Sussurri nel Buio

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    Il Castello Bianco che Non (Dovrebbe) Esiste(re)

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    Non erano lì per salvarlo. Non erano stati chiamati lì. Si erano ritrovati in quella situazione senza poter fare alcunché. Essere unicamente testimoni di una storia ormai persa nello scorrere del tempo.
    Ma perchè? Perché, fra tutti i momenti possibili, proprio quel giorno? Perché tanti altri avrebbero dovuto soffrire per poter conoscere la verità? Di che colpa si macchiavano i presenti per poter essere stati portati lì? Se non avevano alcun potere decisionale su ciò che stava accadendo, cosa li portava a dover affrontare tutto ciò?
    Eppure Hikari sapeva fin troppo bene che, in cuor suo, sarebbe rimasta ad ogni modo lì. Aveva un compito, in fin dei conti, nonostante ora come ora la fede in quella missione la stava facendo vacillare: doveva trovare quel ragazzo. Nonostante ciò, non l’aveva degnata di uno sguardo, si era piuttosto soffermato a parlare con gli altri, ad osservare. Quello sguardo le sembrava così lontano dal disperato ragazzino che aveva conosciuto quando avevano affrontato Pitioss. Era certa che, però, ciò doveva essere dovuto a qualcosa, anche perchè nulla sembrava spiegare come mai quel ragazzo apparisse ancora così giovane nonostante gli anni trascorsi. A giudicare da quel che stavano vedendo, si ritrovavano in un tempo cancellato da ogni libro di storia conosciuto.
    Sospirò, un po’ abbattuta, ben conscia che probabilmente chiunque altro avrebbe avuto modo di ragionare meglio di lei in un momento del genere. Forse Yami avrebbe già trovato una soluzione ai loro problemi o si sarebbe ingegnato affinché riuscissero a raggiungerne una. Già, suo fratello: perché non era lì? Non capiva. Non riusciva proprio a capire.
    Desiderava conoscere. Voleva sapere.
    Non c’era veramente nessun altro modo per imparare la verità?

    Nessuno di loro sembrava voler desistere. Non importava quanto vicino si trovassero dal venir sconfitti, quanto potente poteva sembrare il loro nemico, ognuno stava dando il massimo delle proprie capacità pur di poter porre fine a quell’incubo. In particolar modo, quell’armatura, nonostante i colpi, continuava a rialzarsi e combattere. Che persona assurda! Si domandava che ci facesse lì: ce n’erano due prima, forse erano legate in qualche modo a quel che stavano vivendo? Peccato non si capisse nulla dei suoi versi statici: forse Honoka e le sue grandi doti di traduttrice simultanea avrebbero aiutato a capirlo.
    Tutti i loro sforzi congiunti posero rapidamente fine al loro nemico: Eileen fu capace di evitare per tempo il morso del serpente, Randy, Korax e Kyla riempirono tutto il suo corpo di colpi ed infine sia lei che Volt si erano rapidamente ripresi, ripartendo all’attacco con nuova forza. Doveva assolutamente ringraziare Bastien: era ancora qualcuno che non comprendeva appieno, ma che energia spaventosa che emanava! L’aveva aiutata a curarsi in un batter d’occhio. Sembrava un personaggio di un libro! Forse avrebbe potuto scrivere di lui…
    Ma la sua passione doveva attendere, poiché un secco colpo annunciò la fine definitiva di quella lotta: la maschera si spezzò. Il mondo attorno a loro perse i propri colori, tutto divenne una macchia disciolta. Sgranò gli occhi, credendo potesse essere un segnale di qualcosa di terribile in arrivo.

    Così non fu.
    La nuova area sembrava un accogliente salotto con un caminetto. Il profumo della stanza e lo scoppiettante calore del fuoco creavano una dissonanza con tutto ciò che era appena accaduto che Hikari non potè far a meno di non sentirsi al sicuro. Davanti al tepore di quel luogo, una piccola poltroncina faceva da giaciglio per un serpente. Questi si alzò, mutando forma in una ragazza e raccontando una storia che avevano appena conosciuto. Definirla confusa fu dir poco.
    Cosa…?
    Non era l’unica ad avere domande. Tutti sembravano volere qualcosa, tutti volevano una motivazione, sapere dove Yoru e Ged fossero scomparsi, chi addirittura come tornare a casa.
    Tranne Randy. Il Soldier di Midgar si era ritirato con la propria arma, ricaricandola. Quell’uomo anche era particolarmente misterioso. In tutta quella situazione, aveva preso tutto con estremo cinismo, andando avanti a monosillabi e colpi d’arma. L’aveva visto con Nekibi… Chissà che legami avevano i due.
    La ragazza porse la propria maschera e qualcosa dentro di lei la fece desistere dal prenderla: come se qualcuno le stesse chiaramente dicendo che non era destinata a lei. Sembrava che, in quel mondo, le proprie decisioni non valessero alcunché. Come se, ancora una volta, tutto fosse deciso da un Esterno che si divertiva a dettar leggi sul momento. Regole su cui spesso non si ritrovava assolutamente d’accordo.
    Leen.” Disse, mentre la ragazza si muoveva fra loro. “Non avremo risposte in questo modo. La senti? Qui tutto parla per enigmi o simboli. Sembra che stiamo sognando… E sai cosa intendo.” La guardò, citando nuovamente quel che accadde ai Confini della Creazione. “Riviviamo una storia che non ci appartiene, in cui non possiamo far nulla. Ti ha già fatto vivere qualcosa di simile? Sono sempre più convinta che…
    Si bloccò.
    Aspetta.” La ragazza porse la propria maschera a Randy. “Dobbiamo averla noi? Ci sono altre mascher- Ah accidenti, Hikari, hai appena detto che non ci guadagnerai nulla a fare domande.” Si diede una piccola botta sulla testa. “Aaaah, tutto questo diventa sempre più confuso.
    La porta davanti cui si trovava Kyla si aprì e la figura misteriosa gli disse di proseguire o decidere di rimanere lì, pronti a rimanere nel disperato ripetersi dell’ira. Sospirò, chiudendo gli occhi nel tentativo di capire cosa fare. Cosa sapevano di Gariad? Il tempo da cui proveniva aveva una profonda differenza fra Luce ed Oscurità, tant’è che vi erano due razze separate - o fazioni, non ne era certa, anche se alcuni sembravano moltissimo degli Heartless - in guerra fra loro. Ad un certo punto della sua vita, doveva aver ottenuto, in qualche modo, un Keyblade: gliel’aveva visto usare ai Confini della Creazione contro Pitioss. Parlando proprio di quest’ultima, i due erano in qualche modo collegati, visto che l’entità lo aveva in qualche modo riconosciuto ed additato. Che fosse stato uno dei primi a sigillarla? Che avesse visto la sua nascita in qualche modo? Non poteva saperlo e c’era un distacco temporale così enorme in mezzo che…
    A ben pensarci, quanti anni doveva avere? Era forse più grande di Yoru, ma se tutto ciò era accaduto alla sua età, doveva essere accaduto in un lasso temporale inferiore ad un anno. E ciò le sembrava…
    Qualcosa non mi torna.” Sussurrò. Guardò il resto del gruppo. “Non possiamo rimanere qui con le mani in mano. Se non per conoscere il resto della storia, dobbiamo trovare Ged e Yoru. So che è chiedervi molto… ma vi prego, fidatevi di me.
     
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    Il rapporto tra i due non era partito nel migliore dei modi. Ancora una volta, Ged non era riuscito a capire l’entità della domanda del ragazzino accanto a lui, dando una risposta che non era affatto necessaria. Davvero non capiva le persone ed il loro stile di comunicazione… Perché fare una domanda a cui non si desiderava una risposta? Per poi arrabbiarsi se questa risposta giustamente arrivava… Non capiva, e forse mai avrebbe capito. Per lui era una cosa così illogica e senza senso.
    Sospirò, seccato.
    - Sì, lo so…- rispose semplicemente a Yoru, riguardo alla sua ipotesi sul dover alterare il corso del tempo. Non c’era bisogno che ribadisse l’ovvio. Forse credeva mancasse di intelletto?
    Ed in effetti, forse tra i due, il ragazzino compensava il suo livello inferiore di intelletto con una maggiore impulsività e prontezza ad esporsi al rischio che invece a Ged mancava, troppo abituato ad un approccio più cauto e controllato. Lo stregone infatti aveva optato per un piano d’azione più lento e dal riscontro meno immediato, ovvero stare in silenzio e stare al gioco dei loro aguzzini, in attesa di una qualunque opportunità per intervenire… Inutile dire che Yoru era di tutt’altra idea. Spinto dalla sua forte emotività, il piccolo mago decise di agire in maniera coraggiosa avrebbero definito alcuni, stupida ed azzardata avrebbero potuto definirla altri.

    Yoru voleva prendersi le frustrate al posto di Gariad.

    Ged assistete allibito e confuso davanti alla provocazione del ragazzino nei confronti dei suoi aguzzini. Uno di questi lo colpì dritto in volto con un manrovescio, coperto dal guanto ferrato. Il giovane sospirò, abbassando lo sguardo. Quel colpo doveva aver fatto davvero male… ed il peggio doveva ancora arrivare.
    Gariad provò a supplicarli di fermarsi, ma a nulla servì il suo intervento. Vennero condotti tutti e tre in un cortile, sotto gli occhi degli altri minatori. Erano tanti, incatenati e denutriti, e c’erano molti soldati con le armi sguainate. In una situazione del genere, Ged non avrebbe potuto far nulla. Aveva sperato di essere condotti in un luogo più appartato, in modo che avessero avuto solo un soldato di cui occuparsi, ma a quel modo… Intervenire significava un suicidio assicurato. Non aveva considerato che le Ombre volessero punirli di fronte a tutti come esempio per chiunque avesse anche solo pensato di ribellarsi…
    Gariad e Yoru furono legati ad un palo, le schiene rivolte ai loro aguzzini. Ged era lasciato da solo, ma senza davvero la possibilità di scappare od agire in qualsivoglia modo, poiché era tenuto sott’occhio da un’altra guardia vicino a lui. Non poteva davvero ribellarsi, né fermare le imminenti frustrate sui due ragazzini.

    Ged fu costretto ad assistere alla scena cruenta, senza poter far nulla al riguardo. Non aprì bocca, rimase impassibile ad osservare le schiene dei due ragazzini venir frustrate, le loro carni aprirsi in corrispondenza dei punti in cui le sferzate colpivano con violenza le loro pelli. Sospirò un’ultima volta, uno sguardo greve in volto, che nascondeva un miscuglio di sentimenti indecifrabili.

    Giunse la notte. Dopo che i due erano svenuti ed erano stati portati via, lui semplicemente era stato rimesso a lavorare. Aveva cercato di guardarsi intorno con fare circospetto, tentando di farsi una mappa mentale della miniera e della struttura in cui si trovavano, la parte che avevano visto finora per lo meno. Informazioni che però al momento non erano ancora granché utili, poiché si trattava una visione d’insieme ancora fin troppo limitata, dopotutto non gli era stato di certo permesso di girovagare liberamente per il luogo.
    Si guardava le mani tremanti, seduto sul letto. I suoi palmi erano coperti di calli e piccole vesciche purulente, dovute al maneggiare del piccone. Per lo meno si era evitato ulteriori frustrate… Sia Gariad che Yoru parevano molto pallidi e lividi per il sangue perso e le ferite. Se anche avesse escogitato un piano di fuga, non sarebbe stato comunque attuabile con loro due in quelle condizioni… Avrebbero dovuto riprendersi prima. Ged si domandò se le Ombre li avessero curati almeno un poco, quel tanto che bastava per evitare ulteriori complicazioni e l’infettarsi delle ferite…
    Quando si svegliarono anche loro, lui non si intromise nel loro discorso. Poco a poco acquisiva sempre più credibilità la sua ipotesi sull’esistenza di due versioni di Gariad, una appartenente ai ricordi e l’altra ancora intrappolata nell’Incubo, forse influenzata da Pitioss stessa, se di lei si trattava ancora una volta. Avrebbe aspettato che Yoru rispondesse, anche perché l’altro ragazzino sembrava in un momento particolarmente delicato, al punto da biascicare frasi sconnesse per via del pianto. Ged aveva già dato prova di non sapersi relazionare bene con situazioni del genere, avrebbe lasciato al ragazzino suo coetaneo il compito di consolarlo.
    - Non ti devi scusare, non hai fatto nulla che non va.- avrebbe in caso detto in tono atono, aggiungendosi alla conversazione. Ed in effetti non era una bugia, la versione di Gariad del ricordo presente non era la stessa che li aveva trascinati in quel luogo, a sorbire i morsi della fame, vittime di una prigionia forzata e delle frustrate di aguzzini troppo crudeli.
    - Troveremo il modo di fuggire, vedrai. Ci serve solo tempo e pazienza.- disse puntando lo sguardo oltre le sbarre della piccola celletta in cui erano rinchiusi. Ged era sicuro avrebbero trovato un modo, un’occasione. E se davvero si trovavano in un sogno, forse il concetto stesso di tempo poteva essere stato alterato per loro, dando ai due l’illusione di vivere una giornata di lavoro intera quando per il resto del gruppo là fuori magari erano passati solo pochi minuti, non se ne sarebbe sorpreso in effetti. Tuttavia non era preoccupato: confidava nelle proprie capacità di giudizio, anche indebolito e senza magia, e confidava anche nel resto del gruppo, in Bastien ed Eileen, anzi, in particolare in quest’ultima che già come lui era riuscita ad uscire da un simile Incubo prima d’ora. In qualche modo qualcosa si sarebbe mosso, in qualche modo avrebbero ottenuto il cambiamento che cercavano.
     
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    La disperazione di Kyla, la confusione di Bastien, l'apparente esitazione di Volt e la rassicurazione di Korax furono tutte cose che il SOLDIER osservò, rimanendo al massimo confuso da certe delle suddette reazioni: Non si aspettava così tanta disperazione dal membro dell'esercito di Fastus, soprattutto con tutta la notorietà dell'esercito stesso. Per quanto riguardava l'armatura vivente, invece, rimaneva sempre l'incognita più grande di tutto quello gruppo, superata in termini di misteriosità soltanto dalle circostanze in cui Randy si era ritrovato.

    E per quanto stesse cercando di semplicemente sopportarle ed in un certo senso ignorarle, quelle stesse circostanze non avrebbero fatto lo stesso. L'eroe di Midgar ricambiò lo sguardo della ragazza con la maschera del serpente. Inizialmente, vedendo che si stava avvicinando, era deciso a vocalizzare il suo rifiuto: Se era uno spettatore che non poteva cambiare questa storiella, perché avrebbe dovuto accettare la richiesta taciturna di quella ragazza? Perché accontentare un fantasma e proseguire in quella che sarebbe stata, indubbiamente, l'ennesima tragedia, ripetuta in eternità?

    Quando, però, il SOLDIER incontrò effettivamente lo sguardo della ragazza, la voce gli morì in gola, facendolo indietreggiare di pochi passi. Ancora una volta, venne ricordato di tutto quello che aveva fatto, ma stavolta in un modo molto più apparente di un semplice ricordo- Ma allo stesso tempo, effimero, come se l'intenzione di qualunque cosa avesse causato l'apparizione di quei ricordi così improvvisi voleva vederlo soffrire. Dire che non aveva sentito dolore nel ricordare sarebbe stata una bugia, visto che non poteva mai sbarazzarsi dei suoi peccati- Ma, decisamente, quel dolore venne peggiorato nel sentire le parole della ragazza.

    Era tentato di reagire, in un modo completamente contrario al comportamento quasi apatico che aveva dimostrato fino ad adesso. Era già pienamente consapevole del dolore che aveva causato e del vuoto incolmabile delle persone che lui stesso aveva perso, perché ricordarglielo? Voleva farlo infuriare? Strinse l'impugnatura della spada, un gesto che sarebbe stato quasi impercettibile se non il leggero tremolare dell'arma- Ma, dopo un paio di secondi di quella che sembrava un vulcano pronto ad esplodere, quello che si limitò a fare il SOLDIER fu, semplicemente, emettere un sospiro.

    "Parli per esperienza?...Ah, lascia perdere." Commentò il SOLDIER, con un tono stranamente privo di astio nei confronti della ragazza. Lo sbalzo d'umore improvviso venne causato da un singolo pensiero: Semplicemente, non ne valeva la pena di infuriarsi. Dubitava che c'era qualcuno che avrebbe potuto negare le parole del "serpente", lui stesso incluso: Anche in quel combattimento, si era dimostrato di essere un essere a dir poco brutale, immutabile nella sua violenza. Arrabbiarsi soltanto perché era stato un'altra persona a ricordarglielo sarebbe stato uno spreco delle energie che gli erano concesse.

    Ma oltre ciò, quella frase sembrava fin troppo specifica per riferirsi soltanto a lui, portando Randy a chiedere quella domanda- Domanda che decise di ritirare subito dopo, sia per il comportamento dimostrato dalla ragazza, sia dopo aver sentito il commento di Hikari...E anche perché, se aveva intuito bene, conosceva già benissimo il dolore causato dalle conseguenze delle proprie azioni, e quindi non voleva aprire- o peggiorare- le sue "ferite". C'era anche la possibilità che, seguendo quella storia, avrebbe avuto una risposta a quella stessa domanda- Se non completamente, almeno parzialmente. E perciò, l'avrebbe capito comunque.

    Quindi, come segno di "solidarietà" verso un altro peccatore come lui, avrebbe semplicemente preso la maschera, mettendola all'interno della sua lunga giacca blu nel caso non fosse scomparsa. Adesso, nel bene o nel male, aveva accettato di essere coinvolto in quella situazione- Ed, in un certo senso, aveva accettato ulteriormente la realtà che non si meritava la minima felicità. Più il tempo passava in questo luogo, più si chiedeva veramente dove aveva trovato il coraggio e l'ipocrisia di incontrare nuovamente suo figlio.

    "Va bene, va bene. Non iniziare a parlare di fiducia, adesso." Commentò quasi con noncuranza il guerriero di Midgar verso Hikari, agitando leggermente una mano di lato- come se stesse scacciando una mosca- per enfatizzare su come non c'era veramente bisogno di utilizzare parole del genere...Almeno, non per lui. In ogni caso, la Keyblader aveva ragione: Che fossero indecisi o meno sul proseguire a causa dell'inutilità del tutto, sarebbe stato a dir poco brutto lasciare i loro due alleati da soli, persi in chissà quale situazione. Quindi, con l'ennesima giustificazione per proseguire, il SOLDIER non avrebbe detto altro riguardo alla loro situazione- Avrebbe, invece, deciso di passare direttamente all'azione, provando ad incamminarsi (forse per primo) oltre la porta per proseguire quella storia.

    Randy ottiene la maschera, decidendo di continuare a causa di essa.
    Randy Kodounen
    Combattente / Tiratore

    Magie utilizzate, con costo: ///.
    Tecniche utilizzate, con costo: ///.
    Slot Azione utilizzati: ///.

    Salute: Illeso.
    Mana: 0/80.
    Stamina: 105/200.

    Abilità Passive
    ///

    Equipaggiamento
    Caliburn-Gunblade: La spada lunga che Randy aveva quando era un SOLDIER di Seconda Classe, ricostruita in una Gunblade. Oltre ad essere indistruttibile come prima, ha delle ulteriori funzioni: Ora, Randy può caricare dei colpi in un caricatore dentro la spada per causare delle piccole esplosioni alla punta di essa, per causare più danni all'impatto. In alternativa, può velocemente cambiare la modalità di Caliburn per renderla una spada corta e che spara veri e propri proiettili dalla punta, facendola sembrare più una pistola.
    Phoenix Guard 2.0: Lo scudo che Randy aveva quando era un SOLDIER di Seconda Classe, ricostruito in uno scudo più resistente. Nonostante sia un po' più pesante di prima, lo scudo, oltre a funzionare da uno scudo portabile, può anche estendersi ad uno scudo a torre, che si può fissare sul terreno per essere più stabile nel parare.


    Extra
    Tecniche disponibili
    ♦ Sprint

    ♦ Dodge Roll
    ♦ Turbine Volante

    ♦ Dazzling Strike
    ♦ Aerocolpo
    ♦ Shattering Destruction
    ♦ Taglio Orizzontale
    ♦ Shield Blast
    ♦ Zantetsuken

    ♦ Flak Bullet
    ♦ Blazing Cannon
    ♦ Dusk Shot


    Magie disponibili:

    Fire, Fira
    Blizzard
    Thunder
    Aero

    Energia
    Reflex, Reflera
    Stop, Stopra
    Magnete

    Borsa oggetti:
    -x2 Granpozione
    -x1 Etere
     
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    Il cavaliere della luce

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    Radiant Garden

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    Eileen Walker

    Eileen continuava a guardare quella maschera con sguardo indecifrabile, pensierosa e cupa in quel momento, dava ogni tanto un occhiata alla graziosa e minuta ragazza. Si stava accorgendo che man mano che il tempo passava, nella sua mente, la figura della fanciulla diventava sempre più sfumata e irriconoscibile. Era certa l'avesse trovata graziosa e minuta, ma allo stesso tempo qualcuno da non sottovalutare. C'era qualcosa in lei che gli faceva pensare che fosse nettamente superiore in potenza e abilità di tutti loro. Non che avesse intenzione di affrontarla improvvisamente, sperava anzi che non recepisse la sua voce materna e il suo istinto a fargli le coccole come una minaccia. Scherzi a parte quello gli sembrava sempre di più una specie di sogno, un illusione, com'era successo con Pitioss. Sperava solo di non aver di nuovo a che fare con quella creatura orribile di nuovo, tralasciando i traumi che l'hanno segnata, era stanca di trovarsela in giro. Soprattutto visto la fatica che avevano fatto per respingerla e rinchiuderla.
    Pensava che era un sogno per diversi dettagli come la familiarità di quel posto, che gli faceva ricordare tanto casa sua per gli odori e il calore che emanava, anche se era totalmente diversa dalla casa di Radiant Garden in cui viveva prima dell'attacco. Come se quell'illusione o sogno, stesse legando sensazioni e emozioni dai suoi ricordi. Senza contare la figura della ragazzina che sembrava sparire e sfumare dalla sua mente man mano, sapeva che era li di fronte a lei, ma si stava dimenticando man mano dei suoi lineamenti e del colore degli occhi e dei capelli. Ricorda di averla trovata adorabile, ma più di quello no. Sembrava un po' come quando nei nostri sogni incontriamo una faccia nuova, questo non lo vediamo davvero. La nostra mente fa in genere un mix dei visi che già conosciamo, per questo spesso non riusciamo a ricordarli bene. Voleva provare anche altri modi per capire se quello era davvero un mondo onirico o meno, in genere non si poteva leggere nei sogni e si aveva qualche difficolta a contare.
    Non fece nulla però per verificarlo. Eileen infatti continuava ad esaminare la maschera e trovando lo stile e la fattura familiare, simile a quello della Maestra Ava. Figura dell'era delle favole legata al suo compito e i Dandelion che aveva salvato. L'aveva vista in diversi ricordi dei Dandelion quando era dentro Pitioss, ma anche nel suo tuffo del cuore. Sapeva che era una potente maestra del Keyblade e che c'erano altri maestri, ognuno controllava un unione ed erano legati ad un animale totemico (Almeno cosi lo vedeva Eileen), il serpente in effetti era uno di questi. Non si era informata troppo approfonditamente con i Dandelion sull'era delle favole, ma era chiaro che la ragazzina era legata a loro. Non aveva idea di come poteva esserci una maestra del Keyblade cosi giovane, ma non aveva nemmeno idea su che razza di gente fossero gli antichi maestri. Quindi non bado molto su quel punto. La cosa certa era che proseguendo poteva capire di più su quell'era dimenticata, quanto meno sui lati oscuri di quel periodo, quesiti che i Dandelion non potevano dare risposta.
    - Eh? - Prima che potesse fare nulla la piccoletta diede la maschera all'uomo in armatura, cosa a cui alla fine Eileen rispose con un alzata di spalle. Era curiosa di vedere se c'era una qualche reazione appena l'uomo la tocco. Tipo avere una visione o qualcosa di simile. Si concentro però sulle parole di Hikari. Era infatti d'accordo che in quel modo non avrebbero avuto risposte. La ragazzina infatti non aveva risposto alle sue domande, affermando che doveva solo perseguire. Era anche lei preoccupata per Yoru e Ged ovviamente e avere cosi poche informazioni la infastidiva. Comunque sembrava calma in quel momento.
    - Calmati Hikari...Nessuno rimarrà con le mani in mano qui, anche solo perché proseguire è la scelta migliore, anche solo per uscire da qui. Ovviamente cercheremo anche Yoru e Ged. Penso siano ancora vivi e vegeti, magari Gariad li ha buttati solo in un altro luogo. Sono preoccupata anche io per loro, ma sono due maghi potenti e abili sapranno cavarsela da soli per un po' - Aveva iniziato a dire Eileen con un lieve sospiro guardando Hikari con sguardo calmo, ma privo di qualsiasi fastidio o confusione nei confronti della ragazza. Stava seriamente cercando di tranquillizzarla e che non c'erano ragioni per agitarsi.
    - In più questa storia ci appartiene...soprattutto a noi Keyblader. Potremmo avere risposte sull'era delle favole, Gariad e gli antichi maestri...anche se quello che abbiamo di fronte, non ci sta dando nessuna risposta. - Aveva detto lasciando intendere che aveva capito chi era la ragazzina. Comunque continuo un attimo con il suo discorso, per rispondere alle domande di Hikari.
    - Senza contare questa di maschere c'è ne sono altre quattro, ognuna con un aspetto animale, una è una maschera da volpe e l'unica che conosco però. Non so che aspetto abbiano le altre, ma non ha importanza. - Aveva detto spiegando anche quell'ultima cosa, che si collegava con le poche informazioni che aveva dai racconti e le spiegazioni dei dandelion. Oltre ad Ava c'erano altri maestri, ognuno con una maschera, ma non sapeva quella degli altri ad eccezione di quella della volpe.
    - Proseguiamo...magari ritroviamo Yoru e Ged presto, sperando che non hanno fatto cavolate. - Aveva detto infine prima di proseguire verso la porta.

    Yoru Valentine

    L'unica cosa che voleva Yoru era andare via da quel posto, rivoleva la sua dannata magia, voleva tornare a viaggiare tra i mondi in cerca di nuovi incantesimi e scroccare un posto dove dormire da Awyr e Bakugou. Il tutto facendo un enorme dito medio a Gariad o Marcel se preferiva. Non gli interessava nemmeno troppo continuare, scoprire altro su Gariad e vedere questi suoi stupidi ricordi. Voleva uscirne nulla di più nulla di meno e avrebbe fatto di tutto per riuscirci. Una determinazione che in realtà era solo impazienza, che non lo stava facendo ragionare lucidamente. Pensava davvero di poter resistere, poter stringere abbastanza i denti e sopportare il dolore. Il tutto solo grazie al suo orgoglio e la sua determinazione, ma non bastavano e lo avrebbe capito presto.
    Gariad quando Yoru insulto e sfido gli oscuri, lo guardo scioccato mentre i due in armatura si guardarono un attimo prima di ridere. Poi uno dei due gli diede uno schiaffo di manrovescio al viso di Yoru, che giro la testa per il colpo e anche se non emise un gemito, era chiaro che si era fatto molto male. Era pronto infatti nel venir colpito, ma pronto o meno un colpo del genere poteva fare solo male. Questo lo si poteva capire dalla guancia rossa e il labbro spaccato. Cerco di reggere botta e di non far capire che si fece male, arrivando a sputare un po' di sangue e saliva addosso all'oscuro che l'aveva colpito. La sua espressione muto quando gli dissero che non avrebbe preso il posto di Gariad, ma gli avrebbe fatto solo compagnia. In quel momento dopo l'attimo di sorpresa, nel capire che quello che voleva fare non ebbe il benché minimo successo. Successivamente la sua espressione si fece più seria e rabbiosa, come un cane rabbioso dopo essere stato messo con le spalle al muro.
    - Fottetevi! Prendete me è basta coglioni! - Aveva detto rabbioso Yoru mentre veniva trascinato insieme a Gariad verso il patibolo. Quelle erano le conseguenze delle sue azioni, questo lo sapeva bene e non era tipo da puntare il dito contro gli altri. Aveva fatto un enorme cazzata. Sperava che salvando Gariad dal venir frustato, avrebbero scaturito un altro evento come quello successo al villaggio. Non aveva nemmeno pensato che senza magia, non avrebbero avuto modo di contrastare una creatura come il serpente che era spuntato poco prima, questo sempre colpa della sua impazienza.

    Yoru e Gariad alla fine furono legati ad un palo, mentre gli oscuri usarono quella scusa per abbassare il morale dei "lucenti" che stavano guardando. Il giovane mago ormaia aveva capito di aver fatto una cazzata e che non c'era modo di fuggire da quella situazione, in un modo o in un altro. C'era Ged li l'avevano portato per assistere alla sceneggiata, ma era totalmente inutile alla fine. Nemmeno lui poteva fare nulla senza magia. L'unica cosa che gli venne in mente da fare, era quello che faceva all'orfanotrofio. Cioè non dare soddisfazioni a nessuno di quei coglioni in armatura. Nuovamente si convinse di poter sopportare tutto, il dolore e l'umiliazione. Pensava anche di mandarli a cagare per ogni frustata gli avrebbero dato. Dicendo loro che non gli stavano facendo nulla, che ci voleva ben altro per lui. Quelle non erano però i pugni e i calci dei altri bambini dell'orfanotrofio, non erano le bacchettate e le frustate dei tutori. Queste erano frustate di gente armata, soldati e guerrieri che non si sarebbero trattenuti nel colpirlo e ferirlo. Il tutto solo per piegarlo e vederlo piangere. Infatti non riuscì ad aprire bocca.

    1

    La prima frustata gli fece stringere i denti con forza, facendogli provare un dolore indicibile. Non fiato, non ci riuscì nemmeno, la stessa battuta arguta che aveva in mente per sfottere gli oscuri, gli mori in gola in quel momento stesso.

    2

    Nuovamente quel dolore lo raggiunse e nuovamente la voce gli mori in gola. Stavolta un po' per il dolore lancinante, un po' perché almeno voleva sforzarsi di non gemere dal dolore. Non dare loro alcuna soddisfazione.

    3

    Nemmeno l'intervallo tra una frustata e l'altra gli dava sollievo. Sentiva la schiena bruciare a causa dei colpi di frusta. Sentiva la schiena bruciare e anche leggermente bagnata. Probabilmente a causa dei tagli, che gli avevano causato.

    4
    5

    Si volto verso Gariad al suo fianco e con suo fastidio lo vedeva reggere le frustate con lui. Non era una gara, ma c'era qualcosa nel suo sguardo che gli dava fastidio. Era come stesse cercando di aiutarlo e sostenerlo...una cosa, che visto soprattutto il soggetto gli dava un sacco fastidio.

    6

    - umh! - Si lascio sfuggire Yoru dopo l'ennesima sferzata contro la sua schiena sanguinante. La sua stessa posa si fece più debole, come se stesse per cadere in ginocchio. Il giovane mago però cerco di rimettersi subito dritto, come per far finta che non era successo nulla. Però sentiva che ormai il dolore stava diventando sempre più insostenibile.

    6
    7
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    Il viso di Yoru era rosso come il fuoco in quel momento. Non risciva più a sopportare il dolore e il bruciore alla schiena. Sentiva la sua testa pesante e dolorante, come se un forte mal di testa aveva iniziato a tormentarlo insieme ai colpi di frusta.

    9
    10

    Nuovamente la sua posa si facce più debole, come se stesse per cadere nonostante fosse legato a quel dannato palo. Rimettersi su divenne più difficile e quasi più doloroso. La schiena ormai gli sembrava gelata, un freddo che la ricopriva totalmente ed era solo fastidiosa, nemmeno lontanamente un sollievo.

    11

    Questa volta un nuovo gemito trattenuto usci dalla bocca di Yoru, insieme alla salva che aveva accumulato in bocca in quel lasso di tempo. Saliva che aveva trattenuto solo per non rischiare di gemere nuovamente, non riuscendo nemmeno a buttarla giù a causa del dolore.

    12

    In quel momento forse a causa dell'adrenalina e di tutto il dolore che aveva provato, Yoru aveva le labbra tremanti. Una lacrima e poi un altra scese dai suoi occhi, ma il suo sguardo era ancora più arrabbiato e incattivito di prima. Non aveva le forze per dire nulla, ma con difficolta le sue labbra provarono a dire qualcosa. Il suo orgoglio glie lo ordinava.
    - Fo...-

    13

    Qualcosa in lui si spense dopo l'ultima frustata. Il suo sguardo si spense come la sua forza e determinazione. Era semplicemente svenuto.


    Qualcuno lo stava tenendo in braccio. Un paio di braccia forti e amorevoli, come gli occhi che lo guardavano dolcemente. Una donna che gli sembrava cosi tanto familiare e sconosciuta allo stesso tempo, ma con cui si sentiva stranamente in pace e al sicuro. Lo stava portando in giro per una bella cittadina che non aveva mai visto, ogni tanto le persone la fermavano e le parlavano. Yoru però non capiva nulla di cosa stavano dicendo. Era come guardare una specie di film muto, ma con nessuna scena con scritte le battute. Però non gli importava. Quella sensazione gli piaceva. Era caldo, bello, si sentiva bene. Gli sarebbe piaciuto rimanere cosi per sempre, ma non era possibile.

    Improvvisamente la donna che lo teneva a se, stava correndo la faccia preoccupata e spaventata. Qualcosa la stava seguendo, anzi li stava seguendo. Chiuse la porta di quello che sembrava un grande garage dietro di se, insieme ad un uomo enorme e barbuto che teneva la porta chiusa con tutte le sue forze. La donna lo mise in dentro qualcosa e continuava a parlargli, con le lacrime agli occhi. Gli lascio vicino dentro quella specie di piccolo abitacolo, alcuni libri anche questi dall'aria familiare. Successivamente qualcosa lo divise da lei, una barriera invisibile. La tocco e provo a rompere per raggiungere, ma non poteva farcela. Improvvisamente si allontano sempre di più e sempre più in alto, mentre una sola parola riecheggiava nella sua mente e nel abitacolo.

    -Mamma -



    Yoru si alzo di scatto come se si fosse sbagliato da un brutto sogno, scelta pessima visto che appena si mosse, il dolore alla schiena fu cosi forse da farlo gemere di dolore.
    - cazzo! - Aveva detto solamente in quel momento ricordandosi all'istante dov'era e soprattutto cos'era successo. Doveva ammetterlo, questa volta aveva avuto veramente un idea del cazzo incredibile. Cosa gli era saltato in mente? Se voleva causare il cambio della linea temporale, non poteva tirare il piccone che aveva in mano appena ripresosi in testa a Gariad? Era una possibilità che in realtà aveva veramente pensato, quando lo vide spuntare per mettersi in loro difesa. Però non se la senti minimamente di farlo, ma ormai non aveva più importanza. Gli venne quasi uno spavento appena si alzo e vide che c'era proprio Gariad vicino a lui, che piangeva chiedendosi perché l'aveva fatto. Yoru per un secondo fu confuso dalla domanda, ma poi capi che dal punto di vista sua, Yoru aveva semplicemente provato a difenderlo a sua volta. Cosa vera in effetti, anche se solo in parte. Infatti quello che voleva Yoru non era tanto salvarlo, ma semplicemente far scattare qualcosa in quella merda di mondo. Non aveva intenzione di dirglielo, ma voleva veramente mettergli le mani addosso. Voleva fracassarlo di cazzoti e per un attimo si mosse a fatica, perché voleva afferrarlo, il dolore non lo aiutava purtroppo. In ogni caso però non c'è la fece. Improvvisamente si blocco e non per il dolore o per qualche ragione particolare. Quel Gariad alla fine non era quello che li aveva buttati li, era solo una specie di versione del passato. Un ricordo che reagiva alla loro presenza, che eravamo solamente degli intrusi in quella storia o degli ospiti, visto che erano li a causa dell'altro Gariad. In ogni caso nel vederlo piangere per lui, che si scusava dandosi la colpa di quello che era successo, gli fece provare solamente un forte senso di pieta...e dispiacere. Quella giornata era veramente troppo per il povero Yoro.
    Sospiro seccatamente rimettendosi un attimo più comodo, per evitare di sentire troppo il dolore alla schiena. Non sapeva bene che dire o fare, ma non poteva rimanere li a guardarlo frignare per lui. Era fastidioso per più di una ragione.
    - Piantala di frignare...l'ho fatto perché avevo le mie ragioni! Punto e basta! Tu non centri nulla...quindi smettila. - Aveva detto non sapendo che altro dire in quel momento. Il tutto con una voce infastidita e imbarazzata, per via dell'atteggiamento di Gariad e soprattutto perché voleva dirlo in maniera migliore. Non era bravo nell'esprimere le proprie amozioni, soprattutto non erano nella sfera di fastidio, rabbia, orgoglio e cose cosi.
    - Non ho pensato molto alle conseguenze, ma è stata una mia scelta e mia soltanto. Tu non centri nulla...non scusarti...non p colpa tua. Speravo di trovare un modo per svignarmela e riavere indietro la mia magia. -

    Sospiro notando solo dopo la presenza di Ged nella cella, che guardo come cane infastidito dalla presenza di un altro. Pure lui aveva provato a rassicurare Gariad, dicendogli che avrebbero trovato un modo per uscire. Una speranza più tosto difficile da realizzare ora come ora. Infatti Yoru lo guardo come uno, che stava sentendo una marea di cazzate.
    - E come sentiamo? Hai qualche idea insetto a stecco? Vuoi scavare una galleria con un cucchiaio, oppure tagliare le sbarre con una lima? Senza magia siamo fottuti...se solo riuscissimo a riottenerla...Vorrei capire come abbiamo fatto a perderla tra l'altro. - Aveva detto Yoru guardando Ged e ignorando quasi Gariad in quel momento. Non voleva umiliare e offendere il collega mago, ma voleva un modo pe uscire di li non false speranze. Si trovo a pensare intensamente a qualcosa però. Prima di finire nelle miniere, quando erano ancora al villaggio la loro magia era più potente del normale, ora però era come se l'avevano persa. Com'era possibile? L'altro Gariad aveva bloccato la loro magia? Secondo quello che sapeva era impossibile o quando meno c'erano bisogno di condizioni particolari, per bloccare le linee di mana di qualcuno. Se ci riusciva senza alcun problema, Gariad doveva essere una specie di divinità, in quella specie di mondo. Oppure c'era qualcosa in quel luogo che bloccava la loro magia. In fondo c'erano molti prigionieri li, in più c'erano molti potenziali maghi essendo un era dove la magia è molto più potente e vivida che nel loro tempo. Qualcuno con qualche magia ci doveva essere per forza, ma come si teneva prigioniero un possibile qualcuno che ha sempre a disposizione la magia? Oltre la paura si intente. Era pur sempre un prigioniero con una possibile arma in ogni momento. Forse c'era qualcosa che schermava la magia?
    - Sto pensando...Fuori di qui la nostra magia era più potente che mai? E se c'è qualcosa che scherma il nostro potere magico? Qualcosa in queste miniere o le catene che abbiamo addosso. Non ricordo se c'è qualche materiale con un simile potere, oppure un qualche artefatto particolare. Tu ne sai qualcosa? - Aveva detto dando voce ai suoi pensieri e facendo una domanda a Gariad soprattutto, che forse poteva dare delle risposte vere e proprie da se. Yoru però stava comunque pensando se aveva letto qualcosa a riguardo di materiali, luoghi o oggetti che possono bloccare la magia.

    Yoru pensa a tutto quello che a studiato sulla magia e sulla storia ad essa collegata, per capire se c'è un modo per bloccare la magia di un mago o di un adepto in generale.


    Edited by Key xD - 16/4/2024, 21:05
     
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    Il Buoi oltre la Siepe

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    Voleva chinarsi e abbracciarla per confortarla, e allo stesso tempo farsi consolare lui stesso fra le sue braccia. Quella ragazza sconosciuta, che gli instaurava così tanti strani ricordi e sensazioni... ma lei non lo guardava, e come previsto da Volt, porse la sua maschera a qualcun altro, in questo caso Randy.
    Gli faceva male la testa, uno dei pochi problemi fisici dei Warframe - alla fine, era tutto spirito, immaginava, e le parole della Keyblader andarono a infierire su quel dolore. Strinse metaforicamente i denti, fece un altro passo all'indietro, ma non proferì parola: anche perché non lo avrebbero capito.
    E dovette ammettere che la tentazione di rimanere lì con sua sorella quella ragazza era potente.
    Non sapeva nemmeno perché, ma qualcosa nelle sue parole... voleva sedersi accanto a lei. Rimanere lì. Non proseguire quel viaggio.
    Perché....?
    Ma non era così stupido da cedere a una tentazione del genere. Poteva tranquillamente essere una trappola (per quanto sentisse nel suo cuore che non lo fosse), e Volt era più intelligente di così. Doveva tornare a casa. Scosse la testa, poi si avvicinò al resto dei compagni per varcare quella soglia che prima si era negato. Tirò fuori il suo pad, o meglio quello che la ragazza più giovane gli aveva generosamente regalato, e cercò di scrivere velocemente qualcosa per gli altri... ma sbuffò, rendendosi conto che ci stava mettendo troppo tempo anche in quel caso. Voleva parlare dei due ragazzi scomparsi. Si limitò a selezionare dalla tastiera un'immagine che sembrava essere un pollice verso l'alto, indicativo universale di un segnale positivo, e indicò Eileen alle ultime parole su Ged e Yoru. Poi, anche lui varcò la porta.
     
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    Un terreno brullo e desolato accolse il loro arrivo. Era un'immensa spianata rocciosa, irta di aguzze colline simili a zanne spezzate. Un profondo solco era tutto ciò che testimoniava la presenza di una strada, scavato dallo scalpiccio di bestie da soma, soldati e prigionieri. Ai confini di ogni civiltà, circondata da nient'altro che una desolazione a perdita d'occhio, l'unica traccia della presenza di esseri viventi era una struttura grottesca e arzigogolata, arroccata su una delle colline più basse e le cui ramificazioni si estendevano a tutte le colline più vicine; un accrocco di ponteggi, ingranaggi, carrucole, che davano l'idea di voler inglobare tutta la terra che avevano intorno.
    Da quella distanza era impossibile capire se ci fosse qualcuno, ma potevano vedere le carrucole muoversi su e giù per le impalcature, grandi argani sollevare travi ed enormi pezzi di roccia, l'intera zona ferveva di lavori, a quale scopo era difficile intuirlo. Avrebbero però potuto concludere che si trattasse di una qualche cava o miniera, e distava molto da loro.
    Guardando in lontananza, si intravedeva di nuovo un panorama familiare: a chilometri e chilometri, col cielo terso che c'era, era possibile vedere la familiare fortezza dalle torri bianche, la stessa che si vedeva da Ortus.

    Qualsiasi cosa volessero fare, erano molto lontani da qualsiasi centro abitato. La desolazione che si estendeva a perdita d'occhio non era nemmeno troppo spoglia; a parte qualche sporadico arbusto, vecchie ossa bianche luccicavano al sole. Strani volatili dalle forme solo vagamente simili a quelle di avvoltoi volavano in alto, studiandoli. Soprattutto Korax avrebbe potuto sentire un caldo tremendo, che gli faceva quasi seccare le squame. Potevano andare fino alla miniera, anche se ci avrebbero messo diverse ore, oppure tentare di raggiungere la fortezza... ma avrebbero impiegato giorni. I varchi oscuri non rispondevano, e il legame che avevano con le Scie di Mana, benché ancora forte, sembrava molto affievolito.




    Gariad accolse quasi felice le esclamazioni frustrate di Yoru. In fondo, per quanto si lamentasse e a buona ragione, era vivo. Le sue ferite richiedevano attenzione, qualcosa che difficilmente avrebbero ottenuto mentre si trovavano prigionieri fra quegli angusti cunicoli. Potevano leggere nel suo sguardo che non condividesse l'idea di Ged, e scosse la testa quando Yoru gli fece domande sui materiali che bloccavano la magia.
    Portò le mani ossute alla sua scodella piena di chissà quale brodaglia. "Ve lo siete sognato..." Disse Gariad. "Non siete magi, non c'è niente che blocca la magia qui. Vi avrebbero uccisi subito. Alle Ombre non piace avere magi fuori controllo in giro."
    Assistette in silenzio al loro battibecco. Il dolore alla schiena era così forte da rendergli difficile anche mangiare, il suo corpo sembrava in fiamme. Faticava anche solo a tenere la scodella tra le mani, e tutto quello che riusciva a pensare era come uscire da quella situazione, esattamente come loro. Ma chiunque ci provasse doveva affrontare l'Altopiano, dove non ci si poteva nascondere e se non erano i cavalieri delle Ombre a prenderli erano le bestie affamate o il caldo e la fame. Erano in una prigione inespugnabile, per il semplice fatto che nessuno poteva sognarsi di evadere. Chi ci aveva provato era stato appeso sull'arcata d'ingresso come monito.
    Ma loro non volevano arrendersi... e neanche lui.

    Rivolse un sorriso mesto a Ged, con voce tremante. "Grazie, ma... il tempo è la cosa che ci manca. La pazienza è un lusso che non possiamo permetterci." Si voltò a guardare fuori dalle sbarre, stritolando la ciotola tra le dita. "Sono qui da... non so più quanto. Ho perso il conto. Ho visto tante persone che conoscevo morire. Di fame... infezione... malattia... una frustata di troppo. Queste persone ci odiano, ci odiano e nemmeno si ricordano perché ci massacriamo da secoli. Nessuno se lo ricorda più. Lo fanno e basta. E i Paladini... i Cavalieri Alati... non verrà nessuno a salvarci, ormai lo so. Noi..." Singhiozzò. Poggiò la fronte alle sbarre, la voce un sussurro sibilante. "Moriremo qui...?"
    Notti di dolore, di lacrime trattenute a stento per paura di perdere anche quei pochi liquidi con un'attività così futile. Giorni susseguiti uno dopo l'altro, uno uguale all'altro, scossi solo dall'odio e dalla rabbia che quelle persone, quelle Ombre, scatenavano senza alcun motivo su di loro. Qualsiasi fosse stata la faida che aveva iniziato un simile reciproco sterminio, nessuno lo sapeva più sul serio. Quel che rimaneva era solo il dolore di innocenti uccisi o fatti prigionieri da entrambe le fazioni e trattati alla medesima maniera.
    Una barbarie senza ragione, senza origine, senza scopo. E con una sola domanda a tuonare su quella pila di cadaveri.

    Perché?

    "Quando sono venuti a prenderci era il mio compleanno." Disse. Parlava basso, ma potevano capirlo benissimo. Dava loro la schiena, rimaneva poggiato alle sbarre. "Quando una persona a Ortus fa il compleanno, facciamo un gioco. I suoi cari si siedono attorno a lui e tre persone gli fanno delle domande. Una persona per il passato, una per il presente, una per il futuro... 'Di cos'hai più paura?', 'Che cos'è più importante per te?', 'Cos'è che desideri dalla tua vita?'" Gli sfuggì una risata strana. Triste. Simile ad un singhiozzo mal trattenuto. "Avevo pensato tutta la mattina a cosa rispondere. Ora... ora non saprei neppure cosa dire." Si aggrappò alle sbarre per rimettersi faticosamente in piedi e voltarsi verso di loro.


    "Di che cosa potrei avere più paura, se non delle Ombre e della loro crudeltà? Cosa potrebbe esserci più importante della vita stessa e di viverla?"

    Gariad strinse i pugni. Pianse in silenzio, un tiepido bagliore infiammò i suoi occhi azzurri, in un modo che Ged e Yoru potevano facilmente riconoscere all'istante. Rabbia, impotenza, dolore, paura, traboccavano dalla sua voce rendendola tremante e incerta. La sua gola riarsa faticava ad esprimere le parole.

    "Cosa potrei desiderare..."

    L'aria si fermò. Gariad si perse nel vuoto, nell'infinito dei propri pensieri a voce bassa. Tese una mano, le dita che tremavano tentando di appigliarsi a qualcosa. All'ultimo brandello di speranza che, in un sogno agitato, aveva cercato di afferrare prima di svegliarsi nel buio di quella cella. Una prova silenziosa di cui non sapevano nulla, e che non aveva recato con sé alcun conforto. Eppure, ora, il mondo tratteneva il respiro. Particelle luminose si radunavano in un lento vortice verso il suo palmo, e la ruota del destino faceva il suo corso.

    "Se non di sciogliere queste catene, e aprire una nuova via verso il futuro...?"

    Un lampo accecante invase la cella, e scacciò l'oscurità della notte.
    La mano di Gariad si strinse intorno all'impugnatura di una strana arma, una che non aveva mai visto; una spada dall'aspetto di una chiave, tanto lunga e pesante che quasi poteva eguagliarlo in altezza e persino in stazza. Il suo acciaio nero luccicava sotto la luna che filtrava dalla finestra, la sua lama ospitava un occhio chiuso, ma la forma Ged e Yoru avrebbero potuto ricordarla... dalla spiaggia, e in mano a un'altra persona. Gariad sobbalzò, fissando l'arma che gli si era palesata alla mano con timore reverenziale.

    Nell'oscurità di quella cella, richiamato da sussurri nel buio, il Primo era infine giunto nel Mondo.


    La Quest verrà aggiornata il 23 Aprile.


    Edited by Evan Gallaway - 16/4/2024, 23:43
     
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    Che fosse per il movimento quasi immediato o per la mancanza di interesse verso le altre opinioni del gruppo, il SOLDIER sarebbe ben presto arrivato davanti a quel panorama desolato, ironicamente cosparso da molte cose, tra cui ossa, avvoltoi e persino arbusti, seppur ad una quantità minore rispetto alle altre due cose. La cosa notabile, però, fu ovviamente quella che doveva essere (almeno, una volta) una strada, un profondo solco che aveva segnato il passaggio di molti esseri viventi- Ma, oltre a tutto questo, era quasi difficile credere che il villaggio in cui si erano ritrovati pochi momenti fa ed il territorio circostante potessero appartenere allo stesso luogo.

    Il guerriero di Midgar borbottò delle parole senza valore, analizzando nuovamente quel paesaggio, quasi deluso da tutto ciò. Se questo era il passato- o almeno, un ricordo di esso- si aspettava qualche luogo paradisiaco, un posto sicuramente più pacifico rispetto ai vari mondi di oggi...Ma, pensandoci sopra, non sapeva perché aveva pensato a ciò: Aveva imparato da tempo che ogni scusa era buona per creare il conflitto, che ogni sofferenza era facile da ignorare in cambio del profitto e che ogni parte del pianeta era sacrificabile per garantire la propria sopravvivenza- Perché il passato, da cui tutti i mondi avevano ereditato l'esistenza anche se nella minima parte, sarebbe dovuto essere diverso?

    Randy analizzò nuovamente i dintorni. Per quanto aveva già notato entrambe le strutture la prima volta, era inizialmente difficile pensare verso dove dirigersi: La zona che sembrava una miniera sembrava abbastanza affollata dai vari movimenti che poteva intravedere, mentre la fortezza dalle torri bianche sembrava tranquilla come l'ultima volta che il SOLDIER l'aveva vista. Notando meglio le distanze, però, quella scelta che sarebbe potuta sembrare leggermente difficile diventò immediatamente chiara: Dopotutto, se volevano trovare al più presto i loro due alleati, metterci giorni a dirigersi verso quella che sembrava una fortezza intoccata gli avrebbe fatto perdere troppo tempo.

    Perciò, il SOLDIER arrivò alla conclusione che andare verso la miniera- o qualunque cosa fosse- sarebbe stato più semplice e "veloce" per iniziare la loro ricerca abbastanza problematica. "Bene, andiamo." Disse, improvvisamente, il guerriero di Midgar. Forse l'avrebbe detto dopo che uno dei suoi compagni avrebbe iniziato a pianificare, o forse l'avrebbe detto prima che chiunque avesse deciso di aprire la bocca- Ma, qualunque fosse stato il caso, Randy avrebbe iniziato a marciare per primo verso la struttura grottesca, preparandosi ad estrarre le armi a qualunque punto del viaggio. Dopotutto, chissà cosa sarebbe potuto succedere in quelle ore di viaggio?

    Randy si dirige verso le miniere.
    Randy Kodounen
    Combattente / Tiratore

    Magie utilizzate, con costo: ///.
    Tecniche utilizzate, con costo: ///.
    Slot Azione utilizzati: ///.

    Salute: Illeso.
    Mana: 10+5 = 15/80.
    Stamina: 105/200.

    Abilità Passive
    Rigenerazione Mana (+5 per turno)

    Equipaggiamento
    Caliburn-Gunblade: La spada lunga che Randy aveva quando era un SOLDIER di Seconda Classe, ricostruita in una Gunblade. Oltre ad essere indistruttibile come prima, ha delle ulteriori funzioni: Ora, Randy può caricare dei colpi in un caricatore dentro la spada per causare delle piccole esplosioni alla punta di essa, per causare più danni all'impatto. In alternativa, può velocemente cambiare la modalità di Caliburn per renderla una spada corta e che spara veri e propri proiettili dalla punta, facendola sembrare più una pistola.
    Phoenix Guard 2.0: Lo scudo che Randy aveva quando era un SOLDIER di Seconda Classe, ricostruito in uno scudo più resistente. Nonostante sia un po' più pesante di prima, lo scudo, oltre a funzionare da uno scudo portabile, può anche estendersi ad uno scudo a torre, che si può fissare sul terreno per essere più stabile nel parare.


    Extra
    Tecniche disponibili
    ♦ Sprint

    ♦ Dodge Roll
    ♦ Turbine Volante

    ♦ Dazzling Strike
    ♦ Aerocolpo
    ♦ Shattering Destruction
    ♦ Taglio Orizzontale
    ♦ Shield Blast
    ♦ Zantetsuken

    ♦ Flak Bullet
    ♦ Blazing Cannon
    ♦ Dusk Shot


    Magie disponibili:

    Fire, Fira
    Blizzard
    Thunder
    Aero

    Energia
    Reflex, Reflera
    Stop, Stopra
    Magnete

    Borsa oggetti:
    -x2 Granpozione
    -x1 Etere
     
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    Va bene, va bene. Non iniziare a parlare di fiducia, adesso.
    Nonostante le parole di Randy intendessero altro, Hikari pensò in parte che era volenteroso nel continuare a seguirli. In tutta quella storia serviva realmente collaborazione: d’altronde erano in un ambiente sconosciuto a tutti loro, mossi a destra e manca come marionette senza poter fare alcunché. Per il momento. Perché sapeva che sarebbe giunto il momento in cui avrebbero potuto reagire, l’attimo che avrebbe cambiato in qualche modo l’esito di quella storia. Non potevano cambiare il passato, ma di certo loro non vivevano più in quei tempi. Vi era ancora speranza per riportare la verità al presente.
    Era certamente un poco agitata ed Eileen colse al volo l’emozione della giovane Ayazaki, cercando di tranquillizzarla. In fin dei conti aveva ragione, Yoru e Ged erano veramente potenti come maghi, l’aveva potuto constatare lei stessa.
    Ma Yoru rimane un ragazzino.” Sospirò. “Si può essere forti in qualsiasi modo Leen, ma ci sono cose che possono ferirti per sempre e lo sai bene anche tu. Sicuro mi aspetto che lui e Ged combinino un bel botto per farsi trovare.
    Alcuni dettagli emersero dalle parole dell’altra Keyblader, parole che la giovane Ayazaki non comprese sul momento.
    Aspetta. Maestri perduti? Era delle che? Di che parli Leen?” Battè le palpebre un paio di volte. “Ti ricordo che sono diventata Keyblader tipo l’altro ieri, se c’era un corso su sta roba me lo sono perso! Pensi sia collegato? Anche perchè una maschera da volpe… Quanta accidenti di roba c’è da sapere? Sembra un gioco della Bad Canid: tutte cutscenes e niente gameplay
    Si mise a riflettere, tenendosi il mento fra indice e pollice. C’era comunque quel dettaglio temporale a cui non poteva far a meno di pensare.
    Però… L’era delle favole è poco prima della Guerra, no? Perchè quando ho reincontrato Gariad, è stato al Cimitero del Keyblade.” Scosse la mano davanti al viso. “Per meglio dire, era tutto nella mia testa ed eravamo nel Cimitero, ma è un altro discorso. Come può una persona vivere così a lungo mantenendo sempre lo stesso aspetto? Howell so che è così da quando ero appena nata perché ha perso il Cuore, ma lui…

    Proseguirono oltre la porta. Ora si ritrovavano in un paesaggio più sterile, desolato ed Hikari non potè far a meno di pensare a Midgar: quando aveva vissuto lì per allenarsi, aveva visto lo stato dei bassifondi e la terra sotto i loro piedi le ricordava lo stesso terreno brullo della zona. Non che ci fosse un granchè intorno a loro, se non due strutture in gran lontananza: lo stesso castello che avevano già visto prima - e se c’era una cosa che i manga le avevano insegnato è che è meglio non inseguire i castelli - ed una struttura affollata in distanza. Sembrava ricca di persone a lavoro: una miniera? Provò ad aprire un varco oscuro, per vedere se ci fosse un modo rapido per evitarsi quel caldo torrenziale. Con somma sorpresa, non vi fu alcuna risposta.
    Huh.” Abbassò la mano, inarcando il sopracciglio scettica. “Prima miriadi di grandi poteri ed ora nulla? Riuscite ad usare la magia voi? Ché non vorrei ci fosse una sorta di barriera o robe simili. Argh, ovviamente ci hanno tolto lo stregone dal party.
    Non restava altro che camminare.
     
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    Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino

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    Quella stanza stava diventando sempre più piccola. Kyla aveva la necessità di uscire, di allontanarsi da tutti, di prendersi una boccata d'aria reale, ma non sapeva quando glielo avrebbero concesso. Per passare da una stanza a un'altra così velocemente, per avere quella strana sensazione non appena guardava l'esterno o toccava la porta... Non potevano essere in un mondo reale.
    Doveva trattarsi di un gigantesco sogno lucido.
    Ma per chi o per cosa stavano sognando? Per rivivere le vicende di quel ragazzino che avevano visto poco fa? A che scopo? Nemmeno le due Keyblader presenti sembravano avere la risposta pronta, e dubitava che da qui in avanti, chiunque avrebbero incontrato lungo il cammino, avrebbe risposto anche solo a uno dei loro quesiti.
    Sbuffò alle parole di Korax, che per quanto incoraggianti, fecero ulteriormente scrollare le spalle a Kyla. Lei che voleva proprio evitare il conflitto! Dopotutto, se si trattava effettivamente di un sogno, che senso aveva combattere se tanto, prima o poi, si sarebbe risvegliata? Per la sua mente più fredda e calcolatoria, logica, tutto questo non stava avendo il benché minimo briciolo di senso.
    Ma la parte che da poco si era risvegliata, la sua parte più remota e umana, in perenne conflitto con la sua ragione, le sussurrava continuamente all'orecchio, come una cantilena che mai avrebbe potuto zittire. Non vi era ragione e logica lì dentro; solo istinto, solo sopravvivenza, solo emozioni. E la sua mente, più fredda e matematica del normale, avrebbe dovuto lasciare ben più spazio al suo lato umano, da poco risvegliato.
    Solo che questo lato umano era piccolo, acerbo, immaturo. Forse un dettaglio che spesso le persone che la incontravano per la prima volta, potevano dimenticare. Dopotutto, si presentava con un'intelligenza più sviluppata dei suoi "coetanei". Ma a livello di controllo delle proprie emozioni, era messa sicuramente peggio rispetto ad altri.
    Osservò passivamente Randy prendere la maschera da serpente, gentilmente offerta dalla ragazzina, aggiungendo piccole perle di saggezza talmente enigmatiche da far sorgere ancora più dubbi nella sua testa che altro. Optò per seguire gli altri, ora che la porta si era improvvisamente spalancata e quella strana sensazione di prima era del tutto sparita. Vi era forse un motivo logico per tutto ciò? Ovviamente no, ma dopo lunghi respiri e giramenti di testa, sembrava aver iniziato a dargliela vinta.
    Le scappò da ridere alle parole delle due Keyblader, roteando gli occhi e negando col capo, ma frenando la propria lingua. La sua capacità di rimanere totalmente obiettiva e pragmatica ormai aveva capito essere totalmente inutile contro quel branco di ottimisti. Si morse quindi la lingua, trattenendo qualsiasi cosa avrebbe tanto voluto dire e, semplicemente, lasciandosi trascinare dalla corrente.
    Si ritrovò dinnanzi un paesaggio ben diverso dal primo in cui si erano risvegliati. Il terreno era arido e roccioso, il sentiero su cui si trovavano ora era imbattutto e irregolare. Probabilmente doveva trattarsi di un profondo solco creatosi a furia di camminarci sopra, ipotizzò. Osservò le punte aguzze di quei promontori, finché il suo sguardò si soffermò su un tripudio di ponti di legno e carrucole. Sembrava trattarsi di una sorta di miniera, e a giudicare dalla distesa di soppalchi in legno, doveva essere lì da un po'. Di certo non era stata costruita l'altro giorno.
    Sempre in lontananza, alzando lo sguardo e guardando oltre, poté notare la stessa fortezza che si vedeva in lontananza dal villaggio di prima. Non dovevano trovarsi troppo distanti rispetto al luogo in cui tutto ebbe inizio, e se ben rammentava i ricordi che aveva vissuto di Gariad, in teoria lui dopo l'attacco di quelle Ombre era stato catturato. E se ora si trovassero lì per vivere quel secondo pezzo di ricordo del ragazzino? Che fosse sopravvissutto alla cattura, e buttato in quella miniera a lavorare come schiavo?
    "Poco fa la ragazza ha accennato qualcosa sull'ira... Forse, in base al ricordo che riviamo di Gariad, riviviamo una determinata emozione, a cui è associata una determinata maschera. La volpe a cosa potrebbe essere associata?" Ripensò ai ricordi precedentemente vissuti, e a come questi vennero scaturiti. Per ipotesi, dovevano nuovamente rincontrare Gariad, e incrociare il suo sguardo. Quella volta però fu un Gariad più adulto ad avergli inculcato la memoria.
    "Non vorrei saltare a conclusioni affrettate, Hikari... Ma considerando quanto è strano questo sogno o racconto che sia, non hai mai preso in considerazione che quel ragazzo sia morto?" Di certo non sapeva in che situazione Hikari aveva conosciuto Gariad, ma la sua sembrava un'ipotesi agli occhi di Kyla, piuttosto ovvia.
    Si chinò a terra, facendo scorrere le dita sul terreno, togliendosi la sabbia che era finita sui suoi polpastrelli e cercando di concentrarsi come aveva fatto prima. "Sento ancora un legame forte, in realtà, per quanto flebile. Quindi siamo ancora nell'Era delle Favole... Forse nelle terre 'nemiche'?" Ipotizzò di nuovo, rialzandosi poco dopo e pulendosi dal terriccio contro la sua stessa maglietta.
    "Da che ricordo, Gariad era stato catturato... Forse si trova proprio in quelle miniere. O forse no, ed è stato semplicemente ucciso. Ma un motivo, a parte quello di farci camminare per ore intere, di essere stati riportati qua, ci sarà. E no, dubito ormai siamo effettivamente nel passato." Si incamminò assieme a chiunque avrebbe optato per raggiungere la cava o miniera che fosse, ignorando chi magari avrebbe preferito raggiungere la fortezza lontana giorni di cammino. "Forse l'intervento di prima al villaggio, ha fatto sì che il serpente fuori uscisse... Quindi anche qua dovremo fare un po' di caciara?" Le parole di Korax di poco fa le tornarono alla mente. E per quanto riuscì a sigillare la propria bocca, il suo sguardo non poté fare a meno di cadere su di lui.
    Perché si doveva sempre finire col fare a cazzotti qualcuno o qualcosa?
     
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    Sembrava che le parole pronunciate dal giovane mago, furono accolte con una certa gioia da Gariad. Yoru in quel momento incrocio le braccia infastidito alla reazione del ragazzino, che continuava a guardare con sospetto e fastidio. Sapeva che quello che aveva di fronte non era il vero Gariad, ma una specie di proiezione del passato, un ricordo che interagiva con loro anche se non facevano parte di quella storia. Yoru non stette nemmeno li a chiedersi come fosse possibile, anche perché tra il dolore alla schiena e il desiderio di ritrovare la magia, farsi ulteriori domande di quel tipo non gli serviva a nulla. Si limito quindi a sospirare mentre cercava di ignorare il dolore e la stanchezza che stava provando in quel momento. Cercando ancora di tenere sott'occhio Gariad, aspettandosi che sarebbe successo qualcosa. Non che avesse prove in merito, ma dubitava sarebbero rimasti li per il resto della vita. Beh, più che altro lo sperava. In più sperava che anche gli altri naufraghi, avrebbero mosso il culo e sarebbero arrivati ad aiutarli. Quindi più che una sensazione che sarebbe successo o meno qualcosa, quella di Yoru era più una pretesa. Non voleva rimanere li e soprattutto rivoleva la sua magia. Magia che non sembrava fosse possibile avere visto le parole di Gariad, alla domanda che Yoru gli aveva posto.
    Il giovane mago infatti aveva pensato che ci fosse qualcosa che schermava la sua magia, come l'ambiente in cui si trovavano o le catene che li intrappolavano. Invece secondo Gariad non era possibile che fossero maghi, visto che gli Oscuri tendevano ad eliminarli per evitare seccature. Cosa che lo sorprese moltissimo per una ragione in particolare. Yoru era convinto che in epoca antica tutti potessero usare la magia, almeno un minimo si intendeva. Questo era dovuto alle potente linee di mana che c'erano in quell'era di cui si sapeva troppo poco. Magari era gente che non aveva studiato la magia, ma non ci dovrebbero essere non adepti. Questo gli fece venire in mente un paio di cosa, una una naturale curiosità al fatto che ci fossero dei non adepti anche in quest'era. Voleva dire che i libri che aveva letto avevano degli errori, cosa del tutto naturale alla fine ed era un argomento che lo incuriosiva molto. Un altra cosa che gli era venuto in mente era sul perché non avevano i loro poterei.
    La causa era dovuto a Gariad o per meglio dire ai suoi ricordi e forse i suoi desideri. Quando erano ad Ortus il loro mana era significativamente più potente, al punto che hanno pensato di essere davvero nell'era delle favole, ora però ne erano totalmente privi. Probabilmente ad Ortus la magia era cosi intensa perché ricordava che era cosi, oppure perché desiderava qualcuno abbastanza forte da respingere gli oscuri. Qui alle miniere invece era perché non ci potevano essere maghi. In pratica tutto dipendeva da come Gariad ricordava o per cosa desiderava, una cosa che non gli piaceva per nulla. Ovviamente erano pur sempre teoria le sue, teorie che voleva spiegare anche a Ged per capire se anche lui era arrivato ad una conclusione simile.
    - Umh credo di aver capito cosa sta succedendo allora...Ge-?....aspetta hai detto magi? - Aveva detto dopo le parole di Gariad pensieroso, accorgendosi solo dopo di un dettaglio nelle parole di Gariad. Infatti li aveva definiti magi e non maghi. Una cosa che gli diede un po' fastidio. Comunque in attesa di una risposta, guardo il ragazzino con un sopracciglio alzato.
    - Maghi vorrai dire! M-A-G-H-I, non magi! Da dove cazzo vieni dall'era antic-ah già...lascia perdere colpa delle frustate! - Aveva detto all'inizio parecchio preso dal correggerlo e infastidito, ma dopo che si accorse che quello in torto era lui cerco di sviare subito la cosa. Ovviamente dando la colpa alla prima cosa che gli era venuta in mente, cioè le frustate che ancora gli facevano male. Infatti non faceva altro che fare piccoli movimenti per sentire il meno possibile il dolore, che ancora lo opprimeva. Gli sembrava come avere degli spilli che premevano nella sua schiena. In quel momento si era avvicinato alla scodellina con del cibo, che tremante inizio a mangiarlo un po' disgustato. Non era di certo abituato a cibo di banchetti o di alta classe, alcune volte era tanto se mangiava qualcosa...eppure quella roba faceva veramente schifo. Aveva però mangiato tutto senza troppi problemi a parte per il dolore e le mani tremanti, anche se faceva schifo il cibo non andava buttato.
    Si volto nuovamente verso Gariad che anche lui si trovava nella sua stessa situazione, troppo dolorante persino per mangiare anche se lui sembrava essere abituato al cibo di li ormai. In effetti sembrava più grande di quando l'hanno visto ad Ortus, anche se smagrito quasi quanto lo stesso Yoru. Doveva essere li da molto tempo, forse qualche anno addirittura. Cosa che sorprendeva il giovane mago che si chiedeva come fosse sopravvissuto cosi tanto, soprattutto con quei stupidi atti di coraggio e sacrificio che faceva. Non lo sopportava veramente, ma lo compativa allo stesso tempo. In fondo anche alla prima visione, aveva deciso di aiutare e proteggere gli abbitanti di Ortus, perché colpito da quella visione e dalla tristezza e il terrore che gli aveva causato. Non l'avrebbe mai ammesso ovviamente.

    Gariad dopo le parole di Ged, aveva risposto con voce tremante che il tempo era prezioso e che ne avevano poco. Il modo in cui lo disse fece alzare un sopracciglio a Yoru, che lo trovo un po' troppo maturo in quel momento. Era una frase fatta che si stava ripetendo magari. Beh non aveva importanza alla fine. Dovevano trovare un modo per uscire di li e alla svelta. Yoru sperava ancora che arrivassero gli altri, ma soprattutto il ritorno della sua magia. Comunque butto a terra la ciotola di cibo ormai ripulita, mentre ascoltava Gariad ancora parecchio pensieroso. Il ragazzino dai capelli bianchi aveva iniziato a parlare di diverse cose, come del fatto che aveva perso molte sue conoscenze li dentro e nei modi più disparati. In più aveva perso ogni speranza sul venir salvato, sull'arrivo di qualche eroe o cose cosi. In più lamentandosi del fatto, che gli oscuri erano mossi solo dall'odio nei confronti della sua specie, per delle ragioni sconosciute. Nuovamente Yoru senti di starlo compatendo anche se cercava di trattenere quell'emozione.
    Erano situazioni che anche se in chiave decisamente meno grave e terribile riconosceva. Pure lui sperava che qualcuno lo salvasse dall'orfanotrofio, per poi perdere le speranze e chiedendosi perché i suoi "fratelli" lo maltrattassero, solo per capire che quei stronzi lo trovavano divertente. Probabilmente anche per gli oscuri era cosi. Non era nemmeno odio, era solo supremazia su qualcuno che avevano schiacciato. Erano situazioni diverse per importanza, ma simili alla fine. Una cosa che gli dava una sensazione di sconforto, che voleva allontanare anche perché non voleva finire per compatire lui. Ancora pensava che quello che loro qui conoscevano come Gariad, era quello che lui aveva conosciuto come Marcel a Parigi. Una persona da cui si voleva tenere alla larga, ma ora forse stava partecipando al suo passato.
    - Non morirai qui...tranquillo. - Aveva detto in modo distante nel sentire il sussurro di Gariad, ma che non disse per rassicurarlo. In fondo sapeva che non sarebbe morto. Il problema era che non aveva idea di come si sarebbe salvato. Qui in effetti si poteva una domanda. Erano finiti qui per colpa dell'altro Gariad. Lui ci aveva buttati li dopo che l'avevano analizzato con la magia, ed erano stati gli unici a venir buttati li. Si chiedeva se li aveva mandati li per punirli o per far vedere loro, quello che con la magia non potevano vedere. In effetti non era riuscita ad usarla su di lui, come se fosse qualcosa di incompressibile per lui. Cosa che lo straniva visto che Gariad non gli sembrava un qualcosa con troppi occhi, tentacoli o ali...almeno in quel momento. Comunque il discorso di Gariad prosegui e inizio a parlare di quando l'avevano catturato, nel giorno del suo compleanno. Yoru e Ged conoscevano quella storia, conoscevano quella scena fin troppo bene e il giovane mago di ritrovo un attimo ad abbassare lo sguardo. Si mise anche a parlare di una specie di tradizione che avevano nel suo villaggio. Un gioco che consisteva nel fare tre domande al festeggiato. Yoru trovo curiosa la cosa. Aveva letto di alcune antiche tradizioni nei libri che aveva letto, ma nessuna come quello. Non c'era nulla di spettacolare a dirla tutta, ma lo incuriosi ugualmente al punto che nel sentirle penso a cosa avrebbe risposto al riguardo.

    'Che cos'è più importante per te?'

    Yoru a quella domanda trovo immediatamente la risposta. Ovviamente la cosa che era più importante per lui era la magia, e ovviamente la conoscenza che essa donava. In fondo era stata la magia a salvarlo dall'orfanotrofio e aveva accesso in lui il desiderio di imparare e di conoscere. Viaggiava proprio per questo alla fine. L'unico scopo di Yoru era di viaggiare tra i mondi, per imparare più magie e affinare le sue capacita con essa. Era però interessato solo all'arte e la conoscenza, non al potere di distrugger che la magia possedeva. Certo l'aveva anche usata come arma in più occasioni, ma solo per potersi difendere e mai per prepotenza o altro. In pratica non gli serviva il potere di distruggere i propri nemici, ma solo la saggezza e il sapere che la magia poteva dargli.
    Alla fine c'era da dire che Yoru non aveva molto altro a cui tenere particolarmente, tralasciando la magia infatti non aveva nient'altro e quasi voleva piangere all'idea di non averla in quel momento. Ovviamente però tratteneva le lacrime e si faceva coraggio, perché in un modo o in un altro l'avrebbe ripresa.

    'Di cos'hai più paura?'

    Letteralmente in quel momento stava vivendo la sua paura. Non avere più la magia era un qualcosa di più che tremendo per lui, ma sentiva dentro di se che non era solo quello ciò che temeva di più. In effetti Yoru non aveva mai avuto una paura specifica o una fobia in particolare. Visto quello che era successo poteva dire di temere il dolore, ma era un qualcosa di talmente generico e condivisibile da tutti che non poteva essere una vera e propria paura. Allora di cosa aveva davvero paura? In quel momento gli torno in mente ciò che aveva provato quando il maelstrom li aveva investiti. La paura di morire come se nulla fosse, ma non solo. In quel momento, quando penso di essere morto, aveva provato qualcosa. Una paura diversa che quasi si imbarazzava a pensare in quel momento. Aveva ripensato a quei pochi legami che aveva, che teneva lontani e vicini quanto bastava. Rendendosi conto che li avrebbe persi tutti, che nemmeno avrebbero saputo della sua morte probabilmente. Era sempre stato solo e lo sarebbe stato anche dopo la morte, senza nessuno che avrebbe pianto per lui.
    In effetti quello che gli fece molta più paura. Aveva molta più paura di rimanere da solo, senza nessun legame, senza amore o affetti vicino. La solitudine era la cosa di cui aveva più paura, ma era un pensiero nascosto nei meandri del suo cuore e della sua mente. Un qualcosa che non poteva, anzi non riusciva ad ammettere nemmeno a se stesso.

    'Cos'è che desideri dalla tua vita?'

    Nuovamente la risposta gli sembro facile come la prima. Voleva ottenere semplicemente tutta la magia e la conoscenza che desiderava, cosi da affinare le sue abilità e far crescere il suo potere. Però c'era una domanda che si poteva spesso da solo, al riguardo ed era la più ovvia "e dopo?". Cosa ne avrebbe fatto di tutto quel sapere e di quel potere dopo? L'avrebbe tramandato? Non sembrava una pessima idea, anche se non si vedeva poi tanto bene come insegnante. Però sarebbe stato bello, gli sarebbe piaciuto. Però sentiva nuovamente dentro di se che c'era altro, che non era quella la risposta giusta. Cosa desiderava?
    Nuovamente qualcosa torno alla sua mente, quel sogno di poco prima, dopo essersi beccato quelle frustate. Quella donna che lo teneva in braccio e che gli sorrideva, cosi radiosa da riempirlo di un emozione che non sapeva spiegare. Un viso che aveva visto dall'altra madre, ma che era bellissimo e vero. Non come quello corrotto e spaventoso della strega. Quella era sua madre...non se la ricordava nemmeno tanto bene, eppure sentiva quell'emozione ripensando a lei. Un emozione che voleva riprovare, in tutte le sue forme e donarlo a sua volta...
    Desiderava solo essere amato e amare come chiunque altro, era questo che desiderava dalla sua vita.

    Quell'ultima risposta che aveva nascosto nei meandri del suo essere, lo porto a chiudersi un attimo su se stesso. Abbracciando le gambe tristemente, riuscendo anche a ignorare il dolore lancinante delle ferite alla schiena. Cosa gli stava venendo in mente in quel momento, per via di un paio di stupide domande? Era stata la sua solita curiosità nulla di più. Sospiro un attimo sentendo le parole di Gariad, che rispondeva a quelle domande nel modo più normale visto la sua situazione. In fondo le risposte a quelle domande era mutabile, dalle condizioni e dai anni che passano. I desideri, le paure e i sogni mutano e crescono con noi. Forse un giorno Yoru avrebbe dato delle risposte diverse a quelle domande, ma Gariad invece non aveva idea se ci sarebbe riuscito. Soprattutto dopo tutto quello che aveva passato. Infatti disse che non poteva far altro che aver paura degli oscuri, che non c'era nulla di più importante che viverla e infine che quello che desiderava era la liberta e un futuro. Nuovamente Yoru si senti di compatirlo, di empatizzare con lui e mettendosi quasi nei suoi panni. Forse per via di una vita vagamente simile, oppure per quelle ferite sulla schiena e perché aveva vissuto un minimo quello che aveva vissuto lui. Quindi penso a cosa avrebbe provato lui al posto di Gariad, se ci fosse stato lui al suo posto e la risposta sta volta arrivo ad alta voce.
    - La vita è importante se la viviamo con dignità e a testa alta, senza piegarci alla paura e alla crudeltà degli oscuri o di qualsiasi altro stronzo, desiderando solo di avere la forza e la determinazione di continuare ad alzarci finché il male non viene sconfitto. Solo cosi si possono rompere queste catene e aprire una nuova nuova via! - Aveva detto Yoru deciso e determinato andando contro i desideri e le risposte di Gariad, che in realtà comprendeva e accettava anche. Non aveva detto nulla di sbagliato, ma Yoru se fosse stato al suo posto avrebbe avuto paure e desideri diversi. Avrebbe dato delle risposte diverse e si poteva capire qual erano dal suo discorso. In fondo lui non era come Gariad, non avevano la stessa personalità e lo stesso spirito. Non perché Yoru avesse un spirito o un cuore più forte, ma una cosa era certa. Il suo spirito ardeva di un intenso fuoco, che non accennava ancora a spegnersi e tramutarlo in cenere bianca.

    Qualcosa di strano però stava succedendo. Yoru non se ne accorse subito, ma appena vide Gariad un po' strano si allontano da lui di qualche passo. Il giovane mago in quel momento era come in allerta, non aveva idea di cosa stava succedendo, ma senti che doveva stargli il più lontano possibile. Infatti qualcosa apparve in pugno a Gariad, un arma familiare con un aspetto simile a quello di una chiave. Un Keyblader era apparso e non era il primo che Yoru vedeva, ma anche per questo aveva un aria familiare. Non era come quello che aveva impugnato al suo incontro con Marcel, oppure come le tre Keyblader che erano finite qui con lui. Non importava. Non gli importava. Sentiva solo che doveva stargli lontano, che non doveva nemmeno osare toccarlo.
    - Un Keyblade...- Aveva solamente detto Yoru parecchio sorpreso, non capendo che stesse succedendo. Sapeva che Marcel era collegato ai Keyblader e se Gariad e Marcel erano persona, non era strano che lo fosse anche lui. Eppure c'era qualcosa in quel momento, in quella scena che doveva essere importante...particolare. Eppure non capiva. C'era qualcosa che non andava.
    Aveva anche pensato che poteva essere un buon modo per uscire, ma non riusciva a rallegrarsi o fare un sospiro di sollievo.

    Eileen Walker

    - Non confondere la mia fiducia per apatia, Hikari. Questo vale per Yoru come per tutti noi, ma in ogni caso spetta a noi che farne di quelle ferite. - Aveva detto in risposta alle parole della collega Keyblader, con le braccia incrociate un po' pensierosa in quel momento. Le sue parole nuovamente non furono comprese in pieno, ma ormai Leen ci aveva rinunciato. Si limito infatti a sospirare dopo la sua risposta, anche perché c'erano cose più importanti a cui pensare. Più il tempo passava e più diventava tetra e poco incline al dialogo come il fratello. La cosa la stava iniziando a preoccupare.
    - Non sto dicendo di stare tranquilli, ma solo di dar loro fiducia per la loro forza e i loro cuori. Possono resistere il tempo che li andiamo a cercare no? - Aveva chiesto Eileen sempre in tono tranquillo, facendo intuire che credeva abbastanza nei due dispersi. Ovviamente alcuni li si potevano chiedere il perché di tutta quella fiducia, ma non aveva voglia di stare troppo a spiegarsi. Lei e Ged si conoscevano da un po' e avevano combattuto contro Pitioss insieme, un esperienza fin troppo utile per legare. Yoru invece era un discorso particolare. L'aveva visto disperato quando erano finiti nel maelstrom, ma quando era andato ad aiutarlo e aveva rimesso si era calmato aveva dato tutto se stesso nella battaglia. In più era un Valentine. Non era Sora certo, ma non gli sembrava che il suo spirto valesse meno di quello dell'eroe del Keyblade.
    - Beh, le volpi rappresentano l'astuzia e cose cosi...dipende anche dal folklore. Comunque, nel caso della proprietaria della maschera direi l'avidità. Più per il suo nome che per qualcosa che ha fatto. - Aveva spiegato pensierosa per un attimo alla domanda che gli aveva posto Kyla. In effetti aveva trovato che il nome di Ava, fosse decisamente strano. Se però era legato ad un peccato capitale, come gli altri, si spiegava il perché. In più pensava anche che fosse una cosa cringe da far spavento. Glie lo aveva dato un tredicenne che scrive fanfic su EFP sto nome? Oppure il creatore di Land of Soul, Tsuyaro Kamura? Comunque non era nulla di importante a cui aveva bisogno di pensare.
    - Oddio...Non ho idea del perché le maschere, ma quando non saremmo di fretta ti spiego tutto, ok? - Aveva detto a Hikari non aspettandosi che non sapesse veramente nulla al riguardo. Non avevano molto tempo per parlare, ma soprattutto non voleva andare troppo nel dettaglio con Kyla li vicina. Erano cose legate ai loro compiti e molti di questi sembravano collegati a persone, che erano legate al cuore di Sora. Questo non sembrava il caso di lei e Hikari, ma comunque era meglio limitare le informazioni.
    In ogni caso insieme agli altri usci da quella stanza, non prima di aver salutato la maestra Invi. Usciti lo spettacolo di fronte a loro però non era tanto piacevole. Si trattava di un enorme campo desolate che gli ricordo per un attimo, quello del cimitero del Keyblade anche se senza le armi leggendarie a decorarlo. In pratica non era altro che un enorme area desolata.
    - Ehi, avrò scelto la build da bladesinger, ma anche io sono una maga niente male! - Aveva detto scherzosa almeno in quel momento a Hikari, visto la sua battuta sul fatto che non c'era più Ged con loro. Solo per allegerire un po' l'aria, che li era parecchio pesante. In effetti c'era un po' di caldo, cosa di cui si stava lamentando soprattutto Korax. Cosa che la sorprese un po'. Era stata cosi pensierosa e prensa dai vari discorsi che se n'era accorta solo ora...Korax era un Garchomp. Ovviamente sapeva che non era davvero cosi, ma nessuno l'avrebbe fermata dal farci un battuta. Anche se probabilmente l'avrebbe capita solo Hikari
    - Ma i Garchomp non erano drago/terra? Korax sei una forma regionale per caso? Tranquillo sto scherzando, in ti secchi troppo ti tiriamo un po' d'acqua addosso. - Aveva detto in quel momento proseguendo verso la strana struttura.

    Edited by Key xD - 28/4/2024, 10:27
     
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    Memorie. Ricordi. E contatti con un epoca che depreda ogni singola conoscenza dello Squalo, se non per vaghi e fantasiosi racconti che solo alla lontana potrebbero avvicinarsi. E nemmeno di tanto! È per questo che per un lungo momento rimase in silenzio, ad osservare e… cercare di capire. Cercare di trovare un senso a tutto questo, per quanto potesse averne in quel momento. Non si avvicinò alla maschera, non in quel momento, ne ebbe da obbiettare nel passare attraverso quella porta. Invero, ebbe molta più difficoltà a sopportare quel clima arso e caldo nel quale si ritrovarono piuttosto d’improvviso, finendo quasi subito ad ansimare per il caldo, con tanto di lingua penzoloni ed espressione piuttosto marcata ed infastidita. Non c’era da stupirsene dopotutto, era una creatura marina ed era quanto più lontana possibile dal proprio elemento!
    <> Ma popo un deserto!? Ma porc... <>
    Che poteva farci? Solo stringere le zanne e tirare dritto, testardamente e senza rallentare proprio adesso, puntando quasi subito istintivamente alla caverna, piuttosto che alla città fin troppo distante all’orizzonte. E volle renderlo chiaro anche a voce, nonostante vigesse una sorta di muto assenso per quell’obbiettivo.
    <> Se nun me volete portà n’braccio, namo alla caverna. Fa troppo caldo! <>

    Terra terra ed essenziale… per ora. Ma aveva ascoltato. Stava facendo lentamente la propria opinione sull’intera vicenda, e trovò particolarmente interessanti le parole di Kyla e Hikari, avendo più difficoltà con quelle di Eileen a causa della sua poca esperienza in materia. Ma se davvero tutto quello non era altro che un sogno, o peggio… un racconto, che cosa avrebbero mai potuto fare?
    <> Ve vojo ricorda na cosa ragazzi. Tutto questo è nato da n’anomalia de Heartless. Che non doveva nemmeno esiste, a quanto pare. <>
    Le parole di Ruby alle isole del Destino, più o meno. Un preludio, che lo faceva sentire lievemente meno confuso rispetto a prima, ma sull’emotivo… sembrava indecifrabile, almeno per un momento.
    <> Ma è successa. E ora siamo arrivati qui. Che sia un sogno, na storia, na memoria… è importante? <>
    Lo chiede genuinamente a tutti, nessuno escluso, guardandoli uno ad uno prima di proseguire, puntando il muso in direzione della cava non troppo distante. Col passare dei secondi, la sua indole decisa e positiva tornava a farsi sentire, ben chiara e limpida.
    <> Qualcosa è cambiato. Nun metto in dubbio che possa esse na bona occasione per raccapezzacce qualcosa con le vostre radici e… chiavi- <>
    Prende un bel respiro, esibisce un ghigno più marcato riferendosi ad Eileen… e proseguirebbe, senza più ombra di dubbio o incertezza nel tono.
    <> Ma tutto questo rota intorno a quel pischello, Gariad. E quello che potemo fa è fa de tutto pe aiutallo. Per rendere questo… questo qualunque cosa sia un bel ricordo. Na rivalsa. O na soddisfazione. Menando i suoi nemici ovviamente! Magari… facendoglie torna er sorriso, cambierà altro. <>
    Quindi… si, ha risposto implicitamente anche a Kyla in quel modo, annuendo per bene alla sua domanda. E magari togliendo qualche dubbio residuo agli altri. Lo dice alla cieca ovviamente, ma lo fa di cuore ed istintivamente. Il suo unico obbiettivo è aiutare chi è in difficoltà ora, e andrebbe avanti a qualunque costo, giunti sin li.

    <> Movemose però, me sto a secca qua. E dovemo trovà er piromane e i due pischelli! <>
    Ancora un po’ e sentiranno odore di pesce cotto. Povero Korax!
     
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    Bastien si rimboccò le maniche deciso a vederci fino in fondo a questa brutta situazione. Mancavano ancora due compagni all'appello e, per quanto fosse sicuro dell'incolumità di Ged, non poteva essere altrettanto certo riguardo quell'infante dalla bocca larga.
    Probabilmente erano bloccati dentro chissà che struttura.
    Alla fine non aveva neanche senso andare a logica. Tramite chissà che potere arcano ormai era possibile fossero nei più remoti angoli del pianeta, del cosmo o addirittura del tempo.

    Per quanto non avvezzo a certe terminologie il Tricheur ebbe modo di ascoltare alcuni commenti dei suoi compagni.
    Aveva imparato ad accettare la bizzarria che fossero sperduti in un qualche passato remoto non ben identificato.
    Per quanto paresse strano Bastien aveva assistito a fenomeni ed esperienze ben lontane dal concetto di normalità in così poco tempo, dunque, l'unica scelta logicamente possibile era accettare la totale illogicità della situazione.

    Sistemandosi appena il cravattino con fare nervoso mosse i primi passi verso questa nuova landa da esplorare.
    Le temperature si alzarono all'improvviso e questo fece sì che il mago di New Orleans fu costretto a tirare fuori dalla manica il suo vecchio parasole utilizzato ad Agrabah.
    Per quanto non si potesse certo paragonare al deserto la torrida afa che li accompagnava era qualcosa di temibile.

    Forse è anche il momento degli occhiali da sole.
    Valuterò.


    Disse fra sé e sé per esorcizzare l'apprensione che provava nei confronti del suo storico compagno d'avventure.
    Non riusciva a spiegarsi, ma sentiva di conoscere nel profondo Ged. Come se avesse un legame che andava aldilà del semplice cameratismo. Una vera amicizia? Sincera? Non quelle di convenienza o tanto per dire.

    Sospirando a pieni polmoni il Tricheur fece una smorfia.
    Non era il tempo o il luogo.

    Accettò di buon grado la proposta dell'uomo meno giovane del gruppo, o perlomeno così gli pareva, poiché era difficile quantificare l'età dell'essere meccanico.

    Si andare dobbiamo andare, ma dove?
    Rincalzò.

    Poi, sentì una vulgata a lui sconosciuta, capiva e non capiva bene le parole.
    In qualche modo l'aveva già sentita, ma gli sfuggiva il luogo.
    Certo, era comprensibile, con qualche sforzo, la parlata così ricalcata e con le vocali così gravi rendevano il tutto abbastanza impegnativo.

    Korax sollevò qualche punto a suo favore oltre a, ovviamente, maledire il caldo.

    Mi trovo d'accordo con questo pesciolino fin troppo cresciuto.
    Dobbiamo sbrigarci e capire il da farsi, poi penseremo al resto.
    Per ora abbiamo dettagli abbastanza importanti su cui concentrarci
     
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    Il Buoi oltre la Siepe

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    Si lasciarono alle spalle il piccolo salottino e le innumerevoli domande che Volt cominciava a porsi, e quando varcarono la soglia di quella strana porta si trovarono in un luogo completamente diverso, come se avessero cambiato mondo: eppure da lontano potevano vedere lo stesso panorama di Ortus, a indicare che in realtà erano sempre nello stesso posto, solo in un altro punto in particolare. Come mai erano tornati lì? Dov'erano i loro compagni? Perché erano lì?
    Tutte domande a cui Volt non riusciva a darsi risposta, però su una cosa Korax aveva ragione: in questo momento farsi determinate domande era inutile, dovevano continuare... ma era più forte di lui. C'era qualcosa in Volt che gli faceva... bramare di sapere. Per tutti quei secoli era scappato dalla conoscenza, deciso a rimanere volutamente nell'ignoranza della sua grotta, ed ora era come se qualcosa si fosse riacceso dentro di lui. Voleva sapere cosa stesse succedendo. Voleva sapere dove fossero. Voleva sapere chi fosse quel Gariad. Gariad...
    Cercare di salvarlo. Di aiutarlo. Combattere i suoi nemici.
    I suoi nemici.
    Le Ombre...?
    Lo sguardo di Volt si spostò su quella mastodontica miniera, e qualcosa gli si strinse nel petto. Non la trovava familiare, no, non provava nessuna sensazione simile a quella che aveva avuto vedendo Gariad, o la ragazzina, nulla di tutto ciò. Poteva quasi dire con certezza di non aver mai visto quel luogo. Eppure... perché gli faceva così paura?
    Perché non voleva assolutamente metterci piede?
    Ma doveva. E tutti gli altri sembravano aver deciso di andar lì, quindi Volt semplicemente... cominciò a seguirli. In silenzio, perché tanto le sue parole erano inutili, in quella situazione. Non aveva nulla da dire, e non lo avrebbero potuto capire comunque. Ma rimase in allerta, la Skana stretta fra le mani. Non voleva essere colto impreparato.
     
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    Il Guardiano della Luce.


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    La luce fra le caverne si affievolì. Miriadi di occhi, curiosi, spaventati, reverenti, scrutavano la sconosciuta arma immersi nell'oscurità. Ignari del suo potere, dei portenti e degli orrori che avrebbe generato nei millenni a seguire, rimiravano la chiave e il suo possessore. Nessuno ebbe il coraggio di parlare. Chi per odio verso le Ombre, chi per paura, rimasero tutti in silenzio; l'unico suono udibile era il respiro tremante di Gariad e il tintinnio della chiave, il cui nome fu Yoru a trovarlo.
    "Keyblade..." Mormorò Gariad, fissando l'arma a occhi spalancati. "Keyblade..." Accucciò l'arma a sé come un amico ritrovato. "Sì... lo sento. Sento che può aiutarci!" Esclamò, e nei suoi occhi brillava solo un sorriso speranzoso, guardò Yoru e Ged come se avessero tutte le risposte alle sue domande. "Di cos'hai paura-"
    La voce di Gariad fu coperta per un momento da un disturbo inspiegabile. Come uno statico, un verso, una parola annebbiata persa in un sogno di cui sconoscevano la pronuncia. "Perché mi stai lontano? Non hai niente da temere! Usciremo da qui, adesso. Sento... sento che mi basta desiderarlo."
    Gariad puntò il Keyblade verso le loro catene ed esse si spezzarono come rametti sotto la neve. L'espressione meravigliata del ragazzo era eguagliata solo dalla felicità che pian piano prendeva posto sul suo viso, una luce che fino a poco prima sembrava essersi perduta per sempre.

    Potevano essere liberi. Ma nella sua foga, Gariad sapeva di non potersi permettere una liberazione di massa.

    "Se libero tutti... ci uccideranno." Guardò il Keyblade e strinse forte la sua impugnatura in cerca di risposte. "E non sopravviveremo due giorni nel deserto..." I suoi occhi si fecero lucidi mentre osservava le altre celle. Persone denutrite, sfinite dal lavoro e dalle sevizie delle Ombre, ricambiavano con rassegnazione il suo sguardo.
    E allora, Gariad prese la sua decisione.
    "Andrò io. Sono veloce... posso vivere con poco. Arriverò all'avamposto e tornerò coi rinforzi! Non ci metterò che qualche giorno!" Esclamò, e tanta era la determinazione e la sincerità nella sua voce che molti degli abitanti delle celle sollevarono un mormorio entusiasta, poco comprensibile per le orecchie delle Ombre. Tranquilli del fatto che nessuno potesse scappare, certi che il deserto avrebbe fatto scempio di qualsiasi folle, non si curavano più di tanto di fermare chi voleva scappare. Se qualcuno riusciva a fuggire, lasciavano che il deserto facesse il proprio lavoro; quel territorio, un tempo appartenente ai Lumines, non gli piaceva nemmeno. Lo mantenevano solo per le risorse.

    Gariad si voltò verso Yoru e Ged. "Voi... venite con me. Siete già liberi. Io... posso prendermi cura di voi." Sorrise rassicurante, porse loro la mano libera, ossuta e callosa. "Torneremo con un esercito di Lumines. Salveremo queste persone... li salveremo tutti."




    Dirigersi verso la miniera era l'unica alternativa. Proseguirono attraverso il cocente deserto, ormai spoglio di ogni civiltà e vita: era come se quel posto fosse stato reso deserto, forse da qualche sconquasso magico. Anche le scie di mana erano strane, traballanti, ferite. Camminarono, camminarono per diverso tempo, teorizzando, imprimendosi importanti intenzioni che ancora non sapevano quanto avrebbero cambiato ben più del suolo che stavano calcando in quel momento.
    Avanzarono fino all'ingresso della miniera. L'immensa arcata dava su una strada sterrata, fiancheggiata da guardiole, casupole, carri parcheggiati in attesa di essere utilizzati. Nonostante il movimento, non sembrava esserci nessuno.

    E nonostante questo, si sentivano osservati.




    Quando Yoru e Ged accettarono, la luce li avvolse. Qualcosa cercò di afferrarli; ma loro furono ben lontani prima che potessero anche solo capire cosa fosse.




    Una nuova creatura si palesò davanti a loro, uscì dalla miniera con passo felpato ed elegante, il pelo maculato color sabbia dalle macchie nere lasciava ben intendere che animale fosse: un enorme, possente leopardo si piazzò di fronte a loro, un evidente ostacolo alla prosecuzione del loro viaggio. Sul suo capo squadrato troneggiava una maschera felina, dietro la quale luccicavano curiosi e indagatori occhi dorati.
    Qualsiasi parvenza di calma fu spazzata via nel momento in cui i suoi occhi si posarono su Volt.
    Un dolore più forte di qualsiasi cosa potesse anche solo ricordare percorse il Warframe dal petto alla testa. Lo avrebbe spinto in ginocchio.

    Disinteressato, il leopardo mosse le lunghe vibrisse: e un senso sconosciuto di timore e paura colse di tutti loro, come il presagio che qualcosa di orrendo stesse per succedere. Il leopardo non attese oltre: inarcò la schiena e balzò su una casupola, per poi gettarsi su di loro con gli artigli snudati e pronti a sferrare una potente zampata; l'ombra che quegli artigli proiettavano sul terreno era immensamente più lunga, e comprendeva tutti loro. Avrebbe colpito soprattutto Bastien e Randy.

    Ma Volt non avrebbe partecipato alla battaglia. Una sensazione soffocante si sarebbe impadronita di lui. Era come se la sua stessa armatura lo stesse stritolando, minacciando di schiacciarlo e ucciderlo. E nella sua testa c'era solo il puro caos.
    Immagini confuse si susseguivano; ad ogni occhiata alla maschera, quel dolore sarebbe aumentato solamente.

    "Papà!"

    "Non è il momento, - "

    "Ma lui... loro! Sono come me! Dobbiamo fare qualcosa!"



    Immagini senza forma, parole senza suono, nomi senza volto né pronuncia. E solo lui avrebbe potuto sentirli.

    "Mi dispiace. Non ho potuto fare nulla."



    Il leopardo balzò via dal gruppo, e ruggì con sfida. Non sarebbero potuti passare... né fuggire.



    La Quest verrà aggiornata il 30 Aprile.
     
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