Abscheulich

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    Il Buoi oltre la Siepe

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    Aveva fame.

    Era inutile: per quanto cercasse di trattenersi, per quanto si conficcasse le unghie aguzze nelle mani dallo sforzo di pensare ad altro, per quanto avesse tutta la volontà del mondo... non ce la faceva. Ogni volta cedeva a quella maledetta fame di cuori e di vite innocenti che lo contraddistingueva da quasi otto anni.
    No... erano davvero otto anni? In fondo, i primi non li aveva contati. Forse erano di meno, o forse erano di più... non poteva davvero saperlo.
    Nella sua mente, non aveva un numero definito: solo un susseguirsi di giorni tutti uguali, pieni di oscurità e rimpianti.
    Sapeva che non era stata colpa sua quello che gli era successo: non lo aveva mai voluto, non lo aveva mai cercato. Era semplicemente successo. Aveva lasciato che l'oscurità entrasse nel suo cuore per la paura, ed essa aveva fatto del suo corpo e della sua mente ciò che più le aggradava.
    Tuttavia, non poteva non sentirsi in colpa per tutto quello che avva fatto, per tutto quello che continuava a fare, e proprio il pensiero di non aver cercato quelle tenebre lo faceva sentire ancora peggio: perché era capitata a lui una cosa del genere?
    Era perché aveva osato liberare quel Pirata? Era una qualche vendetta di Dio? Perché lui aveva creduto di non fare alcun male.
    Non riteneva la sua situazione una salvezza, nemmeno dalla forca.
    Era una maledizione.

    Come al solito, aprì il varco in un mondo che sapeva non essere molto abitato: quando uscì da esso, si ritrovò nella raduta di una foresta dagli alberi altissimi. Nessuna grande città moderna, nessuna strage da poter commettere...
    Adesso, doveva trovare una vittima perfetta. Qualcuno di anziano, alla fine della sua vita, sarebbe stato l'ideale, ma Nate sapeva che non si sarebbe controllato, non abbastanza da poter scegliere. Aveva abbastanza volontà per non saltare addosso al primo che avrebbe visto ma... per quanto sarebbe durata, quella volontà?
    Abbastanza da farlo allontanare? Abbastanza da cambiare vittima?
    Sentì lo stomaco contrarsi per la fame.



    Libera, max 3 persone. Alta possibilità di combattimento, ma se ve la giocate bene, potreste anche riuscire a fare una role normale.


    Il personaggio è stato convalidato ufficiosamente da Roxas e verrà convalidato ufficialmente il prima possibile.
     
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    Lost


    Era passato diverso tempo dalla sua prima caccia, quando era appena nato. Forse pochi giorni, oppure settimane, non lo sapeva: per quanto intelligente rispetto agli altri Heartless, tale rimaneva, al livello di una qualunque bestia. Non aveva quindi la cognizione del tempo. Per lui le giornate trascorrevano tutte uguali: dormire, mangiare, di nuovo dormire, uscire a caccia per saziare la sua fame. Ad interrompere la quotidianità, c'erano quei brevi momenti in cui si sentiva abbastanza sazio da concedersi il lusso di esplorare liberamente qualche mondo senza aggredire nessuno, ma limitandosi a studiare l'ambiente e i comportamenti degli umani e degli animali, con estrema curiosità. Quel giorno era uno di questi rari momenti. Era già tornato da una caccia in un mondo poco abitato, e sebbene avvertisse ancora quell'insaziabile fame, era allo stesso tempo troppo stanco per continuare a cacciare ancora. Il giorno però non si era ancora concluso e non voleva tornare in quell'abisso oscuro a dormire, quindi aprì un nuovo varco e vi si gettò dentro.
    A differenza della sua prima caccia, ormai il corpo di Lost si era andato a sviluppare completamente. Se prima faceva pure fatica a stare su quattro zampe o in piedi, come un cucciolo, ora di questi problemi non ne aveva più. I suoi muscoli ora erano forti e guizzanti, i suoi movimenti veloci e precisi. Anche i suoi occhi si erano completamente sviluppati: se prima la sua vista era offuscata come da nebbia e riusciva a distinguere solo i Cuori, oggetto della sua fame, ora invece riusciva ad osservare ogni dettaglio di ciò che lo circondava con precisione. Non era più il cucciolo debole di un tempo, ma un vero e proprio Heartless temibile e sviluppato.

    Il varco si aprì nei dintorni di un accampamento di indiani. Lost atterrò dall'altra parte a quattro zampe, sentendo fin da subito l'erba soffice sotto i palmi delle proprie mani e le piante dei piedi artigliati. Come un animale furtivo, l'Heartless sgattaiolò fino agli inizi del villaggio, dove l'erba lasciava posto a una più dura e fredda terra. Difronte a lui c'erano molti grandi oggetti dalla forma conica, e numerosi Cuori uscivano da essi, e circolavano liberamente per il villaggio. Lost li osservò curioso, rimanendo ben nascosto dietro uno di quei coni, che lui non sapeva essere solo delle tende, luoghi dove i Cuori vivevano in quel mondo. Il concetto di casa o dimora, per lui abituato a dormire all'aperto come gli animali, gli era del tutto sconosciuto. Rimase qualche secondo in attesa.
    Voleva avvicinarsi di più. Mettersi alla prova. Adescare la propria preda con l'inganno. Un'idea astuta, guidata dall'istinto. Qualche giorno prima, infatti, si era specchiato quasi per caso in una pozza d'acqua, notando per la prima volta il suo aspetto. Dopo un primo momento di confusione, l'Heartless aveva cercato di attaccare la sua immagine riflessa, scambiandola per quella di uno di quei Cuori di cui era solito cibarsi, finendo però per forza di cose ad inzupparsi tutto come un pulcino bagnato. Superata l'iniziale sorpresa, era balenata in Lost quell'idea, una sorta di esperimento. Ed ora capiva che era il momento giusto per metterla in prova.
    Il suo aspetto, del resto, era quello di un comune essere umano, se non fosse per gli artigli, le zanne, i capelli scompigliati in modo animalesco e gli occhi dorati. Al momento, indossava solo i jeans, laceri da qualche battaglia precedente. La maglietta e la giacca della divisa scolastica, rimasugli di una vita di cui non aveva ricordo, erano andati perduti e finiti a brandelli in uno scontro precedente. Ora l'Heartless metteva in mostra il fisico di un ragazzo allenato, con muscoli ben definiti e pronti all'azione. A petto nudo e a piedi scalzi, quasi si confondeva tra quegli indiani.
    Perciò, come aveva imparato a fare imitando quei Cuori, Lost si eresse su due zampe, cercando di assumere una posa quanto più umana possibile. Sebbene potesse assomigliare a loro per aspetto e comportamento, la sua testa e il suo modo di ragionare rimanevano quelli di una bestia. Aveva ancora fame, anche se cercava di controllarla.
    Camminò verso l'interno del villaggio, curioso di scoprire quanto ci avrebbero messo le proprie prede ad accorgersene. Alcuni Cuori erano talmente indaffarati nei propri affari, che vedendolo passare non si accorsero di nulla. Altri invece, vedendo la pelle chiara e i lineamenti del ragazzo, chiaramente non indiani, lo fermarono chiedendogli chi era. Parole che un Heartless come lui non poteva ancora capire, anche se immaginava dovesse rispondere in qualche modo. Lost non aveva mai provato a parlare, ma quasi fosse un gioco, provò a imitare il suono della voce che aveva udito.
    - Chi sei?- riuscì a pronunciare, un po' a fatica, con una voce distorta, profonda e cavernosa che poco sembrava avere di umano. Non sapeva cosa avesse detto, non conosceva il significato di quelle parole. L'indiano che gli aveva posto quella domanda, sentendosi ripetere come un pappagallo, si sentì preso in giro e sembrò innervosirsi, come pronto ad attaccarlo. In quel momento Lost non ci vide più: per quanto si sforzasse, la fame era pressante, ed avere quel Cuore a portata di mano era come offrire un biscotto delizioso ad un cane e pretendere che quello non lo mangi. Impossibile, non era ancora addestrato abbastanza.
    Con uno scatto felino gli azzannò la gola, costringendolo al suolo. Tutto era successo in fretta, alcune donne gridarono, gli uomini corsero alle armi. Fece giusto in tempo a divorare il suo Cuore, per poi scappare lontano dal villaggio.

    Si trovò nella foresta. Si era arrampicato su uno dei rami di quegli alberi alti. Gli indiani che lo inseguivano continuarono la loro corsa, passandogli proprio sotto ed andando oltre. Per una bravata del genere, Lost se l'era vista brutta: aveva diverse frecce conficcate nella schiena, e il suo respiro si era fatto affannoso e dolorante. Come catrame, liquido scuro colava lento dalla sua bocca. Certo, non poteva essere ucciso da quei Cuori, ma il dolore poteva provarlo benissimo, ed era insopportabile. Si era salvato per pura fortuna, seminandoli una volta giunto nella foresta, grazie alla sua velocità superiore a quella di un comune essere umano.
    Sarebbe rimasto un po' su quel ramo, a riprendere fiato e ad aspettare che le ferite si rimarginassero. Nel frattempo, dava qualche rapida occhiata intorno a sè, per vedere se riusciva a trovare qualcosa di interessante.
     
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  3. Seppy
     
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    Sarisa Rodriguez

    Si svegliò quella mattina molto stanca e già stressata, principalmente perché il giorno precedente ebbe una discussione con Shanara. Le due erano entrambe rispettivamente stufe di nascondere quel loro terribile segreto, ma mentre l'indiana voleva affrontare la questione, Sarisa preferiva evitarla il più possibile. Aveva già dovuto tenere un segreto per sé, e quando essa venne a galla, fu gettata fuori dalla marina spagnola, considerata una traditrice della corona, condannata a morte nella sua madre patria. Rivelare il loro segreto era da folli, qualcosa di stupido, una cosa che metteva stranamente molta paura alla corsara, che non voleva correre nessun rischio.
    Volse lo sguardo al proprio fianco, dove c'era Shanara. Dannazione, alla fine l'aveva lasciata dormire con lei, nello stesso letto, con il terribile rischio che qualcuno le beccasse assieme. Condividevano la stessa tenda, ma avevano letti separati, ognuna la propria stanza, spacciandosi per semplici conviventi. Che si venisse a sapere che stavano assieme, che erano sentimentalmente coinvolti, sentiva che la cosa sarebbe stata insostenibile, e la paura prendeva il meglio su di lei. Voleva Shanara, stare con lei e vivere assieme, ma per il momento, preferiva la quiete e la pace.
    La spagnola si alzò dal letto, cercando in tutti i modi di non svegliare la compagna. Completamente nuda, dovette cercare i vari indumenti che aveva lanciato via nell'euforia del momento. Quanto detestava essere manipolata e spinta a fare l'amore dopo un litigio, la faceva sentire debole, quando dovrebbe essere in realtà una capitana, che non si faceva sottomettere da niente e nessuno. Oltre che essere ferita nell'orgoglio, le era comunque rimasto un po' di amaro in bocca, mentre si rivestiva e usciva dalla tenda. Aveva bisogno di una boccata d'aria, distendere i nervi, e pensare ad altro.
    -Sarisa, dove vai?-
    Domandò l'indiana, che s'era svegliata e velocemente rivestita, seguendola. Il lusso di avere poca roba da indossare era la velocità nel rivestirsi, e Sarisa si malediceva per amare ancora gli stivali, le cinture e i cappotti pesanti. La corsara la ignorò, continuando ad andarsene con passi veloci e pesanti, lasciando il segno con i tacchi nel terreno, mentre la compagna la raggiunse, aggrappandosi al suo braccio per fermarla.
    -Se c'è un problema, parliamone-
    Insistette l'indiana, che cercava di trattenere la corsara. Sarisa la strattonò per liberarsi il braccio, guardandola con rabbia. -Non c'è nulla di cui parlare, non voglio parlarne- affermò, riprendendo a camminare, mentre Shanara sembrava non voler smettere di seguirla e provare a farla ragionare. -Sarisa, te ne prego, parlia...- provò di nuovo a dire l'indiana, venendo però afferrata all'improvviso da Sarisa, con la mano sulla bocca per zittirla, stringendola e ruotando dietro a un albero. Le sussurrò di star zitta, perché aveva avvistato in lontananza qualcuno, e non era un nativo americano. Era sicuramente uno straniero, e dovevano capire se era un colonizzatore oppure affidabile. Sentiva però puzza di guai, e sperava davvero che non avesse sentito la voce di Shanara.

    SPOILER (click to view)
    Come avvisato Regla, questa role servirà per trasformare Sarisa in heartless. Quindi non dovete preoccuparvi di ucciderla se accade xD
    Come già programmato, e discusso con Tomori, Shanara la userò come png.
     
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    Aveva esperienza, e tanta: erano anni che cacciava e che prestava attenzione a come il mondo si era trasformato attorno a lui. No... il mondo era rimasto uguale, era lui ad essere cambiato. Per questo, con i suoi sensi ormai acuti, sentì improvvisamente un bel po' di cuori correre via, lontano. Poteva percepirli, ma... cosa diamine era successo?
    Si mosse, a gattoni, lentamente, per poi prendere velocità. I cuori sembravano in fermento: se ci fosse stato uno scontro, con qualche umano sull'orlo della morte, avrebbe potuto evitare di finire una vita innocente, ma solo porre fine alle sue sofferenze.
    Tuttavia, non riuscì a raggiungere i cuori: qualcosa lo fermò prima.

    Aveva alzato lo sguardo, quasi per caso, e aveva incrociato un umano appollaiato su un albero. Solo che non era un umano: l'aspetto selvaggio e l'oscurità facevano ben capire cosa fosse, almeno ad un altro Heartless.
    Era ferito e, seccato, Nate pensò subito di aver sprecato un'occasione: niente umani morenti non per colpa sua... E la fame continuava a rimanere tanta.
    Avrebbe potuto andarsene, ma l'Heartless era diverso rispetto a quelli che scorrazzavano per quel mondo abbandonato in cui era andato ad abitare, o quelli che ogni tanto si portava dietro e che sembravano seguirlo automaticamente: aveva un aspetto umano, e sicuramente era solo una povera anima di Dio come lui, perduto nell'oscurità e abbandonato a se' stesso. Ed era ferito.

    Emise un verso rauco, per attirare la sua attenzione, ma si bloccò subito: poteva percepire, poco distante da loro, due cuori luminosi... ed erano pure giovani. Più appetitosi... ma quelli che voleva evitare.
    Bambini, adolescenti, giovani adulti nel fiore degli anni... deglutì, sentendo già la salivazione aumentare, ma si mantenne fermo, immobile.
    Non avrebbe ceduto. No...
     
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    Odiava essere ferito, provare dolore, ma allo stesso tempo si sentiva euforico in quel momento. Era riuscito nel suo intento: avvicinarsi alla preda, fingendosi uno di loro. Nuove strategie di caccia si facevano largo nella sua mente da predatore, desideroso di provarle. Saziarsi sarebbe stato più facile da quel momento in poi...
    Rimase appollaiato su quel ramo ancora per un po', sputando a terra il liquido nero che gli impastava la bocca. A fatica, si sforzò di staccare dalla sua schiena alcune delle frecce che vi erano conficcate. Alcune però erano situate in punti per lui irraggiungibili, e perciò rischiò quasi di slogarsi la spalla per raggiungerle. Ad ogni freccia estratta, il dolore era terribile, ma si sforzava di non urlare per non attirare indietro i Cuori che l'avevano inseguito. Del resto, se voleva guarire, non poteva lasciarle conficcate nella sua schiena. Certo, le sue doti rigenerative non erano le stesse fuori da quell'abisso in cui era solito riposarsi, ma qualcosa poteva comunque aiutare. Il suo respiro era ancora pesante, e la schiena gli bruciava.
    Un verso rauco, come di una bestia, attirò improvvisamente la sua attenzione. Si voltò verso dove aveva sentito provenire quel suono, guardando verso il basso. Li vide un'altra persona, che fosse un Cuore? Con un balzo fu subito a terra, emettendo un rantolio di dolore per lo sforzo. Si avvicinò con cautela, già intuendo di cosa si potesse trattare, ma annusandolo si tolse ogni dubbio. Si allontanò disgustato: il sentore di Oscurità era inconfondibile, e lui non si cibava dei suoi simili. Sebbene fosse la prima volta che incontrava un Heartless umano come lui, Lost non si soffermò nemmeno a guardarlo un secondo di più: se non poteva divorarlo, allora non serviva a niente. Annusando l'aria piuttosto, si accorse di qualcosa di più importante: c'erano Cuori nelle vicinanze, e non si trattava di quelli che lo avevano ferito. Forse era un altro di quei luoghi in cui si era infiltrato, con quei coni da cui uscivano i Cuori?
    Di solito non era così avventato, ma avendo a fianco un altro Heartless evoluto come lui, Lost temeva potesse rubargli le prede per primo, quindi stringendo i denti e sopportando il dolore che via via stava diminuendo, il mostro si gettò all'inseguimento. Si sarebbe giusto fermato al limitare del villaggio, come l'ultima volta, per dare un'occhiata e vedere se c'era qualche Cuore che poteva attirare fuori da esso ed allontanarlo dai suoi simili con l'inganno.

    Edited by Ged~ - 17/9/2015, 12:51
     
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  6. Seppy
     
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    Da quelle parti oramai, bisognava fare tremenda attenzione ai colonizzatori, che giungevano per depredare quelle terre delle sue risorse. Forse molti potevano considerarlo un comportamento un po' troppo paranoico, oppure eccessivo, ma Sarisa alla fine voleva solamente proteggere il villaggio di nativi in cui viveva. Lo faceva per loro, per la sua amata Shanara, non poteva permettere a nessuno di distruggere quello che era diventato la sua nuova vita. Per quel motivo, era così protettiva quando vedeva degli estranei, anche perché erano sempre un rischio, anche se erano solo esploratori da altri mondi.
    La corsara sciolse la mano dalla bocca della compagna, che aveva compreso la situazione e rimase completamente in silenzio. La ragazza si sporse per osservare la persona da cui si erano nascosti, e fu felice di vedere che la voce della giovane non aveva catturato la sua attenzione. Guardinga, rimase nascosta dietro al tronco assieme a Shanara, sporgendosi di tanto in tanto con l'occhio, per osservare meglio la scena. Da quella distanza, poteva vedere solamente un uomo dall'aspetto umano, e non poteva minimamente cos'era in realtà. Lo dedusse però, quando entrò in scena anche un secondo individuo, un altro uomo, ma questa volta molto più grottesco.
    Era balzato giù da un alto albero, cosa che già lo catalogava come una persona forte per resistere all'impatto. A cogliere la sua attenzione però, erano alcune frecce che sporgevano dalla sua schiena, o frammenti di esse, ferendolo gravemente. Un normale essere umano non avrebbe mai potuto sopravvivere così facilmente, o muoversi così agilmente, nelle condizioni in cui era quel tipo. I due uomini comunque, non sembravano conoscersi, e il loro comportarsi in modo strano, quasi animalesco, attirò qualche sospetto a Sarisa.
    -No... non può essere...-
    Sussurrò a se stessa, attirando però la preoccupazione di Shanara, che provò anch'ella a sporgersi, non capendo dov'era il problema. Agli occhi della nativa, erano due uomini esploratori che erano giunti nel loro mondo per pura coincidenza, ma Sarisa aveva quel presentimento oscuro nella mente. A confermare i suoi sospetti, uno dei due si voltò proprio nella loro direzione, come se sapesse che erano lì, vedeva la loro presenza, anche se il tronco le copriva. Istintivamente, si nascosero velocissime dietro all'albero, ma era troppo tardi: son state scoperte.
    Ovviamente, così come il primo uomo le aveva notate, anche il secondo volse lo sguardo in loro direzione, captando la loro presenza. Erano nascoste, dunque non fu la vista ad averle tradite, e l'unico pensiero che le giunse alla mente era l'olfatto. L'udito no, altrimenti sarebbero state scoperte subito a causa di Shanara, ma erano umani nel loro aspetto, mica degli orsi. Sporgendosi, Sarisa notò come uno dei due si tratteneva dal fare qualcosa, mentre l'altro scattò rapido, selvaggio, diretto proprio verso di loro.
    -Scappa Shanara-
    Sentenziò diretta e velocemente Sarisa, che mise mano alla spada nel fodero, estraendola e preparandosi al peggio. -Ma cosa...?- cercò di intervenire la nativa, quando la compagna la spinse via, verso il loro villaggio. -Scappa ti ho detto!- le urlò questa volta, marcando di più le parole e la paura, incitandola a fuggire. A quel punto nascondersi era impossibile, per cui la corsara fece la sua apparizione, brandendo la spada e preparandosi allo scontro. Shanara non voleva abbandonare la sua amica, ma capiva che aveva un compito ben più importante, ovvero avvertire il villaggio e salvare più vite possibili.
    -Io li tengo a bada, ma tu va!-
    Affermò nuovamente Sarisa, mentre Shanara corse verso il villaggio. Di tanto in tanto si voltava per osservare con sguardo triste e preoccupato l'amata, consapevole che era forte, ma non invincibile. Specie contro due uomini, che di sicuro sapevano il fatto loro, e apparivano essere più aggressivi e selvaggi del solito. Non sapevano che erano heartless, ma era ovvio che si trattavano di bestie pericolose che andavano abbattute, indipendentemente dal loro aspetto umano. Sarisa non attaccò comunque, attese semplicemente che si facessero avanti, o almeno uno di loro, per cogliere l'occasione migliore.
     
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    La desiderava, ambiva il suo cuore fra le fauci mentre dilaniava il suo corpo con gli artigli. Voleva lei e la sua amichetta in fuga: ogni istinto gli urlava di non lasciarle scappare, di evitare che fosse l'altro Heartless a rubare il loro cuore e , in questo modo, rubargli le prede.
    Non sapeva cosa sarebbe successo se Nate fosse stato da solo: forse sarebbe riuscito a correre via, trattenendosi quanto bastasse per trovare una preda meno giovane, più adatta. Forse sarebbe scattato verso la donna che stava cercando di coprire la fuga dell'altra e l'avrebbe divorata in un sol boccone, saziandosi, o addirittura sarebbe partito all'inseguimento anche di lei, cercando di riempirsi involontariamente tutto lo stomaco.
    Ma la presenza di un altro Heartless cambiava tutto. Non seppe spiegarsi perché, eppure la fame passò in secondo piano, quasi dimenticata. La sua bocca si distorse in un'espressione feroce, i suoi artigli, sprovvisti durante la caccia dei guanti d'Oscurità che normalmente li celavano alla vista, si incurvarono sul terreno morbido di quella foresta, ed un profondo ringhio cominciò a salire dal suo petto.
    La rabbia intrinseca per la presenza di un altro Heartless per così dire "Alpha" nella zona... concentrandosi, la convoglio' tutta verso di lui, escludendo dai suoi pensieri le due donne.
    Le avrai dopo averlo sconfitto. Cercava di ripetersi, nonostasse non fosse vero: aveva bisogno di crederlo quanto bastava per allontanare la creatura da solo.
    Con un ruggito scattò verso di lui: era partito prima, e non sapeva nemmeno come avesse fatto a raggiungerlo. Forse anni di quella natura lo avevano aiutato meglio a camminare, ad imparare come muoversi a quattro zampe.
    Mentre si avventava contro di lui creò un varco oscuro dietro di loro: afferrandolo con forza lo avrebbe spinto verso di esso, con l'intento di allontanarlo davvero dalle due.
    Sarebbero atterrati, avvinghiati, in un prato verde in una giornata soleggiata. Grosse foglie di loto si innalzavano come se fossero alberi, e piccoli fiori colorati si potevano notare ovunque.
    Soddisfatto del risultato, Nate sarebbe scattato all'indietro, lasciando in pace l'Heartless. Ignorandolo del tutto, si sarebbe accucciato sotto una delle foglie, controllando la presenza di eventuali ferite e leccandosele, nel caso, come se fosse un gatto.

    chiedo scusa se mi sono permesso di andare un po' in autoconclusiva, ma come sai l'ho fatto per poter riadattare la Role. Spero che vada bene ^^


    Edited by _Yele_ - 7/9/2016, 11:21
     
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    Aveva ignorato l'altro Heartless, dopotutto non gli interessavano i suoi simili: non si sentiva ancora abbastanza adulto e forte per la sua razza per poter anche solo concepire l'idea di mettersi contro un altro Heartless Alpha e contendersi un territorio, inoltre in quel posto c'erano abbastanza Cuori per entrambi. La logica di Lost, quindi, lo aveva spinto a mettere in secondo piano quella possibile minaccia per concentrarsi invece sulla sua caccia per saziare la sua fame.
    Uno stupido errore, da parte sua. Quell'Heartless era anomalo: difronte a tutte quelle prede, decise invece di attaccar briga proprio con lui. Nella sua logica animale, Lost proprio non riusciva a capirne il motivo. Per questo venne colto completamente impreparato da una simile azione, e così mentre lui era impegnato ad annusare l'aria in cerca di Cuori, si sentì afferrare e spingere con forza. Quando i due toccarono terra, la bestia poté sentire la consistenza del suolo decisamente diversa rispetto a prima. Si rialzò con cautela, pronto a difendersi da un nuovo attacco, che tuttavia non arrivò.
    Si guardò intorno, con circospezione. L'altro Heartless si era allontanato, per andare a leccarsi le ferite. Lost, per quanto fosse un esemplare di un'intelligenza superiore alla media per la sua specie, capace di escogitare diversi stratagemmi per catturare le proprie prede, non riusciva proprio a comprendere il comportamento del simile. E del resto era la prima volta che incontrava un Heartless superiore come lui, non poteva nemmeno immaginare come ragionasse un'altra bestia simile, talmente abituato ad avere a che fare con simili minori.
    No, il suo istinto lo metteva in guardia da un eventuale combattimento con lui. Aveva una fame da saziare, se solo... Annusò l'aria. Nessun Cuore nei dintorni. Lo aveva allontanato e condotto in un posto privo di prede.
    Prima ancora che potesse accorgersene, un ringhio prepotente gli fece vibrare il petto. Non faceva parte del lavoro del suo normale istinto, ma non riusciva nemmeno a identificare cos'altro fosse. Qualcosa di antico e per certi versi familiare, che sfuggiva ai suoi schemi logici con cui di solito aveva a che fare... Sentiva di volerla far pagare a quell'Heartless che aveva osato togliergli senza motivo tutte le sue prede ed impedirgli di saziare la sua fame.
    Si mise a quattro zampe, in posizione d'attacco ma senza ancora attaccare, poiché una piccola parte del suo istinto ancora gli impediva di attaccar briga con un altro Heartless Alpha. Si limitò a ringhiare, a farsi a suo modo intimidatorio ed aspettare una possibile reazione del simile.
     
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    Aveva ancora fame ma, in qualche modo, la consapevolezza di aver salvato quelle due vite innocenti lo aveva saziato almeno in una minima parte. Forse derivava dalla coscienza portata dai ricordi. Forse il suo cuore oscuro ancora batteva per il bene, nonostante tutto.
    Oh, Nate sapeva benissimo di essere un ipocrita. Quanti umani aveva divorato fino a quel momento? Pochi, rispetto ad altri Heartless, ma comunque abbastanza numerosi da farlo andare avanti per almeno sette anni. O erano otto...?
    Non importava il fatto che spesso li prendesse alla fine della loro vita, uccidere era sempre uccidere.
    Una vita orribile, quella del più forte. Chissà se tagliando quella corda aveva costretto Evan a sottorstarcisi: di certo lo aveva salvato dall'impiccagione, a differenza di Paul. Ma lontano da Port Royal e con la marina alle calcagna, sicuramente era stato costretto a vivere con i pirati, se era sopravvissuto. Chissà... sperava di no, ma forse non era l'unico ad essere cambiato.

    Perso nei suoi pensieri, Nate si accorse dopo un po' che l'Heartless che aveva bloccato si stava comportando in maniera piuttosto aggressiva. Alzò lo sguardo verso di lui, sbuffando. Voleva sicuramente vendicarsi per la mancata preda, o intimidirlo per sottometterlo. A Nate però non andava di giocare con gli Heartless.
    Ringhiò una volta verso di lui, come avvertimento a non avvicinarsi. In quel momento voleva solo dimenticarsi di lui.
    Se lo avesse attaccato... Beh, sarebbe stata un'altra storia.
    Altre reazione pacifiche, invece... Chissà.
     
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    Sentiva di volerla far pagare a quell’Heartless per avergli rubato le prede, ed il ringhio che gli faceva vibrare il petto ne era la prova. Eppure la sua logica gli voleva impedire di attaccar briga con un altro simile evoluto come lui: non poteva morire davvero, certo, ma poteva provare dolore. E lui odiava provare quella sensazione insopportabile, soprattutto se per motivi inutili… Troppe incognite, era davvero sicuro di riuscire a sottomettere il proprio avversario? Era la prima volta che incontrava un altro Heartless Alpha, non ne conosceva né la forza né le abilità. E Lost era già stato ferito dalle frecce di quei Cuori, quindi non era nelle condizioni fisiche adatte ad intraprendere uno scontro con così tanti rischi. Dopotutto non avrebbe riavuto indietro le sue prede…
    Era chiaramente una scelta sbagliata, sotto ogni punto logico. E lui non era così stupido: la sua fame sarebbe rimasta, e da quello scontro non avrebbe ricavato altro se non dolore. Non aveva assolutamente senso. Nonostante ciò sentiva i suoi muscoli pronti a scattare da un momento all’altro sul suo simile. Perché avvertiva questo istinto controproducente e quasi autolesionista? Era una sensazione terribilmente familiare, di un lontano passato, quasi di un’altra vita. Aveva l’impressione di aver già fatto simili errori e che ogni volta non avessero mai portato a nulla di buono. No, lui era più intelligente dei suoi simili, delle comuni bestie. Non si sarebbe abbassato al loro livello.

    A difficoltà, cercò di sopprimere quel suo istinto primordiale, e con esso anche il ringhio poco a poco diminuì. Si sedette a terra, continuando a fissare l’altro Heartless con sospetto. Quando lo aveva minacciato anche lui aveva sbuffato per fargli segno di non avvicinarsi, semplice difesa, ma nemmeno lui voleva attaccar in realtà briga. Se ne stava semplicemente lì a non far nulla. Era decisamente un Heartless anomalo, e questo Lost lo aveva capito bene. E questo in un certo senso lo incuriosiva: lui voleva crescere ed imparare il più possibile, era questo che lo distingueva dagli altri mostri simili a bestie. Di conseguenza voleva conoscere anche come ragionasse un altro Heartless Alpha come lui. Sicuramente gli sarebbe tornato utile nelle future cacce, in modo da non compiere lo stesso errore di quel giorno. Attaccandolo di certo non avrebbe imparato granché, ma interagendo in altri modi?
    Cosa fare?
    E se lo avesse provocato in qualche modo? Che fosse anomalo lo aveva capito dal fatto che avesse salvato la vita di quei due Cuori invece di mangiarli. Che fosse legato a loro in qualche modo? E se… Istintivamente ripensò alla maniera in cui aveva adescato la sua preda, prima di dover fuggire dal villaggio.
    Si sarebbe quindi alzato su due zampe, assumendo la postura dei Cuori che l’Heartless tanto aveva desiderato salvare. Si sarebbe avvicinato a lui con cautela, fermandosi a pochi metri da lui. Si ricordava ancora le parole che aveva imitato, di cui però non ne conosceva il significato. La preda che aveva ucciso aveva perso la pazienza difronte a quelle parole, lui come avrebbe reagito?
    - Chi sei?- pronunciò, stavolta con meno fatica ma con la stessa voce distorta, profonda e mostruosa che gli era uscita in precedenza. Non sapeva esattamente cosa stesse dicendo, ma era curioso di studiare la reazione del suo simile. Tutta quella situazione lo elettrizzava non poco.

    NON TE L'ASPETTAVI QUESTO POST EH
     
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    L'Heartless parlò.
    E Nate lo guardò strabuzzando gli occhi.
    Doveva essere qualcosa di positivo... Qualcosa di buono. Non lo aveva attaccato, ma anzi si era calmato e aveva cercato di interagire. Mostrando addirittura una coscienza!

    E allora perché si sentiva peggio?

    "...N..." Cercò di rispondergli. "... N...."

    Ma non usciva nulla.

    Perché Nate non era più umano, e non poteva parlare.

    Non era giusto. La creatura davanti a lui era più giovane di lui, poteva sentirlo, ma aveva tutto. Aveva un aspetto quantomeno umano, abbastanza per potersi mischiare un poco con la folla. E parlava, era in grado di porre domande, di interagire...!
    E aveva scelto comunque di attaccare delle ragazze, quindi era il solito Heartless crudele.
    Senti' delle lacrime bagnargli le guance, ma sapeva essere formate non da acqua, ma da rivoli di oscurità liquida. Un mostro anche nel dolore.
    Forse, fra un anno, quell'Heartless davanti a lui sarebbe stato in grado di fingersi davvero un umano di controllarsi.
    Lui, invece, sarebbe stato ancora lì a cacciare contro la sua volontà.
    Aprì un varco oscuro e ci si gettò, ignorando L'Heartless e lasciandoselo alle spalle. Corse, corse, e corse ancora. Spuntò in un altro mondo oscuro, fra rocce azzurre che sembravano alten quanto montagne e incombevano su di lui. In lontananza una città avvolta da una barriera, ma lui non poteva saperlo.
    Trovò un anfratto fra le rocce, ci si nascose, e pianse.

    NEMMENO TU

    Però la chiudo viste le premesse ahah
     
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