Il Terrore dei Mari

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    Era stato uno strano sogno… Quando riaprì lentamente gli occhi, si accorse di essersi ritrovata ancora una volta a galleggiare priva di sensi. Era svenuta, di nuovo. Una volta tornata a Shibuya avrebbe dovuto contattare il proprio medico, cominciava a prendere in considerazione l'idea di avere problemi di pressione bassa.
    Si guardò intorno, cominciando a scorgere anche gli altri abitanti del mare. Poco a poco ricollegò tutto ciò che era successo, e la mole di informazioni la lasciò paralizzata per qualche secondo: fantasmi e persino Heartless li avevano affiancati, aiutando tutti loro a sconfiggere definitivamente la Dea non-morta! Una luce abbagliante, quello doveva essere il momento in cui tutti loro avevano perso i sensi… E quello che inizialmente pensava fosse stato un sogno, in realtà erano ricordi. Perché? Perché una Dea così orgogliosa aveva condiviso in punto di morte la propria conoscenza e i propri ricordi con loro? Era stato come essere lì presenti, come vivere l'esperienza nei panni della Madre delle Maree. Una situazione a dir poco alienante

    C'era qualcuno nell'antichità, qualcuno che andava a caccia di Eoni. Una persona così potente da poter sconfiggerne uno con estrema facilità. Per quale motivo? Apparentemente, la sconfitta di un Eone comportava ottenere il suo sigillo, un patto, una promessa di maggiore potere. Eppure quella Ombra non cercava potere, ma solo la morte degli Eoni. Chi erano le Ombre? Erano esseri umani? Le fattezze erano simili, ma l'incredibile forza di cui erano capaci, in grado di sopraffare una divinità, le facevano dubitare che di fatto fossero totalmente umani. L'Ombra aveva rifiutato il patto. L'Ombra era un… Keyblader?

    Si riscosse dai propri pensieri nel notare con la coda dell'occhio il tritone e la sirenetta che aveva salvato venir ora portati via da delle foche mediche. Sospirò per il sollievo, sorridendo poi con gratitudine. - Prendetevi cura di loro, ve ne prego.- avrebbe chiesto gentilmente alla principessa ed al granchio, mentre osservava da lontano i due Atlantidei. Era felice che almeno loro fossero sopravvissuti, e per questo augurava loro il meglio, che potessero vivere una lunga e felice vita negli abissi di quel mondo, ora che la pace sembrava essere tornata.
    Per fortuna sembravano avere una principessa con carisma, ed Honoka sentiva di potersi fidare di una ragazza come lei. Il mondo si sarebbe ripreso, sarebbe stato meglio, anche senza la Madre delle Maree, specialmente senza di essa. Fu proprio sulle note di quel pensiero, che una voce si introdusse nella propria testa, e poté solo immaginare che la stessa cosa stesse avvenendo in simultanea anche ai propri compagni: la Dea li stava ringraziando per averla liberata dalla cecità, e per quello donava loro parte del proprio potere. Un patto incompleto con un Eone. La ragazza si chiese fino a che punto fossero sincere quelle parole, considerando la personalità di quella serpe… Tuttavia, in effetti, non sapeva che tipo di dea fosse Leviathan nell'antichità: magari aveva sì l'arroganza tipica di una divinità, ma forse al tempo si occupava ancora dei propri fedeli? Forse era stata proprio la propria morte, la rabbia e l'ossessione per la vendetta che ne erano scaturite, ad averle impedito di abbandonare questo piano dell'esistenza in pace? Che la Leviathan che avevano conosciuto, spregevole fino al midollo, fosse stato a sua volta il risultato delle azioni di quell'Ombra dell'antichità? Troppe domande e così poche risposte, non poteva fare altro che avere buona fede in questo…
    La principessa in effetti chiedeva loro di spiegare cosa fosse successo. Era un ottimo momento per risolvere i dubbi che la attanagliavano.
    - Credo che il mio compagno sia la persona più adatta a far chiarezza su qualunque suo dubbio, principessa.- parlò dapprima con tono sconsolato ma comunque rispettoso nei confronti della sirena, facendo un gesto nei confronti di Yami. Lui aveva vissuto in prima persona le rivelazioni di Leviathan, era la fonte di informazioni più attendibile. - Per quanto riguarda me… Come Aylon qui presente, mi sono imbattuta a mia volta nelle vittime della Dea, che teneva imprigionate in uno dei cunicoli. Tramite un legame parassitico, continuava a sottrarre loro linfa vitale. Erano tutti tenuti a stento a vita… ma in realtà erano praticamente gusci vuoti ormai, come se fossero già morti…- esitava nel trovare le parole, al ricordo dell'orrore a cui aveva assistito - I-Io… Io ho provato a salvare due di essi. Sostituire quel legame con un altro, donare loro nuova linfa vitale. Un'azzardo pericoloso, perché stabilire una connessione con le sue vittime aveva significato mettermi io stessa nelle condizioni di diventare possibile nutrimento per quella serpe… Era stata dura anche solo resistere, non venirne risucchiata… Era stato uno scontro di Volontà, tra me e Leviathan. Non so nemmeno come ne sia uscita vittoriosa, ad essere sincera… E anche solo riuscire a salvarli, compiere quel piccolo miracolo, mi è costato tutto.- rivelò infatti, soppesando i pensieri in un'altra pausa carica di tensione. - Non ho ricordi di cosa sia successo dopo. Mi sono svegliata con Yami al mio fianco, il resto delle vittime era sparito.- ripensò ai fantasmi che li avevano aiutati, c'era un profondo senso di pace sui loro volti. Si voltò verso il compagno in questione: si erano ripromessi di parlarne, una volta usciti da quella situazione. - Yami, cosa è successo quando mi hai trovata? Ti sei occupato tu degli altri…?- gli avrebbe chiesto gentilmente. C'era amarezza nella propria voce, ma anche un profondo senso di gratitudine. Se davvero era stato lui a liberarli, si era sobbarcato sulle spalle una responsabilità che lei non era riuscita a prendersi.
     
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    La magia fluiva dentro ciascuno di loro. Flussi di acqua, incantesimi uniti in un’unica grande e concentrata magia. Un evento di cui Yami aveva letto soltanto nei libri, qualcosa che spesso gli storici trascuravano, ma che gli adepti rimarcavano spesso nei loro trattati. L’unione delle loro forze e di determinazione. Un canto unanime dei loro Cuori, in quel luogo che aveva visto fin troppe vittime sacrificali per lo spettro che un tempo era la loro sovrana e protettrice.
    Il loro non era un assassinio, tanto meno una vendetta per tutti i danni che avevano creato. Stavano liberando sì Atlantica dalla causa della propria rovina, ma era per portare la pace in una mente che aveva perso la ragione tempo addietro, prima ancora di quel giorno. Tutto era succube del tempo: neppure gli Dei scampavano alla morte e nemmeno alla follia. Il suo sguardo era un misto di emozioni, una tormenta di ghiaccio ed aria che tentava di dire tanto, ma le parole rimanevano rinchiuse in una cupola vetrata di paura e domande. Com’erano arrivati a quel risultato? Chi era stato così audace e folle da rifiutare il potere di un Eone?
    Coraggio!” Esclamò, ma sembrava più rivolto a sè stesso che ai propri compagni.
    Quando alzò il proprio bastone verso il cielo, per poco non lo lasciò cadere dalla sorpresa: non erano gli unici che stavano contribuendo a quell’attacco. Luci di un passato lontano ed ombre che non volevano essere dimenticate emersero dalle profondità marine, assistendo i loro colpi come meglio potevano. Addirittura altri Heartless erano giunti lì, aiutando Alyon come meglio potevano, sferzando artigliate al corpo di Leviathan. Da dove arrivavano? Se non erano stati evocati dalla dea…
    Un brivido percorse la sua schiena, ma era una domanda che sarebbe stata posta più tardi. Tutti i colpi si unirono in una grande tempesta di ghiaccio e vento, riuscendo a colpire in tutto e per tutto la divinità.
    Non vi fu suono. Nulla osò interrompere quel gesto solenne. Poi venne la luce.

    Era rimasto sconcertato da quei ricordi che non gli appartenevano. Non poteva muoversi, non riusciva a parlare e tanto meno vedeva i suoi compagni. Era spettatore di un avvenimento che era già accaduto e non sarebbe mai cambiato.
    Potere.
    Una forza mostruosa, capacità che rompevano qualunque logica potesse esistere. Una magia Fire in un mondo dove non era possibile manifestarla? Di che cosa erano realmente capaci quelle persone?
    Una parola saettò nella propria mente. Ombre? Non gli sembravano Heartless, erano fin troppo umanoidi per poterlo essere. No, erano di un’altra sostanza, ma non avevano così tanto tempo a disposizione per chiarire un simile concetto.
    Avvenne il rifiuto. Il sangue gli ribollì nel sentire quanto avesse dannatamente ragione ad odiare la persona che aveva generato tutto questo: era un totale imbecille. Ma quando sferrò il colpo finale, sentì un urlo morirgli in gola. Quel Cacciatore…
    Aveva un Keyblade.

    Yami si destò, smuovendo tutto il corpo, tentacoli compresi. Si passò una mano sul volto, osservando chi lo circondava: avevano visto tutti la stessa cosa? A giudicare dal volto di Honoka doveva essere così.
    All good?” Fu la prima domanda che pose, ma con un tono tale da suonare ancora sconcertato da quanto appena accaduto.
    Il mare intorno a loro era di nuovo pieno di vita, con tritoni e sirenette che galleggiavano per poter ispezionare l’arena in cui avevano appena combattuto. Tirò un sospiro di sollievo nel constatare che sì, erano tutti salvi. Sorrise all’entusiasmo del granchio, vedendolo nuotare allegro ed acclamandoli con così tanto entusiasmo. In effetti la certezza della loro sopravvivenza si era assottigliata nel momento in cui la Dea aveva iniziato a manipolare la marea che li circondava. Sentendo il commento della propria compagna notò anche lui i due tritoni in barella. Corrucciò la fronte e velocemente collegò i due eventi. Quindi quelle ombre che aveva visto nella caverna con Honoka…! Ma com’era possibile un simile avvenimento? Che fossero simili alle luci che li avevano aiutati nel colpo finale di Leviathan? Troppe domande.
    Era talmente assorto nei propri pensieri che la sorpresa nel venir richiamato proprio per spiegare quanto accaduto lo portò a scuotere la testa e smuovere qualche tentacolo. Sgranò gli occhi e poté chiaramente sentire le gote incendiarsi - quindi un certo tipo di Fire era permesso lì sotto!
    Se mi è concesso tale onore…” Balbettò lui, ricercando quel poco di orgoglio che era rimasto per sembrare quantomeno professionale in quella situazione.
    Proprio quando iniziò a parlare, udì un eco nella propria mente, realizzando che in qualche modo qualcosa della Dea era rimasto. Ed ora era dentro ciascuno di loro, un patto ora congiunto e portato a termine con la Madre delle Maree. Sospirò gravemente, prima di poter riprendere i propri pensieri: quanto era accaduto in così poco tempo.
    Leviathan, chissà quanti anni prima di oggi, è stata uccisa da una creatura che non sono capace di identificare.” Era il modo migliore per poter iniziare. “Non so dire se fosse il suo nome o un semplice appellativo, ma questo Hunter, qualunque cosa fosse - perchè di certo con una simile potenza non era un comune Somebody! - ha sconfitto in un duello l’Eone. Alla proposta del patto, come sembra essere consono per una divinità a quanto pare, tale persona l’ha rifiutato.
    Qui rimase in silenzio, cercando di capire se fosse necessario inserire un così importante dettaglio come quello dell’arma in tutta quella discussione. Negò col capo: no, forse era meglio di no.
    La uccise. Per lui non era stato altro che un allenamento.” Sospirò. “E purtroppo arriviamo ad oggi. Non so dire se sia stata l’Oscurità del luogo a risvegliarla, ma di certo quei legami…” Si collegò così al discorso di Honoka. “Non erano qualcosa di naturale. Io ed Aidan siamo rimasti a distrarla come meglio potevamo e non ci siamo affatto divertiti. Vero?” Ridacchiò divertito verso il compagno incontrato in Scozia. “Pardon, piccola digressione. In ogni caso, una volta spezzati i legami siamo riusciti a sconfiggerla unendo le nostre forze. Questo è quanto. Purtroppo non so entrare nei dettagli di certe cose perchè… non li ho.
    Era parzialmente vero in fin dei conti: ancora non riusciva a comprendere come fosse stata risvegliata. Se una cosa simile fosse accaduta in altri mondi, ma non era ancora stata diffusa? Se qualcun altro, casualmente un membro di Fastus, avesse provato a soggiogare in proprio favore un Eone in quelle condizioni? Era un grave pericolo che non dovevano rischiare.
    Yami, cosa è successo quando mi hai trovata? Ti sei occupato tu degli altri…?
    Si voltò verso l’amica e rimase in silenzio per un attimo, cercando di sostenere lo sguardo. Era giusto farle sapere la verità. L’amarezza del tono in quelle gentili parole, però, lo preoccupava non poco. Il peso di tale frase era troppo grande ed abbassò lo sguardo.
    Mi dispiace, Honoka.” Sussurrò appena. “Non sono stato io. Due… di quelle creature sono apparse quando ti ho raggiunta. Una di loro ti stava curando e l’altra le ha liberate. Se ciò potesse quanto meno alleggerire il dolore che stai provando…” Ritrovò le forze per risollevare il proprio sguardo. “Sono state avvolte in una luce tale da farmi credere che ora siano immuni a qualsiasi dolore. Per loro, ora, il mare è un quieto letto in cui poter riposare, grazie anche al tuo sacrificio ed il nostro impegno.

    Fu il momento degli addii. Non era affatto bravo in queste cose e tale ammissione gli portò a grattarsi la nuca, con estremo imbarazzo. Di certo aveva molto da dire a ciascuno di loro prima di andarsene.
    Honoka, puoi aspettarmi per favore? Voglio dire un paio di cose ad Aidan ed Alyon. Mi sembra giusto salutarli!
    Si avvicinò all’amico scozzese, rivolgendogli un caldo sorriso, per quanto si sentisse ancora estremamente colpevole per averlo abbandonato lì.
    Vedo che infine hai iniziato a viaggiare! Sono molto felice di ciò, Aidan. Spero che stia andando tutto bene! Se hai bisogno di un mezzo più normale con cui viaggiare, ti consiglio caldamente una Gummiship.” Annuì convinto delle proprie parole. “I varchi oscuri possono nuocere alle persone che non sono abituate o che hanno più affinità con la Luce! Se posso darti un ultimo consiglio, dirigiti a Radiant Garden. Lì troverai sicuramente chi ti potrà aiutare a procurartene una!
    Lo avrebbe infine salutato con la mano una volta che si furono separati. Era effettivamente felice che Aidan fosse riuscito, dopo avergli dato una mano ad andare via dal suo mondo, a trovare modo per poter viaggiare. Il Sistema, come aveva già chiarito a Burgess, era grande ed inesplorato! Quali meraviglie si potevano celare per i viaggiatori novizi e non!
    Fu il turno di parlare con Alyon ed il ragazzo inizialmente esitò, prima di prendere parola. Voleva cercare di non suonare duro, ma era giusto che anche lui avesse risposte alle sue domande.
    Alyon.” Iniziò, cercando di suonare il più pacato possibile, nonostante fosse teso come una molla. “Quando abbiamo affrontato Leviathan, degli Heartless sono usciti dalla grotta in cui eri entrata. Non ti voglio accusare di nulla, non sarebbe giusto. Ma… Li hai generati tu, vero? Dalle persone che erano state adescate da Leviathan, intendo. Voglio solo sapere se è vero. E capire…” Si bloccò, mordendosi per un istante il labbro. “Perchè?
    Stava tremando. Provò ad oscurare quanto meglio poteva tale emozione sistemando il proprio corpo nel miglior modo possibile. Non temeva che lo attaccasse ed anche se ci avesse provato, erano fra molte persone che avrebbero potuto reagire di conseguenza.
    Non sono arrabbiato. Solo curioso.” Gli sembrava di stare parlando con una bambina. "Perché… sei il primo Heartless con cui parlo. Per me è una gran sorpresa e voglio capire se è stata la fame o altro. E, chissà, provare magari spronarti a non provarci? So che è tanto da chiederti. Ma ti basta guardarti attorno per capire perché lo faccia.

    Arrivò il momento di parlare con la compagna studiosa. Quando si avvicinò a lei, non le parlò subito, limitandosi ad osservarla ed incrociare le braccia. Gli ci era voluto un attimo per poter rielaborare anche quanto aveva spiegato anche lei alla principessa Attina. Un gesto così sconsiderato, un atto di volontà così forte da arrivare a spendere tutte le proprie forze pur di permettere agli altri di sopravvivere. Ora gli sembrava di avere un quadro ancor più chiaro della personalità e della mente di Honoka.
    Yukishiro Honoka.” Assottigliò lo sguardo, fissandola con estrema intenzione.
    Per un attimo ricercò le parole giuste, ma abbandonò velocemente la rigida posa, scrollando le spalle ed abbandonandosi in un “al diavolo”. L’abbracciò con estrema forza, quasi a volerle comunicare tutta la preoccupazione che aveva provato nel sentire cosa avesse fatto in quella caverna.
    Non ti permettere mai più di fare una cosa del genere senza qualcuno di fianco a te! Se non fosse stato per loro, la corrente ti avrebbe trascinato via o peggio!” Strinse ancor più la presa. Sperava non fosse fragile quanto una vera medusa. “Sei stata coraggiosa ed il tuo gesto è stato dei più nobili che abbia mai sentito. Ma la tua vita non può essere sempre posta a rischio degli altri! Devi badare anche a te stessa, dannazione.
    Difficilmente, se glielo avesse permesso, si sarebbe staccato da quella presa. Forse l’avrebbe allentata, ma era difficile.
    Non posso perdere un’altra amica…” Flebile come un filo di vento, fu più un pensiero detto sottovoce che un vero e proprio messaggio rivolto a lei.
    Finalmente si sarebbe staccato da quella presa, un poco rosso in viso per tutto il contatto fisico che si era permesso di darle.
    Non ho voluto dire alla principessa del Keyblader.” Il suo tono fu più serio. “Non abbiamo abbastanza informazioni in merito e lasciarci sfuggire che una figura così importante possa aver commesso un atto così scellerato… Non lo so, non ci vedo delle ottime ripercussioni. Già non tutti i mondi sono a loro favore, figuriamoci sapendo qualcosa del genere!” Sbuffò contrariato. “Altre domande a cui dare risposta! L’universo è certamente qualcosa di magnifico.
    L’ironia era palpabile.
    In ogni caso, non so dove andrai ora, ma spero di vederti a Traverse Town, in un modo o nell’altro. E senza venire a sapere che hai rischiato di nuovo la vita come oggi, magari.” Le sorrise, sperando con tutto il Cuore che quello sarebbe stato un caso più unico che raro.
    Ma sotto sotto aveva il sospetto che non sarebbe stato così.
     
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    Accadde tutto molto rapidamente per lei. Come in un sogno, dove il raziocinio aveva lasciato oramai ampio spazio anche ad ira ed istinti, senza quasi che se ne rendesse conto. Non c’era solamente “Alyon” a combattere il grande serpente, ne era esclusivamente l’Heartless a voler attentare alla sua vita e al suo cuore: in un raro momento della sua vita, entrambe le metà erano presenti, l’una al fianco dell’altra, a combattere all’unisono per poter debellare un male che reputavano superiore persino alla piaga dell’oscurità che lei stessa rappresentava. Fu per questo che si sorprese con orgoglio e frenesia nel veder il piccolo sciame di ombre da lei stessa creato correre in suo aiuto, tempestando Leviathan di attacchi fin all’ultima, decisiva lancia che ne trapassò… il cuore, o qualunque cosa avesse una Dea decaduta come lei nel suo petto.

    Ci aveva provato, ad “aprir” le porte della sua anima. Non poteva negare ne voleva frenar l’indole famelica della sua stirpe, non quando anche la sua parte dragonica non desiderava altro che debellare la pericolosa bestia. Ciò che ottenne, però, fu una… Visione. Uno scorcio del passato, una memoria della divinità con tutta probabilità, che riuscì a quietare per un momento la sua voracità e ad interessare la coscienza della creatura. Non conosceva nessuno di quei cacciatori, non capiva come un comune “umano” potesse essere così dannatamente potente, al punto che lei stessa si sarebbe limitata a scappare via con la coda fra le gambe… ma ciò che più la sconvolse fu, ovviamente, la visione e la comparsa di quella dannata chiave, tanto da scatenarle in lei una pletora di sentimenti completamente contrastanti: ira, furia, sdegno… fame. Attratta ed intimorita al tempo stesso dalla sua esistenza, una verità comune per tutti quelli come lei alla fine… aggravata dalle motivazioni così banali e futili di quell’individuo nel compiere una simile atrocità.

    Persino Alyon non oserebbe mai uccidere per gioco o per noia, dopotutto.

    Al risveglio, non trovò più ne la nemesi, ne la sua piccola schiera di seguaci. Ma non erano comunque soli: gli abitanti di Atlantica erano giunti per soccorrerli ed aiutarli! O per meglio dire, soccorrere chiunque ne avesse bisogno: le condizioni della Draghetta erano tutto sommato perfette e… beh, oramai la sua natura era risaputa e giustamente nessuna voleva avvicinarsi più di tanto a lei. Desiderava tenerla stretta per l’egoistica sensazione di forza che riusciva ad infonderle, ma ne condivideva anche dell’odio fin dalla prima volta che accadde qualcosa di simile, in un peculiare dualismo dal quale non voleva, o poteva, riuscire a distaccarsi in alcun modo; semplicemente, alla fine, scelse di rimanersene quanto più in disparte possibile, adagiata sul fondale con una zampa sopra l’altra ed uno sguardo distante, distratto… e… chiaro. Molto più chiaro e concentrato di quanto abbia mostrato finora, segno di come qualcosa stia lentamente cambiando, in lei. Fisicamente non era diversa, appariva ancora come una sorte di cucciolo dragonico di Berk, escludendo ovviamente la coda pinnata dietro di sé, ma… quegli occhi dorati sembravano differenti, non più alla pari di un animaletto che voleva giocare bensì più simili a quelli di un umano e più maturi, ben conscio e presente sul momento.
    Se fosse dipeso da lei, avrebbe di nuovo comunicato solo al termine di quella vicenda, per poi dileguarsi quanto più rapidamente possibile, senza rimuginare più del dovuto su quanto accaduto. Ma ovviamente, ciò che aveva fatto non era passato del tutto inosservato e… ben presto si ritrovò davanti Yami, a cui rivolse quello stesso sguardo maggiormente deciso e determinato che aveva tenuto finora. Lo avrebbe potuto notare fin troppo chiaramente, quello scintillio dorato che molti temevano più di ogni altra cosa… e che era privo, però, di qualunque desiderio di aggressione, alla fine. Attese giusto un momento, prima di rispondere effettivamente… e decise di non nascondere nulla, ne di rinnegare nulla.
    - Si. Sono miei. Erano… prigionieri. -
    Il timbro della voce non era cambiato, così come la sua difficoltà a creare frasi intere era ancora presente. Ma l’insicurezza era svanita e la voce non vacillava più.
    - Heartless… oscurità. Senza luce. Non posso… curare. -
    Si fermò per un momento, dando un’ovvia occhiata ed intesa alla giovane Honoka, verso la quale regalò un singolo cenno positivo, ad annuire verso ciò che ha fatto: era contenta persino lei, di quell’impresa che era riuscita a compiere. Ma non perse troppo tempo, desiderosa di finir la propria spiegazione ora.
    - Solo mangiare. Molti… Morti. Troppo deboli persino per oscurità. Ma altri… ora vivono. Come ombre. Mie ombre. Volevo… farli vivere. -
    Ed fu li che scoprì del tutto la propria decisione. Non si aspettava di essere compresa o accettata, ma non cercava questo da loro. Stava solamente dando le risposte che tanto volevano… a cui però voleva aggiungere qualcosa per rassicurarli, che sarebbe stato forse… un dettaglio estremamente importante anche per Alyon stessa, in occasioni future.
    - Non faranno del male. Heartless più deboli seguono… sempre… volontà dei più forti. Io più forte di loro. -
    Per la prima volta, chiude per un momento lo sguardo e… sembrò sospirare, sbuffando una piccola quantità d’aria dalle narici. Non ne aveva il bisogno fisiologico, tanto meno sott’acqua con le loro “branchie”, ma era solamente un giusto di pazienza per quell’aspettativa fin troppo ottimistica altrui, alla fine. Non sapeva davvero come descrivere accuratamente l’assoluto e radicato desiderio di Fame che la sua stirpe possiede, ben più forte di quella comune e mondana che gli umani potevano avere verso il cibo e dunque… dovette improvvisare.
    - Fame… Alberi, sole. Atlantica, acqua. Umani, aria. Potete… vivere… senza? -
    Una necessità assoluta, capace di trascendere qualunque cosa. Ma a cui voleva dedicare una singola nota positiva, per non apparire del tutto grigia e senza speranza.
    - L’ho fatto… per farli vivere prima. Per fame, dopo. Posso trattenerla, i più forti… anche per anni. Ma non per sempre. -

    Non avrebbero avuto nulla da temere, da lei. Soddisfatta sia per la fame che per lo scontro, avrebbero trovato in lei una creatura pacifica e a tratti ancora curiosa, nonostante il suo evidente miglioramenti in materia. Aveva esclusivamente un ultimo dire per ognuno di loro, per il quale finì per mostrar un ghigno inaspettato, quasi contento invero per ciò che ha visto.
    - Voi… forti. Guerrieri. Sopratutto tu. ...Amici? -
    Quella dedica era rivolta ad Aidan, ammettendo di essere rimasta impressionata da come riuscì a sostenere Levitahan anche da solo, per pochi ma cruciali momenti. E terminò con quell’inusuale domanda per ognuno di loro, davvero speranzosa di rimanere in buoni termini con loro, dopo quella storia.
    Di sicuro l’ultimo regalo della Dea venne accettato di buon grado, sentendo un potere gemello crescere assieme al Fuoco e all’Oscurità: il Ghiaccio, che l’avrebbero portata più vicina al suo sogno di diventar, nonostante tutto, un vero Drago che si rispetti, in futuro!
     
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