La serietà del ruolo

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    Vi era qualcosa di confortante nel dialogare in quel luogo con qualcuno. Oltre ad essere un luogo confortevole e la cioccolata ad essere deliziosa, si sentiva stranamente a casa. Non era come a Radiant Garden, al suo primo incontro con Charles, ma era qualcosa di più vicino al suo Cuore: non era una sensazione completamente positiva, ma allo stesso tempo non riusciva a far meno di pensare che aveva bisogno di parlare. Honoka era sicuramente la persona adatta a parlare di tali argomenti, non solo per la sua conoscenza, ma anche per il suo diretto coinvolgimento nelle battaglie contro Fastus. La conoscenza di ciò che accadeva non era sufficiente. Aveva peccato più volte di superbia in qualcosa che non aveva vissuto direttamente, seppur con basi fondate, e sentire direttamente da qualcuno il dolore che stessero provando sul campo di battaglia era differente.
    Se poi si era nella situazione stessa di Honoka, non vi poteva essere dolore più grande se non di vedersi sottratti un proprio caro sotto i propri occhi. La fortuna che Yami ebbe fu quella di non assistere direttamente ad un evento cruento: semplicemente, un giorno, tutta la sua famiglia non vi era più. Anni fa i suoi genitori, mesi fa i suoi nonni materni. Ed ora che aveva ritrovato le proprie forze, ritrovato quei baluardi di luce che poteva definire fratelli, tutto sti stava disgregando nuovamente, a causa delle sue insicurezze.
    Eppure era lì.
    Ricercava conforto, qualcuno con cui parlare, che fosse capace, alla fine, di avere una conversazione in cui la violenza non sarebbe mai stata una risorsa necessaria. Non era solo quello il motivo, certamente. Ma la realtà era una sola: aveva paura. E la paura l’aveva bloccato a terra incapace di reagire alle parole di Laozillo e Kyros come voleva. Un uomo cresciuto che si comportava come un adolescente ed un adolescente che voleva comportarsi da adulto.
    Si era sentito inutile, come se le sue parole fossero state assorbite dalla rabbia che si era scatenata in quella conversazione. Ed ora, fra l’odore del cioccolato fondente ed il pacato tepore della locanda, lentamente, aveva risentito la necessità di accettare il suo dolore, di parlare apertamente della situazione che sentiva dentro di sè.
    Ed ora, dopo tutti i discorsi con Honoka, aveva ammesso, che sì, era spaventato dal suo sistema. Ancora una volta, la gentilezza e l’empatia di quella ragazza si dimostrarono formidabili.
    Sai, posso capirti in un certo senso…
    Si ridestò dalle sue conclusioni, scuotendo appena la testa: quante volte aveva perso la concentrazione durante quei discorsi?
    Io e Nagisa, al tempo la mia migliore amica, ci siamo buttate insieme in questo Universo, così, quasi per gioco.
    Oh, beh, anche io.” Non specificò cosa intendesse dire. Ma il ricordo di quella prima avventura a Port Royal, fra Key, Yuki, Akari in taverna ed il successivo furto della nave, gli rubarono un piccolo sorriso. Certo, non ricordava perfettamente come fossero arrivati a ritrovarsi la nave affondata. O perchè quell’assurdo ragazzo dai capelli ramati avesse iniziato a dire cose su “quanto fosse pericoloso” o “che non rispettava le regole”. Ma ciò non importava più oramai.
    Anche la giovane di Shibuya si sfogò, andando a sottolineare quanto insignificante si fosse risentita davanti ad alleati e nemici di incredibile potenza. Si intristì appena a sentire come la giovane non si fosse sentita abbastanza speciale nel suo stesso gruppo.
    Sono brava solo a pensare, a pensare troppo, oserei dire.
    Ridacchiò appena, annuendo come se comprendesse una simile considerazione.
    Yeah, overthinking. Lo comprendo bene.” Sorrise il giovane, sistemandosi i capelli e drizzando la propria schiena. Tutto quel tempo ingobbito sul bancone del locale non facevano bene alla sua postura.
    Ma non c’era tempo per poter ridere di ciò. Il semplice pensiero della perdita di Nagisa e l’uso di quelle stesse esatte parole con cui aveva descritto il suo desiderio di strapparsi il cuore… Lo congelò sul posto. Vi si stava creando una connessione, un insieme di cose che li accomunava e rendeva simili, troppo simili. Che fosse il destino di tutti i ricercatori e scienziati, coloro che trovavano la conoscenza prima di tutto? Una simile idea lo travolse, portandolo a riflettere intensamente: se così fosse stato, era ancora una volta il Fato che li aveva riuniti in quella locanda. Da come la raccontava, la compagna di Honoka gli ricordava molto un’altra persona che conosceva molto bene.
    Mia sorella direbbe lo stesso. Sembra che lei e Nagisa abbiano molte cose in comune, oltre che alla passione per la cioccolata calda.” Sorrise appena. “Allora è una cosa comune associare braccio e mente. Ah, il mondo ha bisogno di più persone come noi di fianco a loro.”Il risolino che seguì fu rinfrescante.
    Essere abbastanza, essere capaci di soddisfare le proprie esigenze e superare i dubbi del passato. Fu come per un attimo, ma vide quella Luce. Si sbalordì lui stesso. Era qualcosa che aveva già notato con sua sorella: di come negli occhi delle persone, le proprie ambizioni si materializzassero. Si sentì quasi costretto ad abbassare lo sguardo, per non venir accecato dalla grandezza dei suoi motivi.
    Sai, Honoka, la vedo. La tua ambizione, dico. Hikari, mia sorella, aveva avuto spesso una simile visione della cosa. Anche se è differente da quello che intendo io. Ma…” Chiuse gli occhi, mantenendo comunque il sorriso. “ Hai ragione. Se rimanessimo solamente a contemplare ciò che sbagliamo, non potremo mai andare avanti. La tua fiducia mi fa sentire meglio… Grazie.
    Osservò il locale, notando come ormai la proprietaria si stesse preparando per poter pulire il locale.
    Forse dovremmo andare. Anche se onestamente, non ho idea di dove andare. E’... ancora un po’ presto per me per andarmene.” Voltò poi lo sguardo fuori dalla finestra, per poter vedere le condizioni meteo esterno. “Spero che per te il freddo non sia un problema. Io… non mi ritengo un tipo freddoloso, ecco. Non solo perchè prediligo le magie di ghiaccio, ovviamente. Diamine, questa battuta faceva più ridere nella mia testa.
     
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    Quando si aiutava gli altri, si aiutava anche sé stessi… Honoka ne era convinta, ora più che mai. Parlare con qualcuno di così affine a lei, confrontarsi con problematiche e preoccupazioni così simili, era come guardarsi allo specchio: una versione di sé sofferente, che aveva un disperato bisogno di aiuto. In questo senso, parlare a lui era quasi come parlare a sé stessa. Quella stessa gentilezza ed empatia che difficilmente si riservava a sé stessi, era molto più facile donarla agli altri. Si voleva sempre il meglio per le persone a cui si voleva bene, dimenticandosi che quello stesso atteggiamento andava regalato pure alla propria persona in primis. Quello scambio a cuore aperto, davanti ad una tazza di cioccolata calda, aveva un che di terapeutico.
    Sì, loro due erano proprio degli overthinker. Si ricordava di quel termine sentito durante le lezioni di inglese, e mai aveva pensato che parola fosse più azzeccata. Era quasi comico come lei e Yami si assomigliassero, entrambi coinvolti in un duo di mente e braccio: Honoka e Nagisa, Yami ed Hikari. Sì, ci aveva visto lungo, davvero Nagisa ed Hikari sarebbero andate molto d'accordo. Il fatto che lei avesse lo stesso nome della Pretty Cure che si era aggiunta al duo originale del manga, aveva un che di ancora più comico! Sicuramente non aveva lo stesso cognome… A proposito, non si era presentato per bene! Non sapeva ancora il cognome di Yami, finora lo aveva chiamato sempre per nome senza accorgersene, forse aiutata dal fatto di sentirlo così vicino in un certo senso, come se già fossero amici stretti ormai.

    Quella piccola risata da parte sua fu a dir poco rinfrescante. Era contenta di essere riuscita ad aiutarlo, ad essere fonte di ispirazione per lui!
    - Sono così contenta!- affermò infatti subito dopo, in seguito al suo ringraziamento. - Parlare con te mi ha aiutato tantissimo.- aggiunse poi, per fargli capire che lui non era l'unico ed esserne uscito quasi rinato da quella conversazione.
    Si ritrovò a riflettere sulle sue parole… Non aveva mai pensato di essere una ragazza così ambiziosa, ma in effetti forse aveva proprio ragione. Lei puntava a crescere come persona, approfondire le proprie conoscenze, indagare sulla connessione tra Scienza e Magia in modo da creare una nuova corrente di sapere che non avesse precedenti! Avvicinarsi alla Verità, carpirne i segreti, creare tramite questa un futuro radioso in cui tutti potessero vivere in pace e in armonia, chissà! Il suo prossimo passo in effetti era proprio recarsi a Radiant Garden, curriculum alla mano, e chiedere udienza alla comunità scientifica del posto, per cercare di entrare a farne parte, e chissà, cercare un confronto ed accrescere reciprocamente le proprie conoscenze! Diventare una brillante scienziata, cambiare il futuro, vincere qualche Premio Nobel, perché no…
    Sì, in effetti era proprio ambiziosa. Quella presa di coscienza fu alquanto strana, ma la inorgoglì. Le fece apprezzare la persona che era… Quella stessa fiducia che riponeva in Yami, avrebbe fatto del proprio meglio per riporla anche in sé stessa, d'ora in poi.
    Sorrise alla battuta del ragazzo. Un senso dell'umorismo imbarazzante, un'altra cosa che accomunava gli studiosi a quanto pare… E la propria predilezione per l'elemento del Ghiaccio?
    - Se vuoi puoi accompagnarmi alla mia Gummiship, potremmo chiacchierare un altro po' di fronte ad una tisana. Ti va?- gli propose, per via del fatto che il locale avrebbe chiuso a breve e che necessitavano di un nuovo posto dove continuare la loro conversazione. Se avesse accettato, si sarebbe alzata dal posto e sarebbe andata alla cassa a pagare per entrambi. Dopodiché avrebbe ringraziato la donna, scusandosi ancora per il disturbo e l'ora tarda, e salutandola sarebbe uscita dal locale.

    Una volta fuori al freddo ed alla neve, si strinse nel proprio cappotto. Si voltò verso il ragazzo, pronta a riprendere la conversazione.
    - Non sei l'unico a prediligere la magia del ghiaccio, a quanto pare. Tutte queste coincidenze cominciano ad essere assurde!- sorrise lei, in una mezza risata. C'era però gioia nella sua voce, segno che quella affinità la stava rincuorando più di quanto non stesse dicendo apertamente. - E a dir la verità, non solo il ghiaccio…-
    Avrebbe alzato infatti lo sguardo sopra di sé, perdendosi nel blu notte del cielo, lo stesso colore dei propri capelli per ironia. La neve continuava a scendere dolcemente, un fiocco le si posò sulla punta del naso, rilasciando una scarica di brividi lungo tutto il suo corpo. Rise, a cuor leggero.
    Alzò le braccia al cielo, cercando di concentrarsi. Le faceva strano ricorrere alla magia senza trasformarsi effettivamente prima. Sapeva che non era nulla di reale, ma solo una abitudine che si portava dietro ancora dai tempi delle Pretty Cure, una sorta di regola implicita delle majokko di ogni tipo. Come se, i propri poteri fossero più deboli senza la propria trasformazione. Un limite solo mentale, lo sapeva bene.
    Allargò le braccia, come a voler aprire ed estendere qualcosa sopra di sé. Una cupola invisibile, una magia che avrebbe inglobato lei ed il ragazzo in una bolla protettiva. Sopra di essa, la neve avrebbe iniziato ad accumularsi, un leggero strato bianco che li avrebbe avvolti come una soffice coperta. Inspirò a fondo, per lasciarla andare. Un nuovo gesto delle mani, ed una leggera brezza iniziò a vorticare intorno a loro trasportando quegli stessi fiocchi di neve e creando una piccola bufera concentrata in uno spazio sferico. Infine, avvicinando poi le mani davanti al petto quasi in un gesto di dono, quei fiocchi si riunirono tutti in un punto: il vento si fermò, e d'un tratto un cristallo di ghiaccio iniziò a galleggiare pigro sopra i propri palmi, ruotando sul proprio asse per farsi ammirare in ogni sua angolazione. In uno sbuffo, lo lasciò andare, ed il ghiaccio si sciolse in tante gocce d'acqua che si riversarono sul suolo. Ansimava un poco, segno che comunque le era costata una certa fatica e concentrazione mantenere tutte quelle magie e susseguirle in così poco tempo.
    - Ho una predilezione per il Ghiaccio, ma anche per il Vento e… per gli incantesimi difensivi?- esitò nel nominare l'ultima parte, non era sicura di come riferirsi a quel tipo particolare di magia. - Mi riescono con facilità, come se mi impiegassero meno energie… Non so perché.- ammise, un po' in dubbio. Che fosse perché erano magie molto più affini alla propria personalità? E non perché aveva letteralmente uno scettro che ne dimezzava i costi??
    - Ultimamente mi sto trovando molto bene anche con la magia dell'Acqua, ma ho ancora molto da esercitarmi…- si riscosse appena, come ricordatasi di qualcosa di importante - A proposito di incantesimi affini al proprio Cuore, ricordo che Nagisa ancora una volta era tutto l'opposto rispetto a me. Fuoco e Tuono erano i suoi elementi! E come me, anche lei stava riscoprendo ultimamente una certa affinità con la Terra… Eravamo proprio come Sole e Luna, no?- scherzò lei, sulla propria differenza.
    - E tu?- chiese infine al ragazzo, un sorriso fiducioso sul suo volto - Hai qualche incantesimo con cui ti senti più affine?-

    Honoka usa prima Reflera, poi Aerora, ed infine Blizzara. Conclude il tutto con un Idro. Che nel combattimento non potrebbe mai fare tutte queste azioni, ma facciamo finta che sì, in forma dimostrativa si può tutto ahahah
     
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    Le coincidenze erano ciò che scindevano credenza e realtà: il semplice affidare tutto al Fato o al Destino di qualcuno era qualcosa che andava a separarsi dalla normale logica scientifica che vi doveva essere in queste situazioni. Come poter non considerare che però vi fosse qualche forza invisibile che avesse permesso l’incontro di quel giorno. Forse era realmente l’inizio di una serie di eventi che avrebbe portato da qualche parte.
    Dove essa fosse o che cosa essa dovesse significare per lui, gli era certamente ignoto, ma non poteva negare che, se avesse incontrato altre persone come Honoka, ciò non avrebbe fatto altro che giovargli. Forse il futuro non era così terribile come voleva pensare.
    In fin dei conti, sia lui che la giovane di Shibuya avevano trovato numerosi punti di contatto, ma non solo per quanto riguardava le loro ideologie, ma anche sulla loro “compagnia”: Hikari e Nagisa sarebbero potute essere grandissime amiche, anche solo per le similitudini che possedevano.
    Cambiavano i nomi, ma vi era comunque qualcosa che univa tutti sotto un unico cielo. I mondi, alla fine, erano uniti in qualche modo. Un’oscurità illuminata, una luce rabbuiata, il senso era sempre quello: un cielo in cui le stelle continuavano a splendere, indipendentemente da ciò che sarebbe potuto accadere. Era stata Hikari a farglielo notare e di per sè, oltre alla poeticità della cosa, aveva senso: erano tutti piccoli, sparsi per l’Universo, ma erano riuniti in un qualche modo. Anche questo Sistema di cui parlava Honoka, alla fine, faceva parte del grande cielo che era sopra le loro teste. In un modo o nell’altro, forse, sarebbe riuscito a scusarsi con Kyros e parlare con Lao di tutto ciò che conosceva senza problemi.
    Però, era forse egoista, per una sola notte, mandare tutti quanti al diavolo e godersi quella pace che stava raggiungendo? Eppure non riusciva ancora a distaccarsi da quei pensieri, da quel senso di colpa che non doveva appartenergli. Alla fine, aveva fatto solo da tramite.
    Al diavolo i pensieri. Forse due passi sotto la neve gli avrebbero fatto bene.

    Parlare con te mi ha aiutato tantissimo.
    Il giovane sorrise imbarazzato, borbottando sommessamente varie frasi di rito, quale un “Ma di che” o “Figurati”, visto che di per sè, Yami, non pensava di aver fatto nulla di che, se non di aver dato libero sfogo alla propria testa. Certo, vi erano ovviamente state delle restrizioni ed il modo in cui si era espresso era stato garbato, in fin dei conti. Il suo discorso sull’ambizione, inoltre, non aveva fatto altro che aumentare quella fiamma che risiedeva dentro gli occhi di Honoka, causando vampate varie, quasi riuscisse a leggere i ragionamenti della giovane. E nonostante il suo inesistente umorismo, in un modo o nell’altro era riuscito a farla sorridere, per cui era un grande successo.
    Se vuoi puoi accompagnarmi alla mia Gummiship, potremmo chiacchierare un altro po' di fronte ad una tisana. Ti va?
    Si ritrovò per un attimo spaesato a tale proposta, riflettendoci cautamente: aveva il diritto di disturbare ancora quella giovane? Un conto era passeggiare, anche contro il tempo stesso in cui si trovavano allo stato attuale, un altro era andare a disturbare direttamente l’abitacolo di una gummiship altrui. L’imbarazzo prese il sopravvento e soffuse parole balbettanti fu l’unica cosa che Yami riuscì a proferire.
    Beh, se non disturbo, sicuramente sarebbe la scelta migliore. Cioè, non so nemmeno se posso. O meglio, so che posso, me l’hai chi- Sai che ti dico, sì, cancella tutto quello che ho detto.” Giunse infine a tale conclusione massaggiandosi l’incavo del naso: che stupido.
    Al tentativo di Honoka di pagare per entrambi, Yami avrebbe provato a protestare come meglio avrebbe potuto, provando ovviamente a dividere il prezzo per entrambi: non gli sembrava giusto che la ragazza pagasse anche per lui.
    Permettimi Honoka, mi sembra scortese farti pagare anche per me!
    Chissà se in questa occasione avrebbe vinto.



    A differenza della ragazza, il giovane non provò nemmeno a coprirsi ulteriormente: non che i suoi abiti fossero i più adatti in quel momento, ma quanto meno era sufficientemente coperto per evitare di prendersi un raffreddore. Alzò il palmo della mano, com’era solito fare e lo voltò verso l’alto, per poter assaporare la sensazione della brina danzare su di esso. Era una sensazione che lo riportava indietro, ai tempi in cui era ancora all’inizio del suo viaggio: Arendelle, i mercatini, quella sensazione di naturale pace. Sorrise appena, chiudendo gli occhi, per poi concentrarsi sulle parole di Honoka.
    Non sei l'unico a prediligere la magia del ghiaccio, a quanto pare. Tutte queste coincidenze cominciano ad essere assurde!
    Nani kore?! Possiamo smetterla di avere così tante similitudini?” Gli venne da ridere, lasciandosi anche sfuggire un po’ di giapponese nella frase appena pronunciata: si stava lentamente lasciando andare.
    Lo spettacolo che venne poco dopo lo sbalordì nuovamente, trovandosi entusiasta nel vedere che grado di magie era riuscita a raggiugnere la sua compagna. I suoi occhi si riempirono di curiosità, le mani che fremevano nel raggiungere il taccuino per poter cogliere appunti nel mentre l’energia cristallina della magia di protezione, così familiare al suo sguardo. Brezze leggere, che scossero appena i suoi capelli neri, mentre trasportava con sè la neve che le girava. Ed intanto rideva, estasiato, colto finalmente nell’energia di quelle magie. Sì, era questo ciò che cercava! Non tanto potenza, quanto la forma stessa della magia dispiegarsi ai suoi occhi. Conosceva i loro nomi, sapeva come esse si muovessero intorno a loro. Aprì le braccia nel momento in cui il cristallo di ghiaccio si materializzò sulle mani della giovane e si mise ad applaudire quando le gocce raggiunsero il suono.
    Incredible! Simply incredible! Honoka, mia cara, hai energia da vendere! Reflera, Aerora, Blizzara ed Idro… Così tante magie assieme porterebbero chiunque non sia capace di mantenere i propri poteri sull’orlo! Il tuo è sicuramente talento, altro chè!
    A proposito di incantesimi affini al proprio Cuore, ricordo che Nagisa ancora una volta era tutto l'opposto rispetto a me. Fuoco e Tuono erano i suoi elementi! E come me, anche lei stava riscoprendo ultimamente una certa affinità con la Terra… Eravamo proprio come Sole e Luna, no?
    Per poco non scoppiò a ridere di nuovo.
    Ma davvero? Hikari è l’emblema dell’energia elettrica, è un fulmine su gambe! Certo, non l’ho mai vista usare magie di fuoco, ma ciò non toglie la possibilità che esplori anche quel ramo. Mio fratello maggiore Howell, invece, predilige le magie del vento.
    Hai qualche incantesimo con cui ti senti più affine?
    Si bloccò un attimo, come se fosse diventato di pietra. Si morse il labbro, il dubbio che lentamente risaliva nel suo cuore.
    Ecco… io…” Balbettò appena, ma osservando il sorriso della ragazza, non potè far a meno di pensare che valeva la pena. Ormai non aveva senso tornare indietro.
    Si strinse il ciondolo con il fiocco di neve e rievocò il proprio scettro, poggiandosi al suolo per poter concentrarsi. Chiuse gli occhi, inspirando a fondo: non voleva compiere una dimostrazione di superiorità, ma preferiva passare ai fatti in questo caso. Scosse appena la punta dello scettro e riaprì gli occhi, determinati ad agire.
    Admire the sky.
    Tracciò con la punta una linea curva sopra la sua testa, muovendo tutto il catalizzatore con sè: come per Honoka, un muro curvilineo si sarebbe proiettato sopra di loro, come tante piccole stelle di cristallo che si univano fra loro da luminescenti linee di un azzurro intenso. Inspirò a pieni polmoni, agitando ora lo strumento in senso opposto. Con una curva, avrebbe posto l’estremità perpendicolare al suo corpo, per poi innalzarla accompagnato dalla sua mano. Nere figure danzarono sulla gemma violacea in cima ad esso, per poi propagarsi e uscire a zanne scoperte verso il cielo, danzando fra loro.
    Unknown Darkness.
    Per lui era come un rituale, parole che non avevano un preciso senso e non potenziavano in alcun modo la sua magia. Ma gli permetteva di focalizzare, vedere ciò che voleva creare. E ciò che era uscito dal suo bastone erano due lupi che lentamente si deformavano in due lunghe linee orizzontali, distruggendo la barriera sopra di loro. Mentre la pioggia di cristalli cadeva, come polvere di diamante, attorno a loro, Yami provò a battere la punta del bastone a terra, provocando un impatto sordo con la neve sottostante. Per un solo attimo, cristalli e neve avrebbero iniziato a riunirsi sopra il bastone, lentamente. Un rivolo di sudore sarebbe sceso dalla sua fronte, mentre la stessa si corrucciava ed i suoi occhi si chiudevano lentamente in due fessure.
    Snow… Diamond…
    Ma la magia non riuscì. Spezzandosi con un cristallineo fragore di vetri infranti, tutto cadde al suolo, formando appena un misero cristallo di ghiaccio. Il mago sospirò, lasciando che esso si disperdesse nell’aria. Niente da fare nemmeno quella volta.
    Purtroppo non sono ancora in grado di formare magie di alto livello. Ogni qual volta provo a far evolvere la mia magia di ghiaccio, accade questo. Temo dovrò continuare i miei allenamenti.” Un piccolo sorriso malinconico si stagliò sul suo volto. “Spero che… la mia magia di oscurità non ti abbia colta impreparata. A questo punto credo fosse quasi scontato il mio… allineamento.” Ridacchiò appena, imbarazzato.
    Sperava quanto meno non lo cacciasse via.

    Yami usa Reflera e Darkra, ma fallisce nel creare Blizzara (per ovvi motivi :D) e quindi crea un misero Blizzard. Spero ti siano piaciute le descrizioni, nonostante non siano ai livelli di quelle di Ged pg AHAHA
     
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    Honoka si portò una mano alla bocca quasi a voler trattenere un'altra risata che genuinamente le scoppiò in petto alla reazione del giovane di fronte all'ennesima similitudine fra loro. Era così felice di aver conosciuto quel ragazzo, e di aver avuto il coraggio di rivolgergli la parola quella sera. Era una sensazione strana, ed allo stesso tempo confortante: era come se, a pelle, si fosse fatta largo dentro di sé la consapevolezza di aver di fatto avuto la fortuna –a dir poco sfacciata avrebbe voluto aggiungere!– di incontrare un animo così affine, e che questo non potesse significare altro che l'inizio di una meravigliosa amicizia tra i due. Un'amicizia che li avrebbe fatti entrambi crescere, uno scambio che li avrebbe portati lontani, un incontro che era sicura avrebbe lasciato un impatto positivo incredibile sull'universo negli anni a venire…
    - Quindi avevo ragione, tu sei giapponese!- commentò divertita all'uscita del ragazzo. Il funzionamento del linguaggio all'infuori del proprio mondo era un altro argomento che trovava assai interessante: dopotutto, ogni mondo aveva il proprio sistema di linguaggio, eppure fuori da esso in linea di massima la comunicazione rimaneva comunque accessibile per tutti, come se in realtà, all'insaputa di tutti i suoi interlocutori, vigesse una sorta di lingua comune… Questo ovviamente non era possibile, lei stessa si esprimeva come si sarebbe espressa nel proprio mondo natale! E come Yami stesso aveva dimostrato alternando frasi in giapponese ed inglese, su volontà dell'interlocutore, esso poteva comunque parlare la propria lingua, rendendo la comunicazione più ostica per chi non ne avesse avuto gli strumenti per capirla… Ciò che ipotizzava lei quindi, era che ci fosse di nuovo lo zampino dei Cuori di mezzo: come due radio che si connettono ed entrano in sintonia sulla stessa frequenza, in modo da poter comunicare la stessa lingua, purché in entrambi i Cuori ci fosse la volontà alla base di capirsi e farsi capire.
    - Però allo stesso tempo non hai conservato molte delle usanze tipiche dei giapponesi, quindi la mia ipotesi è che la tua famiglia sia originaria di Shibuya ma che si sia trasferita altrove prima della vostra nascita? Ci ho azzeccato forse…?- si ritrovò ad esporre i propri ragionamenti a voce alta, indice alzato al cielo quasi a prendersi gioco di sé stessa e far finta di essere una maestrina come spesso la rimbeccava Nagisa. - In effetti, non ti sei mai presentato bene. Yami…?- chiese, lasciando qualche secondo di vuoto dopo il suo nome quasi a volergli suggerire di completarlo con il proprio cognome. Ormai era tardi per mostrare un po' di educazione e rispetto nei suoi confronti dopo che l'aveva chiamato per nome per tutta la serata, tuttavia le interessava sapere chi avesse di fronte per intero.

    Diventò rossa come un peperone in seguito ai complimenti di Yami sull'utilizzo della propria magia. Cercò di disinnescare la situazione con qualche frase pre-impostata atta a mostrare una falsa modestia tipica giapponese, per poi realizzare che un simile comportamento poco avrebbe avuto senso se usato nei confronti di un ragazzo giapponese non vissuto a Shibuya. Perciò decise di stare in religioso silenzio ed annuire, imbarazzata.
    Ascoltò la descrizione di Hikari ed Howell e la loro connessione con la magia. Era interessante come ogni elemento si collegasse in qualche modo con la personalità del proprio utilizzatore: certo, una persona poteva imparare e padroneggiare ogni incantesimo, ma come in ogni cosa sarebbe stata evidente una personale inclinazione. Per questo le riusciva più facile immaginare Hikari come una ragazza energetica e vivace, ed Howell più come una figura forse misteriosa ed eterea. Le sarebbe piaciuto conoscerli, prima o poi.
    Anche Yami diede prova di incredibile maestria nella magia. La ragazza stessa seguì tutti i suoi movimenti con occhi sognanti.
    - È magnifico, Yami…- si ritrovò ad ammettere, e non c'era alcun cenno di scherno nella sua voce, ma autentica ammirazione.
    Negò con il capo, in risposta al timore del giovane di averla spaventata con la propria Oscurità. Poteva capire quella paura da dove si originasse, specialmente dopo la discussione avuta nella locanda… E lei ci teneva a fargli sentire di essere amato ed accettato, senza nessuna clausola.
    - Perché avrebbe dovuto?- gli avrebbe sorriso, dolcemente - L'Oscurità è solo l'altra metà della Luce, ed è presente in ognuno di noi. Non definisce in nessun modo la tua persona… non quanto ti definisca il colore dei tuoi capelli, ad esempio!- provò a scherzare la ragazza, nel tentativo di mettere l'altro a suo agio.
    Si portò poi un indice alle labbra, con fare pensieroso. Stava osservando lo scettro, mentre ripensava alla dimostrazione di poco prima. Qualcosa non tornava, in un certo senso le ricordava di come Yami stesso si fosse ferito da solo con la magia, poco prima nella locanda.
    - Riguardo alla magia di Ghiaccio…- riprese a parlare, dopo qualche secondo di riflessione - Io credo che dentro di te tu abbia già il potenziale per fare di più. Ciò che ti sta trattenendo sembra più una sorta di… limite mentale, oserei dire.-
    Si sarebbe avvicinata, scambiandogli con sguardo imbarazzato una tacita richiesta di assenso. Se Yami lo avesse permesso, Honoka lo avrebbe invitato a brandire ancora una volta lo scettro, poggiando entrambe le proprie mani sulle sue. Un gelo improvviso avrebbe pervaso i suoi palmi, trasmettendosi a Yami a sua volta.
    - Ricordi ciò che ti ho detto sul legame tra Cuore e Magia?- gli avrebbe sorriso incoraggiante, tenendo lei stessa gli occhi puntati sulla mano del giovane, temendo di incontrare il suo sguardo per l'imbarazzo. - Cosa significa per te il Ghiaccio, Yami? A quale ricordo od emozione è associato?- lo avrebbe invitato a riflettere, per poi continuare - Cerca di entrare in sintonia con l'Elemento, senza giudicarlo, né giudicare te stesso.-

    La presa sulla sua mano si sarebbe fatta più stretta, quasi gelida.

    - Attingi al tuo vero potenziale, Yami.-
     
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