Desolazione

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  1. Seppy
     
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    Jessica

    Delle volte ripensava a quanto effettivamente il suo mondo d'origine non era poi così male. Aveva sempre criticato Space Paranoid per la sua freddezza, il suo essere teoricamente spento, e di come la vita lì fosse davvero molto difficile. L'inizio del suo viaggio, le offrì luoghi nuovi molto piacevoli, che le diedero la speranza che nell'universo c'erano un sacco di posti in cui ci si poteva vivere meravigliosamente. La complessità vivace di Radiant Garden, la tranquillità urbana di Traverse Town, oppure la bellezza della natura di The New World.
    Aveva però perso un po' di quella sua vivacità, quando arrivò a Midgar, che sembrava molto come Radiant Garden, solo che spento e privo di interesse. La gente camminava praticamente per inerzia, svolgevano attività quotidiane senza un minimo di voglia, era come uno spettacolo di burattini che venivano mossi dai fili del tempo. Quel posto, non le piacque affatto, ma doveva ringraziare il cielo che ci aveva pensato Kokoa a renderle la giornata molto più piacevole, facendole compagnia in quella desolazione grigia e spenta.
    Ora però, aveva di fronte uno scenario praticamente identico. Se ne stava sul tetto di una costruzione mediamente alta, con una decina di piani al massimo, dove aveva una discreta visuale di tutto ciò che la circondava. Una città moderna, sì, però senza nessuna persona in giro, nessuna forma di vita che potesse dargli un tocco di colore. Era tutto spento, grigio, brutto a vedersi quando non c'era il via vai della gente, così come il continuo ergersi di statue di un uomo, per di più brutto.
    Uscita da Space Paranoids, sperava di vedere mondi migliori, più piacevoli in cui stare, ma incominciava a pensare che si sbagliava di grosso. Quel posto lì in preciso, era la pura desolazione, che le metteva una certa angoscia nel petto. Sentiva quasi il bisogno di tornarsene dentro al suo computer, ma era anch'essa una follia, più che altro, non doveva perdere la speranza e andare avanti. Aveva visto mondi belli, c'erano luoghi meravigliosi, doveva solamente rivisitarli o ritrovarli, ma per ora, si trovava in quella città spenta e vuota. Ormai era lì, e non avrebbe fatto male aumentare le sue informazioni a riguardo, aveva un'intera banca dati da riempire, così da studiare e accertarsi che quel posto non aveva assolutamente nulla da fornire.
    Magari c'era qualcosa di nascosto, una parte del mondo che invece aveva vitalità, magari le persone erano nascoste e avevano ricostruito una società da qualche altra parte. Non lo sapeva, per questo balzava di tetto in tetto, costretta a nascondersi spesso dietro a colonne, pali o cornicioni da alcuni robot, che non ci voleva un genio a capire erano minacciosi. Chi sa, magari beccava anima viva, qualcuno che potesse renderle meno agonizzante la giornata, proprio come fece Kokoa a Midgar.

    SPOILER (click to view)
    Role Libera. Max 2 Persone.
     
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    Aveva già fatto un giro di perlustrazione a Pride Lands, non aveva visto nulla di così strano e così si permise di poter andarsene in giro, lasciando per il momento il suo mondo natio e andandosi un po' a divertire. Lì a Pride Lands era un semplicissimo serpente bianco, come poteva attirare un qualsiasi uomo da poterlo ingannare e studiare come se nulla fosse? Lì quelli della sua specie pensavano solo a sopravvivenza e riproduzione, cosa gli importava se la partner femmina fosse bella o meno? Visto da questo lato Hibe non vedeva l'ora di potersene andare a fare un giro e uscire da lì, ma sapeva che alla fin fine si era affezionata al suo mondo natio, e anche per questo aveva accettato di buon grado l'offerta di Viktor. Chiaro, il suo senso di gratitudine era la cosa che la spinse di più ad accettare, però anche il fatto che ci tenesse a quel mondo aveva avuto la sua parte.
    Aprì il suo Varco Oscuro, strisciandoci dentro e vedendo che mentre entrava cominciava già a prendere una forma umana, sentendo piano piano che dal strisciare stava camminando su due gambe. Le braccia presero forma, mettendosele davanti e ammirando quelle unghie perfette, limate fin troppo bene e smaltate come si deve, la scoperta delle estetiste fu la sua illuminazione. Si diede una veloce sistemata ai vestiti, mise in ordine quei pochi capelli che aveva e prese a camminare, cominciando già ad ancheggiare come se qualcuno la stesse già guardando.
    Siccome quel giorno aveva voglia di andare un po' in esplorazione, sarebbe uscita dal tunnel a caso, senza sapere dove sarebbe potuta finire, aveva voglia di scoprire cose nuove. Sperò magari in un mondo pieno di persone, con tanta gente che girava per le strade e potersi così magari divertire in qualche locale, e se la serata andava molto bene riuscire a trovare un bell'uomo. Nonostante li odiasse non poteva non ammettere che stare con loro anche solo una sera poteva essere piacevole, ma mai di più, anche perché gli unici uomini che riusciva ad attirare erano quelli che pensavano solo e soltanto al suo fisico, nient'altro.
    Nonostante fosse partita col piede giusto, nonostante avesse stranamente voglia di trovarsi un tipo con cui passare il resto della giornata, si ritrovò in un mondo che dire desolato era niente. Si guardava attorno con un sopracciglio inarcato, chiedendosi dove diamine fosse finita e avvicinandosi al bordo del tetto per poter guardare verso il basso: niente, una persona, un animale, anche un foglio di carta...niente di niente. Che fosse finita nella città fantasma?
    Sospirò, si era già stancata e pentita di aver avuto la voglia di andare in esplorazione, e nonostante aspettò qualche minuto nella speranza di vedere qualche essere umano, alla fin fine decise di mandare tutti quanti a quel paese e di riaprire un varco...almeno lo sperava. Come suo solito allungavano la mano destra, non sembrava stesse facendo nulla di sbagliato e finora aveva sempre funzionato...allora perché proprio lì non succedeva nulla?
    - oh ma andiamo - imprecò, ripetendo il solito gesto per almeno altre venti volte, ma non succedeva assolutamente nulla - ma porca put - non finì di dire la frase che vide strani robot avvicinarsi. La sua prima reazione fu quella di andarsi a nascondere, facendo la massima attenzione affinché non venisse vista, finché quella coppia di strani esseri non si allontanarono di nuovo, facendola respirare di nuovo.
    Ci mise poco a capire che era meglio non farsi vedere da quei robot, perciò per il momento decise di fare un po' il giro nascondendosi nell'ombra, infondo passare inosservata scorreva nel suo sangue, essendo un serpente. Cercava di sfruttare al meglio ombre e nascondigli, riuscendo così a passare inosservata, ma non poteva mai abbassare la guardia.
    Andò avanti così per un po', finché non vide a qualche metro di distanza una ragazza che stava facendo la sua stessa uguale identica cosa, forse con meno grazia, ma era pur sempre un essere umano. Hibe si ritrovò a fare un sospiro di sollievo davanti una ragazza, prima e forse ultima volta che era felice di vedere una sua coetanea. Avrebbe quindi cercato di avvicinarsi a lei, cercando di far vedere che non voleva farle assolutamente niente, sempre se non le avesse rotto più di tanto le scatole...comunque, se l'avrebbe lasciata stare, l'albina si sarebbe avvicinata alla ragazza per poterle parlare sottovoce, non si sa mai che uno di quei robot era lì vicino.
    - hey, hai idea di dove sssssiamo finite? - disse sottolineando la "s" di siamo, guardandosi intorno e controllando la zona lì vicino.
     
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  3. Seppy
     
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    Non ci voleva un genio, per comprendere che quei robot erano delle entità negative in cui imbattersi. Jessica conosceva bene il mondo dell'elettronica e informatica, ed era stata già fin troppe volte perseguitata da antivirus, controlli e altre diavolerie all'interno del suo mondo cibernetico. Fidarsi di un robot per lei era alquanto difficile, le trovava tutte bugiarde e create solo per causare casino, un po' ipocrita, considerando che lei stessa era un dato, che stava pregiudicando tutti i suoi simili per brutti passati.
    Motivo per cui, evitò in tutto i modi la presenza degli altri robot, muovendosi silenziosamente o comunque fuori dal loro campo visivo. Per quello che ne sapeva, potevano possedere sensori e un sisteva visivo amplificato, motivo per cui si muoveva comunque entro determinate distanze e usando appositi nascondigli, nell'eventualità, non si era mai troppo sicuri. Ecco perché amava raccogliere informazioni e scoprire sempre più cose sulle persone o le entità, così da sapere come meglio fuggirle ed evaderle.
    Dopo essersi nascosta dalle prime macchine fredde e solitarie, la ragazza sentiva di averci preso pure moltissimo gusto nell'esplorare quel mondo. Era così rilassata, che si muoveva con una certa nonchalance, scialla e rilassata pure nei movimenti, che le venivano naturali e un po' ambigui a vedersi. Saltellava e fischiettava, come una bambina apparentemente innocente, e quando vedeva qualcosa di sospetto non cambiava il suo umore, e si limitava a mergersi con l'ambiente circostante come nulla fosse accaduto.
    Si lasciava cadere in avanti per nascondersi dietro ai cornicioni, o agilmente faceva qualche acrobazia un po' rischiosa, ma dopotutto quale gusto c'era. Le tornavano alla mente i tempi in cui fuggiva dalla sicurezza di Space Paranoid, balzando e saltellando tra una piattaforma luminosa e l'altra, svincolando anche attraverso vicoli e piccole fessure. Per lei, quel giorno, era tutto un gioco, ed era giusto goderselo e comportarsi come nulla fosse, ridicolizzando anche il pericolo. Continuava a balzare tra i tetti, fischiettando a bassa voce e evitando in alcun modo di farsi riconoscere, quando notò che c'era un'altra persona.
    Vedeva che si muoveva decisamente con fare molto più scrupoloso e scaltro di lei, sinuandosi anche con più flessibilità, sicuramente una che voleva evitare il pericolo. Jessica quando la notò, non pensò minimamente a un pericolo, sia per come si muoveva, ma anche perché era la prima forma di vita che incontrava in quel mondo, per un attimo stava per intristirsi. Amava parlare, quella solitudine l'avrebbe uccisa dopo qualche ora, motivo per cui quella nuova arrivata era più che benvenuta.
    -Ohi-
    Salutò la data, in piedi e agitando la mano senza alcun problema, senza minimamente badare al rimanere silenziosa o nascosta. Non c'erano guardie nelle vicinanze, da quello che lei vedeva per lo meno, e non era così scrupolosa e attenta come la tipa. Essa infatti, le si avvicinò, cercando di rimanere nacosta, parlando a bassa voce come se potesse essere un problema, considerando che erano su tetti abbastanza alti.
    -Negativo, non ssssssso proprio nulla di questo posto-
    Rispose sincera alla sua domanda, la prima cosa che le venne chiesto, imitando pure la sua voce per gioco. Nessuna presentazione, nessun saluto, la donna voleva sapere dove diavolo fossero, ma nemmeno Jessica lo sapeva. Questo almeno, faceva comprendere che chiunque fosse la tipa, era un'estranea come lei, peccato, perché sperava di conoscere qualche locale. Almeno Jessica dava l'idea di una tranquilla, socievole, rilassata e pure vivace come personalità, il che poteva essere positivo o negativo, in base ai gusti sociali della nuova arrivata.
     
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    La ragazza che aveva visto si muoveva rilassata, come se non esistessero assolutamente quegli strani robot, come se fosse tutto normale. Era un po' ambiguo a vedersi, ma non è che a Hibe importasse più di tanto, ognuno aveva il suo modo di agire in certe situazioni, e siccome l'albina non aveva di certo voglia di farsi beccare preferiva muoversi nell'ombra, stando più attenta della straniera e muovendosi più elegantemente.
    Il suo modo di salutare fu un po' rude e molto diretto, e da questo Hibe capì che era una che molto probabilmente era più aperta di lei e le piaceva di più fare amicizia. Questo poteva dire che era un punto in più per la ragazza, era diversa dalle altre donne che aveva incontrato, quindi forse sarebbe riuscita ad aprirsi più del solito con lei. Era ancora tutto in forse, non prometteva assolutamente niente, infondo bastava poco per farle cambiare idea, specialmente sulle donne.
    A guardarla meglio sembrava piuttosto giovane, forse ancora più giovane di lei, mentre quel suo modo di vestirsi così colorato era alquanto curioso. L'albina aveva un suo stile particolare e complicato, perciò era normale che non le piacesse tutto quel miscuglio di colori, ma era solo un problema personale.
    Rispose al saluto con un semplice cenno di capo, guardandosi subito dopo intorno per confermare se in giro non c'erano altri di quei robot, per poi rilassarsi. Si mise nella sua solita posizione, ovvero mani poggiate ai fianchi e il peso poggiato principalmente su un gamba, sospirando e non facendo più attenzione se era nell'ombra o meno, lasciando che un raggio di sole illuminasse la sua pelle fin troppo chiara per un normale essere umano. S'avvicinò di qualche passo, muovendosi già sinuosamente come se avesse davanti a lei un uomo, ma ormai era talmente abituata a farlo che le era diventato normale. Le sue pupille si restrinsero leggermente ora che era allo scoperto, mentre il suo azzurro diventò ancora più brillante di prima.
    Sta volta tenne solamente una mano poggiata su un fianco, e sentendo la risposta da parte della ragazza prendendola in giro per la sua "s", la simpatia nei suoi confronti aumentò. Non le interessava se e avrebbe dato fastidio o meno, così Hibe si poté permettere un mezzo sorriso, inarcando poi entrambe le sopracciglia e alzando leggermente il mento.
    - ssssssi - disse, facendo appositamente quella "s" strana stavolta - spero non ti dia fassstidio...ma tanto ti ci dovresti abituare comunque - non sempre quel suo accento ricadeva su ogni esse che diceva, ma anche perché cercava di trattenerla il più possibile, non voleva sfigurare solo per colpa di una esse di troppo.
    A quanto pare nemmeno la straniera sapeva dove fossero, e questo fece scrollare leggermente le spalle a Hibe, per poi rimettersi subito tutta dritta e portando elegantemente la mano non appoggiata al fianco sotto al mento, facendo un'espressione pensierosa. Purtroppo questa volta era uscita a caso dal Varco Oscuro, quindi non aveva idea di dove fosse appena finita, e purtroppo nemmeno questa ragazza lo sapeva, perciò cominciò a preoccuparsi. Già il fatto che ora non fosse più capace di aprirne uno aumentava il pericolo del non ritorno, e lei aveva promesso a Viktor che avrebbe protetto a tutti i costi il suo mondo di provenienza, perciò non poteva proprio permettersi di rimanere per sempre intrappolata in un posto del genere. Fra l'altro oltre la straniera non aveva ancora visto anima viva...e per l'albina vivere in una città priva di vita era impensabile.
    - prima di continuare sarà il caso di presentarsi - allungò una mano con l'intento di stringere quella della ragazza - mi chiamo Hibe, Hibe Blanc...e tu invece? - avrebbe fatto un piccolo sorriso beffardo, cominciando a studiare ogni suo movimento e ogni sua reazione, come era solita fare. Era solo una cosa che faceva all'inizio per giudicare la persona che aveva davanti, e solo dopo la sua analisi avrebbe scelto se farsi vedere per quello che era o fingersi fredda e cattiva. Ma doveva dire che per il momento la straniera era partita bene, le piacevano le persone dirette e con un minimo di ironia, al contrario di quelle donne false che sorridono persino ai più grandi stronzi dell'intero universo.
     
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  5. Seppy
     
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    Per essere una ragazza, Jessica sapeva essere molto insolito, anche perché non era nemmeno un'umana, abituata a una vita all'interno di un computer, dove vigevano regole ben diverse dall'uso comune. La donna che s'avvicinava aveva una stranissima pelle chiara, e appariva sostanzialmente come bella e attraente, con tanto di movimenti graziosi e sinuosi, camminando con un lieve sculettare. E poi c'era Jessica, vestita alla benché meglio e come una persona comune qualsiasi, che non accentuava minimamente le sue forme, specialmente il petto ben prosperoso.
    Non doveva comunque avere una relazione, per cui tutto ciò che le importava realmente era se si trattava di una donna amichevole e simpatica. Essa non sembrò nemmeno particolarmente turbata dal modo scherzoso con cui la data replicò al suo strano modo di parlare, allungando la esse, difetti di pronuncia esistente, seppur non così marcato. La donna sorrise, segno che non se l'era presa, e sperando che essa non le desse minimamente fastidio, considerando che non poteva farci assolutamente nulla.
    -Niente affatto, lo trovo simpatico-
    Confermò la donna, spiegandole subito che non aveva nulla contro il suo modo di parlare. Bizzarra com'era, le piacevano un sacco le cose nuove, inusuali, erano informazioni in più per la sua memoria piena di dati. Aveva visto mondi nuovi dove le leggi della fisica non si potevano applicare, e persone non umane che avevano caratteristiche grottesche, ma ai suoi occhi belli. Quindi, pure la pronuncia ambigua e quella stranissima tonalità di pelle le erano piaciute molto, trovava più noioso le persone troppo comuni o semplici.
    La ragazza comunque, sembrava molto cortese e gentile, ben disposta a socializzare e parlare cn lei. Allungò la mano verso di lei, presentandosi come Hibe Blanc, che nome strano, ma come tutto il resto, intrigante e piacevole. Jessica sorrise, e ricambiò il gesto della mano, stringendola e agitandolo leggermente. -Jessica, solo Jessica- replicò lei, imitando il modo formale e cortese di Hibe, anche se come data non aveva affatto un cognome, così come non possedeva genitori o parenti. Sentì, prendendole la mano, uno strano gelo, una sensazione non molto comune tra gli umani, ma non ci badò minimamente, perché non era una che teorizzava chi sa cosa, per lei era umana fin quando non avrebbe detto il contrario.
    -Meglio se troviamo un posto più...-
    Iniziò a dire, per poi lasciarsi cadere a terra di peso sulla schiena, nascondendosi dietro il cornicione, in quanto per strada stavano passando due di quei robot. Appena scomparsi, si sarebbe rialzata come nulla fosse, riprendendo. -Appartato dove parlare- concluse Jessica, che le fece segno di seguirla, mentre s'avvicinava verso un tubamento dell'aria condizionata, staccando a forza la grata protettiva, e con la grazia di un ippopotamo gettarsi dentro, scivolando giù il dotto e finendo nel locale sottostante.
    Era all'apparenza un ristorante, pieno di tavoli e sedie, anche se tutto sotto sopra e impolverato, probabilmente non usato da lungo tempo. La porta e le finestre erano sbarrate con assi di legno, ed era tutto buio, cosa che portò Jessica ad accendere la luce. Sperava che la ragazza la seguisse, così potevano conoscersi e parlare con molta più tranquillità, e condividere assieme qualche bel momento, rivitalizzando magari un mondo altrimenti spento e vuoto.
     
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    Il suo modo di fare, per quanto rude e diretto potesse essere, piaceva a Hibe. Il suo modo di vestirsi un po' meno, specialmente dopo aver notato che di curve da mettere in mostra ne aveva, quindi non poteva aver motivo per vergognarsi, ma l'albina era perfettamente a conoscenza del fatto che a certa gente proprio non interessava mettersi in mostra anche se aveva il fisico adatto. Forse avrebbe potuto mostrarsi leggermente dispiaciuta nei loro confronti, sprecare le proprie bellezze era proprio un peccato per una vanitosa come lei, ma infondo non poteva farci assolutamente nulla.
    Quando anche lei la prese in giro per la sua strana esse stranamente non se la prese, ma se fosse stata un'altra donna a prenderla in giro, l'avrebbe presa molto più sul personale. Avendo un gusto particolare aveva anche gusti particolari per le donne, specialmente con quelle che voleva farci amicizia, però quella ragazza sembrava proprio l'ideale per Hibe: diretta, pochi peli sulla lingua e un minimo d'ironia. Il fatto che fosse socievole forse avrebbe potuto facilitare le cose per l'albina, ma tanto sentiva già che con la sconosciuta sarebbe riuscita a fare una bella conversazione per lei interessante.
    Il fatto che non le desse minimamente fastidio il suo strano accento fece aumentare il sorriso, e quando disse che lo trovava addirittura simpatico, Hibe si sorprese. Di solito le dicevano che a volte diventava leggermente fastidioso, e questo la faceva inviperire più di una vipera stessa, ma quella era la prima donna al mondo che le aveva detto di trovarlo simpatico. Donna, sottolineiamo donna, perché Viktor le aveva già detto che non era così fastidiosa la sua esse, ma si trattava pur sempre di un uomo.
    Strinse volentieri la sua mano con vigore, presentandosi solo come Jessica, facendo fare una mezza risata a Hibe.
    Sì ci aveva visto bene, il suo occhio non mente mai.
    Aveva cercato un po' di imitare il modo formale e cortese con cui si era presentata l'albina, ma forse non era portata per quelle cose, la vedeva più come una normalissima ragazza che mostrava l'età che aveva, quindi pensò che ancora gusti come i suoi non potesse averne...e qualcosa le diceva che non l'avrebbe mai interessato.
    Non disse nulla riguardo la sua pelle insolitamente fredda e liscia, senza stupirsi di avere davanti un essere umano a sangue freddo, come non disse nulla riguardo il suo colore. Questo avrebbe di certo facilitato le cose per Hibe, senza dover andare a dire ai quattro venti che lei proveniva da un altro mondo e che in realtà era un rettile, un serpente poi. Quelle poche volte che ci aveva provato con un uomo, il giorno dopo aveva già lasciato il locale dove si erano fermati e avevano lasciato un misero bigliettino, senza neanche il numero scritto sopra. "Bastardi", pensava tutte le volte l'albina e lo diceva a denti stretti quasi come se stesse sibilando.
    Jessica ad un certo punto lasciò una frase a metà, incuriosendo Hibe che corrugò la fronte, chiedendosi per quale motivo non avesse finito di parlare, ma bastò vederla come si nascose subito dietro il cornicione per comprendere il motivo. Subito anche l'albina si piegò con più grazia a terra, appiattendosi contro il cornicione e aspettando che passassero, per poi voltarsi verso Jessica. S'era già rialzata tutta tranquilla, come se non fosse accaduto niente, facendo divertire Hibe che s'alzò poco dopo, annuendo alla sua affermazione.
    - sssì, hai proprio ragione - avrebbe infine aggiunto, per poi seguirla e lasciare che staccasse la grata della tubatura dell'aria. Non avendo moltissima forza nelle braccia e non avendole chiesto aiuto, non s'azzardò a intervenire, visto che molto probabilmente sarebbe stata solamente d'intralcio. Infatti la staccò senza troppi problemi, infilandosi dentro con la grazia di un ippopotamo e scivolando giù. Hibe si sarebbe avvicinata subito dopo, aspettando che fosse abbastanza distante per potersi infilare anche lei con le gambe davanti, scivolando lungo il tubo e finendo nel locale.
    Vedendo i tavoli accatastati e le finestre sbarrate doveva essere un ristorante o un bar abbandonato, e sembrava che già da un bel po' non vi entrava anima viva. D'istinto fece passare velocemente il dito su uno dei mobili, e quando lo tirò su e vide che era completamente grigio per colpa della polvere fece un'espressione un po' schifata e si pulì in fretta e furia il dito, voltandosi verso la ragazza. Sembrava il posto ideale per poter momentaneamente parlare senza troppi problemi, niente robot che passano ogni dieci minuti e ti costringono a nasconderti da qualche parte. Era anche buio, ma per Hibe non fu un grosso problema: anche se non era come quando era a Pride Lands, riusciva ancora a vedere un po' al buio, ma era niente messo in confronto alla vista che aveva nel mondo natio. Però le sagome le riusciva a vedere, e se nel caso s'avvicinava un po' di più a Jessica sarebbe riuscita anche a distinguere naso, bocca e occhi...ma il problema si risolse subito dopo. La ragazza accese una luce, e in un primo momento l'albina dovette chiudere gli occhi, sia perché la luce le aveva dato fastidio e anche perché sapeva che le sue pupille in quell'istante erano diventate molto sottili, non voleva nel caso spaventarla.
    - allora, Jessssica - marcò la esse del suo nome per colpa del suo accento - come mai sei in un posto del genere? Io ci sono finita casssualmente...e me ne sssto pentendo - ammise infine al solo pensiero di quei maledetti robot che li vedeva solo come una seccatura.
    - ma ora che ho incontrato te, potrei anche cambiare idea - quella frase riuscì a dirla fluidamente visto che era priva di esse, e poté sentirsi soddisfatta del fatto che se non fosse per la esse riuscirebbe a parlare perfettamente la lingua umana.
     
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  7. Seppy
     
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    Qualsiasi cosa fosse, Hibe era compiaciuta della compagnia di Jessica. Si erano entrambe piaciute immediatamente, fu "amore" a prima vista. Erano diverse sia nell'aspetto che nei modi di fare, ma erano come calamite che si attraevano. L'albina sembrò compiaciuta dunque della presenza di Jessica, e della sua proposta di trovare un luogo decisamente più appartato. La seguì senza indugi all'interno del sistema di aerazione, non avendo alcun problema e atterrando di grazia.
    Certo che Hibe aveva un modo di muoversi veramente elegante, sensuale e atletico. Jessica era tutto più rude e maschiaccio, non pensava minimamente a quelle cose. Accese la luce, notando quella stranissima reazione da parte della ragazza, ma non ci badò nemmeno, sarà stato l'atto improvviso. Lasciò che la ragazza parlasse e si mettesse comoda, mentre lei s'avvicinò alle finestre, assicurandosi che le assi fossero ben fissate, e che nessuno poteva analizzare all'interno di essa.
    Quel ristorante abbandonato, era il posto perfetto per rimanere sole e dialogare come più volevano. Hibe iniziò a parlare, dimostrando quella sua voglia di parlare e dialogare, il che era ben accettato. La donna parlò di come era finita in quel mondo per purissimo caso, una sorta di incidente, il che sembrava leggermente sospetto per Jessica. Aveva forse una gummiship guasta da riparare? Varchi oscuri? Non le importava, magari l'avrebbe scoperto nel conoscerla, anche perché avrebbe provato a darle una mano.
    -Gironzolavo, nulla di che-
    Rispose la data alla sua domanda. Lei non era lì per scelta nemmeno, non del tutto almeno. Lei prendeva posti a caso e ci si dirigeva velocemente per poterla esplorare. Non era mai stata in un luogo così desolato, spento, privo di vita e comandato da tanti automi ambigui. Era proprio una ragazza strana, e nemmeno aveva granché voglia di perlustrare a lungo quel luogo. Era abbandonato, vuoto, non serviva osservarla più a lungo, e l'avrebbe dedicato interamente a Hibe.
    -Mi fa piacere, perché io ho deciso che dedicherò tutta la giornata a te-
    Commentò con un sorriso compiaciuto Jessica. Era un bel complimento, le faceva piacere sapere di essere interessante. Di norma erano gli altri che lei trovava interessanti, così come Hibe, che aveva cose belle e intriganti da saziarsi. Bella, con la esse allungata, e quella freddezza, tutte cose da comprendere e apprezzare. Nel dire che dedicava la giornata a lei, prese la sedia e si sedette, ma con lo schienale di fronte, poggiando le braccia su di essa per fissarla dritta negli occhi.
     
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    Nonostante il loro carattere diverso, nonostante il gusto diverso dei vestiti e anche il modo di fare, Hibe sembrava più che contenta ad aver incontrato una ragazza come Jessica. La sua presenza era piacevole, quel piccolo accenno all'ironia era ben accetto dall'albina, che avere un'amica o un amico che ogni tanto faceva battute non le dispiaceva affatto anzi, le sembravano rallegrare un po' la situazione quando ce n'era bisogno. Chiaro, quelli che facevano battute pessime ma che cercavano comunque di sembrare simpatici non li sopportava, sia perché erano ridicoli e poi anche perché le battute che andava o a fare o non avevano senso oppure erano fuori luogo.
    Era molto schietta quando si parlava di amicizie, il suo ideale era così complicato e particolare che non a caso di amici ne aveva pochissimi, se non nessuno. Questo non era la stessa cosa con gli uomini, lei li vedeva soltanto come passatempo per far qualcosa la sera, e in casi estremi (non poi così tanto) persino la notte. Non era però una ninfomane, passare una notte di passione non era il suo obiettivo principale, affatto.
    Mentre Jessica andò a controllare se le finestre erano ben coperte in modo che potessero dialogare senza troppi problemi, Hibe prese una sedia poggiata in malo modo su un tavolo, pulendola da quello strato di polvere e sedendocisi sopra con le gambe accavallate, mettendola di lato, in modo da avere lo schienale per poggiarci sopra il braccio destro. Infondo non era una che arrivava a preoccuparsi persino per come si sedeva, l'importante erano la camminata e il modo di vestirsi, per il resto si poteva ritenere una persona normale...finché stava davanti a una femmina. Quando si andava a parlare di uomini naturalmente cercava di far anche caso al suo comportamento, al suo modo di parlare e tutto il resto, cercando di mantenere quel suo modo di fare "elegante".
    Per sua fortuna non chiese nulla riguardo quella sua reazione per la luce, perciò continuò a comportarsi normalmente, evitando però di andare a fissare proprio le lampade. Le dava leggermente fastidio la luce che puntava dritto ai suoi occhi, nonostante non fosse un animale notturno o avesse una particolare sensibilità alla luce, però tutte le volte che era umana aveva sempre questa strana sensazione...ma tanto poco le importa.
    - quindi anche te ssssei finita qua per caso - ripeté dopo aver sentito quel che disse la ragazza, facendo una faccia fra il serio e il pensieroso, sperando che anche lei non avesse problemi ad andarsene da quel mondo. La guardò per qualche secondo dritto negli occhi, tirando fuori uno di quei suoi sguardi intensi, cominciando a studiarla e capire se per caso poteva fidarsi di lei o meno. Sapeva che andare in giro a tutti che era Oscura non era il massimo, c'erano ancora quelle persone che pensavano che l'Oscurità era il male, che portava soltanto problemi e bla bla bla...ma a Hibe non faceva la minima differenza. Aveva tutte le prove a esperienze personali che le persone Oscure non dovevano essere per forza cattive, e lei ne era un esempio. Forse alcuni suoi tratti potevano risultare più negativi rispetto a com'era quando aveva ancora il cuore puro e "innocente", ma niente e nessuno le impediva di essere gentile o aiutare le persone, cosa che faceva tutte le volte che tornava a Pride Lands. Avendolo promesso a Viktor non poteva rifiutare, e poi infondo infondo non le dispiaceva affatto aiutare qualche suo compagno.
    - senti...non sssssso se ti darà fastidio sssssentirlo, ma io sssssono Oscura, e da quando ho messssssso piede in questo mondo non riessssco più ad aprire i varchi Oscuri - disse infine, decidendo alla fine di fidarsi di una come Jessica, non vedeva poi perché non doveva - tu ssssai per caso il motivo? - chiese, tamburellando il pollice sulla sua coscia, guardandola stavolta normalmente come faceva di solito. L'aveva già studiata abbastanza, ora poteva comportarsi con il suo solito carattere senza preoccuparsene, sentiva che non avrebbe avuto problemi.
    Ghignò alla risposta della ragazza, facendole cenno col capo come per ringraziarla, divertita da come l'aveva detto. Si sentiva "onorata" nel sentire che avrebbe dedicato il resto della giornata a lei, quindi sperò solo che non rovinasse quell'atmosfera tranquilla e leggera, senza sentire il bisogno di dover litigare con lei o farsi vedere fredda e ostile nei suoi confronti.
    Come aveva già detto prima le piaceva quella ragazza, era sicura che con lei avrebbe instaurato qualcosa che si poteva ritenere amicizia, anche se nemmeno lei ne era sicura, infondo aveva talmente pochi amici che fra un po' non sapeva più distinguere amici da migliori amici...sempre se lei aveva mai avuto in tutta la sua vita dei migliori amici.
     
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  9. Seppy
     
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    Isolate nella loro solitudine, le due ragazze potevano chiacchierare amichevolmente. Avevano tutto il tempo e le libertà che volevano, per potersi conoscere. Sembrava anche la loro intenzione primaria, nessuna delle due appariva interessata al mondo che stava là fuori. Si focalizzarono su di loro principalmente, e già nei primi minuti, incominciarono a uscire le primissime informazioni. Hibe prese la parola, confessando che lei in realtà sarebbe una persona oscura, e che non poteva andarsene più da quel mondo perché non riusciva più ad aprire i varchi oscuri.
    -Dipende. Uccidi le persone o fai brutte cose?-
    Avrebbe domandato, all'affermazione della donna. Il termine oscuro era fin troppo vago, e poteva indicare una lunghissima serie di cose. Principalmente, poteva indicare appunto l'esser stati corrotti dall'oscurità, e potendo dunque aprire varchi oscuri. Questo non precludeva l'interazione sociale, perché non significava essere cattivi, solo essere caduti nella voragine oscura della notte. Se invece per oscuro intendeva proprio una persona cattiva, allora ci sarebbero stati un paio di problemi, ma Jessica era una molto fiduciosa.
    -Anche se a me sembri una donna abbassssstanza normale-
    Aggiunse, con un sorrisetto. Scherzò nuovamente con la deformazione labbiale della esse, però sostanzialmente era amichevole nel parlare. Jessica forse era una grande credulona, che difficilmente sapeva cosa fosse mentire. Era un computer, un motore di ricerca, lei cercava con sincerità tutto ciò che l'utente desiderava e inseriva tramite il suo computer. E ammise che, anche dopo quella confessione, Jessica la trovava comunque come una persona normalissima, la cui compagnia era gradita.
    -Non ne ho proprio idea... perché non proviamo a scoprirlo?-
    Disse la ragazza, non sapendo come mai i varchi erano diventati inutili. Subito dopo però, comparve sul suo volto un sorriso malizioso, mentre tirava fuori un piccolo computer portatile dal borsone che aveva dietro. Lo mise sul tavolo e lo aprì, accendendolo e mettendosi subito all'opera. Le sue dita, esili e sottili, incominciarono a danzare frenetici sulla tastiera, battendo con vigore ogni tanto come non ci fosse un domani. Tutta tranquilla, fischiettando, fece partire alcune analisi della zona, arrivando a qualche indizio probabilmente.
    -Hmmm... beh, credo che ci sia un'interferenza impostata su una simile frequenza dei varchi oscuri-
    Rispose infine Jessica, un po' dubbiosa. Un mondo abitato da alcuni automi, nessun essere vivente nell'ombra di miglia. Inoltre, quel mondo era schermato dai varchi oscuri, e difficilmente poteva essere soltanto un caso. Le gummiship fortunatamente, sembravano potersi muovere nell'area, non c'erano interferenze che avrebbero colpito la nave di Jessica, però almeno aveva risposto a un quesito di Hibe.
     
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    S'era fidata di Jessica dicendole d'essere Oscura, e sperava che non cambiasse improvvisamente idea su di lei. Anche se era Oscura Hibe aveva un animo gentile, aveva persino accettato di proteggere il suo mondo e di combattere per la luce, perciò non poteva proprio dire di essere cattiva fino al midollo. Certo, questo non toglieva il suo strano carattere che per molti poteva risultare irritante, ma non se ne era mai preoccupata. Anche prima di cadere nell'Oscurità era fatta così, perciò non era minimamente cambiata da prima, forse ora era leggermente più accentuato il suo modo di fare.
    Ringraziò il cielo che non sembrasse per niente contraria nell'avere davanti a lei una persona che si poteva facilmente scambiare per cattiva, però i suoi dubbi ce li aveva comunque, e questo pensò Hibe che era più che normale.
    - no, ho promesso a una certa persssssssona di combattere per il bene, quindi pensssssso proprio di no - disse con una leggerissima punta di sarcasmo, ripensando a quello scimmione che aveva incontrato per la prima volta a Pride Lands. Gli doveva la vita, ormai aveva perso il conto di quante l'aveva ringraziato, per non parlare del suo allenamento e nell'averle fatto scoprire i coltelli da lancio.
    Fece un piccolo sorriso sincero nel sentire come di nuovo imitò il suo strano accento sulla esse, senza trovarlo fastidioso o irritante, non le dava affatto fastidio essere presa in giro...finché si trattava di queste piccole cose e che erano prese sul ridere. Chiaro che poteva mostrarsi più inviperita di una vipera stessa se qualcuno osava dire qualcosa riguardo il suo modo di fare o il suo modo di vestire, specialmente con quelli che più che una presa in giro praticamente la criticavano. Non capiva il motivo per cui le donne dovessero continuamente sparlare di una o dell'altra, ritrovandosi persino a sparlare dietro la migliore amica...e senza un valido motivo fra l'altro! Purtroppo non poteva farci nulla, se l'essere umano di sesso femminile era nato pettegolo, sarebbe morto pettegolo, anche se Hibe evitava di essere così. Le cose sugli altri cercava di tenerle più per sé, oppure dirle in faccia al diretto interessato senza peli sulla lingua, ma mai aveva sparlato alle spalle di qualcuno, sfogandosi con un'altra persona.
    - ssscoprirlo? - chiese, corrugando la fronte e osservando la ragazza poggiare sul tavolo il suo zaino, tirando fuori uno strano aggeggio mai visto dall'albina. Lo mise lì sul tavolo, aprendolo quasi come se fosse un libro e accendendolo con un tasto messo da una parte.
    Ma che diamine era? Hibe osservò per tutto il tempo quella strana macchina, purtroppo ancora non sapeva molto di tecnologia e robe varie, perciò lei che era abituata a riconoscere un computer attaccato a dei cavi non aveva mai visto in vita sua un portatile. Non appena però vide lo schermo, capì cosa fosse quel libro meccanico, indietreggiando di nuovo col capo e lasciando fare la ragazza, stupendosi della velocità con cui premeva quei tasti. Le dita volavano da una parte all'altra, tutte e dieci venivano usate per premere soltanto alcuni tasti nelle vicinanze, mentre gli occhi erano fissi sullo schermo. La prima volta che Hibe aveva provato a mettere le mani su una tastiera a momenti rompeva i tasti per la forza con cui li premeva, e tutte le volte faceva venire un infarto al proprietario del computer.
    Per l'albina ci mise pochissimo a finire la ricerca, e non appena smise di scrivere e cercare, s'avvicinò immediatamente, poggiando una mano sul tavolo mentre l'altra finì sul suo fianco, cercando di leggere quel che ci era scritto al computer, ma tanto arrivarono poco dopo le spiegazioni da parte di Jessica.
    - sssstrano... - disse, per quanto potesse capirne di elettronica, frequenze e famiglia varia, sedendosi poi sul tavolo, accanto al portatile. Naturalmente accavallò le gambe e si portò una mano sotto il mento, pensando a come avrebbe potuto fare per tornare a casa.
    - ma tornando a noi...allora, da dove vieni? Quanti anni hai, Jesssssssica? - chiese allungando appositamente la esse del suo nome, sogghignando subito dopo e portandosi delle ciocche di capelli dietro l'orecchio, poggiando subito dopo il gomito sul ginocchio e utilizzando la mano per poggiarci sopra il mento. S'erano nascoste in un ristorante abbandonato per poter dialogare senza troppi problemi, perciò ritenne normale farle queste domande, aspettando la sua risposta, più che disposta a rispondere alle sue se mai ne avesse fatte.
     
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  11. Seppy
     
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    Mentre Jessica batteva con frenesia le dita sulla tastiera, Hibe le raccontò di non essere minimamente una persona malvagia. Parlò di una promessa fatta a un uomo, nel quale promise di svolgere solamente azioni di bene. Sembrava una di quelle storia da cambio di cuore o coscienza, dove una persona si lasciava corrompere dall'oscurità, ma poi sfruttava i poteri da essi derivati per fare del bene. Poteva solamente apprezzare e ammirare la donna per questo, e in ogni caso, prese la cosa nuovamente sul ridere.
    -Beh, anche da buona puoi uccidere e prendere a calci i cattivoni-
    Commentò ironica, lasciandosi sfuggire una smorfia divertita. Non sapeva bene fin dove si spingesse il suo operato di protettrice del bene, ma poteva solamente ipotizzare che fosse come una super eroina. Già, Jessica da quando era uscita dal suo mondo, aveva imparato a leggere e amare i fumetti, le trovava divertenti. Spesso si dilettava pure lei a saltare in giro e fare mosse di combattimento, immaginandosi una guerriera simile. Mai però si sarebbe messa un costume attillato, mentre Hibe era già vestita in maniera piuttosto stretta, aderente e sensuale.
    La sua reazione di fronte al portatile comunque, l'aveva lasciata chiaramente interdetta. Forse non s'intendeva minimamente di elettronica, e magari tutto quello che Jessica le stava dicendo era arabo. L'importante comunque, era che alla fine, erano giunti a una conclusione, e c'era una risposta dietro a tutto quanto. Probabilmente, qualcosa o qualcuno su quel mondo non voleva interferenze esterne, ed era una sorta di miracolo che Hibe era riuscita ad aprirne uno per giungere fin lì. Beh, almeno non era incastrata lì in eterno, avendo beccato Jessica, che era come una salvatrice adesso.
    Parlare di elettronica e interferenze comunque, non piaceva a nessuno delle due. Erano lì per conoscersi e fare amicizia, quello era lo scopo che entrambe le ragazze miravano. Hibe accantonò tutta la storia del computer, mentre Jessica lo mise via, dato che comunque non le serviva assolutamente a nulla ora. La donna fece alcune domande verso Jessica, classiche e di routine, quando si voleva conoscere qualcosa di più su una persona. Almeno, quella sui mondi era normale, ma mai qualcuno le aveva chiesto l'età, ma non era minimamente u problema.
    -Vengo da Space Paranoids. È un mondo dentro a un computer, dentro un mondo. Figo eh?-
    Rispose Jessica con tutta tranquillità. Quando rivelava di non essere umana, ma un semplice dato informatico creato con una combinazione binaria dentro un computer, creava molta confusione. Lei però preferiva essere sincera e diretta, che senso aveva conversare con gli altri per conoscerli, se si mentiva? Era giusto che Hibe sapesse tutto su Jessica, così come lei s'era fidata e aperta, rivelando di essere serva indiretta dell'oscurità.
    -E ho 32 anni. Li porto dannatamente bene, scommetto-
    Replicò anche alla seconda domanda sull'età. Pure qui, nessuna menzogna, diretta e precisa. Ovviamente, sia per il mondo che per l'età, aggiunse commenti sarcastici e divertenti, per alleggerire un'eventuale reazione ambigua e confusa. Dopotutto, quando mai ti capitava di conoscere una persona che proveniva da un mondo cibernetico, e aveva oltre trent'anni, pur apparendo fisicamente come una ragazza adolescente? Jessica ne era pienamente cosciente della cosa, motivo per cui cercava già di sdrammatizzare, nel caso Hibe avesse delle idee confuse di lei.
    -Tu invece? Che mi racconti di te?-
    Chiese a sua volta Jessica. Era giusto, e logico, che essendosi presentata dovesse farlo pure la sua interlocutrice. Rispondere alle stesse domande magari, ma la data fu un po' più generica. Così almeno, Hibe aveva la libertà di dire e confessare ciò che voleva: s'era accorta che molti non amano parlare del mondo da cui vengono, oppure rivelare cose importanti. Nel suo database c'era pure scritto che non si chiedeva mai l'età a una donna, ma forse valeva solamente per gli uomini. La sua fu comunque una sicurezza, mentre poggiava il mento sulle braccia incrociate, poste sullo schienale della sedia, fissando Hibe con piacere.
     
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    Quella ragazza le piaceva sempre di più ogni secondo che passava. Quel suo modo di fare la divertiva e rallegrava l'atmosfera, ormai Hibe s'era quasi dimenticata che era finita in un mondo desolato dove non ci aveva ancora visto anima viva. Era quasi tentata d'andarsene, quando incontrò Jessica.
    - oh bhè, tanto lì non ci sarebbe nessssssuno a dirmi qualcosa a riguardo, giussssssto? - rispose con un ghigno stampato in volto, ovviamente scherzandoci sopra. Chiaro che non si spingeva a massacrarli come facevano certi psicopatici coi cadaveri, però se mai avesse dato una lezione a un qualche cattivo che rubava i soldi delle persone, nessuno le avrebbe detto nulla. Infondo stava facendo la cosa giusta, ed era uno dei pochi momenti in cui non contava da che parte eri. Anche una persona dal caratteraccio come lei poteva compiere buone azioni, nessuno poteva trovare una scusa.
    Quando Jessica tirò fuori la macchina a forma di libro, comunemente chiamata computer portatile, Hibe fece subito una faccia incuriosita. Non avendo mai visto nulla di simile era una cosa del tutto nuova, quasi aliena. La ragazza non s'aspettò tale sorpresa da parte dell'albina, ma ciò che importava era il risultato. E dopo aver visto con aria assorta Jessica che scriveva su quella tastiera, quasi fosse un incantesimo, riuscì a trovare qualcosa. Quel che disse nel frattempo riguardo la tecnologia, Hibe non ne capì una ceppa, ma poco importava, ora la sua risposta l'aveva avuta, non aveva bisogno d'altro. Aveva compreso che un qualcosa impediva di aprire Varchi Oscuri dall'interno. Un vero problema per lei che viaggiava soltanto con quelli, non aveva né Gummiship e né niente, quindi all'inizio pensò d'essere in trappola. Sperò soltanto che la ragazza non fosse Oscura come lei e che viaggiasse in un altro modo, anche se vederla così tranquilla dopo questa notizia le fece credere che non ci sarebbero stati problemi per andarsene da lì.
    Hibe ad un certo punto cambiò discorso di punto in bianco, volendo sapere qualcosa in più su Jessica e facendole di conseguenza qualche domanda. Le spiegò quale fosse il mondo da cui proveniva, sbuffando alla sua battuta alla fine e annuendo distrattamente col capo.
    - figo sì - aggiunse, guardando prima un punto davanti a sé e poi ruotando solamente gli occhi, sorridendo beffardamente. Quando però le disse della sua vera età l'albina strabuzzò gli occhi, tirando fuori una delle sue facce stupite e scrollando le spalle. Sembrava tutto tranne che un'adulta di 32 anni, le ricordava più un'adolescente, e quindi ben più piccola di lei...ma mai che addirittura la superasse in grandezza o vecchiaia, ognuno la vedeva in modo diverso.
    - tr...trentadue???? - ripeté esterrefatta, non ci riusciva proprio a credere - cassssspita, più grande di 8 anni, li tieni meglio di me - ammise infine, facendo un mezzo ghigno e poggiando una mano sulla sua stessa guancia, facendo una faccia pensierosa. Lei che curava la sua pelle coke se stesse trattando con l'oro, faceva molta attenzione e riusciva sempre a mantenere quella morbidezza e lucentezza, ancora nessuno segno di rughe (e grazie al cielo), infondo era ancora troppo giovane per quello.
    - poi mi dirai il tuo segreto - disse poco dopo rialzando lo sguardo, facendole anche l'occhiolino. Doveva assolutamente scoprire il suo segreto, questo era certo.
    - comunque...io vengo da un mondo molto meno ssssviluppato del tuo, si chiama Pride Landsssss...senza tutte quesssste essssse - aggiunse infine ironica, scherzando sul suo stesso accento - lì ssssono tutti animali, non esistono esssssseri umani, e infatti prima di sssscoprire l'esistenza di altri mondi ero un sssserpente...da qui dovresti capire quest'accento - portò una ciocca dietro l'orecchio con fare elegante, poggiando le mani sulle gambe accavallate e guardando silenziosamente Jessica, studiandola. Assottigliò leggermente gli occhi, curiosa della reazione che avrebbe avuto davanti a quell'informazione, anche se molto probabilmente non avrebbe dimostrato tanto stupore. Finora non s'era fatta domande sul perché parlasse in quel modo o perché avesse quegli strani occhi, quindi pensò che magari non le interessava molto.
    - come mai hai cominciato a viaggiare, ssssemore se possssso chiedere -
     
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  13. Seppy
     
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    Liberale com'era, parlare di se stessa non le causò assolutamente nessun problema. Perché mai doveva diffidare di Hibe in primo luogo, dato che la donna si dimostrava un bocconcino prelibato da gustare. Divertente, bella, simpatica e autoironica, per non parlare dell'accento che a Jessica in un certo senso piaceva molto. Aveva tante esse, il nome Jessica, il che portava già a dover accentuare la lettera in primo luogo, e l'idea di allungarlo la divertiva incredibilmente tanto. Si erano finalmente stabilite che erano entrambe buone, che combattevano i cattivi, o per lo meno Hibe. Jessica non aveva mai avuto modo, né motivo oppure occasione di combattere fuori da Space Paranoids, e sperava che quel tempo giungesse il più tardi possibile.
    Sulla spiegazione del suo mondo, la donna parve capire, ma la cosa passò subito in secondo piano. A sconvolgerla realmente, fu l'età, non credendoci minimamente. La spiegazione logica, era che Jessica era un dato informatico processato dentro un computer: non era nata da un embrione che poi si è evoluto. Appena nata, Jessica aveva già l'aspetto che mostra tutt'oggi, creata così dal suo creatore e programmatore, e rimanendo fissa nel tempo fin quando era contenuta nel suo mondo. Si domandava spesso se ora, che era uscita dal suo mondo, avrebbe incominciato a invecchiare lentamente, oppure se sarebbe rimasta perennemente giovane.
    -Non c'è nessun segreto, è semplicemente la fortuna di essere di un mondo digitale-
    Rispose semplicemente, replicando però il suo occhiolino. Non c'erano segreti, e Jessica non conosceva cure miracolose per la pelle, non ancora. Dubitava che portando Hibe a Space Paranoids avrebbe fermato il suo processo di invecchiamento, così come immaginava che adesso avrebbe iniziato a invecchiare. -Però fidati, quando ti dico che sei una bomba mozzafiato comunque- sentenziò Jessica, sorridendo maliziosamente, facendo pure un gesto con le mani a emulare un'esplosione.
    Voleva farla sentire a suo agio, oltre che esprimere un parere sincero. Forse Jessica appariva come una ragazzina adolescente, pur essendo matura e grande, ma ciò non toglieva minimamente il fascino marcato di Hibe. Ascoltando la sua parte di racconto però, parlò di come venisse da Pride Lands. Non aveva bisogno di una spiegazione, in quanto aveva già le informazioni a riguardo, e conosceva bene quella zona. Un mondo dove tutti erano animali, ed entrarci significava trasformarsi a propria volta. La domanda che seguì, era sul perché avesse iniziato a viaggiare.
    -Beh... diciamo che, in linguaggio umano comprensibile, sono stata licenziata e non avevo un posto dove stare, né uno scopo nella vita. Ho visto la mia possibilità di fuggire ed eccomi qui, che cerco di imparare a essere un'umana normalissima. Pensò che appena avrò imparato abbastanza metterò pure su famiglia, chi sa-
    Cercò di spiegare Jessica, consapevole che non tutti potevano comprendere il linguaggio cibernetico. Menzionò che venne licenziata, dopotutto era un motore di ricerca fuori uso, mai più usata, abbandonata a fare la polvere. Fuggì, incominciò a viaggiare, a crescere e maturare come una ragazza umana e non come un dato cibernetico. Rivelò che avrebbe viaggiato, proprio per essere umana, e che magari si sarebbe stabilita in modo fisso appena si sentiva pronta.
    -Tu invece? Come mai un serpente tanto sssssssexy è scappato dal suo mondo?-
    Domandò a sua volta Jessica. Era curiosa, non poteva farci nulla, ma dopotutto si stavano scambiando equamente tutte le informazioni. Stuzzicò la donna, consapevole che una cosa che le importava molto era l'estetica, la sua bellezza, per questo chiamandola sexy, marcando pure la esse.
     
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    Non chiese molto altro riguardo il suo mondo d'origine, più che altro perché non appena seppe la sua età, il mondo da cui proveniva diventò l'ultimo dei suoi pensieri. Non voleva offenderla, ma il suo aspetto ricordava in tutto e per tutto quella di un'adolescente, e di conseguenza l'albina diede per scontato che fosse più giovane di lei. Scoprire che invece era il contrario fu alquanto shoccante, non sapeva più che dire. Buon per lei che manteneva bene i suoi anni, però per quei livelli si doveva ricorrere ai miracoli, non trovava altre soluzioni. Non sapeva cos'era quel "Space Paranoids", quindi non era a conoscenza dell'esistenza di dati e cose simili, quindi non pensava ad altro che a un miracolo, un dono dei re che regnavano i cieli...
    Infatti quello che disse poco dopo la confuse, corrugando un po' la fronte e alzando lo sguardo, guardandola negli occhi. Digitale, dati, computer...parole che ancora non capiva molto bene, sebbene uno dei suoi amanti avesse cercato di farle capire a cosa servissero dei computer. Purtroppo per quanto insisteva, lei non ne capiva comunque molto, perciò s'arrese dopo una settimana che cercava ancora di spiegarle come accendere un pc, con risultati pessimi.
    Infondo, Hibe rimaneva pur sempre un serpente, aveva dei limiti.
    Non volle andare a chiedere spiegazioni, sapeva che avrebbero perso solamente tempo e avrebbe rotto talmente tanto le scatole alla povera Jessica che l'avrebbe portata alla disperazione, perciò si auto convinse dicendosi che il mondo da cui proveniva la ragazza era popolato da persone immortali. Anche se sapeva che non era così, non le importava molto, non ci sarebbe comunque mai andata...vedere adolescenti che magari sono già intorno ai settant'anni...sarebbe stato deprimente per una come lei, che l'estetica era praticamente tutto.
    Fece un piccolo ghigno sentendo il complimento da parte di Jessica, poggiando le mani sulle gambe accavallate e facendo un piccolo inchino col capo.
    - ti ringrazio per il complimento - subito dopo lo rialzò, ascoltando interessata la piccola storia della ragazza. Le disse che venne licenziata nel suo mondo, che non aveva più una casa o una vita. Una cosa veramente triste da dire, ma alla fine a che lei le era successa una cosa simile. Quando scappò dalle grinfie di Scar perse in automatico la casa, il "lavoro" e una vita tranquilla, costantemente seguita da quelle maledette iene. Se non fosse stato per Viktor, prima o poi l'avrebbero presa, ne era più che certa.
    Non a caso alla domanda di Jessica fece un mezzo sorriso, negando col capo.
    - no, non è che sia una viaggiatrice...ssssì, mi piace girare per i mondi, principalmente per l'asssssspetto che ho non appena metto piede al di fuori del mio mondo natio - ammise con sincerità, infondo era vero, non poteva nasconderlo - ma tutte le volte torno ssssempre indietro, non ho abbandonato il mio mondo, non potrei mai, l'ho promesssso a una persona molto importante per me - fece un lungo sospiro, ripensando a tutto quel che fece Viktor per lei.
    - ma dimmi un po'...famiglia...non ho mai penssssato ora che me lo fai notare... - fece un'espressione pensierosa, immaginandosi la cosa. Non avrebbe mai potuto definirla una famiglia quello di trovarsi un partner e deporre le uova. Il padre non l'avrebbe poi più rivisto, così come i propri figli, la sua razza pensava più al riprodursi che ad avere una vita felice, cosa gliene poteva fregare a un <i>serpente?/i> dei propri figli?
    - io non la voglio, nonosssstante debba farlo - ammise infine, mentre lo diceva guardava da un'altra parte alla sua sinistra, per poi tornare a Jessica.
    Per Hibe, la parola famiglia non esisteva, o almeno non nascondeva alcun significato emotivo. Per lei era una cosa ormale, che andava fatto...e basta.
     
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  15. Seppy
     
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    Gli fu intimata più volte di non essere così diretta ed espressiva, quando dialogava con le persone, specialmente coloro che non conoscevano granché certe cose. Un conto era parlare dell'esistenza di nuovi mondi, un altro anche della possibiltà di realtà virtuali all'interno di un computer. Jessica però, di queste assurde regole, se ne fregava, e parlava più che piacevolmente con Hibe a riguardo. E ciò la portò a esporre, seppur con parole più umane, il motivo della sua fuga da Space Paranoids, e di come fosse diventata una viaggiatrice interdimensionale.
    Un racconto relativamente triste, ma la data sapeva mantenere il sorriso. Il ricordo le faceva male solo quando era totalmente sola e senza nessuno attorno, quando doveva dormire. Già, ancora doveva abituarsi a quello che gli umani chiamano sogni, dato che nel suo mondo, si spegneva totalmente quando a riposo. Ed era in quei momenti, che il suo passato la tormentava, si sentiva minacciata e impaurita, svegliandosi spesso di soprassalto e completamente sudata, e il cuore che batteva a mille.
    Quando era in compagnia, durante il giorno però, era sempre felice e di buon umore. Davvero difficile che s'abbattesse nel parlare della propria vita, o anche ricordare quel passato tormentato che dovette passare. Almeno così legava sempre più com Hibe, si faceva conoscere, le diventava come meglio poteva amica. Pensava che fosse una fuggiasca pure lei, stufa del suo mondo o di una sua vita privata, ma spiegò di essere ancora legata alla sua terra natia, e di averlo promesso a una persona importante.
    -Come biasimarti, quel corpo è veramente bello, vien quasi voglia di esaminarti e studiarti tutta haha-
    Disse Jessica, così all'improvviso, e con un tono che appariva pure serio, ma una smorfia maliziosa e una risata minuta per sdrammatizzare. Come data, lei osservava e studiava gli umani e il loro comportamento, così come le caratteristiche fisiche. E non poteva negare, che in quel suo nuovo corpo, aveva pure provato il piacere di scoprire il bello delle persone. Quando era nel computer, sfogliava foto e immagini con interesse, ma nulla che andasse oltre. Fuori da Space Paranoids invece, una volta, vide un ragazzo allenarsi a petto nudo, palestrato, e involontariamente gli fischiò.
    Anche Kesmit aveva un bel fisico allenato e temprato, e doveva ammettere che la cosa non le dispiaceva. E così come lo pensava degli uomini, aveva anche quell'attrazione fisica pure per le donne. Non aveva ancora pensato alla sua sessualità, a un rapporto simile, pur consapevole appieno della sua esistenza. Si limitava a essere una bambina su quel punto di vista, ingenua e ignara, che semplicemente si godeva il passare delle emozioni. Guardare ma non toccare, pensare ma non fare, una piccola politica che si impose, nel momento che incominciò a sviluppare sensazioni umane fin troppo reali.
    Il discorso, stranamente, cadde sulla famiglia, solo perché Jessica l'aveva menzionato tanto per. Hibe parve un po' scossa, come incerta, insicura di ciò che diceva ma soprattutto voleva. Affermava di non averci mai pensato, forse ancora troppo giovane che voleva godersi la vita, anche qui, nulla da biasimare. Disse che non lo voleva, pur dovendo farlo. Una frase, che lasciò Jessica confusa, che fece un'espressione interdetta, cercando di comprendere il motivo di quelle parole.
    -Cosa vorresti dire con "non voglio ma devo"?-
    Chiese la data, che voleva dei chiarimenti a riguardo. Avendo tirato fuori il discorso, non poteva tirarsi indietro, e la data con le domande era diretta, senza pensare al lato emotivo. Sarebbe capace di andare da una donna, che ha appena visto il marito morire sotto i suoi occhi in maniera atroce, per chiederle se è doloroso. Lei doveva e voleva sapere le cose, fu programmata così, difetto professionale.
     
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24 replies since 7/12/2014, 13:03   222 views
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