un bel po' di Power Up, come avete ben potuto vedere. Le statistiche delle Armature vi verranno inserite nella scheda del Keyblade in una sezione a parte. Questi sono invece gli oggetti che vi ha fornito Sora.
    Tutti quanti gli Oggetti sono UPGRADABILI. Vuol dire che queste sono le loro forme base, anche le invocazioni! In futuro potranno diventare più forti, a seconda di come le utilizzate...



    Basil

    [Invocazione: Stitch] Come tutte le altre invocazioni, Stitch può essere evocato una sola volta per role e se si ritira perché troppo ferito o perché "bandito" dall'evocatore non può tornare fino alla role successiva.
    Alieno piccolo e blu, con grossi occhi e una bocca piena di denti, l'esperimento 626, chiamato anche Stitch, ha due forme: in una ha quattro zampe e un aspetto piuttosto docile, nell'altra sfodera due braccia in più e antenne che lo identificano subito come un alieno. In grado di attaccare sia con il corpo che usare armi, Stitch è un alleato prezioso durante un combattimento: dalla forza sovrumana, aiuterà il suo evocatore in qualsiasi modo in cui chieda. L'evocatore potrà usarlo come tiratore o come attaccante fisico ma non solo: Stitch può essere un simpatico e attivo compagno anche nella vita comune.
    Stitch è munito automaticamente di pistole al plasma. La sua presenza, inoltre, sembra "incoraggiare" i suoi compagni rendendoli più tenaci e determinati, dando all'evocatore un bonus del 10% agli HP durante ogni combattimento.





    Key

    [Invocazione: Kovu] Come tutte le altre invocazioni, Kovu può essere evocato una sola volta per role e se si ritira perché troppo ferito o perché "bandito" dall'evocatore non può tornare fino alla role successiva.
    Kovu è un leone adulto, maschio, dalla criniera scura e un occhio segnato da una lunga cicatrice. E' un leone imponente e molto abile, addestrato fin da piccolo a combattere ed uccidere: per questo nonostante magari non eccella in forza bruta è in grado di atterrare la maggior parte degli avversari e di usare il campo di battaglia a suo vantaggio. Nonostante Kovu non possa parlare fuori da Pride Lands, è pronto ad ascoltare e a comunicare con occhiate o gesti con il suo evocatore.
    Kovu non aiuta il primo che capita: il suo evocatore deve mostrare un incredibile senso dell'onore e che la sua causa sia giusta. Una volta guadagnata la fiducia di Kovu tuttavia questa è immensa.
    Oltre ad attaccare fisicamente e ad avere un'ottime difesa, Kovu è in grado di ruggire contro i nemici per spaventarli brevemente e impedire loro di continuare i loro attacchi. Se si fida molto del suo evocatore potrà addirittura permettere di cavalcarlo e potrebbe addirittura mettersi in mezzo a degli attacchi per difenderlo.




    Yuki
    [Hiyaku - Synch Blade ]

    Yuki combatte con tecniche veloci, leggiadre, quasi come se danzasse. D'ora in poi, non ballerà solo con una lama: durante i combattimenti, solo durante essi e se lo vorrà, potrà evocare un altro Keyblade (personalizzabile o identico al primo) con bonus identici al primo. Questo le permetterà di eseguire più combo, di essere disarmata (nel caso sia possibile farlo, avendo un Keyblade) molto più facilmente e di avere il doppio dei bonus dei Keyblade durante l'evocazione di entrambi. Inoltre può sbloccare, in futuro, abilità legate al Dual Wielding uniche solo per lei.


    Antonio
    [Hydrosoar]
    Il Keyholder di Antonio è stato potenziato da una potente magia. Adesso contiene tre slot magia dedicati solo ed esclusivamente a quella di cura: durante un combattimento, Antonio potrà usufruirne senza sprecare alcuno slot della sua barra personale. Ogni slot del Keyholder contiene un Energira, utilizzabile una volta ogni cinque turni. L'Energira è personale, e può essere "ceduto" ad altri solo ed esclusivamente se questi sono legati ad Antonio da un forte legame, come ad esempio l'amicizia. Una volta terminati gli slot, Antonio guadagna un bonus del 5% sulla barra HP.


    Kouichi
    [Ombra Danzante]
    Ogni tre turni, Kouichi può entrare in contatto con la propria ombra e svanire dentro di essa. Per un turno, Kouichi non potrà attaccare, ma recupererà una porzione della salute perduta (5-10%, a seconda della salute mancante). Passato il turno di immobilità, Kouichi può riapparire da un'ombra a sua scelta. La riapparizione è annunciata da un sibilo udibile da giocatori umani e anche la sua entrata può provare ad essere bloccata dagli avversari e non è infallibile.


    Evan
    [Aliseo]

    Un oggetto che Evan può portare con sé o legare al Keyblade come Keyholder, come trova più comodo. Simile ad uno acchiappasogni di aspetto, termina in quattro conchiglie originarie di Destiny Islands. Apparentemente solo un oggetto carino e senza scopo, in realtà è un forte concentrato di magia. Ogni conchiglia infatti rappresenta una Magia non conosciuta da Evan. Nell'eventualità che un giorno Evan impari tutte le magie disponibili, le conchiglie incanaleranno invece un livello sconosciuto di suddette magie (Fire conosciuto=Firara, Firara conosciuto=Firaga).
    Utilizzando l'Aliseo, Evan sarà in grado di utilizzare queste magie senza malus, come se le conoscesse da sempre. Inoltre le magie consumano uno slot in meno di quanto dovrebbero.
    L'Aliseo si può attivare due volte per role. Una volta consumate le quattro magie, a scelta di Evan, dovranno passare almeno tre turni dall'ultima magia utilizzata per attivarlo nuovamente.
    L'Aliseo va contro qualsiasi limitazione di classe o allineamento per le magie.
    Inoltre, come qualsiasi Acchiappasogni, aiuta con gli incubi.


    Edited by Evan Gallaway - 17/2/2017, 14:17
     
    Top
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Il Guardiano della Luce.


    Group
    Keyblader
    Posts
    6,344

    Status
    Anonymous
    Kairi guardò Sora con un lungo, intenso e addolorato sguardo d'intesa. Tutti potevano vederla piangere, in quel delicato momento, quando le sue speranze e le sue certezze erano crollate una ad una. Era troppo, troppo persino per lei. Si era legata a quella vacua possibilità e lei, Principessa del Cuore, erede del più grande scienziato che Radiant Garden avesse mai conosciuto, era stata incapace di capire cosa fosse realmente Sora. Cosa gli fosse successo, perché apparisse solo in quel modo. Aveva perso ogni credibilità, in quel momento, come donna e come amica. Nient'altro che una stupida, patetica idiota. Erano stati tutti distratti, si era isolata nella sua bella torre d'avorio, senza rendersi conto del mondo che precipitava nello sfacelo a poca distanza da lei. Si allenava, diventava forte, giurava di distruggere Fastus, e per cosa? Per farsi usare come la più stupida delle pedine, col cervello microscopico. Ah, quanto avrebbero riso di lei i servi di Fastus in quel momento. Forse persino i suoi amici. Persino Artemis, probabilmente, le avrebbe dato dell'idiota e lei avrebbe anche dovuto ringraziarlo. Strinse più forte l'impugnatura del Keyblade, lo sguardo che da triste e lacrimante diventava sempre più furioso, crudele, iracondo. Il pugno le tremò sull'arma come se volesse spezzarla in mille pezzi.
    - Va bene, Sora... - mormorò, prima di svanire sotto il tocco di Joshua. - Proverò a perdonare -

    Si svegliò in quella postazione, ma non vi rimase per molto tempo. Sotto gli occhi incuriositi di Vanitas, incrociò lo sguardo di Riku e gli fece cenno di salire di sopra. Nel suo viso, c'era un invito disperato a fidarsi di lei, ad agire con complicità come quand'erano più piccoli, quando non c'erano segreti, non c'erano rancori e invidie, quando nessuna oscurità era venuta a bussare alla loro porta privandoli del respiro e della gioia. Un inferno che durava ininterrotto da tre anni, e che quel giorno Kairi era decisa a concludere anche con una strage, se necessario.
    Si sarebbe quindi diretta verso la parte alta della torre, nello studio di Yen Sid dove probabilmente il falso Re, per mantenere le apparenze, era ancora in attesa. O per accumulare ulteriori informazioni, ovvio. Se quell'essere fosse uscito da lì, avrebbe reso la vita dei Keyblader ancora più miserabile di quanto già non fosse attualmente. I suoi passi pesavano tonnellate, per ogni gradino. Si sentiva sempre più indecisa, la vecchia Kairi la supplicava ancora di mantenere un atteggiamento distaccato, di osservare, di perdonare.
    Ma non c'era più niente da perdonare, non in quel momento. E sperò che Riku fosse lì con lei, pronto ad aiutarla nel gesto più estremo che avesse mai fatto. Copia o no, fantoccio o no, quello era il Re. La figura che li aveva guidati, certo era un sostituto, ma...
    No, era una profanazione.

    - Serra le porte, Riku - avrebbe chiesto. Con l'ausilio del Keyblade, sarebbe stato molto più semplice. Kairi però non voleva usare il proprio, per quello. Lo avrebbe impugnato saldamente, con entrambe le mani, assaporando la tensione che le faceva scalpitare il cuore con un'ansia sempre cosciente. Si sarebbe dibattuto? Avrebbe cercato di difendersi, oppure avrebbe recitato fino all'ultimo? Era pur sempre il Re. Era progettato per pensare come il Re.
    Sora e il Re, morti. Le due figure più importanti delle guerre passate, amici e alleati, svanite. Represse la rabbia. Si trattenne dall'urlare. Doveva essere fredda e spietata come una regina di ghiaccio. Lei era Kairi Sinclair, figlia di Ansem il Saggio. Per quanto folle fosse stato quell'uomo, era andato giù espiando, con dignità, parte delle proprie colpe. Sulle sue spalle gravava l'enorme fardello degli errori di suo padre, errori che avevano portato agli Heartless, a nuove minacce di Xehanort, alla distruzione di Radiant Garden, a Fastus. La lista dei debiti dei Sinclair era così lunga che non sarebbero bastate cinque milioni di vite per ripagarla.
    - Kairi? - domandò Riku, quando ebbe finito di chiudere le porte. Yen Sid rimase in un teso silenzio, come se stesse attendendo a sua volta la realizzazione di un incubo che tutti, forse, avevano già compreso. - Che sta succedendo? -
    - Vostra Maestà - disse Kairi in tono gelido, ignorando qualsiasi domanda. - Sono mortificata per l'insulto che questo fantoccio vi sta infliggendo - alzò il Keyblade, che brillò di una luce nuova, quasi sinistra. Il viso di Kairi non era più quello di una ragazzina in lacrime, ma di una donna spietata, vendicativa.
    - Non capisco cosa stai dicendo, Kairi - disse il falso Re, guardingo.
    - Lo so - annuì Kairi. - Ma Fastus capirebbe. Per questo motivo, fantoccio, voi non potete vivere. Insultate un grande Re, solo respirando - sibilò con odio. - Rallegratevi, il vostro padrone vi seguirà presto -
    Nel momento in cui il Keyblade di Kairi calò, la stanza fu avvolta in una luce accecante.




    - Mentre parliamo, probabilmente Kairi ha già finito - disse Evan con un sospiro, mentre Sora finiva di parlare. Si erano dette diverse cose giuste, in quel lasso di tempo.
    Evan stava cercando di tornare lucido, mentre i piani su come sfruttare correttamente la Regina e il suo legame con Fastus si affollavano, mischiandosi con strategie, contatti diplomatici, proposte, mille e mille ragionamenti necessari a far funzionare correttamente l'ormai distrutta macchina della guerra di Radiant Garden; sapeva, come forse sapevano altri lì dentro, che con la morte del Re e il dominio Disney reso inaffidabile il timone della guerra sarebbe passato nelle mani di Radiant Garden, del Comitato, e sue. Ma aveva troppa paura di dirlo chiaramente, poiché fino a pochi mesi prima lui era solo un soldato, una guardia dei cantieri senza alcuna speranza di un futuro diverso. E, oltretutto, stava morendo. Una volta eliminato Fastus, quanto tempo gli sarebbe rimasto per vivere? Non ci sarebbe più stato Sora a mantenerlo in vita, una volta distrutti tutti i legami. La loro simbiosi sarebbe terminata e senza di essa l'Oscurità che gli divorava la schiena lo avrebbe finalmente raggiunto e ucciso come stava ormai cercando di fare da anni. Il pensiero si impadronì di lui come un abbraccio mortale, la minaccia di un assassino che gli puntava una lama alla schiena. Deglutì a vuoto, conscio dell'enorme possibilità di non vedere mai Nate crescere. Ma, dopotutto, era così che andavano le cose in guerra. Non poteva rinunciare a tutto questo solo perché voleva che Sora permanesse in quella sua forma di fantasma. Quella non era vita. Nessuno poteva essere costretto a vegetare per l'egoismo di altri.
    Stava morendo, dunque. La morte di Fastus avrebbe ripreso il conto alla rovescia per la sua. Dopo tutto quello che aveva vissuto a spese di Sora, gli sembrava così strano, così alieno. Aveva appena ricominciato a vivere, aveva una donna di cui era innamorato, un bambino che voleva chiamarlo padre, degli amici di cui fidarsi. Aveva trovato la sua strada come uomo, come amico, come soldato. Eppure, tutto questo stava lentamente scivolando via dalle sue dita, man mano che le loro possibilità di successo aumentavano. Serrò un pugno, determinato, chiunque avrebbe visto sul suo volto una livida decisione, quasi rassegnata, poiché il dovere andava compiuto. Fastus doveva essere sconfitto a qualsiasi costo.

    Sora era così freddo. Nel momento in cui lo toccò per dargli quel piccolo acchiappasogni, un oggetto tenero, carino, che sembrava più fatto a mano che creato con un qualsivoglia scopo battagliero, poté sentire il tocco della sua pelle, gelido come la neve, effimero come la pelle liscia di un morto. Si sforzò di sorridere, un sorriso mesto e triste, carico di rammarico, di un'angoscia mal trattenuta. Sora si era sacrificato, di nuovo, per loro, senza che nessuno lo sapesse. Questa era una di quelle cose che dovevano assolutamente finire, pensò Evan. I sacrifici non potevano restare così a vuoto per l'eternità. La gente doveva smettere di morire nel silenzio generale. Ogni vita era preziosa, ogni morte era un sogno irrealizzato, un'aspirazione mai giunta. Risate e lacrime mai espresse. Ogni cuore che si fermava rabbuiava l'intero universo. Strinse la sua mano tra le proprie, addolcendo la propria espressione a sentire le sue parole. Poté quasi percepire delle emozioni insolite, come una calda carezza, un abbraccio, che aumentarono la sua decisione. Avrebbe fatto tutto quanto in suo potere per salvarlo, che lo volesse o meno.
    Aveva fatto una promessa.
    Non rispose a Sora, lasciò che finisse il suo giro. Vide, in una luce pallida, uno spallaccio apparirgli sull'armatura, diverso, grigio e nero. Lo toccò, avvertendo un insolito potere provenire da esso. Un'armatura speciale per affrontare gli Heartless... un equipaggiamento che solo un Keyblader poteva avere. Lo sguardo di Evan si soffermò a lungo su Sora, mentre continuava a parlare, a spiegare che intenzioni avesse Fastus. Parigi, la Parigi antica sotto la tirannia di Frollo, era nel mirino di Fastus. Uno dei suoi generali, Nita, sarebbe finalmente uscito allo scoperto... dopo che finora solo Ailani aveva osato mostrarsi così tante volte. La ricordava a fatica, da quella giornata a Disney Castle. Era passato parecchio, da allora, e non si era più fatta vedere. Fastus creava disturbo, ma prima di Midgar non si era mai sbilanciato in attacchi tanto diretti. E adesso, La Cité de Cloches avrebbe fatto la stessa fine. Evan serrò i denti, nella dolorosa constatazione che presto altro sangue innocente sarebbe stato versato.
    Era la guerra, dopotutto. E gli innocenti erano sempre i primi a morire.

    Rimase a guardare il piccolo oggetto, come una sorta di portafortuna, mentre Sora finiva di parlare. Un timone... c'era una sorta di ironia, in quello. Il timone era Port Royal, era il suo sogno di una vita di avventure. Il suo stesso Keyblade era un richiamo a quella vita, a quel mondo ormai lontano, un'infanzia che non poteva più contemplare se non con un remoto affetto. La sua vita, ora, era Radiant Garden. Era la guerra contro Fastus, che forse lo avrebbe anche portato alla fine di ogni sua preoccupazione. Eppure, guardando quel timone fatto con tanta cura, quelle piccole conchiglie appese ad esso, non poté far altro che sorridere. Sua madre, suo padre, Nate, Paul, i giorni dell'addestramento. I libri d'avventura, i romanzi d'appendice. L'odore dei libri ammucchiati sugli scaffali, l'odore dell'inchiostro, le soffici penne e il vetro freddo dei calamai. Le risate dei clienti, l'acciottolio dei boccali e dei piatti, le chiacchiere, la vita di paese. Risate, lacrime, gioie, dolori. Ginocchia sbucciate, corse per le vie di Port Royal, le visite clandestine a Fort Charles. Le giubbe rosse, l'odore di polvere da sparo, il rombo dei cannoni.
    Port Royal.
    Nella sua mano, poteva vedere la sua intera vita. Come vedere il mondo in un granello di sabbia. L'eternità in un'ora.
    Strinse al petto il piccolo dono di Sora, chiuse gli occhi per pochi secondi, per poi osservare Sora andarsene con un sorriso mesto, silenzioso, una lacrima traditrice a rivelare ciò che davvero gli stava sconvolgendo il cuore.

    E ora, nonostante tutto, sapeva cosa fare.

    - Siamo l'Esercito di Sora - esordì, traendo un profondo respiro. - Ma non possiamo più fare affidamento sul Dominio del Re. È troppo rischioso... - fece un paio di passi in modo da poter avere tutti i presenti sotto il proprio sguardo. - Da questo momento, Radiant Garden prenderà il controllo della situazione. Qualsiasi azione di guerra, qualsiasi tentativo di difesa, qualsiasi missione proposta passerà sotto il nostro controllo. La base delle operazioni sarà spostata, di nuovo, nelle mani del Comitato. Non ufficialmente, certo, ma Fastus prima o poi capirà che il suo fantoccio non ha utilità. Non possiamo cullarci sullo spionaggio per sempre - deglutì a vuoto, col cuore che gli batteva all'impazzata. Comandante o no, era la prima volta che si esprimeva con un vero tono di comando. Nemmeno a Midgar era arrivato a tanto. Era ancora convinto, ai tempi, di essere agli ordini di Leon. Ma adesso non c'era nessuno del Comitato che potesse guidarli e Joshua stesso sembrava confuso. Sora aveva dato delle istruzioni, ma non poteva guidarli per sempre. Qualcuno, sul posto, doveva prendere le redini della situazione. Si fidava di tutti loro, ovviamente: ma chi aveva delle doti di comando? Key non voleva una simile responsabilità. Yuki non sembrava interessata, così come Basil. Antonio era troppo immaturo. Kouichi sembrava preferire agire nell'ombra, e Gillian e Ginger li avevano lasciati senza alcun ripensamento.
    Trasse un altro profondo respiro. Cercò di placare la propria agitazione, cercò sicurezza nello stringere il dono di Sora.
    - Ancora... ancora una parola - azzardò, per non farli subito andar via. - Per voi tutti, Keyblader... - li guardò. No, non erano solo quello. - Compagni. Amici - abbozzò un sorriso. - Abbiamo combattuto insieme, altre volte. Abbiamo già avuto un assaggio di ciò che Fastus scatenerà. Tu eri a Midgar, Antonio - indicò il Keyblader. - E noi due e Basil abbiamo visto il Cimitero dei Keyblade. La conseguenza di una guerra catastrofica - pensò, pensò. - Tutti abbiamo visto il Castello Disney. Abbiamo visto Halloween Town. Fastus non ha mai lasciato illeso nessuno, dopo una sua visita. E non era che l'inizio - sì, si sentiva più sicuro. Forse ora sapeva cosa dire. - Eravamo deboli... non eravamo uniti. Non sapevamo cosa ci trovassimo davvero davanti. Alcuni di noi si sono nascosti - guardò Kouichi. - O isolati - e il suo pensiero andò a Kairi. Dio sapeva cosa stesse facendo, ora. - Siamo cambiati molto. Forse più di quanto pensassimo - riservò uno sguardo preoccupato a Key, al suo volto livido, scuro, pieno di collera repressa. - Ma adesso siamo pronti. Sora ha ragione - il suo tono si fece sicuro, incoraggiante. - Non saremo soli in questa guerra. Tutti i mondi avranno sempre qualcuno pronto a schierarsi dalla nostra parte, ma per farlo dovremo farci sentire - si protese appena, per dirlo. - Fastus raccoglie così tanti consensi perché siamo rimasti in silenzio, a farci i fatti nostri mentre l'universo intorno a noi colava a picco. Ci siamo addestrati, ci siamo preparati a questo momento. Ma adesso è il momento di uscire allo scoperto. È il momento di dimostrare che i Keyblader sono ancora qui, e che combatteranno per difendere questo universo - si mise ritto e determinato di fronte a loro. - Disturbate dove potete. Combattete contro i servi di Fastus, sterminate Heartless. Non abbiate paura di sfoggiare i vostri Keyblade - allungò una mano, facendo apparire il proprio in un lampo di luce. - Da adesso, non potremo più essere persone normali. Dovremo essere dei simboli. Dovremo essere la speranza, una bandiera intorno alla quale i disperati possano riunirsi - abbassò l'arma, con un sorriso triste. - Per Sora, e per tutti i nostri morti. Non sarà facile, ma potremo sempre contare gli uni sugli altri. Per quel che mi riguarda, sarò sempre al vostro fianco e cercherò di aiutarvi in ogni modo possibile. Radiant Garden sarà anche la vostra casa, qualora ne aveste bisogno - si portò una mano al petto. - Siamo coraggiosi. Siamo forti. Dobbiamo esserlo, per tutti i nostri cari… - chinò un momento il capo.
    Forse aveva parlato troppo. Forse le sue parole sarebbero rimaste inascoltate. Forse si stava assumendo un onere non suo, mostrando un'arroganza senza pari. Ma aveva sentito, in cuor suo, che fosse la cosa giusta. E il cuore, come aveva detto Sora, era una guida.
    - Possa il nostro Cuore essere la Chiave che ci guiderà -
     
    Top
    .
  8.  
    .
    Avatar


    Group
    Somebody
    Posts
    1,608
    Location
    Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino

    Status
    Anonymous
    Poco prima della battaglia di Radiant Garden…quindi era già da così tanto tempo che Fastus aveva sostituito il vero Re con quel fantoccio? Yuki non aveva parole, presa in giro così sotto al naso, senza poter effettivamente fare qualcosa. A detta di Sora questi fantocci sono delle vere e proprie copie degli originali, praticamente impossibile riconoscerle se non lo si sa prima. Eppure la corvina s’aspettava che Yen Sid fosse un gran Maestro, così forte da saper riconoscere delle copie da quelle originali, e invece…
    Sospirò, massaggiandosi le tempie. Aveva accettato di portarsi tale peso alle spalle, aveva accettato la responsabilità che quella chiave si portava appresso. Eppure era da quando la impugnava che non faceva altro che sospirare, sentirsi la testa come esplodere e avere quella stanchezza fissa alle spalle. Cominciava a capire Sora, da quel punto di vista.
    L’idea che disse Antonio non sembrava affatto male, appoggiata persino da Joshua, ma a quanto pare non da tutti tutti. Il commento di Key sembrò piuttosto…fastidioso persino per lei. Corrugò la fronte, voltandosi verso il corvino, fissandolo. Ma che aveva? Quella di Antonio era solo un’idea, non c’era bisogno di rispondere in quel modo. Per un attimo sembrava uno dei tanti commenti di Kairi solo con una voce ben più maschile.
    – Key – avrebbe cercato di richiamarlo Yuki, sperando si sarebbe voltato per qualche istante in sua direzione. In quel caso, avrebbe anche leggermente negato col capo, anche se avrebbe dovuto già sentire il suo richiamo solo da come disse il suo nome. Non era decisamente il momento per mettersi ad alzare la voce con gli altri Keyblader. Poteva capire lo sfogo che aveva avuto per via del falso Re, infondo aveva avuto la stessa reazione. Ma non era decisamente il caso di sfogare la propria rabbia anche sugli altri.
    Il discorso sui fantocci nel frattempo continuava, decidendo che uccidere il Re era l’opzione migliore, ma forse potevano ancora sfruttare la Regina. Si chiese se Fastus avrebbe bevuto le bugie che avrebbero raccontato su Re Topolino e quelle dette a Minnie, ma non avevano altra scelta, effettivamente. Ucciderli entrambi avrebbe fatto capire al loro nemico che avevano scoperto il suo trucco, e probabilmente avrebbe agito ancora più in fretta per portare a termine il suo scopo e far iniziare quella “guerra”.
    Improvvisamente, Sora si avvicinò a loro. Nonostante la sua presenza fosse debole ed era chiaro non sarebbe rimasto a lungo, sembrava volesse fare ancora qualcosa per loro. Un’armatura apposita per i Keyblader, che li avrebbe protetti dagli Heartless. Non aveva mai combattuto con un’armatura, la riteneva soltanto ingombrante e aumentava soltanto il peso del portatore, limitando i suoi movimenti. Certo, la difesa aumentava, ma bastava avere una buona mira e precisione per riuscire a colpire fra le giunture.
    Una luce alla sua destra le fece socchiudere gli occhi, per poi sentire qualcosa di nuovo e estraneo sulla spalla. Rivolse lo sguardo verso quello spallaccio, corrugando la fronte. Sora stava continuando col discorso e lo stava anche ascoltando…ma era troppo curiosa di vedere che faceva esattamente quell’affare. Come d’istinto, Yuki premette il pezzo di armatura alla spalla.
    E in un istante fu investita da una luce accecante accompagnata da piccoli fiocchi di neve.
    Se un attimo prima aveva fatto quasi un urlo per lo spavento sobbalzando sul posto, un attimo dopo sentì tutto il suo corpo completamente coperto da qualcosa. La stanza si era fatta leggermente più scura per via dell’elmo, ma nulla di fastidioso. Subito dopo si portò una mano davanti agli occhi, notando l’armatura che in parte ricopriva il dorso della mano, lasciando però che le dita fossero libere di muoversi. Subito dopo guardò verso il basso, osservando il resto dell’armatura. Un misto di grigio scuro, grigio chiaro, nero, rosso e bianco. Nonostante fosse nuova Yuki si sentiva già a suo agio dentro l’armatura, anche perché sembrava abbastanza leggera, come fatta apposta per il suo stile di combattimento. E poi, mentre provava a muovere le braccia, dimenticandosi completamente che a qualche metro Sora stava anche cercando di dare informazioni importanti a loro, l’armatura non sembrava affatto limitare i suoi movimenti.
    – Ooh- …scusate – come un secchio d’acqua gelida la corvina si risvegliò, premendo nuovamente sullo stesso punto e facendo scomparire il tutto così come era comparso.
    Sora continuò il suo giro, iniziando a dare doni più personali, come se le armature e la possibilità di viaggiare in maniera più sicura non bastasse. Quanto altro voleva sacrificare Sora per loro? Neanche a farlo apposta, Yuki rivolse per qualche frazione di secondo il suo sguardo verso il basso, triste.
    Il primo a ricevere qualcosa in dono fu Evan, passando poi da Antonio, e infine a lei. Ricambiò il sorriso come meglio poteva, notando che, prima di sfiorarle la mano, aveva rivolto lo sguardo verso Key. A quel gesto Yuki trattenne a stento una risata, sinceramente divertita dalla cosa. Non disse però nulla, lasciando che fosse lui a spiegargli cosa gli stava donando.
    Una strana sensazione familiare percepì non appena Sora gli sfiorò la mano, e mentre lo ascoltava non poté far a meno di guardare verso il basso. Non vedeva effettivamente niente, però…
    Qualcosa le disse di distendere il braccio.
    Distese il braccio, aprendo il palmo e lasciando che quel dono si mostrasse davanti ai suoi occhi. Strani tentacoli neri si avvolsero, stringendosi per poi sparire con uno squarcio di luce. Un Keyblade, simile a quello che già aveva e contemporaneamente diverso. Le ali erano nere con le estremità leggermente verdi, la pietra in mezzo era di un verde acceso, ma che sotto alcuni riflessi diventava stranamente blu. Il Keyholder, una luna avvolta da un serpente bianco e occhi dello stesso verde della pietra. Dall’elsa fino alla punta era un palese riferimento a quella falce, quella fatidica falce. Mentre la fine…quei rovi erano ancora più intricati del suo di Keyblade.

    Safira.

    Il Keyblade scomparve dopo qualche secondo, probabilmente perché non poteva evocarlo da solo, ma solamente in coppia col suo. Yuki per poco non cadeva a terra sentendosi le gambe farsi dannatamente molli, come se non riuscissero a tenere su tutto quel peso. Per qualche attimo avrebbe allungato una mano Basil, aggrappandosi alla sua spalla, stringendo la stoffa sotto. Una lacrima scese lungo la guancia, asciugandosela subito e calmandosi.
    Quel Keyblade sembrava le avesse appena schiaffeggiato in faccia la realtà.
    Doveva trovarla.
    – Scusa, non volevo… – avrebbe detto al ragazzo per scusarsi, rialzandosi e cercando di riprendersi in un qualche modo. Doveva ritrovarla, doveva assolutamente ritrovarla.
    Dopo aver dato a tutti quanti il loro rispettivo dono, Sora continuò il suo discorso. Aveva persino comunicato col Kingdom Hearts per aiutarli, quando d’un tratto la sua figura glitchò. Come se non bastasse, non gli stava rimanendo molto tempo, ma questo non lo fermò dal dare le ultime informazioni che sapeva. Fece vedere a Naminé i luoghi che Fastus aveva intenzione di attaccare, per poi rivolgersi nuovamente a tutti loro.
    – Hai già fatto fin troppo, Sora – parole sincere, salutando l’eroe del Keyblade ancora una volta prima che scomparisse. E stava già per chiedere se poteva andarsene, quando Evan sembrò voler dire ancora qualcosa. Si fermò, voltandosi in sua direzione.
    – Sono entrata a far parte dei Keyblader da poco, ma ti posso assicurare che non me ne resterò con le mani in mano. Non sarò la più forte, non sarò la più “intelligente e intellettuale” del gruppo, ma voglio comunque fare del mio meglio per aiutare anche una sola persona – per qualche istante si ricordò della risposta che diede alla domanda di Ventus, durante quello che ancora le piaceva ritenere un sogno – Ho fatto una promessa, devo mantenerla. E possa il nostro Cuore essere la Chiave che ci guiderà. Per quanto riguarda te, Evan – si sarebbe avvicinata al ragazzo, portando le braccia all’indietro e stringendo un avambraccio dietro la sua schiena – Se c’è qualcosa che posso fare a Radiant Garden per aiutare in un qualche modo il Comitato, non esitare a contattarmi. Mi sono sempre chiesta com’è conversare con quel Cid, o…Iufi? – avrebbe velocemente scritto il suo contatto via radio su di un foglietto (penna e taccuino fanno sempre comodo(?)), per poi allungarlo e facendogli capire che voleva lo prendesse. Certo, se l’avesse rifiutato lo avrebbe comunque costretto a prenderlo, dovesse anche infilarglielo in bocca.
    – Stessa cosa vale anche per gli altri. Dobbiamo tenerci in contatto, giusto? Così se qualcuno avrà problemi, potrà chiamare gli altri – avrebbe fatto la stessa cosa con Kouichi e Antonio. Key e Basil li aveva già sentiti più volte, quindi con loro non ci sarebbero stati problemi. Così facendo, avrebbero avuto una frequenza su cui sentirsi – Io non me ne intendo molto di elettronica, ma credo che anche altri potrebbero captare le nostre conversazioni. Propongo di metterci poi d’accordo su un linguaggio in codice, per sicurezza –
     
    Top
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Il cavaliere della luce

    Group
    Keyblader
    Posts
    1,270
    Location
    Radiant Garden

    Status
    Anonymous
    Key diede il suo parere riguardo l'idea di Antonio, che gli sembrava rischiosa e sciocca. Pensava che in altre circostanze avrebbe anche funzionato, ma Fastus era intelligente. Non poteva proprio credere che quel essere potesse venir ingannato così facilmente. Motivo per qui aveva demigrato l'idea di Antonio. Sembrava però che Joshua volesse comunque seguire quel idea, ma non sfruttando il re che già sapeva troppo. Sfruttando bensì la regina. Continuava a pensare fosse una brutta idea, anche se usare la regina aveva più senso. Il ragazzo successivamente guardo Yuki, che aveva pronunciato il suo nome come per riprenderlo. Key in tutta risposta la guardo incarnando un sopracciglio come per chiedergli cosa volesse facendo quella scenetta. Era proprio un fascio di nervi.
    Orami tutti li avevano capito che il maggiore degli Yuusha fosse più tosto nervoso e cupo quel giorno. Tutto dovuto alla sua ansia e alla sua paura di quei giorni. Dovuto ovviamente alla minaccia di Creed e non solo. Il giovane keyblader non poteva non pensare alla bambina dai capelli rossi, che l'aspettava a casa già da troppo tempo secondo lui. Non poteva negare che dentro di sé non vedeva l'ora di rivedere la piccola Shyvana che gli illuminava il cuore quando la vedeva sorridere.
    Comunque sia sembrava veramente che nessuno li avesse la benché minima voglia di "sfidare" il cavaliere della luce. Dicendo qualcosa che lo potesse far anche innervosire di poco. Persino Sora sia quando aveva posato i suoi occhi su di lui, che quando consegno il dono a Yuki lo guardo intimidito. Sapeva che i suoi atteggiamenti e il suo sguardo poteva mettere in sugezione avvolte, ma lui non era l'eroe che aveva salvato l'universo più volte? Era quasi deludente secondo Key che lo guardo assottigliando un po gli occhi.
    - Grazie...- disse con calma e distacatessa, ma anche con sincerità a Sora che gli consegno una strana sfera color marrone scuro. Key guardo prima il ragazzo e poi la sfera che strinse un attimo in pugno chiedendo gli occhi. Non lo evoco, ma nella sua testa quasi si materializzo l'entità che stava al interno della sfera. Un leone dalla criniera nera e una cicatrice sul volto. Come disse Sora quel leone era un tipo poco amichevole, ma il keyblader fece comunque un sorriso interessato.
    - Che carino...- commento infine mettendo in tasca la sfera. Detto questo il cavaliere della luce si mise nuovamente in disparte. Rimanendo semplicemente ad ascoltare gli altri e seguirli nel caso sarebbero dovuti uscire di li. Ascolto l'intero discorso di Evan, che per certi versi sembrava essere diventato il leader dei Keyblader con le sue parole. Non che la cosa gli desse fastidio. Anzi pensava che lui fosse perfetto per quel particolare ruolo. Li era uno dei guerrieri più forti e esperti. C'era anche Kairi che era ad un livello superiore a quelli di entrambi, ma non aveva quel "carisma" particolare che invece aveva Evan. Più che altro era una stronza incredibile per quello che aveva potuto notare il ragazzo quel giorno.
    Comunque, era d'accordo con quello che disse Evan. Che sarebbero dovuti diventare dei "simboli" per tutti quanti e combattere il più possibile contro heartless e nessuno. Per Key fare tutto quello sarebbe stato difficile in quel periodo. Sia per come era combinato dal punto di vista emotivo, sia per via di Shyvana di qui si doveva prendere cura. Comunque, sia non poteva ritirarsi dai suoi impegni come keyblader...
     
    Top
    .
  10.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Keyblader
    Posts
    1,548

    Status
    Anonymous
    L’arrivo di Sora, la rivelazione scioccante sulla morte del Re, e la presenza dell’eroe nel reame dei morti... Erano stati troppo per tutti.
    Mi sentivo confuso e disorientato da tutto quello che stava succedendo. Non avevamo fatto in tempo a riprenderci dalle prove che avevamo dovuto affrontare, che già eravamo stati gettati di nuovo in quell’incubo che era la realtà della guerra.
    Non conoscevo direttamente Sora come Evan ed i suoi amici di infanzia, mi erano bastati però i racconti sulle sue gesta e su che tipo di persona fosse, per capire che per certi versi io e lui eravamo simili. Se solo avessi avuto l’occasione che era capitata ad altri, o se semplicemente non ci fosse stata questa guerra di mezzo, forse io e lui saremmo andati molto d’accordo. E ora che lo vedevo dal vivo, proprio perché per me era diventato improvvisamente reale, lo sentivo in qualche modo vicino ed ero davvero dispiaciuto per la sua sorte… E se io stavo così, non riuscivo ad immaginare come si dovessero sentire gli altri che, a differenza mia, lo conoscevano direttamente. Kairi, Joshua, la stessa Naminé e pure Evan…
    Feci fatica a riordinare le idee, e l’unica cosa che riuscii a chiedere era quando fosse avvenuto lo scambio. Durante o poco dopo la battaglia di Radiant Garden, quando ricevetti il Keyblade. Erano passati diversi mesi da allora, ed ormai un anno dall’inizio del mio viaggio. Era assurdo pensare che quel falso Re era riuscito a prenderci in giro per così tanto tempo.
    A quella notizia, tutti gli altri reagirono in modo brusco, pronti ad uscire da quel posto ed andare a distruggere l’impostore. Pochi sembrarono preoccuparsi davvero della sorte di Sora, ad eccezione di Evan e degli altri che lo conoscevano direttamente. Persino Kairi aveva pianto, nonostante di lì a poco aveva oscurato il suo dolore con un sentimento di rabbia altrettanto forte. Forse anche gli altri si erano dati alla furia più cieca per lo stesso motivo? Per non lasciarsi annegare nello sconforto?
    Eppure io non ci riuscivo, non in quel momento. Non me ne poteva importare di meno della guerra, del falso Re, delle strategie di cui su iniziativa di Antonio stavano discutendo.

    Sora era morto…?

    Dentro di me non riuscivo a trovare la stessa rabbia che provavano gli altri, solo una profonda malinconia, una gelida tristezza che sembrava risucchiare al suo interno ogni altra emozione. Un flebile sentimento di rivalsa, una voglia disperata di poter aiutare in qualche modo quel ragazzo e poter cambiare la sua sorte, stravolgere l’ingiustizia di quel destino crudele. Eppure mi sentivo allo stesso tempo così impotente. Ancora una volta si stava sacrificando per tutti loro, nel silenzio più totale.
    Non era giusto.


    Sora continuava a comportarsi come se nulla fosse. Sorrideva, si preoccupava per loro, li aiutava persino ora come aveva fatto per alcuni di noi in passato, e come aveva fatto per molti altri. Si scusava stupidamente per aver interrotto la nostra prova, ci stava donando nuovi poteri ed un’equipaggiamento adatto ai Keyblader quali eravamo.

    Stava facendo così tanto per noi, invece di preoccuparsi per sé stesso.

    Senza che me ne accorgessi, avevo di nuovo gli occhi lucidi ed arrossati, quasi sul punto di piangere. Appena me ne resi conto, sorrisi inizialmente, fino ad arrivare a ridere apertamente in modo divertito da quella scena.
    Da quando era iniziata quella prova, non avevo fatto altro che piagnucolare, anche ora. E poi sorridevo, mi facevo coraggio e cercavo di infonderlo negli altri come avevo più volte fatto in passato, riuscendo a rischiarire un pochino persino la profonda Oscurità di Kouichi. Eppure poi tornavo a piagnucolare di nuovo. Come potevano prendermi sul serio gli altri? Che simbolo della speranza sarei stato a quel modo? Avevo pianto pure difronte a John, così tante volte, chissà cosa aveva pensato di me…
    Risi ancora, malinconico. Mi asciugai in fretta gli occhi, prima che le lacrime potessero bagnarmi di nuovo il volto, sperando di non farmi scorgere dagli altri. Tirai giusto un po’ su il naso, prima che Sora mi raggiungesse. Volevo continuare sulla falsa riga di prima, essere forte come lui. Sorridere, illuminare gli altri allo stesso modo, anche a costo di farmi peso dell’universo intero. Non era forse quello che avevo sempre fatto? Eppure a volte diventava così difficile riuscirci, potevo solo immaginare quante difficoltà avesse dovuto affrontare Sora. Un altro motivo per cui mi sentivo così simile a lui, così vicino.
    Non importa come, avremmo fatto tutto pur di salvarlo. Lui e tutti gli altri. Dopotutto avevo fatto una promessa anche a quella ragazza, farmi carico di un’altra non sarebbe stato troppo, no?
    Mi riscossi appena quando lui in persona mi lanciò al volo qualcosa. La presi con entrambe le mani in modo goffo e distratto, tanto che rischiai quasi di farmela scappare dalle mani. Fredda al tatto, dalla dimensione ridotta e sferica…
    “Eeeeeeh? Di nuovo?!”, probabilmente doveva essere questa l’espressione che avevo inavvertitamente assunto alla vista dell’ennesima piccola sfera di cristallo, tanto che sentii Sora ridacchiare al riguardo. Sollevai lo sguardo, incredulo e confuso allo stesso tempo. Era forse una presa in giro? Mi stavano prendendo tutti per un collezionista di biglie…?
    Ok, era divertente, ma a tutto c’era un limit-

    … un amico?

    Abbassai di nuovo lo sguardo sulla biglia con ritrovato interesse. Eppure a me sembrava l’ennesima sfera di simil cristallo che ero abituato a ricevere ormai, solo di un colore blu, più scuro di quello che aveva la prima che avevo trovato ancora ai tempi del Castello Dinsey.
    Mi ritrovai a chiedermi che creatura ci fosse al suo interno, e perché lo stesso Sora fosse così convinto che saremmo andati tanto d’accordo...
    … Sbaglio, o mi aveva appena regalato una sorta di pokémon…?
    Tornai a puntare gli occhi sulla figura di Sora, mentre completava il giro. Ero così commosso che avrei voluto saltargli direttamente addosso ed abbracciarlo, scompigliandogli quella folta chioma con il pugno come due vecchi amici, anche se dubitavo gli avrebbe fatto piacere una reazione così espansiva da parte mia che per lui ero ancora uno sconosciuto… Ancora riflettevo sul suo regalo, con un sorriso ebete. Nonostante tutto…
    … Mi conosceva così bene!
    - Grazie!- riuscii solo a dire, digitando con il guanto a volume massimo, uscendomene totalmente a caso ed in ritardo, visto che ormai aveva già consegnato un dono a tutti o nel caso stava comunque finendo.
    Non ce la feci a dire altro, perché qualunque parola o discorso mi saltassero nella mente in quel momento sembravano tutti fuori luogo. Dall’inizio di quelle prove, il mio cervello era stato sbalzato da una parte all’altra con pensieri ed emozioni a volte decisamente contrastanti, tanto che ora ormai mi sembrava di trovarmi in uno stato permanente di confusione, ed euforia forse in parte. Il mio cuore era diventato un calderone di sentimenti indistinti, accumulati uno dopo l’altro fino a quell’istante, e nemmeno io riuscivo più a tenere le redini di quello che sembrava più un cavallo sbizzarrito e fuori controllo che altro. Non riuscivo a capire come dirigere quell’eccessiva empatia, al punto che avevo paura di esplodere da un momento all’altro.
    Non riuscendo a stare dietro nemmeno ai miei di pensieri, non feci quasi nemmeno caso alle reazioni degli altri, come quella eccessiva di Yuki che non aveva esitato un momento a provare i suoi nuovi poteri come una bambina impaziente e curiosa, nonostante non fosse il momento più adatto. Pure i discorsi che vennero pronunciati dopo passarono quasi in secondo piano nella mia mente, diverse cose importanti che mi limitai a registrare in un angolo della mia memoria.
    Mi risvegliai dal mio torpore, solo quando Sora in persona ci disse che credeva in noi, e che seppur per poco era stato un piacere per lui conoscerci… A quelle parole, di nuovo quella commozione crescente tornò a farsi più vivida che mai e risalirmi dal petto fino in gola e poi agli occhi.
    No, dovevo sorridere. Non era il momento per altre lacrime.

    ”Possa il vostro cuore essere la chiave che vi guiderà.”

    Sora scomparve, lasciando un vuoto dentro a tutti i presenti.
    Annuii, per quanto poco servisse ormai.
    Solo in quel momento, quando tutto finì, la tempesta che avevo in testa sembrò placarsi poco a poco. Iniziai a fare più caso a dei dettagli che prima mi erano sfuggiti. Kairi ad esempio non era più tra noi, segno che probabilmente il falso Re a quell’ora doveva già essere stato annientato. Inoltre, proprio come tutti gli altri, pure io avevo acquisito improvvisamente uno spallaccio sulla sinistra: in metallo grigio dalla forma vagamente familiare, almeno a me che ero abituato a trovare doppi sensi ovunque alle volte; oltre a quello principale, poi, proseguivano diverse placche metalliche sempre più piccole di volta in volta e disposte quasi a scaglie, fino ad arrivare poco sopra il gomito. Sembrava piuttosto semplice, tuttavia a differenza della corvina, pure io evitai di farmi prendere dalla curiosità e di provarla all’istante. Con la fortuna che mi ritrovavo, avrei benissimo potuto trovarmi difronte ad un enorme vestito da mascotte peloso e coccoloso, di quelli che trovavi a volte pure nelle stazioni ferroviarie a Shibuya. Certo, le ragazze avrebbero fatto la fila per fare una foto con me, ma volevo evitare di mettermi ulteriormente in ridicolo difronte ai miei compagni. Anche quell’amico, avrei aspettato di indagare più tardi sulle mie nuove capacità, poteri ed equipaggiamenti, una volta che fossi stato da solo. Quello non era appunto il momento più adatto.

    Ascoltai il discorso di Evan, annuendo a tratti quando si riferiva direttamente a me, oppure sui punti su cui ero d’accordo. Nell’ascoltarlo, come tutte le altre volte, sentii nuova forza scorrermi dentro come se improvvisamente potessi avere la capacità di fare qualunque cosa. Era dannatamente bravo a parlare! Chissà se un giorno sarei stato anche solo la metà bravo di quanto era lui… In effetti, a ben pensarci, se lui fosse diventato il nostro leader non mi sarebbe dispiaciuto poi tanto. Finché si limitava a guidarci e consigliarci, di certo era la persona più adatta tra noi. Appunto, però, avrebbe potuto essere una guida, se avesse tentato di lasciarci indietro o di fare pazzie, lo avremo fermato costi quel che costi! Anche a questo servono gli amici, no?
    Riguardo al suo discorso… Ciò che pensavo non era cambiato poi tanto dai tempi di Radiant Garden. Non credo che la mia vita valga più di quella di chiunque altro solo perché posseggo un’arma leggendaria. Molta gente è morta per noi pur di salvarci, John per primo. È una cosa che non voglio riaccada di nuovo.
    Sono solo un banale ragazzo di Shibuya, a cui è stata concessa una possibilità. Un dono che non ho esitato a condividere con gli altri, con la gente comune come il sottoscritto. Negli ultimi tempi, travolto dagli eventi drammatici della guerra, sono stato costretto ad isolarmi in me stesso, per poter crescere e diventare più forte. Questa prova che ho superato, però, ne è la conferma.
    Ora sono pronto.
    Tornerò tra la gente, mi farò sentire, stringerò legami con più persone possibili! Non posso sopportare l’idea di valere più di loro, ma non dev’essere per forza così, no? Diventare un simbolo della speranza, è un po’ ambizioso, ma posso farlo! Mi farò conoscere, mi farò tanti amici! Non sono solo, la gente combatterà con noi ed io con loro! Sarò come uno di loro!
    Ci proteggeremo a vicenda, com’è giusto che sia! Ma lo faranno perché sarò io, perché mi vorranno bene, oppure semplicemente perché vorranno fare la cosa giusta, proteggere il prossimo. Non permetterò che si sacrifichino ingenuamente per uno sconosciuto solo perché ha una chiave, mai più. Sono forte abbastanza da non dovermi più nascondere dietro la protezione degli altri, ora posso combattere al loro fianco. Potrò essere una speranza nella disperazione, una luce nell’oscurità. Nulla più, e mi va bene così: non voglio essere altrimenti. Non voglio essere più di quel che sono. Forse un ruolo del genere è chiedere pure troppo per una persona comune come me.
    Risi appena quando sentii Yuki farsi avanti offrendo il suo aiuto al Comitato e parlando del vecchio Cid. Lo avevo conosciuto per poco in realtà, ma quei pochi minuti prima della battaglia di Radiant Garden mi erano bastati per farmi un’idea di che tipo fosse.
    - È un vecchio rompicoglioni e scorbutico, dall’imprecazione facile. Antonio ed Evan te lo possono confermare!- dissi alla ragazza, ridendo ancora al ricordo di come eravamo stati cacciati fuori dalla porta in malo modo - Non credo ci andresti d’accordo… Yuffie però ti assomigliava! Magari con lei sì!- conclusi. Non avevo avuto modo di parlarci quella volta, ma mi basavo più sull’aspetto ninjoso che entrambe sembravano avere. L’unica con cui avevo avuto davvero a che fare del Comitato era Aerith, che si era occupata gentilmente della mia cicatrice mentre ero stato ospite a casa di Evan per un po’ di tempo…
    Mi sarei poi rivolto a lui, tornando un pochino più serio per quanto potevo.
    - Ti ringrazio per l’offerta, ma non credo che Radiant Garden mi accoglierebbe a braccia aperte dopo quello che ho fatto…- avrei confessato ovviamente dispiaciuto, ma senza rabbuiarmi più del dovuto come avrei fatto in passato - … Ma va bene così. E poi ho già ben due mondi che considero la mia casa e per cui farei di tutto pur di proteggerli.- ripensai distrattamente alle parole di mio padre, ed al cognome che da lui avevo ereditato. Ero pur sempre Basil Ōnosenshi. Non avrei protetto solo loro però. - Cercherò di essere un simbolo di speranza anche per tutti gli altri, questo è ovvio…- mi sarei infatti sbrigato ad aggiungere - A modo mio almeno!- conclusi con una mezza risata soffocata, testardo com’ero sul voler proseguire alla mia maniera, visto che non ero d’accordo con lui sull’essere una guida per gli altri e mettersi al di sopra di tutti loro. Non che ci fosse qualcosa di sbagliato in quell’idea, semplicemente non era il mio stile. Sarei rimasto tra la gente comune, proprio come me, e tuttalpiù avrei cercato di ispirarli, di donare speranza dove potevo, ma sempre rimanendo fedele a me stesso ed al mio cuore. Proprio come ci aveva detto Sora…
    Sorrisi, sovrappensiero.
    - Possa il nostro cuore essere la chiave che ci guiderà.-

     
    Top
    .
  11.  
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Keyblader
    Posts
    1,459

    Status
    Anonymous
    Si sentiva stranamente teso dopo aver parlato magari perché non era abituato a mettersi in scena in mezzo a tutti. Quel gesto gli fece tornare alla mente un ricordo che aveva sperato di aver rimosso, dopo tutto il tempo che era passato: il suo primo giorno in una scuola giapponese. Difficile immaginarsi l’unico ragazzo bianco ed occidentale fare le sue presentazioni in quella classe piena di nativi; era da solo a pasticciare con una lingua e scrittura che non conosceva. Non fece mai amicizie per tutto il tempo della scuola, solo qualche sporadico intervento quando notava che si parlava di videogiochi ed anime avvolte ma per il resto era come lo straccio che si usa per pulire il pavimento; nessuno lo guardava e nessuno lo prendeva in benché minima considerazione.
    Ora sembrava così diverso, erano tutti uguali nei loro ruoli, uniti sotto un obbiettivo comune. Forse avrebbe potuto finalmente sentirsi al suo agio in mezzo a quel gruppo di coetanei e non, le sue parole e ragionamenti avrebbe avuto un peso come aveva sentito dalle parole di Joshua. Alla fine decisero di attuare quello che, in fin dei conti, era stata una sua idea anche se non venne nominato minimamente ma per lui andava bene così. Si sentiva già stranamente soddisfatto così.
    Prese un lungo respiro, non sembrava che si fosse concluso tutto, non ancora.
    Sora si mise di fronte di loro parlandogli di un’armatura che li avrebbe aiutati nel combattere le minacce che sarebbero arrivate in seguito. Seguendo le sue parole sentì qualcosa sulla sua spalla, quasi come se stesse indossando qualcosa che era leggero ma ala tempo stesso presente sulla spalla come un corpo pesante.
    Era uno spallaccio nero scuro con riflessi rossi ai bordi delle piastre. Era evidentemente sorpreso di quell’apparizione chiedendosi come sarebbe stata, che forma avrebbe avuto e se avesse avuto qualche altra abilità rispetto a quello già elencate da Sora.
    Gli si avvicinò, erano faccia a faccia per la prima volta. Era una strana sensazione vederselo così davanti, domandandosi se era reale o meno.

    “Ehm, sì.” Rispose incerto; distratto e sorpreso nell’osservarlo non si era quasi accorto della sua richiesta. Sollevò la mano vuota quindi immaginando l’immagine della sua arma ed in un lampo di luce la sua chiave apparve seguita dal tintinnio delle catenine che erano agganciate. Si illuminò per qualche istante e tornò normale come quando lo aveva evocato però avvertiva qualcosa in esso; doveva essere stato per via di Sora, magari l’aveva potenziato in qualche modo. Sarebbe stato interessante sapere cosa avesse fatto ma non sarebbe rimasto lì a lungo.
    Spese le sue parole con gli Keyblader sembrava che a Sora non rimanesse molto tempo; cominciò a tremare e l’immagine che vedeva si distorceva come un file corrotto. Aveva esaurito il suo tempo, disse, e scomparse dopo aver detto le ultime parole.
    Si portò una mano al mento, riflettendo su quello che aveva detto prima di svanire. Sulla questione di non essere catturati era anche inutile esserne ragguagliati, sapevano anche loro che era meglio non venire presi vivi da Fastus. Quello che più gli fece pensare era riguardo alla Cite de Cloches, che Sora aveva nominato. Un mondo che lui aveva ben presente, soprattutto sul suo corpo. Come aveva detto quello sarebbe stato il prossimo obbiettivo del loro, che dovevano sistemare i loro affari. Il dubbio era di cosa dovessero occuparsi.
    Ascoltò il discorso di Evan, una sua abitudine a quanto pareva e sarebbe stato mentire dire che non ne era rimasto coinvolto, Evan sembrava essere fatto proprio per questo tipo di cose gli mancava solo il dorato sull’armatura ed un destriero bardato. Abbozzò un sorriso immaginandolo in quei panni.

    “Ehm ragazzi.” si rivolse più che altro ad Evan e Basil che gli sembravano in qualche modo distratti. “Non vorrei fare il guastafeste ma.” Si interruppe voltando lo sguardo al gruppo e poi inquadrando anche Joshua e Namine. “Che facciamo ora? Intendo, con la Cite de Cloches?” domandò generalmente. “Se quella è la loro prossima mossa allora dobbiamo anticiparli.”

     
    Top
    .
85 replies since 5/9/2015, 00:56   2174 views
  Share  
.