Un Ultimo Valzer

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    In quella sinfonia di guerra, fra fulmini, spire letali e sforzi di ogni tipo… sembrava che la lotta fosse destinata a non finire mai. Eppure, precisamente come un fulmine che esplode a ciel sereno, il termine di quella Caccia giunse nella sua forma più pacifica ed inaspettata, sotto forma d’un piccolo e “innocente” Heartless unico del suo genere. Speciale… esattamente come Kaito, nel suo desiderio di voler essere differente dagli altri. Di sicuro persino lei poteva percepire come fosse infinitamente più potente della norma, cosa che la portò, piuttosto che a puntar una freccia verso di lui… ad avvicinarsi istintivamente al Lupo, volendo affiancarlo, stargli vicino ed accarezzarne il muso, come a volerlo tranquillizzare. Vivendo con lui, ha avuto modo di conoscere usanze e abitudini della loro specie, volendo prevenire ogni forma di sottomissione all’altro.

    E differentemente da quanto fatto agli inizi di tutta quella storia, l’Agnella rimase per qualche momento in assoluto silenzio, senza controbattere all’accusa di Vivi o alle critiche deliranti di Kyros. Sembrava che la sua natura da Nessuno fosse tornata in tutta la sua essenza primordiale… ma invero, quei dilemmi e quei fatti la stavano toccando più a fondo del previsto, sentendosi etichettata da ambo i versanti come un… Mostro. Nulla più, nulla meno. Come un’irrazionale cacciatrice dal primo e come un effettivo “errore” dal secondo.
    E questa… era la prima delle sensazioni che portarono il loro essere originale a cadere nella spirale della depressione, divenendo infine non più uno, ma due.

    Si riprese solo nell’effettivo battito di mani del piccolo, non per la sua magia quanto per impulso che la portò a parlare, a difendere la loro esistenza da ogni cosa che la voleva criticare. Esattamente come ha dovuto fare per centinaia e centinaia di anni. - Non aver pena, per chi ha scelto questa strada. Non giudicare coloro che combattono per i propri simili. Una bestia protegge sempre il suo branco. - In un primo momento, forse a sorpresa di tutti, rifiutò completamente le parole del Mago nero, ponendosi a difesa dei Somebody. - Lo so. So perfettamente che potenze e volontà superiori possono piegare la vostra e usarvi come schiavi. Io stessa proteggo Kaito quando la sua forza vacilla, rimanendo al mio fianco per sua scelta. - Per un momento, senza nemmeno rendersene conto, il tocco della mano divenne una vera carezza ed il capo di lei cercò contatto con quello di lui, in una genuina dimostrazione d’affetto per il compagno. Forse più di quanto i suoi stessi alleati pensavano fosse possibile da essere come loro. - Ma una bestia protegge sempre il suo branco. In una Caccia… passato, presente, futuro, tristezza e gioia… lasciano spazio solo alla Sopravvivenza. Che tu abbia mille inverni o solo uno, il vincitore Vive. E tutti desiderano vivere, a prescindere da ogni altra cosa. -
    Ha cercato di spezzare la visione di Kyros sulla supremazia dei Somebody; in quel momento tentava di far lo stesso su quella di Vivi per gli Heartless, schiavi o meno che fossero contro la loro volontà.

    - Oggi, gli Heartless hanno perso la Caccia. Gli umani e i fortunati, vivranno. Questo è quanto. - Per i Fortunati, guardò esplicitamente il Doppia Lama, con totale e assoluta neutralità nonostante la difficoltà avuta in combattimento. Questa fu l’ultima frase per il piccolo, volendo solo fargli capire che alla fine, per le Anime Gemelle, non contava altro che la ragione del vincitore, che in questo caso corrispondeva al “bene superiore” millantato dagli alleati della missione. Ma se avessero fallito la missione e tutta Villenueve fosse caduta nell’oscurità… la sua unica lamentela sarebbe stata contro la scarsa forza personale e degli umani, non degli istinti che guidavano gli Heartless. Una filosofia che poteva essere considerata fredda e crudele per molti, ma che era nata semplicemente dalla realtà del loro universo… e dall’aver completamente perso la propria patria nel buio della notte, pur con milioni di voci inascoltate che gridavano e supplicavano per una salvezza mai arrivata. Non lo ricorda, ma ne porta ancora i segni indelebili dentro di sé.
    Per Kyros, ed in parte per Majora e Gilbert, non volle fare un nuovo discorso che sicuramente non avrebbero accettato, come accaduto agli inizi di tutta quella storia. Piuttosto, volle limitarsi ad un piccolo concetto a cui teneva molto. - Kyros. - Era forse una delle pochissime volte, se non addirittura la prima, che lo aveva effettivamente chiamato per nome. - Non ha senso provar pena per gli Heartless, è vero. Ma non ne ha nemmeno farlo per le persone che non sanno difendersi. La vita è una Caccia, continua ed eterna. Il più forte vive, così come è sempre stato e sempre sarà. - In parole povere, zero empatia e comprensione per color oche vivono nel lutto o nel terrore, rivelando l’altra faccia della medaglia d’un essere che, a conti fatti, vive esclusivamente per sopravvivere e per se stesso, dopo mille anni di vagabondaggio senza meta. - Tu sei forte. Majora e il portatore di chiavi sono forti e tutti vivrete ancora. Questo è quanto. Mi auguro solo che abbiate imparato a non pregiudicare gli essere come noi… non siamo tutti uguali, come avete visto. Andiamo, mio caro lupo? -
    Con quello, invitò il compagno a farsi da parte assieme a lei e a scortare tutti fino a Villenueve, volendo finir del tutto l’incarico. Ma non richiamò ancora il Berserker ed il Dragoon, anzi: rimasero al fianco della padrona, pronti ad intervenire qualora ci fossero state ulteriori sorprese ad attenderli.


    Aisha Oceiros
    Bonus Nessuno - Tiratore

    Magie Utilizzate: //
    Tecniche utilizzate: Volt Shot
    Evocazioni:
    Dragoon: 65% - Spearhead
    Berserker: 100% Protective Aura, Juggernaut

    Salute: Ferite Lievi
    Energia: 40/235

    Abilità Passive:
    //

    Equipaggiamento:
    - Maschera del Lupo -
    - Forgotten Story -

    Extra: Zoccoli

    Oggetti&Equip Usati: //

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    Il Castello Bianco che Non (Dovrebbe) Esiste(re)

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    M-M-MAJORA S-SCAPPA! TAMAM SHUD!

    Generale? Generale Majora?”
    Howell alzò appena il capo, osservando al di sotto della sua protezione lignea i presenti nel furgone che li stava trasportando. Ciascuno di loro aveva appena la sua età ed era difficile riconoscerli con l’elmo addosso. Neppure ricordava il loro nome.
    “Generale, si è assopito? Siamo in movimento da un paio di ore e lei non ha risposto a nessun richiamo da una buona mezz’ora!”
    Tutti risero appena ed Howell non potè far a meno di imitare un simile coro, appoggiandosi con la schiena al freddo metallo del trasporto ShinRa.
    “Come si suol dire: ‘A volte è più sveglio chi dorme di chi è ancora in piedi’!” Le risate non terminarono e si accentuarono appena a quella bizzarra affermazione. “Ammetto di essermi perso fra i miei pensieri. Quando hai solo quelli a farti compagnia, sarebbe strano il contrario.”
    “Non ci ha mai spiegato cos’è un Nessuno. Nessuno - chiedo scusa per la ripetizione - ai piani alti ce l’ha voluto dire.”
    “Ah, beh, non gli do torto.” Finse di massaggiarsi il mento, semplicemente strusciando l’indice sulla maschera. “Non saprei nemmeno io come reagireste ad una cosa semplice, eppure complessa, come la mia ‘condizione’. Vi basti sapere che sono molto apatico.”
    Questa volta fu il silenzio ad essere una risposta chiara a questa ennesima bizzarria. Eppure il soldato che gli parlava non sembrava intento a fermarsi.
    “Però parla, fa discorsi e si mette anche a scherzare! Non sente proprio niente quando dice queste cose? Nemmeno se qualcuno di noi cadesse davanti ai suoi occhi?”
    Il primogenito degli Ayazaki alzò completamente la testa, quasi a voler ricambiare il suo sguardo con quel terrificante epitaffio di chi era un tempo Howell.
    “No. Quella è una cosa a cui non posso essere indifferente.”


    RAZZA DI IMBECILLE, TI VUOI FORSE FAR SALTARE IN ARIA?!
    Si ammutolì di nuovo, riprendendo quelle parole così come erano uscite. Ancora una volta aveva urlato di getto, senza seguire quel silenzio solenne che aveva mostrato per la morte di uno dei Valzer. Era una mossa folle, che avrebbe sacrificato forse tutte le energie e forze vitali di Kyros, eppure il mago si era messo in mezzo per evitare che si facesse del male.
    L’ennesimo soldato che si gettava per lui.
    Un passo in volo, un’altra magia di venti che si dispiegava presso il suo obiettivo. Infine quella pioggia di luce intensa, benedetta, che bagnava come l’acqua di una cascata tutti i presenti. Non lo danneggiava, tanto meno lo faceva sentire al sicuro. Forse fu il grido del suo avversario che gli trasmise la convinzione che ormai erano agli sgoccioli del combattimento. Se non fosse stata per l’esplosione successiva, si sarebbe girato nuovamente per fermare l’assalitore di Kaito.
    Ovviamente non ne fu capace: l’ennesima onda d’urto, ricca di fulmini e saette pericolose, lo spinse via, miseramente gettato contro il muro della cripta, con cui sembrava avere più confidenza rispetto all’intero gruppo di avventurieri lì presenti.
    Quattro volte. Mh, questo è decisamente un segno.
    L’ennesimo tentativo ad alzare il braccio verso l’alto fu la dimostrazione sufficiente a comunicargli che era, ancora una volta, in gravissime condizioni. Il Valzer si stava dissolvendo, in nere strisce di odio e stremezza. Ne rimaneva uno soltanto. Ed erano tutti alla sua mercè.
    Nonostante ciò, lo osservava, stava guardando il suo campanaccio alzarsi nuovamente in cielo per poter gettare ciascuno di loro al suolo, terminarli una volta per tutte.

    Basta.



    Si arrestò. Lo sguardo che andava verso il nuovo arrivato, così piccolo e gracile da farlo considerare un bambino al cospetto del suo simile dalla statura ricurva. Ciò, però, fu sufficiente a fermare il campanaro e non potè far a meno di notare l’incredibile somiglianza fra i due. Con un sussurro, Howell parlò nella sua lingua natia, emettendo una singola parola: “fratello?”.

    Tarian. Basta combattere... ti prego.



    Aveva un nome. Quelli che Kirito aveva presentato con un semplice appellativo avevano un nome. Non più Valzer, ma individui con un nome ed ora, agli occhi del Generale, un possibile senso del perché fossero in vita. Le vide, quelle sospese lacrime di arrendevolezza, scorrere lentamente dagli occhi dell’Heartless.
    Poco dopo, erano nuovamente pieni di energia ed il piccolo bambino Heartless parlò, chiaro e coinciso, con una maturità che superava l’età che la statura e la voce potevano indicare. Non si mosse per tutto il discorso, mantenendo quella sgraziata posa che certamente non gli donava affatto. Quando la sua importante considerazione fu conclusa, Howell sapeva che cosa sarebbe accaduto, da lì a poco, per cui rimase in silenzio, aspettando che ciascuno di loro esprimesse la propria opinione, anche se non richiesta.
    Il primo a parlare fu Kyros. Si aspettava quel flusso di emozioni da parte di mago, aveva fatto intendere per tutta la missione quale fosse la sua considerazione in merito. Per carità, aveva inizialmente confuso lui stesso per un Heartless!
    Certo, non siete voi che siete braccati o che si guardano le spalle anche nella loro stessa casa, sospettando delle ombre. Non siete voi che vi alzate ogni giorno con il peso del lutto. Per voi siamo solo semplici formichine da calpestare... Un pasto da consumare…
    Alle volte bastavano veramente poche parole a far capire la storia di qualcuno. Lui per primo, con assenza di modestia, era abbastanza intelligente da capire che il mago non si stesse rivolgendo unicamente a ciò che era successo a Villenueve. La sua vita, il suo viaggio, a sua volta era stato spinto lontano da casa, a causa di quelle stesse creature. A causa di quella “oscurità” che lui confondeva costantemente. Era ancora vittima di un lutto, di una perdita, di qualcosa che lui stesso aveva provato sulla sua pelle e che lui stesso aveva inferto ad altri per difesa di qualcosa in cui non credeva.
    Aisha si intromise. Si aspettava un discorso su quanto Kyros non potesse capire simili argomenti o qualsiasi altra filippica che potesse dargli contro per il solo gusto di farlo. Battè un paio di volte gli occhi in considerazione che gli stesse dando, in parte, ragione. Aveva, però, una visione da aggiungere al quadro creatosi.
    Non ha senso provar pena per gli Heartless, è vero. Ma non ne ha nemmeno farlo per le persone che non sanno difendersi. La vita è una Caccia, continua ed eterna. Il più forte vive, così come è sempre stato e sempre sarà.
    Erano cacciatori alla fin fine. Si proteggevano l’un l’altro perché erano un duo, inseparabile ed agile, e volevano vivere. D’altronde, Aisha non sarebbe stata un Nessuno se avesse desiderato di morire.
    Si alzò da terra, spolverando l’abito ormai sgualcito. Riprese la propria maschera, ma non se la mise, avvicinandosi solamente all’uomo che aveva provato a salvarlo. Avrebbe messo una mano sulla spalla di Kyros e, nonostante lo sovrastasse in altezza, si sarebbe abbassato appena, senza stringere la morsa.
    Kyros. Qualunque sia la tua storia, sappi che, se mai potrai considerare il mio sentimento reale, mi dispiace. Temo che nessuno te l'abbia mai detto abbastanza volte.” Avrebbe lasciato la presa, allontanandosi appena per osservare il gruppo inerme di villici. Che fortuna, la loro. “Oggi signori, abbiamo portato alla fine una storia. Salvatori o meno, abbiamo ucciso. A nostra difesa, invero, ma purtroppo dopo che si riceve l’ennesima recrimina da parte di qualcuno apparentemente più giovane di te, tali pensieri arrivano a porre domande anche ad una mente come la mia.
    Si mise la maschera, facendo ben attenzione a non rompere i sostegni con la mano da corvo.
    Chi mi fece questo era umano.” Sollevò il braccio per mostrarlo a tutti. “Ed allora ero ancora Howell Ayazaki. Lo uccisi. Li uccisi tutti. Anche per evitare che fossero vittime di chi era richiamato dal voler mangiare. Non fu lui ad uccidermi, ma gli Heartless. Però non mi viene naturale incolpare quelle creature che hanno fatto di me la loro cena. No, la colpa era sua. Di quell’uomo che doveva proteggermi ed istruirmi e non rendermi il suo tavolo da laboratorio.
    Si girò verso di loro, sistemando la cappa e guardando prima il duo di cacciatori, poi Gilbert, poi Kyros.
    Ho ucciso anche per una guerra di cui non mi importa nulla. Persone vive, Somebody, come volete chiamarli. Ho mietuto vite anche quando non volevo ed ho visto mieterne altrettante per il nome del bene più grande. Scrittori, artisti e padri sono morti per mano mia. Un bene superiore? E’ così facile dirlo con una lama in mano. Se le loro famiglie venissero a sapere che un Nessuno li ha uccisi… O meglio, che qualcuno di Midgar li ha uccisi, odierebbero e proverebbero ad ucciderne ogni singolo abitante? Donne, bambini, anziani? No, non avrebbe senso. Ahimè, però, quel bambino aveva ragione su una cosa: è inutile parlarne. Le cose così sono e così rimarranno e difficilmente riusciranno a convincere nei secoli tanti altri.
    Battè le mani, ricercando con lo sguardo i punti in cui i tre Valzer erano scomparsi.
    Oggi abbiamo trionfato, terminando altre storie. Storie che solo quel bambino potrà ricordare. Torniamo a Villenueve. Terminiamo il nostro compito.
    Si sarebbe voltato ed avrebbe atteso ciascuno di loro all’esterno, osservando il cielo stellato sopra di loro, nel ritorno di una città apparentemente libera da ogni male.
     
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    Il ticchettio di un orologio invisibile scandisce il passare del tempo e l'avvicinamento, secondo dopo secondo, al termine di quello scontro selvaggio, in cui ognuno dei partecipanti stava donando tutto se stesso, ognuno disposto a lottare per ciò in cui credeva, per i propri interessi o per quelli di altri.

    C'è chi poteva ancora combattere, chi era ormai allo stremo delle forze e chi, come il Numero Due, dona il tutto per tutto in un ultimo gesto con cui, oltre al proprio potere magico, esaurisce anche l'ultima scintilla di vita rimastagli: l'esplosione è violenta ed il lupo, sebbene liberatosi dalla presa del Numero Due, non può far molto per evitare quell'attacco, finendone investito con violenza in un ferale ringhio di dolore
    "Rawr" denti digrignati e ferocia ulteriore causata, oltre che dal dolore, anche dall'onda d'urto generata che lo solleva come se fosse carta e lo scaraventa via, facendolo impattare con la stessa potenza contro la parete della stanza. Nonostante il dolore, e le evidenti ferite, i denti restano digrignati e lo sguardo dorato dapprima si posa sui Valzer rimasti e successivamente scappa alla ricerca della figura di Aisha per sincerarsi delle sue condizioni.

    Basta poco e l'attenzione ritorna sul Valzer Numero Due in rapida dissoluzione prima di ritornare sul Numero Uno, la cui dedizione non lo ferma dal combattere nonostante fosse l'ultimo rimasto del trio. Nel vederlo prepararsi, il Lupo farebbe leva sulle quattro zampe per rimettersi in piedi e recuperare una postura quantomeno stabile, artigli ben piantati sul terreno e muscoli di pura oscurità tesi per contrattaccare, sguardo fisso sul suo bersaglio e labbro superiore sollevato a mostrare l'affilata dentatura: più che per difendere se stesso, il primo istinto è quello di scattare verso il Valzer ed impedire che possa nuocere ad Aisha.

    Sarebbe anche successo, se solo un nuovo arrivo non avesse cambiato le carte in tavola, fermando il Valzer ancor prima che possa agire.


    Tutto ciò che può fare al momento è tenere gli occhi fissi sul nuovo Heartless giunto e su come, con la sola imposizione delle mani, non solo dissolve il Valzer Numero Uno, ma riesce anche ad assorbire l'essenza dei tre, facendole sue. Potrebbe essere un campanello d'allarme per tutti, eppure non è un senso di minaccia e pericolo che Kaito percepisce, ma quasi di sicurezza, come se il nuovo arrivato non fosse lì per far loro del male, ma solo porre fine ad uno scontro inutile e scambiare quattro parole con loro. E' forse per questo che non sembra preoccuparsi quando il Doppia Lama viene curato, anzi, approfitta di quel breve lasso di tempo per muovere lenti passi in direzione di Aisha per riportarsi al suo fianco, alla sua sinistra.

    Ne ascolta il discorso, dall'inizio alla fine, senza interromperlo e senza staccare lo sguardo da lui nemmeno per un secondo, ma anziché rivolgersi a lui, è verso Kyros che muove ancora una volta lo sguardo, non potendo che prendere parila in risposta a quel che gli sentre dire
    "Sta zitto" commenta in un breve ringhio, più annoiato che aggressivo, facendo anche eco alla risposta che gli riserva Aisha
    "E' nella nostra natura, c'è chi la abbraccia e c'è chi si ribella... la vita è una lotta costante, cacciatori e prede, nulla di più" lascia cadere il discorso, senza soffermarsi più del dovuto sulla questione.

    Solo adesso può dedicarsi alla sua Nessuno e solleva il muso verso di lei per guardarla in viso, donandole un breve cenno di assenso con il capo
    "Andiamo, mio caro agnello" conferma, salvo poi dirigersi insieme al gruppo verso la foresta per raggiungere la città di partenza, mai abbandonando la sinistra di Aisha e mai abbassando la guardia, sebbene di tanto in tanto l'attenzione salga verso il cielo stellato che si estende infinito sopra le loro teste.

     
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    La battaglia era finalmente giunta al termine. Era stata estremamente dura e combattute, molto di più in confronto a quelle che aveva affrontato finora. In fondo non aveva affrontato i soliti Heartless, ma creazioni di Ailani in persona. Probabilmente tra le migliori che avevano avuto modo di vedere fino a quel momento. Aveva sentito parlare delle creazioni del signore dei Heartless a Burgess oltre agli abomini che trovarono in quel posto, tra cui una Tifa orribilmente mutata. Nessuna di quelle creature sembrava però in grado di parlare, ragionare e provare emozioni come aveva visto fare ai Valzer, oltre che usare letali magie di un livello cosi tanto elevato. Non pensava fossero le leggi della magia, come si erano definiti prima, ma in ogni caso erano veramente fortissimi. Probabilmente non sarebbe mai riuscito ad usare magie di quel livello, ma pensava che altri ci sarebbero riusciti. Non erano ad un livello irraggiungibile. Probabilmente quel mago del fuoco di nome Ged, avrebbe raggiunto il loro livello di magia un giorno ed era certo che Merlino fosse altrettanto forte anche di più...peccato che quel vecchio mago fosse cosi stravagante per quanto simpatico. In ogni caso lui non fece molto oltre lancaire a più non posso le sue magie di livello superiore, per continuare a danneggiarli sempre di più fino a farli mettere in ginocchio. Però sembrava funzionare più che bene, grazie anche ai suoi compagni che aumentavano decisamente la dose di danni che gli facevano. E infine come fece poco prima numero tre, anche numero uno cade lasciando cosi solo un ultimo Valzer da finire.
    Lo sguardo di Gilbert era serio e freddo. Aveva visto quella situazione tante volte nei anni, che fosse merito suo, del suo maestro o per qualche altro compagno occasionale non aveva importanza. Vide un altro nemico ormai arrivato al capo linea, con le spalle al muro e pronto ad esalare l'ultimo respiro. Infatti anche se Numero Uno sembrava pronto ad un nuovo attacco, era ovvio che la sua vita era arrivata al termine. Una cosa che lo lasciava con un serio disagio nel cuore. Una sensazione che aveva già provato in passato, ma mai per via di un Heartless. Le sue mani si erano già macchiate di sangue in passato. Certo la sua lama non aveva portato via poi tante vite e quelle che aveva tolto erano persone crudeli, senza alcuna possibilità di redenzione o possibilità di ricevere una punizione giusta per i loro crimini. Uomini e donne non diversi da Creed in fondo, anche se lui era decisamente il peggiore e anche il più forte che abbia mai affrontato. Però era la prima volta che sentiva quella sensazione di disagio, dopo aver affrontato un Heartless. Aveva eliminato tante creature oscure, che aveva da tempo perso il conto. Però gli facevano sentire le mani sporche di sangue lo stesso. Potevano essere persone crudeli dei veri e propri mostri, ma non l'aveva mai vista come una giustificazioni. Aveva il coraggio i macchiarsi le mani di sangue, ma questo non voleva dire che gli piaceva e che ci avrebbe mai fatto l'abitudine. Però quella era la prima volta che incontrava dei Heartless come loro, oltre ad Ailani ovviamente che aveva prevalentemente letto nei rapporti prima di quel giorno. Non erano solo bestie affamate di cuori. Erano in grado di provare emozioni, come rabbia, tristezza e ammirazione. Come quella che avevano dimostrato di provare più volte per il loro creatore, cosa che aveav sfruttato a suo vantaggio per farli sconcentrare...rischiando però di far lanciare una magia di livello superiore terribilmente pericolosa, ma aveva funzionato in qualche modo alla fine. In ogni caso non gli erano sembrati sotto il controllo di Ailani fin dall'inizio, gli erano fedeli per scelta...erano più simili ad Somebody che alle bestie che aveva affrontato fino a quel giorno. Certo alcuni avevano dimostrato atteggiamenti decisamente più umani e un raziocinio maggiore, ma loro erano su tutt'altro livello. Era per quello che si sentiva in quella maniera? Si era cosi. Si sentiva di nuovo le mani sporche di sangue, ma non aveva sbagliato. Lui era un guerriero, un Keyblader e un soldato di Radiant Garden. I Valzer invece erano Heartless, creature create da Ailani che avevano accettato di assecondare il genitore e combattevano per l'esercito di Fastus. Non poteva finire in nessun'altra maniera, soprattutto dopo che li avevano attaccati senza alcuna esitazione. Erano dei criminali e lui non aveva sbagliato ad eliminarli, ma qualcuno la pensava diversamente.
    - Vivi...- Sussurro con occhi sbarrati per un momento prima di ritornare calmo e finalmente capire la situazione. Fin da quando aveva visto il primo Valzer aveva pensato avesse un aspetto familiare, ma non aveva ancora visualizzato Vivi come risposta a quella sensazione di familiarità. Forse perché non ricordava poi tanto bene il piccoletto di Twilight Town, forse perché voleva ignorare l'evidenza e non aver capito subito che si trattasse di un Heartless quel giorno allo struggle, ma in fondo la gente temeva lo guardava ancora con timore pensando fosse un Heartless...Aveva pensato fosse nella stessa situazione. Riusciva anche lui a perdersi in un bicchiere d'acqua. Comunque non badò molto ai suoi stessi pensieri e ragionamenti, come alle parole dei suoi compagni che gli sembravano quasi rumore di statico. Riusciva a pesare solo alle parole di Vivi alla sua critica e al suo moralismo, fatta contro di loro. Una cosa che non poteva accettare. Non perché non capiva le sue parole o perché odiava gli Heartless. Il suo odio per loro era sparito quando aveva scoperto la loro natura e che ad aver organizzare l'attacco di conquista a Radiant Garden era stata Malefica...un nome, una garanzia. In ogni caso era stanco di essere trattato come se fosse lui il cattivo. Non si considerava un eroe o qualcosa di simile, in molti lo accusavano di esserlo e di comportassi come tale, ma lui era solo un guerriero. Comunque schiocco la lingua alle sue parole rivolte in maniera particolare a lui, che gli dicevano che c'erano mostri ben peggiori degli Heartless.
    - Non ho bisogno che me lo ricordi...Ho ucciso dei veri mostri nella mia vita e sono scappato dal peggiore di loro per anni, ma nessuno di loro era un Heartless...ma dimmi Vivi cosa avrei dovuto fare? - Aveva detto con tono pacato e serio mentre guardava il piccolo Heartless, prima che se ne andasse via per sempre. Se non voleva più rivederlo almeno voleva che prima che se ne andasse lo ascoltasse e sentisse le sue ragioni. Non voleva avere ragione, convincerlo ad unirsi a loro o fare in modo che si schierasse dalla loro parte. Voleva solo parlargli...in qualche modo sembrava l'unico Heartless con cui avrebbe avuto una conversazione decente nonostante la situazione...i Valzer e Ailani non contavano e il lupacchiotto...beh, con lui non era andata bene dall'inizio.
    - Nemmeno io vi odio. Vi combatto solo per poter proteggere gli innocenti e i mondi dalla vostra fame, ma non vi ho mai combattuto con odio o disprezzo come quello che provo per Creed o per quel Kirito. Ho pensato che anche voi in realtà desideraste la purificazione dei vostri cuori, ma evidentemente mi sbagliavo a pensare che lo voleste tutti. Se ci fosse un modo per liberarvi dalla vostra fame di cuori e dalla vostra forma bestiale, sarei felice di aiutarvi e fare in modo che questa eterna lotta finisca...ma non posso permettere che lo scempio che il tuo creatore sta generando tra i mondi. Era sincero al idea di trovare un altra soluzione che non fosse continuare quella battaglia infinità, che si rendeva conto poteva finire solo con la loro sconfitta. In fondo Vivi aveva ragione. Loro c'erano da prima di noi e ci sarebbero stati anche dopo la loro scomparsa, per certi versi gli Heartless erano creature eterne come la luce e l'oscurità di cui erano fatti. Erano troppi in confronto a loro e i Keyblader non erano molti, per quanto continuavano ad aumentare. Comunque non avrebbe mai accettato i metodi di Ailani.
    - Hai detto che tuo padre vi avrebbe liberati, ma su quante persone dovrà passare prima di riuscirci? Quanti innocenti dovranno morire, quante aberrazioni dovrà creare, quante Burgess dovranno nascere...secondo te Tifa meritava di diventare la Nidiata? - Non sapeva nemmeno se Vivi sapesse di chi stava parlando o se sapesse quanto meno di Burgess, ma le parole uscivano come un fiume in quel momento, era come inarrestabile eppure temeva che le sue domande sarebbero state lasciate senza alcuna risposta. Comunque non aveva ancora finito con il suo stupido monologo.
    - Pensa pure che sono un ignorante se vuoi, ma io non ho sbagliato. Non ho sbagliato a combattervi per tutti questi anni e non ho sbagliato a combattere ora contro i tuoi fratelli oggi...Non sono l'eroe della storia, ma non sono nemmeno il mostro di cui dovete avere paura. Sono solo un guerriero che vuole mantenere un po' di equilibrio in questo universo...e magari chi sa? Prima o poi mi ricompenserà...magari mi aiuterà a salvare i miei figli. - Continuo con uno sguardo un po' assente in quel momento per via delle sue ultime parole, come se il turbine di emozioni avesse preso il sopravvento su di lui e gli avessero fatto uscire parole che non voleva pronunciare. Cerco pero subito di tornare con i piedi per terra.
    - E...per quanto può valere mi spiace...con loro non poteva finire altrimenti, ma tu non hai fatto nulla di male e spero tu continui cosi Vivi. Lo spero davvero...Andiamo via ora. - Avrebbe detto alla fine calando un attimo la testa verso Vivi come a porgergli le sue condoglianze, anche se si rendesse conto fosse orribile come cosa. In fondo era colpa sua e dei suoi compagni se i Valzer erano spariti, ma lui conosceva la sensazione di perdere un fratello. E' stato convinto per anni che la sorella fosse morte per colpa dei Heartless come la madre, ma per quanto l'avesse miracolosamente ritrovata ricordava ancora il dolore della perdita. Infine avrebbe accettato di andare via. Avrebbe chiarito ai suoi compagni che non avrebbero dovuto parlare di Vivi con nessuno soprattutto a Radiant Garden, non voleva che qualche genio del male andasse a cercarlo solo perché era un Heartless. Lo avrebbe chiarito soprattutto a Kyros che gli sembrava il meno propenso ad ascoltare una simile richiesta che sembrava più un ordine a dirla tutta. Se non fosse stato per la perdita del suo ruolo di capitano, avrebbe quanto meno usato la sua posizione a suo vantaggio per quanto sarebbe servito. In ogni caso sarebbe tornato al villaggio senza dire nient'altro e sarebbe successivamente tornato a Radiant Garden. Aveva bisogno di riposare e di rivedere Shyvana.
     
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    Il Guardiano della Luce.


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    Gli occhi di Ailani scrutavano un paesaggio desolato. Cenere grigia cadeva sul terreno come fiocchi di neve; sopra di esso, il cielo violetto si estendeva a perdita d'occhio, lacerato e dilaniato da lampi oscuri che baluginavano con la disperata veemenza di un ultimo respiro.
    In quel paesaggio, il suo cuore era inquieto. Emozioni si agitavano e scuotevano, estirpate da quella terra di cui aveva smarrito la memoria nei millenni; il suo petto era stretto in una morsa artigliata, un invisibile pugnale si rigirava fra le sue costole. Percorse leghe sterminate di quel mondo giovane ed embrionale, i cui singulti ancora dovevano manifestarsi nell'infinità del cosmo. Ad ogni suo passo una chiazza oscura, come olio nero, si riassorbiva nella cenere e svaniva alla sua vista. Passarono parecchie ore, o secondi, prima che arrivasse ad una zona dove c'era qualcosa.
    Cinquanta armi tra bastoni, lance, spade, archi e pugnali erano conficcate a distanza di due metri l'una dall'altra, formando un'unica grande schiera come una muraglia tra lui e il resto del mondo. Ai piedi di ognuna di esse, un elmo metallico giaceva in silente guardia. Sollevò lo sguardo verso il tetto di un palazzo inesistente, la sua sclera si annerì facendo brillare le iridi dorate; una sottile e traditrice lacrima nera discese lungo la sua guancia sinistra, disperdendosi nella cenere. I suoi pugni si strinsero con impotente rabbia. Qualcosa che ben conosceva si era manifestato, il frutto indiretto di anni di studi; e un tradimento che non aveva anticipato ad opera di chi gli era più vicino.
    Sul suo viso si dipinse un sorriso amaro.

    "Non v-volevo... che lo vedessi ora."

    La vocetta di Vivi arrivò alle sue orecchie, stridula ed enfia di tristezza. Ailani si voltò a fissare la sua creazione, la cui stessa presenza in quella bolgia infernale rappresentava una sconfitta.
    "L'hai fatto tu?" domandò, più per dire qualcosa che per esprimere un dubbio. "In così poco tempo?"
    "Era già tutto qui." Vivi annuì, tenendo lo sguardo basso. "I tuoi amici ricordavano tante cose."
    Ailani guardò meglio all'orizzonte. I Monti del Sole si estendevano ad Ovest come pinnacoli d'alabastro, zanne dorate che si scontravano col cielo rubicondo del mattino. Il fiume che da lì partiva come un nastro d'argento e madreperla si snodava lungo il regno fino al mare, costeggiato da tanti piccoli canali e campi sterminati che coloravano d'oro e smeraldo, cobalto e porpora tutta la terra intorno ad esso. Grandi palazzi bianchi di marmo e granito, di calcare e arenaria, vegliavano su miriadi di case più piccole affollate intorno ad essi come pulcini. Brillavano sotto il sole, come un arcobaleno.
    Ma poi Ailani riaprì gli occhi, e dinanzi a lui ci fu solo cenere.
    "Questo mondo doveva restare nell'oblio." disse il Signore degli Heartless. "Perché vuoi farmi ricordare?"
    "L-loro non lo v-volevano!" protestò Vivi. "Capiscono perché lo hai fatto. Ti hanno seguito p-proprio per questo!" strinse i pugni inguantati, lo sguardo nascosto dalla tesa del cappello. "Ma s-sono passati duemila anni, C-Creatore. Loro... v-vogliono andare avanti."
    "E' così, eh..." Ailani fissò le armi piantate in terra. "E la loro idea per farlo è tornare indietro?"
    Vivi scosse la testa. "Avanti. Con una seconda possibilità..."
    Ailani sospirò. "E rigettare questo mondo nell'universo una volta completo? Sarebbe solo parte del ciclo. Oscurità e Luce si affronterebbero sul suo suolo. E una volta che i Somebody ci metteranno piede faranno quello che gli riesce meglio: rovinarsi la vita da soli, pugnalarsi alle spalle, tradirsi e mentirsi a vicenda fino a richiamare l'Oscurità. E a quel punto ci daranno la colpa della loro rovina."
    "No."
    Ailani fissò Vivi incuriosito. "No?"
    "Questo mondo non sarà per i Somebody." disse Vivi. "Qui... qui è dove andremo... quando ci avrai liberati."






    Il viaggio attraverso la foresta proseguì senza eventi degni di nota. Ogni tanto gli sarebbe parso che occhi aguzzi li scrutassero da dietro gli alberi, ma niente uscì allo scoperto per aggredirli e gli abitanti si riprendevano d'animo man mano che le luci di Villeneuve si facevano vicine.
    "Dio del cielo! Quasi non ci speravo più!"
    Andrée, accompagnata da un manipolo di miliziani del villaggio, accolse entusiasta l'arrivo dei loro salvatori. Notando anche la grande quantità di gente che si trovava alle loro spalle, chiunque avesse visto il ritorno dei cinque guerrieri esultò con grida ed esclamazioni di gioia che riecheggiarono fino alla foresta; poiché sembrava che una grande quantità degli abitanti rapiti fosse ancora viva.
    "Ne conto..." Andrée fece un rapido calcolo. "Almeno trenta. Questo vuol dire che non ci hanno mandato addosso tutti quelli che hanno rapito..." mise le mani ai fianchi, con un sospiro stanco. "Andate a riabbracciare i vostri cari! Ci sono mogli, mariti e figli che aspettano di riabbracciare le loro famiglie, forza!"
    Mentre gli abitanti rapiti claudicavano e si riversavano nel villaggio accolti dai loro parenti e amici preoccupati e felici di riaverli indietro, e il dolore per le perdite serpeggiava fra di loro, Andrée rimase con i cinque combattenti. Fece loro cenno di seguirla; li avrebbe condotti verso una tettoia ancora affollata di mappe, il luogo da dove aveva coordinato la difesa del villaggio fino ad adesso.
    "Non potete immaginare quanto vi sia grata." disse, e si sarebbe seduta. Avrebbe versato a tutti loro un bicchiere di vino (e una ciotola, per Kaito) già il cui odore sembrava sorprendentemente buono. "Un regalo del Re Adam." disse con un sorrisetto. "Per festeggiare il suo ritorno ad essere umano ci ha regalato mezza cantina Non so se pure al cagnaccio andrà bene il vino, certo. Posso fargli portare una ciotola di latte, per festeggiare!" ridacchiò. Sembrava davvero su di giri.
    "Ma immagino che una ricompensa sia d'obbligo." il suo tono si fece pratico e spiccio. "Secondo i regolamenti di Radiant Garden vi spetta un compenso in denaro. Per chi vuole, ci aggiungo una bottiglia!" rise. "Purtroppo questo è un piccolo villaggio e non posso darvi altro che gratitudine. Ma prima di andarvene raccontatemi che è successo là sotto, per favore. Il tizio che è venuto da lì ci ha fatto prendere un colpo, ma non ci ha lasciato il tempo di fargli domande."






    "Perché non li hai fermati?" chiese Vivi.
    "Li ho tenuti a freno per molto tempo, ma li faceva solo soffrire di più." rispose Ailani. Continuava a guardare le armi piantate in terra, gli occhi dorati persi nei ricordi. "Non importava che fossi soddisfatto di ciò che erano; sentivano la mia delusione per ciò che non ero riuscito a fare. Purtroppo l'hanno male interpretata."
    "E li hai messi sotto il controllo del Buffone?" chiese l'Heartless, incuriosito.
    Ailani rise. "Oh, no! Quel povero idiota lo hanno messo in mezzo loro per creare più Heartless."
    "Dov'è ora?" chiese Vivi,
    "Perché, vuoi ucciderlo?" il Signore degli Heartless alzò un sopracciglio.
    "N-no." si affrettò a rispondere, imbarazzato. "Ma v-voglio tenerlo d'occhio."
    "Non credo che servirà." Ailani fece spallucce. "L'ho lasciato nel nostro Rifugio. Da lì se ne occuperà Creed, o qualcun altro. Non m'interessa."
    Vivi esitò, torturandosi le mani. "Creatore..." mormorò. "Perché ti hanno deluso? Non vogliono dirmelo."
    "Non possono." precisò Ailani. "Non l'hanno capito. Non gliel'ho insegnato. Ci sono arrivati parzialmente da soli, però." un sorriso di triste orgoglio si dipinse sul suo volto. "Erano i tuoi fratelli, Vivi, dovevano essere come te. Ma non ce l'ho fatta. Qualcosa non ha funzionato... di nuovo."

    Sentì lo sguardo del piccolo Heartless su di sé. Erano seduti sulla cenere, sotto i lampi del cielo ametista. La sua attenzione era rivolta alle mani; Ailani aveva smesso da tempo di coprirle con i guanti, ed erano sempre più annerite e avvizzite, come carbone da cui scivolasse cenere nera. Se Fate non se n'era accorto era stato perché aveva spostato le proprie energie a coprire il viso e le mani.
    "Saremo nemici per sempre...?" disse Vivi. "Noi e loro?
    "Per sempre è un concetto molto ampio." disse Ailani. "Immagino tu abbia incontrato quel povero mentecatto. Il suo mondo è qui da qualche parte, ma ci vorrà tempo per sapere se tornerà alla luce."
    "Non solo lui." disse Vivi. "Anche altri. Vari pareri. Sono tutti convinti di essere nel giusto."
    "Perché lo sono." disse Ailani, facendolo voltare di scatto con sguardo sorpreso. "La nostra specie li caccia e uccide appena mettono piede fuori dai loro nidi caldi e pieni di luce. E lo stesso fanno loro con noi. Chi ha cominciato, mi chiedo..." sospirò. "Ma ormai è inutile farsi certe domande. Il disprezzo tra le nostre specie è endemico e radicato nella nostra stessa natura."
    "E io?" chiese Vivi. "Io non ho fame, Creatore. Ho degli amici a cui voglio bene. E tu... tu hai un amico Somebody!"
    Lo sguardo di Ailani si incupì. "Chissà... non sapeva chi fossi. E immagino che adesso anche lui mi veda solo come un errore da correggere. Un povero mostro da salvare."
    "E... lo siamo?" le mani di Vivi si strinsero alle ginocchia.
    "E' colpa del lupo se caccia la pecora?" chiese Ailani. "E' colpa del leone, se caccia la gazzella?" sbuffò. "Il nostro conflitto è regolato da leggi vecchie come l'universo. Siamo nemici naturali, niente di più e niente di meno. L'oscurità, la luce... concetti che ci vincolano e ci impediscono di vivere appieno. Per questo il mio studio deve andare avanti."
    "Ma il tuo studio fa così tante vittime!" esclamò Vivi, scattando in piedi. "Burgess! Jungle of Wolves! Il tuo lavoro continua a dare ragione a quelli che ci vedono solo come mostri!"

    Ailani guardò la sua creazione con un sorriso dolente. Si alzò a propria volta, carezzando l'elsa della spada che apparteneva a uno dei suoi Vicari. "L'universo non baderà a qualche Somebody in meno. O qualche Heartless." lasciò andare l'arma. "Venire qui mi ha ricordato perché ho iniziato tutto questo. Né Heartless né Oscurità dietro la nascita di Ailani, no. Solo Somebody. Solo la loro insensata, virulenta e animalesca brama di potere. Odiavano che un ragazzino li comandasse; e hanno sparso così tante maldicenze su di me da rivoltarmi contro il popolo che volevo guidare con rettitudine. Ricordo il dolore di quella notte. Ricordo la mia preghiera mentre sprofondavo nell'oblio. Ricordo la gioia della vendetta. L'euforia nel sentire le loro urla sofferenti mentre strappavo i loro arti uno ad uno e li facevo strillare come maiali al macello." Vivi indietreggiò leggermente, come se un'aura oscura si fosse impadronita del suo Creatore rendendolo gigantesco e terribile come una notte senza luna né stelle. "I Somebody! Così bravi a sventolare il loro dolore e così lesti a causarne! Lascia che ci vedano come mostri, che ci odino, che ci temano. Che il loro terrore impedisca loro di dormire la notte e di pensare al futuro. Se sterminare ogni Somebody di quest'universo mi dasse la soluzione che cerco per la nostra liberazione allora li massacrerei tutti. Fino all'ultimo bambino."
    "E se non occorresse?" mormorò Vivi in un tremito. "Se non ci fosse bisogno di tutto questo dolore...?"
    "Allora non lo farei, ovvio." sbuffò Ailani. La nube nera che parve circondarlo passò, e il Signore degli Heartless parve incurvarsi e diventare più vecchio e stanco che mai. "Sono passati duemila anni, la mia rabbia si è estinta da tempo con la mia fame. E forse sono vicino alla soluzione."
    "Davvero?" lo sguardo di Vivi s'illuminò, ma fu solo un breve lampo. Poiché l'espressione di Ailani era rimasta grave e cupa. "Creatore...?"
    "Se Fastus riuscirà nel suo intento, non sarà necessario." disse con un sorriso che non si estese ai suoi occhi. "Ma se dovesse fallire... allora la mia ricerca sarà l'unica speranza per la nostra specie. Ma ho degli obblighi verso Fastus." guardò la propria mano avvizzita, stringendola con un crepitio. "Combatterò per lui. E morirò per lui; non credo, nemmeno al pieno delle mie forze, di poter reggere contro la piena potenza dei Keyblader. Ce ne sono troppi, li abbiamo lasciati proliferare."
    "Ma se tu morissi, Creatore..." Vivi tremò, ma quando Ailani si voltò verso di lui, i suoi occhi erano sinceri e pieni di una speranza inusuale.
    "Non me ne andrò senza adempiere al mio compito. E quando morirò sarai tu a guidarli." disse, mettendogli le mani sulle spalle. Il piccolo Heartless spalancò gli occhi, incredulo. "Nessun altro è più degno di te, Vivi. Tu guiderai un popolo di Heartless liberi verso il loro destino. E le atrocità di questi tempi svaniranno nelle nebbie della storia."



    Sono sufficienti due risposte, ma potete anche rispondere tutti.
    Ricompense al prossimo post!


    Edited by Evan Gallaway - 22/5/2022, 14:42
     
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    Pareri discordanti, echeggianti come una melodia frastornante che incespicava su sé stessa, nel tentativo di darsi senso. D’altronde la musica non era solamente un continuo ripetersi di note sparse emesse da diversi strumenti, poiché necessitava di una componente fondamentale: armonia.
    Peccavano di ciò.
    Lo avevano dimostrato più volte, in più momenti, dal primo scontro nella città al loro vagabondare nella foresta, giungendo al duello stesso contro i Valzer, terminato con il loro successo grazie ad un colpo fortuito. Forse non era così, ma nella sua logica rivedeva uno scenario con poche via di uscita: se quell’Heartless dall’aspetto di bambino non fosse intervenuto, qualcuno di loro sarebbe morto, schiacciato dall’ennesima magia del Valzer. Sicuramente i Cacciatori avrebbero sbraitato dicendo che loro se la sarebbero cavata, aggiungendo, con alta probabilità, che anche senza un braccio avevano subito una sola ferita. Normale si disse il Generale, per quanto non sapé dire cosa l'avesse portato a quella conclusione. Chi lo interessava di più era Gilbert: aveva ignorato tutti i presenti e si era rivolto direttamente al loro salvatore, quasi come se lo conoscesse personalmente.
    Aveva pronunciato molti nomi che non conosceva, come Tifa, la Nidiata, Burgess, Vivi. Vivi era forse la creatura? Allora Doveva conoscerlo per davvero. Ed il suo discorso filava, aveva un senso ed un ragionamento dietro che difficilmente poteva essere intaccato da un’altra logica come la sua.
    Erano stati loro ad attaccarli. E Villenueve aveva risposto, proteggendosi. Era forse ingiusto che la gazzella corresse via dal leone? Un giorno poteva vivere uno, ma l’altro era destinato a morire. Un’eterna caccia. Tali domande, però, non erano il fulcro dei suoi pensieri. Ciò che gli interessava realmente, al momento, era la presenza di quel ragazzo all’apparenza così insignificante, ma proprio per tale motivo, ricco di domande: che arma possedeva e com’era capace di creare Heartless attraverso essa? Lui ed Ailani erano indubbiamente alleati, altrimenti l’avrebbe ucciso davanti a loro, ma vi era stata una reazione disgustata da parte del Divoratore di Mondi non indifferente. Quindi che correlazione vi era fra loro?
    Camminavano per la boschiglia francese, il Generale assorto nei suoi pensieri mentre la mano corvide tastava le frasche verde scuro degli alberi. La foresta appariva ora meno cupa di prima e le stelle sembravano guidare tutti loro lungo un cammino privo di ostacoli o di eventi significanti. Chissà se vi sarebbe stata qualche altra “pigna”, nascosta in quei rami.
    Passò in rassegna, con uno sguardo fugace, tutte le vittime salvate da una sorte indegna: non tutti loro, certamente, avrebbero desiderato una nuova vita, bastava guardarli. Uomini e donne, ancora scossi dalle stesse figure che li avevano salvati o alla traumatica esperienza di rimanere gelati nel tempo a lungo, i cui visi apparivano contornati da un leggero sorriso, un lieve…
    Calore.
    Howell si toccò il petto, quasi stesse cercando qualcosa. Non vi era nulla e lo sapeva fin troppo bene. Eppure, anche solo per un’istante, aveva sentito quegli stessi sorrisi stringersi attorno al suo petto.
    Ah, Gilbert, Gilbert. Ci vorrebbe proprio qualcosa da bere. Di forte, indubbiamente, non ne sentirei il gusto altrimenti! Non trovate anche voi?” Si voltò verso Kyros ed Aisha, ignorando la presenza di Kaito. Non poteva di certo pensare che un lupo bevesse alcol. Si sarebbe rivolto nuovamente ai due Somebody. “Ahimè, temo che però sarà una pausa temporanea. Radiant Garden deve sapere al più presto di quel ragazzo e di quella spada. Conto ovviamente sul nostro Keyblader preferito.
    Avrebbe dato una pacca sulla spalla di Gilbert, nonostante sapesse che molto probabilmente il Cavaliere non avrebbe gradito un simile contatto fisico. Dopo poco tempo, decisamente meno rispetto a quello che avevano speso all’andata per raggiungere la cripta, giunsero ai confini della città. Con gioia e grida di festeggiamento, ciascuno di loro venne trattato da eroe, mentre sopravvissuti e combattenti si riunivano in abbracci, pianti, ma anche lacrime silenziose, per la mancata presenza di tanti altri che probabilmente se ne erano andati.
    Quante famiglie pensate di aver distrutto?
    Una frase che ancora riecheggiava nella sua testa. Andrèe fece segno a ciascuno di loro di seguirla, facendoli avvicinare ad una tettoia. Osservandola durante il suo avvicinarsi, avrebbe riconosciuto quello che era un classico tavolo strategico, ricco di mappe appunti e, com’era consono, pedoni. Non era stata la prima notte d’attacco per la città, in fin dei conti.
    Quando la donna gli porse il bicchiere da vino, lo prese delicatamente, iniziando a smuovere con dolcezza il liquido al suo interno con semplici, fluidi, gesti di polso. Un’usanza che aveva imparato durante le boriose comitive della ShinRa.
    Secondo i regolamenti di Radiant Garden vi spetta un compenso in denaro. Per chi vuole, ci aggiungo una bottiglia!
    Mio fratello penso proverebbe a folgorarmi alla vista di una bottiglia di vino in casa! Rifiuto cordialmente l’offerta, la ringrazio.” Si poggiò al muro, mentre con la mano libera accennava appena un rifiuto. Il pensiero dello sguardo gelante di Yami quando aveva semplicemente osato stapparsi del vecchio gin rimasto abbandonato da anni lì in qualche credenza lo aveva preso molto alla sprovvista.
    Ma prima di andarvene raccontatemi che è successo là sotto, per favore. Il tizio che è venuto da lì ci ha fatto prendere un colpo, ma non ci ha lasciato il tempo di fargli domande.
    Howell si bloccò ed il suo volto si direzionò verso la donna.
    Oh? Qualcuno che è venuto da dove siamo venuti noi? Ce lo saprebbe descrivere, per cortesia? E’ abbastanza importante.
    Una semplice frase era già di per sè ricca di indizi: innanzitutto, chiunque fosse questa figura, aveva annunciato a tutti loro dove si trovavano e probabilmente qualche altra informazione. Questo era qualcosa da dover chiarire. Se fosse stato Vivi, con quale velocità li aveva preceduti? Certamente, poteva aver usato un varco oscuro. Non avrebbe lasciato intendere che poteva conoscere l’individuo che era arrivato prima di loro. Inoltre se fosse stato un Heartless, gli abitanti non si sarebbero fermati a domandare.
    In ogni caso, penso che l’onore di descrivere cosa sia accaduto spetti al nostro Keyblader.” Fece un leggero cenno del capo. “L’avevo detto, non ho intenzione di sfruttare il mio titolo anche qui. Quindi… Gilbert, fai le tue cose da Keyblader.” Ondeggiò la mano quasi a farsi aria.
    Quando l’uomo o chiunque degli altri avrebbe terminato il suo discorso, Howell avrebbe alzato il calice porto da Andrèe e si sarebbe schiarito, teatralmente, la voce.
    Signori, propongo un brindisi. Ad un sipario che si chiude, le ultime parole di una storia giunta al suo termine. Tragedia, duello e famiglie infrante. Oggi ricorderemo questo giorno come un momento di crescita, forse, o lo lasceremo trascorrere nella sabbia del tempo. Fossi in voi, però, lascerei che la tragedia dei Valzer diventi anche la vostra: oggi non hanno trionfato Heartless, Somebody o Nessuno. Oggi hanno scritto la parola fine Aisha, Gilbert, Howell, Kaito, Kyros e chi è sopravvissuto. Alla conclusione di un’opera e l’inizio di un’altra. Cin cin!
    Era un’usanza.
    Erano passati anni dall’ultima volta che lo aveva fatto. Si alzò appena la maschera, lasciando che la bocca fosse appena visibile, per bere due dita del vino offerto: aveva appena il ricordo di ciò che un tempo beveva.
    Ma dov’erano coloro con cui l’aveva condiviso?
     
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    Il cavaliere della luce

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    Erano in viaggio per tornare al villaggio finalmente. Non era mai stato cosi stanco e depresso dopo una missione che era finita tra l'altro con la loro vittoria. Avevano sconfitto i Valzer e protetto il villaggio ed erano riusciti a salvare molti degli abitanti. Certo in molti erano morti o tramutati in Heartless dalla spada di Kirito, ma avevano fatto di tutto per portare in salvo almeno loro. Potevano andarne fieri quello era certo, ma non riuscire mai a salvare tutti...era abbastanza pesante soprattutto per lui. La sua esperienza gli aveva insegnato che era impossibile salvare tutti, ma che l'importante era salvarne il più possibile. Eppure una parte di lui non poteva far altro che pensare alle famiglie, senza più un padre o una madre di quel villaggio. In più il dicorso fatto da Vivi lo stava tormentando. Aveva dato la sua risposta al piccolo Heartless, ma non ricevere alcuna risposta solo più pensieroso. Si aspettava di non ricevere alcuna risposta, ma comunque sentiva un vuoto dentro di se. Non potevano davvero trovare alcun punto d'incontro? Gilbert sentiva di non aver sbagliato, ma non voleva puntare il dito su Vivi e la sua gente. Però dovevano fare qualcosa per le continue macchinazioni di Ailani, come gli altri membri dell'esercito di Fastus che non smettevano di generare scompiglio nell'universo. Però uscito dall'orbita di quel mondo si sarebbe semplicemnete diretto a Radiant Garden, per fare rapporto sulla missione e ovviamente per stare un po' con Shyvana. Aveva bisogno di stare un poco con lei, prima di muoversi per iniziare la sua di missione. Però doveva ancora andare in ricerca di alleati disposti ad aiutarlo, per salvare i suoi figli dalle grinfie di Creed. Avrebbe chiesto ad Eileen e Evan, ma era impssibile chiederlo ad entrambi. La sua sorellina aveva il suo lavoro da comandante da continuare e l'altro era andato semplicemente via, e ovviamente non voleva andare a Port Royal a recuperarlo. Ovviamente sapeva che si trovava li. In fondo in momenti disperati si può solo tornare a casa...e perché Evan faceva delle scelte prevedibili. In ogni caso nel mentre del viaggio era silenzioso, si limitava a guardare di tanto i tanto gli abitanti per verificare stesserò tenendo il passo e che fossero tutti. Comunque sembrava stare andando tutto bene, almeno fino a quel momento.
    - Penserò io a fare rapporto al Comandante e spiegargli di Kirito e anche di Vivi, ma su quest'ultimo preferisco limitare le informazioni. Il Comandante sicuramente non avrà nulla da ridire, ma preferisco che Vivi rimanga segreto all'interno dell'esercito. Ovviamente come vi ho già detto prima, dovete mantenere il segreto. Non voglio che qualche idiota vada a cercarlo. - Aveva detto in risposta al Drammaturgo con il suo solito tono pacato, anche se decisamente più assente. Aveva anche ignorato le sue parole sul bere qualcosa di forte. Gli dava ragione certo e in quel periodo aveva anche preso la brutta abitudine di bere oltre che di fumare, ma dubitava che avessero roba abbastanza forte per lui. Arrivati al villaggio però trovarono Andrée felice di vedere loro e i suoi compaesani ancora vivi e propose loro di bere qualcosa per festeggiare e chiese informazioni sulla missione. Majora sbologno lo spiegone a lui ovviamente, affermando che non voleva sfruttare ulteriormente il suo titolo di generale.
    - Titolo che qui non vale nulla. Questa è una missione per Radiant Garden, non per Midgar...tecnicamente non sei nemmeno un nostro soldato, sei più un avventuriero in cerca di fama Drammaturgo. - Aveva detto sempre con voce pacata per poi sorseggiare un po' di vino, che per quanto buono non aveva di certo molto effetto su di lui. In ogni caso dopo la frecciatina a Majora, Gilbert inizio a spiegare la situazione senza tralasciare nessun dettaglio utile. Parlo anche delle misteriose creature che trovarono nella foresta e disse che avrebbe mandato qualcuno ad indagare appena tornato, ma non sembrava nulla di ostile per quanto inquietante e strano. Volle omettere di Vivi non sapendo se la persona che l'aveva preceduti si trattava proprio del piccoletto. Detto questo non si uni al brindisi, ma bevette il suo bicchiere dopo le parole di Majora. Se non ci sarebbe stato altro da aggiungere avrebbe salutato tutti i presenti cordialmente e avrebbe augurato il meglio ad Andrée e i suoi paesani, saluto ovviamente anche i suoi compagnia prima di andare.

    Gilbert accetta la bottiglia di vino in regalo
     
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    Mentre era indaffarato ad assistere gli ostaggi di Villeneuve, Kyros non poté fare a meno di ascoltare le elucubrazioni di Aisha, la Nessuno cacciatrice. Il suo punto di vista era distaccato ed inumano, velato come qualsiasi altro suo discorso di una certa immancabile accondiscendenza.
    Preso com'era dal suo compito ad un certo punto non le prestò più attenzione; finché la creatura non lo appellò direttamente.
    – Cosa vuoi? – rispose piuttosto stizzito. Se gli avesse propinato un altro discorso senza senso avrebbe dato di matto lì sul posto.

    Nonostante le aspettative e ascoltando con attenzione un senso tuttavia c'era: Il senso di un essere senza emozioni ed empatia. Il senso di una fiera dotata di parola.
    – Bah... – disse solamente in risposta all'ultima frase della Nessuno. Avrebbe potuto ribattere che in ogni caso che la differenza tra il Lupo e coloro che avevano combattuto era quasi artificiale, visto che “cacciare per divertimento i propri simili” non era meglio di “rapire, uccidere e nutrirsi di persone innocenti”.
    Ma non aveva l'energia per farlo ed ogni caso, come ogni tipo di discussione imbastita con creature con una mentalità simile, tutto quanto si sarebbe ridotto a niente più che un monologo unidirezionale. Non aveva più voglia di nutrire l'altrui complesso di superiorità.

    Anche se...
    Una parola gli era rimasta suo malgrado ad aleggiare sui suoi cupi pensieri come uno spettro: Sopravvivenza. Aisha aveva fatto luce su una prospettiva naturalistica, per così dire, che prevedeva la divisione del mondo in due categorie: Predatore e preda.

    Se c'era qualcosa di confortante nella parola “Mostro” era che metteva una sorta di straordinarietà all'Oscuro Male che stavano affrontando, e che opposti ad esso ci fossero eroi che lo combattessero e persone comuni da difendere.

    Preda e Predatore invece... implicavano un ordine naturale. Come fosse stato assolutamente normale che gli Heartless si nutrissero dei Somebody, e che così sarebbe stato fino alla fine dei tempi;
    Che tutti loro fossero solo pecore al pascolo e che il lupo sarebbe giunto all'orizzonte a portarsene via qualcuna, senza che le vittime potessero fare nulla. Perché loro erano preda, indifese contro il predatore.
    Una visione della vita terrificante e disperata, che voleva rifiutare ad ogni costo...
    Non era questo il senso del discorso di Aisha, ma alcune sue parole avevano gettato nuove ombre più sinistre nella mente provata del mago.

    – Vai a fare in culo – ringhiò invece di risposta a Kaito. Ormai la missione era finita e non doveva fare più finta di ignorarlo. Se forse la capra umanoide si poteva tollerare, l'Heartless era semplicemente di troppo.
    Per fortuna i due non avrebbero seguito il resto del gruppo.

    Ad un certo punto, mentre si avviavano, Majora gli si avvicinò. Non indossava più la maschera, bruciacchiata e rovinata a causa di più di un incontro ravvicinato con le applicazioni dirette della differenza di potenziale elettrico. Il chiarore della luna illuminava i suoi lineamenti acuti e perfetti, di una bellezza fredda, eterea e quasi innaturale.
    Il Nessuno gli pose una mano sulla spalla, e Kyros, un po' messo in soggezione, non poté fare a meno che sussultare.
    Il Generale lo interpellò e, mossa che lo sorprese alquanto, si scusò con lui. Dunque procedette a raccontare e la sua storia, e rivelare non solo di essere un Nessuno (Cosa che già aveva capito) ma anche di essere un Ayazaki. Ed in effetti, adesso che lo guardava bene, c'era qualcosa che gli ricordava Yami. Non poteva essere semplicemente una coincidenza.
    C'era tante cose che avrebbe voluto argomentare con lui, ma forse era meglio lasciare stare.
    Howell, quello era il suo nome, si era avvicinato a lui e gli aveva chiesto perdono, e ciò l'aveva colpito nel profondo. Non poteva dimenticarlo facilmente.
    “Oh, vedi adesso se un uomo deve mettersi a piangere”. Disse commosso, al limite delle lacrime.
    – Be', se così stanno le cose, Howell... devo dire allora che sei un pessimo Nessuno – disse il mago, con un sorriso innocentemente beffardo, e tentando di nascondere un nodo alla gola.
    – Perché sono convinto che c'è un cuore in te. Piccolino forse, ma c'è –

    Dopo una breve marcia nella foresta dove Kyros aiutò come poté illuminando il cammino con la sua magia, finalmente ritornarono alle alte case dal tetto spiovente di Villeneuve.
    Ci fu un gran clamore, ed il mago osservò con un largo sorriso in faccia i sopravvissuti gioire e riabbracciare piangendo i loro cari.
    Quello spettacolo fu probabilmente troppo per lui, perché adesso le lacrime gli erano salite prepotentemente agli occhi e non c'era più modo di trattenerle.
    Perciò, si ritrasse di nascosto dalla baraonda generale mentre Andreé conversava con i suoi compagni verso un angolino scuro delle case, con una mano premuta alla bocca nel tentativo di non farsi scoprire dagli altri.
    Lì, solo e poggiato ad un muro, versò lacrime dolcissime per coloro che avevano ritrovato la strada di casa e amarissime per chi l'aveva persa, oramai forse per sempre.

    Poco più tardi quando pensava ormai di averne abbastanza, ritornò dai suoi compagni ed amici, che lo stavano probabilmente. Li avrebbe trovati a festeggiare e ad aver servito qualcosa da bere.
    – Oh! Siete qui allora. – disse, con gli occhi rossi e gonfi, facendo la recita di chi si fosse perso “per caso” nella confusione. – Che... che bevete? –
    Quando la Capitana gli porse un bicchiere con dentro un liquido scuro dal forte odore tannico, Kyros se lo portò al naso.
    – Cos'è? – chiese sbadigliando, genuinamente incuriosito della bevanda che gli avevano servito. – “Vi-no”?
    Non lo conosceva, però aveva l'impressione che fosse alcolico.
    Si mise a sedere su una sedia, osservando il Generale Majora che proponeva un brindisi. Confuso ma contento, alzò il bicchiere senza rispondere al “cin-cin”.
    E dopo l'ennesimo sbadiglio, e senza neanche potersi bagnare le labbra, il povero mago chiuse gli occhi di Città di Mezzo si appisolò sulla sedia ed il bicchiere in grembo.
     
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    "C'è una bella vista qui." disse Ailani, in piedi sul parapetto.
    Sotto di loro, Twilight Town si estendeva e stiracchiava come un gatto addormentato, case e strade si inerpicavano sulle colline stringendole dolcemente in grinfie di asfalto e mattoni. Vivi parve felice del suo apprezzamento.
    "T-ti piace?" chiese il piccolo Heartless, sventolando il proprio gelato.
    "Più o meno." disse Ailani, dando un altro morso al proprio ghiacciolo. "Non capisco perché tutti ci impazziscano dietro."
    "Perché è buono!" disse Vivi. "E perché l'estate di Twilight Town fa schifo."
    Ailani sbuffò un sorriso. "Sono abituato a caldi peggiori." diede un altro morso al gelato. Alcuni piccoli Shadow stendevano le manine artigliate, curiosi, tentando di afferrarlo; Ailani tolse il bastoncino e lo divise in varie parti, lasciandone giusto una piccola per sé. Gli Shadow parvero apprezzare, rosicchiando contenti l'alimento. "Perché mi hai portato qui?"
    "N-non lo so." ammise Vivi. "Ho... tante cose a cui pensare. Quello che hai detto..."
    "Ho detto tante cose." disse Ailani.
    "E n-non mi sono p-piaciute." confessò Vivi. "Io? Guidare gli He-Heartless? P-per favore! E poi..." fissò tristemente quel che rimaneva del ghiacciolo. "Gli Heartless non cucinano, Creatore. N-Non ne abbiamo bisogno." Ailani alzò le sopracciglia, confuso da quell'affermazione. "Ma questo gelato... è buono. E c'è un ristorante che fa tante altre cose buone. Lo Struggle è divertente. E..."
    "Arriva al punto, Vivi." disse Ailani con gentilezza. "Quell'affare si sta sciogliendo."
    Vivi diede due rapidi morsi al ghiacciolo. Fece un verso acuto di disapprovazione, intirizzendosi, prima di continuare a parlare. "Non puoi dire che vuoi s-sterminare i S-Somebody." disse a pugni stretti. "Hanno d-diritto di v-vivere. Quanto noi. E poi... noi non esistiamo s-senza di loro, no?"
    "Non so." ammise il Signore degli Heartless. "Nessuno sa quando sia nato, o come, il Primo di Noi. Una grande Oscurità che ha assunto coscienza? Un Somebody corrotto?" scosse la testa. "Ma come ti ho già detto, non voglio iniziare inutilmente uno sterminio. Odio i Somebody, per regola generale; Fate e Nita sono eccezioni, non la regola. Ma sono tanti. E noi pure. Condurre la mia specie a sterminare la loro comporterebbe perdite che non posso sopportare. Se troveremo un modo di vivere separati, ne sarò contento."
    "Sarebbe bello..." mormorò Vivi, chinando il capo. "Essere tutti amici."
    Ailani sorrise, carezzandogli la testolina.
    "Forse tu ci riuscirai, Vivi."






    Andrée ascoltò il resoconto di Gilbert con attenzione, il suo viso contratto dal rammarico.
    "Che razza di avventura." commentò, bevendo un sorso. "Ah, non preoccupatevi per quelle cose! Padre Michel ci ha parlato molto prima degli attacchi degli Heartless, non sono cattive. Il loro capo, o padre, o quel che è, a quanto pare c'entra qualcosa con l'incantesimo lanciato dalla strega tanto tempo fa. Non è tornato umano, sempre che lo sia mai stato, ma si limita a stare nel bosco e non ci dà fastidio se noi non ne diamo a lui. Grazie comunque per la preoccupazione, Keyblader, e perdonami! Mi ero completamente dimenticata di lui." sospirò, scuotendo la testa. Con tutto quello che aveva da fare al villaggio era già tanto che si ricordasse ancora come si chiamava, doveva dire. "Ma una controllatina al bosco la darei volentieri."
    Quando sentì il nome di Kirito, il bicchiere di solido vetro le si frantumò in mano; Andrée imprecò sonoramente, facendo girare diverse persone; ma lei fece giusto un cenno con la mano pulita.
    "Spreco di buon vino." ringhiò, pulendosi sulla giacca. Non sarebbe stata una macchia di vino a fare la differenza su quel povero tessuto, ormai. "Scusate. Conosco quel figlio di puttana, è venuto qua poco prima che iniziassero gli attacchi. Con quell'aria da bravo ragazzo si è messo a dire che avrebbe risolto lui la questione e si è portato quattro persone dietro, tra cui una poveraccia, Maribel, che si era presa una sbandata per lui. Nessuno di loro è tra gli abitanti che avete salvato. Maledetto bastardo." si versò il vino in un bicchiere di peltro lì vicino. "Spero che le prendiate, e che lo facciate strillare come un maiale prima di farlo fuori."
    Una volta terminato il racconto, accettò il brindisi. "Heartless, Somebody, Nessuno... l'universo è diventato all'improvviso troppo grande. A New Orleans mi preoccupavo solo di portarmi a casa la pagnotta. Queste persone qui? La maggior parte di loro non sa nemmeno cosa sia un Heartless e lo hanno scoperto a caro prezzo. E mi dite che pure loro hanno famiglie, legami..." sospirò. "E' praticamente una guerra a chi viene sterminato prima. Che universo di merda in cui viviamo! Ma finché campo, intendo proteggere queste persone da qualsiasi seccatura. Heartless, Nessuno, n'importe quoi, non m'interessa. Villeneuve ha già sanguinato abbastanza. Queste persone meritano di meglio."
    Mandò giù il suo bicchiere.
    "Il tizio? Non ho idea di chi fosse." spiegò. "Era alto e con lunghi capelli neri. Aveva un cappotto e una spada bizzarra, come quella che hai tu." indicò Majora. "Ma soprattutto, era bianco come un cencio e parlava come se la voglia di vivere lo avesse lasciato da secoli. Ha detto che Villeneuve non correva più pericoli e se n'è andato da dove siete arrivati voi; non lo abbiamo più visto. L'ho pure inseguito, ma non mi ha dato retta e io ero troppo stanca per farmi altre domande."
    E questo, bene o male, concludeva quella storia. Andrée li salutò e ringraziò di nuovo, concedendo a chi lo avesse permesso anche una vigorosa pacca sulla spalla. Ognuno era libero di tornare alle proprie faccende, o di restare ad aiutare se lo desiderava, poiché i lavori sarebbero partiti immediatamente una volta che tutti gli abitanti si fossero ripresi e rifocillati a dovere.

    L'alba che seguì illuminò Villeneuve di luce dorata. I segni della battaglia troneggiavano su case e strade come cicatrici aperte, le barricate sfondate erano ancora tese verso il bosco come mani tese in monito verso una minaccia che ormai non c'era più; e lontano dal fervente cicaleccio degli abitanti, e dal frastuono delle riparazioni, la chiesetta abbandonata tornava silenziosa, disabitata. I pochi Heartless che ancora vi dimoravano, persa ormai ogni figura di comando, rifuggirono la luce del sole e svanirono da quel bosco per mai più farvi ritorno.






    Kirito cadde a terra, tremando. Lividi andavano formandosi sul suo corpo. Una grossa ferita non curata troneggiava ancora sulla sua spalla; quella al fianco lasciatagli da Gilbert faceva male e minacciava di riaprirsi.
    Tossì. Aveva freddo. Una mano ossuta dalle dita affusolate lo afferrò per i capelli e lo sollevò come se non pesasse nulla.
    "Sembra che il tuo potere non possa essere rubato." La donna dai capelli neri si leccò le labbra insanguinate. Vicino a lei, un uomo di chissà dove giaceva morto con la sua spada ancora conficcata in petto. Kirito le afferrò debolmente il polso e cercò di rantolare di lasciarlo andare. Lei non gradì e lo tirò verso il proprio ginocchio. Sentì il viso inondarglisi di sangue. "Non ti ho dato il permesso di parlare." sibilò. Sentì la sua lingua sulla guancia; la donna emise un verso di disgusto e lo lanciò per terra come un sacco di patate.
    Kirito riuscì a malapena a gemere di dolore. "Sorella!"
    "Morene." un'altra donna. Tutte bellissime e tutte maledettamente inquietanti. Kirito pensò che avere in mano la propria spada e squarciarsi la gola poteva essere una buona soluzione. La nuova arrivata aveva i capelli d'argento ed era vestita di rosso.
    Aspetta.
    Morene?
    La traditrice?
    Non ricordava nulla di com'era arrivato lì. Quando l'aveva morso, quella tizia? Anche se più che morso gli aveva direttamente squarciato mezza spalla come un pacco di patatine. La vista gli si annebbiava. Quanto sangue aveva perso?
    "Porta questo animale al castello." disse Morene. "Lavalo, dagli da mangiare e mettilo all'opera."
    "Chiedere perdono sarebbe più facile, sorella." disse l'altra donna. "Non puoi vincere."
    "Lo deciderò io!" sibilò Morene, apparendo di fronte alla 'sorella' in un battito di ciglia. "Io sono la Capofamiglia dei Vellondim, Carmilla. Io deciderò cos'è meglio per i Vampiri. Se non ti va bene vattene in disgrazia e lasciati morire di fame. Qualcun altro ti ha già imitata."
    Carmilla si limitò a guardare Morene con uno sguardo indecifrabile; delle mani lo afferrarono senza riguardo per le sue ferite, e si sentì precipitare in un varco oscuro. L'oscurità bruciava la carne scoperta; chi lo trascinava rideva di lui, ma le loro voci erano eco lontane. E prima di arrivare a destinazione, ferito e sanguinante, Kirito perse i sensi e di quel viaggio non vide altro.


    La Quest è ufficialmente conclusa.
    Grazie a tutti per aver partecipato! Qui di seguito le ricompense.

    Gilbert Walker - 2500 MD, Avanzamento Stopra, +5 Mana o Stamina
    Howell 'Majora' Ayazaki - 2500 MD, Avanzamento Aeroga, +5 Energia, +1 Livello Arma
    Kyros Anushirvan - 2500 MD, Avanzamento Luxga, +5 Mana o Stamina
    Aisha Oceiros - 2500 MD, Avanzamento Thundaga, +5 Energia, +1 Livello Arma
    Kaito Oceiros - 2500 MD, Avanzamento Aerora, +5 Energia , +1 Livello Mutazione
     
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