Amicizia

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    Il Buoi oltre la Siepe

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    Fate Carlyle

    "Umh, questa non è Parigi."
    Poco dopo aver effettivamente comunicato a Evan di aver ricevuto il Keyblade, era rimasto a Radiant Garden mentre Felix era tornato a Country of the Muskeeters. Quando era stato il momento di tornare a casa, si era reso conto che non aveva la sua Gummiship con sé, perché era arrivato in quel mondo grazie ai varchi oscuri di Felix. Aveva chiesto a quell'altro Keyblader, Kouichi, di aprirgli un varco per casa ma... a quanto pare il ragazzo doveva aver sbagliato, e anche di molto. C'erano tre Parigi disponibili nell'Universo, e non era riuscito ad azzeccarne nemmeno una.
    Fate si guardò intorno, confuso. Sembrava essere un mondo moderno, ma... allo stesso tempo, c'era qualcosa che non andava. C'era quasi un'aria di plasticità in quel posto, come se tutto ciò che vedesse davanti a sé fosse falso... ma non poteva esserlo, no? Aveva sentito parlare di mondi in cui effettivamente non viveva nessuno, se non marionette pronte ad attirare le proprie vittime... ma le persone che vedeva attorno a sé erano perfettamente reale. No, c'era qualcos'altro...
    Gli alberi! Non c'era un singolo albero, o fiore, o pianta nell'arco di un'intera piazza - il che era già strano di suo, ma la vegetazione era sostituita da... roba. Roba di plastica fatta per assomigliare vagamente a alberi, abbastanza simili per far capire cosa dovessero rappresentare, ma per il resto completamente diversi.
    Per un attimo, Fate fu tentato di fare la cosa giusta: chiamare Evan o chiunque altro per farsi dare un passaggio davvero verso casa, o meglio Country of the Muskeeters. Poi però, la sua giovane età e voglia di esplorare lo possedette. In fondo, Felix gli aveva dato tutta la giornata libera dagli allenamenti, si era quasi aspettato che rimanesse a Radiant Garden fino a sera, ed effettivamente era la mattina dopo che avrebbe dovuto ricominciare con il suo regime di allenamento. Se anche fosse tornato alla caserma, avrebbe avuto comunque la serata libera - niente da fare, niente di nulla. Quindi... perché non esplorare un po'? C'era stato un tempo, prima di Midgar, in cui aveva viaggiato per i mondi per esplorarli, oltre che ad allenarsi. Un'oretta o due in questo mondo così strano male non poteva fare. Aveva anche dei Munny con sé, magari si sarebbe semplicemente preso un gelato o... qualcosa del genere.
    Sì, era deciso. Fate sarebbe rimasto in questa città... Thneedville, c'era scritto sopra un cartellone turistico. Qualche oretta non gli avrebe di certo cambiato la vita, in fondo.


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    Ailani

    Una città di plastica.
    Nella sua lunga vita aveva visto orrori che andavano ben oltre l'umana immaginazione, aveva visitato pianeti e mondi che si estendevano oltre il Sistema e incontrato forme di vita che avrebbero terrorizzato chiunque solo a immaginarne aspetto e comportamento; e in ognuno di quegli incontri aveva sempre provato forti emozioni, anche quando la fame da Heartless mitigava la ragione. Era sempre stato in grado di provare qualcosa, di gioire del combattimento e stupirsi delle meraviglie che l'Universo aveva da offrire.
    Eppure, in mille anni di vita, non era mai stato a Thneedville; e ora che la vedeva ne avrebbe passati volentieri altri mille ignorandone l'esistenza. Quel posto era falso, colmo di disgustosa ipocrisia e fasullo benestare, una putrescente e agonizzante cloaca di menzogne che suppurava nella poca aria che aveva ancora a disposizione. Ailani ne aveva visto l'esterno, aveva visto le discariche, le pozze di catrame e di le montagne di rifiuti, il vero volto di quella falsa perfezione, e ne era disgustato.

    Era ben conscio dell'importanza del progresso. Ricordava ancora quando sotto il suo regno alcuni dei suoi scribi avevano scoperto un modo migliore di far fluire l'acqua verso i campi, facilitandone l'irrigazione. Erano concetti che era troppo piccolo per capire, all'epoca, e che adesso vibravano di genio. Ma alcuni dei saggi del palazzo dicevano sempre che il progresso doveva essere proporzionale alla capacità di un popolo di adeguarvisi e del mondo di supportarlo. Molti mondi moderni avevano disimparato quella semplice lezione; gli Heartless erano solo una dimostrazione di pietà.
    Midgar era un esempio lampante di cosa potesse fare un'umanità abietta. Il continente era quasi del tutto inaridito, il Pianeta stesso privato della sua forza vitale, risucchiata perché gli abitanti di Midgar potessero fare una bella vita. Nel giro di qualche decennio di quel mondo sarebbe rimasta solo una landa devastata - ma l'intervento di quell'impestato traditore di Partizan aveva fatto sì che riconsiderassero molte delle proprie posizioni. Purtroppo, Ailani non aveva potuto fare ulteriori cambiamenti, visto che Cloud era diventato il nuovo Dio di Midgar.

    - Lasciami qui, Karas - disse in tono annoiato, con la testa poggiata alla mano, mentre fissava fuori dal finestrino. Aveva voluto fare un giro in auto, prima di decidere se restare in quel mondo o meno, e non aveva trovato molto di suo interesse. Sospirò, pensando che magari un'occhiata più da vicino sarebbe stata appropriata. Doveva ammettere di non avere idea del motivo per cui si trovasse lì, invece di godersi il tempo di pace a casa, come sempre. Ma dopotutto, bisognava pur uscire ogni tanto; persino Fastus si concedeva una serata libera di tanto in tanto, anche se uscire e star tranquilli con la faccia di Sora poteva essere difficile.
    - S-sì - balbettò Karas fermando l'auto. - Quando devo tornare? - Ailani lo fissò dallo specchio retrovisore, gli occhi dorati che guizzarono con un bagliore sinistro per qualche istante. Creed... aveva fatto un buon lavoro, con Karas.
    - Ti chiamo io - rispose Ailani, aprendo la portiera. - Fai quel che ti pare mentre non ci sono -
    Si chiuse la portiera alle spalle e si guardò intorno. Strinse la giacca, sentendo un familiare intorpidimento nelle ossa. Thneedville era un mondo dall'Oscurità insolitamente potente, ma al contempo, lo faceva sentire infiacchito. Non era un posto da Heartless.

    Quel giorno era vestito come un normale ragazzo della sua età: jeans chiari, sneakers blu scuro dalla suola bianca, una maglietta a maniche lunghe beige e una giacca nera imbottita. Aveva dovuto aggiungere dei guanti che coprissero la condizione disastrosa della sua mano destra, che in quei giorni andava deteriorandosi ad un ritmo preoccupante. Sapeva cosa volesse dire, ma stavolta non si sentiva pronto a provi rimedio. Stava diventando doloroso... e le ferite del combattimento con Leon di Radiant Garden non erano guarite del tutto. Aveva bruciature lungo il corpo, dolori che sbucavano all'improvviso. E si sentiva debole.
    Mise le mani inguantate in tasca e avanzò lungo la via, studiando le persone che aveva intorno. Un atteggiamento disinvolto e uno sguardo tranquillo molte volte erano sufficienti per passare inosservato, farlo sembrare una persona del posto. Non importava se poi effettivamente non avesse idea di dove andare, i punti di ritrovo in un mondo erano più o meno sempre gli stessi; piazze, bar, ristoranti, biblioteche, sale giochi... c'era l'imbarazzo della scelta, a patto di sapere cosa cercare e dove. Fu mentre cercava uno dei suddetti posti che si trovò di fronte a qualcosa di assurdo.

    Aveva memorizzato quei volti - tutti, dal primo all'ultimo. Si era impadronito facilmente di alcune copie dei rapporti di Midgar, li aveva studiati, aveva imparato nomi e cognomi. Erano eroi, dopotutto, e dovevano guardarsene; alcuni nomi erano già conosciuti, come quelli di Evan o Ged, ma c'erano anche nomi nuovi, o poco noti. Uno di quelli era un ragazzino di Twilight Town: magro, mingherlino, con una matassa di capelli rossi fin troppo simili a quelli di Fastus e due grandi occhi castano chiaro. Ailani non sapeva cosa avesse fatto, ma era , a Midgar. E quel posto aveva generato fin troppi guai per il loro Esercito.
    Fate Carlyle. Il suo nome aveva un che di ordinario, in tutta onestà. La sua prima tentazione, quando lo vide, fu quella di aggredirlo. Ma, di nuovo, esitò nel farlo. Il dolore delle ferite di Leon lo fece desistere per qualche istante, sufficiente a fargli cambiare idea. E, stranamente, la prima cosa che notò di lui era quanto fossero sorprendentemente bassi. La loro altezza era simile, come la loro età (per Ailani si trattava di un dato puramente demografico, certo). Altri di quell'età erano decisamente più alti di loro. Sembrava guardarsi intorno, quanto lui.

    - Ciao! - salutò, senza pensare. Si chiese l'istante dopo cosa gli fosse passato per la mente. Era semplicemente andato lì e l'aveva salutato, con un'espressione affabile e amichevole, quasi per istinto. - Uhm... - esitò, muovendo un passo indietro. - Devo averti... scambiato per qualcun altro - borbottò, facendo per girarsi. - Scusa il disturbo - si sarebbe voltato di scatto, perplesso.
     
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    I suoi pensieri vennero interrotti da una voce sconosciuta, e improvvisamente Fate si ritrovò davanti un ragazzino sconosciuto. Aggrottò la fronte, cercò negli abissi della memoria ma... niente. Non conosceva quel volto. Forse era qualche compagno di scuola, qualcuno che lo conosceva solo di vista e in un mondo come quello aveva avvicinato perché unica faccia amica, o per la coincidenza di incontrarsi lontano da Twilight Town. Sembravano avere la stessa età e... oh. Erano anche quasi alti uguali. Però nulla, non lo conosceva minimamente, anche perché... si sarebbe ricordato di qualcuno con quegli occhi, a casa sua.
    Erano gialli, quasi innaturali. Tuttavia, Fate non se ne preoccupò. Akari Yuusha e suo fratello, che non aveva mai incontrato ma che conosceva di "fama", avevano entrambi gli occhi gialli, non sapeva se naturali o meno. Non era detto che non ci fosse da cui provenissero persone con quel tipo di occhi, i luoghi che Fate non aveva esplorato erano innumerevoli in fondo.
    L'altra possibilità, quella che fosse un Heartless, per un attimo lo preoccupò... ma anche se fosse stato così? Non gli si era buttato addosso per divorarlo, quindi doveva essere in pieno controllo di sé o quasi. Se nell'Esercito di Fastus c'erano Heartless perfettamente in grado di controllarsi e passare per essere umani, allora voleva dire che sicuramente altri della loro specie erano in giro per l'Universo.
    Alla fine tutte le sue fisime su chi fosse si rivelarono inutili, perché il ragazzino sembrava aver solo sbagliato persona. Capitava, eppure sembrava estremamente a disagio per questo, forse era una di quelle persone che quando facevano brutta figura si sentivano in colpa per tantissimo tempo e più del necessario... beh, non era successo nulla! Fate gli sorrise ampiamente.
    "Ma va, figurati!" Esclamò. "Quale disturbo, non è che stessi facendo qualcosa di importante come... come un calcolo matematico, o un lavoro di precisione, o la disinnescazione di una bomba con filo rosso e filo blu!" Ma che esempi stupidi faceva?? Nella sua mente avevano senso, perché poi quando uscivano dalla sua bocca sembravano cose da perfetto idiota?
    "Comunque succede tantissime volte anche a me, mi avvicino a una persona e BAM, in realtà è qualcun altro. E' che sono distratto, può capitare di esserlo. O di assomigliare a qualcun altro." Si grattò la testa, imbarazzato. "Quindi non ti preoccupare, ok?"
     
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    Naturalmente doveva essere la classica persona di buon cuore, che invece di uscirsene con un semplice cenno di assenso si lanciava in tutta una serie di espressioni atte apposta ad alleggerire la cosa. Forse aveva esagerato con quel suo borbottare, ma era già difficile capire se fosse ancora in grado di comportarsi come una persona normale - mille anni erano decisamente troppi per chiunque, anche per un Heartless. Sebbene avesse raggiunto una consapevolezza solo diversi decenni dopo, era ben cosciente di ogni momento passato in quella forma, ne ricordava ogni secondo con tagliente precisione e, tuttavia, le emozioni risultavano incredibilmente difficili e complesse da capire ancor oggi. Per di più, nonostante fosse ormai antico rispetto a qualsiasi altro essere vivente conoscesse (Inteus a parte, probabilmente), la sua mente restava quella di un ragazzo - a volte faceva ancora ragionamenti incredibilmente stupidi, la sua scienza si mischiava con pure idiozie e risultava spesso e volentieri permaloso, e immaturo nei suoi ragionamenti. Il motivo di quella condizione gli era ignoto; non capiva perché la sua mente faticasse a comportarsi in maniera diversa. Forse, come Heartless, era rimasto congelato nel tempo.

    Ma era solo facciata. Nel buio e nel silenzio, nei momenti di solitudine in cui avvertiva solo i sussurri dell'Oscurità e la fame di Cuori mai del tutto sopita, si sentiva più solo e stanco che mai. Il suo corpo si disfaceva pian piano, divorato dalle ombre che governava, un passaggio obbligato per ogni Heartless che indugiava sulla soglia del cambiamento troppo a lungo. Sapeva già cosa lo attendeva, e questo lo terrorizzava ancora di più. Soppresse quei pensieri, preso da autentica paura.

    - Va bene - disse vago, stringendosi un po' nelle spalle. Era stranamente difficile interagire con quel Fate. Ailani aveva sempre avuto parecchie difficoltà nel parlare con altre persone, dato che parlava comunque di rado con qualcuno che non fosse suo sottoposto, e con Fastus... be', con lui la faccenda era completamente diversa. In ogni caso, non sembrava davvero che Fate facesse niente di interessante. Ailani si sentiva oltremodo perplesso da quella situazione, dal fatto quasi surreale che un membro dell'Esercito di Sora non l'avesse riconosciuto e che stesse conversando tranquillamente con lui, ma in realtà era comprensibile che non avesse la minima idea di chi fosse. Senza il terribile manto nero e senza un'orda di Heartless al seguito, Ailani era un ragazzo come tanti altri, anche la particolarità degli occhi dorati era tutto sommato insignificante, visto che ben due Keyblader ne erano dotati. E allora nella sua mente balenò un pensiero improvviso, inconsueto; l'idea di poter essere qualcun altro per poche ore. L'idea di non essere, per un po', un Generale di Fastus, il Signore degli Heartless, il mostro che aveva ormai accettato di essere. Magari, dopo mille anni, poteva provare ad essere una persona qualunque per qualche ora. Era un'idea folle e stupida, e in altri momenti ci avrebbe riso sopra, ma ora si sentiva solo. Nubia e gli altri non c'erano più, trucidati da Leon. E la guerra stava entrando nel vivo, rendendo difficile parlare con Fastus. Era solo come non si sentiva da anni. Voleva provare, per qualche tempo, ad essere una persona normale.

    Sempre se fosse ancora possibile, ricordare cosa si provava ad essere solo Ailani.

    - Comunque... - nonostante i suoi propositi, si sentiva a disagio. Grandi discorsi e propositi di guerra avevano affollato le sue discussioni per così tanto tempo che una semplice chiacchierata gli sembrava un ostacolo insormontabile. - Mi chiamo David... - disse il primo nome che gli veniva in mente; avrebbe passato parecchio ad abituarcisi. Gli tese una mano, con un sorriso incredibilmente stentato. - Cosa facevi? -

    Edited by Evan Gallaway - 3/2/2019, 03:23
     
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    Il ragazzo era a disagio, ed evidentemente. Fate tendeva a sparlare, ad agitarsi, a comportarsi in maniere decisamente... Inadeguate. In parte era l'AdHd, ma non poteva usare quel disturbo come scusa per tutto: invece Fate avvampo' di imbarazzo, rendendosi conto di aver messo a disagio qualcuno col suo comportamento, di nuovo.
    Era uno dei motivi per cui non aveva mai avuto amici veri, solo persone che passavano il tempo con lui...
    Beh, uno dei tanti motivi.
    "Scusa se sono stato troppo irruento, David." Sussurrò, grattandosi un orecchio. Distolse lo sguardo per qualche attimo, ma non voleva rendere ancora più a disagio l'altro, quindi si ricostrinse a mettere sul volto il suo solito sorrisone e gli strinse la mano energicamente, prima di lasciarlo andare.
    "Io sono Fate! Sei di questo mondo? Io ci sono appena arrivato... Volevo esplorare un po' prima di tornare ad allenarmi."
    Aveva il cappello da moschettieri nella borsa, più che altro per non attirare troppo l'attenzione su di sé. Altrimenti non avrebbe avuto problemi a indossarlo sempre. E fortunatamente ormai il bando sulla segretezza fra i mondi era stato sollevato, cancellato e distrutto, perché rendeva molto più facili le introduzioni fra amici, niente più bugie e mezze verità...
    Certo, sempre che non ci si incontrasse alla vecchia Parigi.

    Edited by _Yele_ - 29/11/2020, 04:02
     
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    Fate si scusò per la propria irruenza. Benvenuto, ma non necessario - dopotutto non poteva sapere che il suo interlocutore fosse un essere millenario, del tutto fuori allenamento nel parlare con la gente. Tutte le famiglie che aveva avuto erano solo facciata di cui si era liberato in fretta, Heartless addomesticati con i quali giocava ad avere una vita diversa da quella di un predatore feroce. Erano decenni che non si nutriva ormai, e anche adesso, sentendo la luce insopportabile del cuore di quel ragazzo, non sentiva quell'istinto famelico che avrebbe provato in altri casi.
    Se fosse stato solo un paio di secoli prima, gli avrebbe strappato il cuore dal petto, e lo avrebbe sbranato a morsi quando ancora aveva un ultimo respiro. Adesso, si limitava a fissarlo con apatica curiosità, chiedendosi se quella discussione avesse portato entrambi da qualche parte. Era interessato all'idea di comportarsi da ragazzo normale (anche se la sua normalità era sparita da millenni, inghiottita nell'oscurità), ma era quasi imbarazzante constatare di non avere la più pallida idea di come si facesse davvero. Fece un sorriso, forse piuttosto buffo e strano, più simile a una smorfia, con le labbra strette. Sì, sembrava più una smorfia.
    - Non te ne preoccupare - disse cercando almeno di sfoggiare un tono tranquillizzante. Meno male che nessuno dell'esercito poteva vederlo, o sarebbe finito come lo zimbello dell'intero schieramento, anche quando esisteva gente come Ash. - Non mi hai dato fastidio. E' che sono poco abituato a parlare con le persone... - bofonchiò, anche se in effetti era vero; non parlava a qualcuno di vero, inteso come una semplice, innocua conversazione che non contemplasse la morte di qualcuno, da almeno duemila anni. Non aveva conosciuto altro che violenza. Fastus stesso, in fin dei conti, lo aveva sconfitto dopo uno scontro brutale.
    Tutte le persone che avevano intorno conducevano una vita così tranquilla. Erano ignare del pericolo imminente, come se la guerra non esistesse nemmeno; eppure quella legge che impediva di rivelare l'esistenza di altri mondi era stata abolita, proprio perché le popolazioni potessero unirsi contro Fastus. Si aspettava di vedere le persone vivere nel terrore, guardarsi intorno circospette, si aspettava sfiducia dilagante e aggressività. I mondi sembravano pacifici come se non stesse accadendo nulla, anche se potevano venir cancellati dalla mappa stellare in qualsiasi momento.

    Come li invidiava.

    - Non sono di questo mondo, no... - scosse la testa. Da dove poteva venire? Gli serviva una panzana degna di tal nome. Il suo mondo era fuori discussione... non ricordava nemmeno come si chiamasse. Non ricordava nulla di quei giorni, ormai. Era sempre sorprendente che un Heartless come lui avesse delle memorie effettive, eppure le aveva. Ma erano solo fuoco, urla e morte, senza immagini e senza un'appartenenza. - Vengo dalle Hawaii, anche se non sembrerebbe - aggiunse, sperando che la sua fosse una bella battuta. Effettivamente era stato alle Hawaii; e il suo nome attuale veniva proprio da quel mondo.
    Fate era appena arrivato a propria volta; non sapeva nulla di quel mondo di nome Thneedville, mentre al contrario Ailani ne sapeva qualcosa. Poco, in tutta onestà, ma quanto bastava per rendere l'esplorazione abbastanza interessante. Sentiva la presenza di qualche Heartless qua e là, anche. Almeno uno di essi era indomito - e temeva che se fosse sbucato fuori avrebbero dovuto combattere. Ailani non si sentiva per niente in grado di reggere uno scontro con l'ennesimo aspirante capobranco. Scosse la testa, cercando di non pensarci. Doveva comportarsi normalmente. Niente guerre, niente mostri. Solo... normalità.
    Qualsiasi cosa volesse dire.
    - Allenarti? - ripeté, sinceramente incuriosito. Non era quello che aveva staccato un'ala a Sephiroth in persona? Nemmeno lui aveva avuto il coraggio di andargli contro, anche se era sicuro che Fastus lo avrebbe sconfitto con facilità. Com'è che adesso diceva di volersi allenare? La cosa lo impensierì all'improvviso. D'istinto, pensò che aveva un collo piuttosto sottile, e che avrebbe potuto spezzarglielo facilmente se si fosse rivelato un problema. Strinse i pugni nelle tasche con rabbia.
    Sembrava impossibile comportarsi normalmente. Ogni tentativo veniva subito schiacciato dai pensieri di un guerriero o di un animale - entrambi lati di sé che avevano dominato la sua vita per duemila anni. Forse doveva solo girare i tacchi e andarsene, ma l'orgoglio glielo impediva.
    Si concentrò, e pensò. Pensò a grandi occhi gialli e un cappello a punta. A una voce balbettante. Un sorriso intenerito gli sfuggì all'istante. La sua unica, perfetta creazione. Nel mare di mostri e abomini che aveva creato, qualcosa di davvero puro.
    - In cosa ti alleni, se posso chiedere? - domandò, e quel pensiero lo rasserenò un poco.
     
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    "Non ti preoccupare, anche io non sono davvero bravo con le persone..." Cercò di consolarlo Fate sinceramente. Poteva non sembrare, ma era vero: il ragazzino di Twilight Town non era per nulla abile con le relazioni interpersonali al di fuori della sua famiglia.
    Certo, non aveva problemi a presentarsi alle persone, non era assolutamente timido ed era quasi sempre lui a fare il primo passo. Ma era sempre troppo esuberante, troppo attivo, troppo espansivo e loquace. E le persone dopo pochi minuti erano gentili, educate, ma i loro sorrisi non erano sinceri e improvvisamente la volta successiva scomparivano dalla circolazione, non lo contattavano più, inventavano scuse. O se rimanevano "amici", non erano veri amici: lui era sempre il buffone del gruppo, la mascotte, quello che prendevano in giro perché tanto non se la prendeva ma rideva, o perché non capiva che non si trattavano di semplici battute o perché faceva comunque finta di nulla, ingoiando gli insulti pur di rimanere nel gruppo. E nonostante sapesse che fosse sbagliato si sentiva persino in colpa a pensare che stessero trattando male, perché in fondo lui non si lamentava, no? E se non si lamentava, perché avrebbero dovuto smettere? Pensavano che a lui stesse bene, no?
    Evan e Olette erano stati i primi a non trattarlo come un idiota, Tobio il suo primo amico. Quest'ultimo gli aveva fatto capire che non doveva sprecare tempo con delle persone che non volevano assolutamente stare con lui per davvero, e da quel momento i suoi rapporti con le persone erano cambiati - Akari, Darian, tutti gli altri...
    Eppure, nonostante tutto, aveva sempre paura. Paura che il suo modo esuberante a un certo punto stancasse anche loro, che improvvisamente anche i loro sorrisi diventassero falsi, che quelle relazioni si rivelassero false. Ma non poteva cambiare, ci aveva provato così tanto ad approcciarsi agli altri in un altro modo ma era difficile, non si accorgeva di aver detto qualcosa di inopportuno fino a dopo averla detta.
    Era terrificante avvicinarsi agli altri. Eppure, non poteva nemmeno farne a meno.
    Se David aveva difficoltà a interagire, non lo avrebbe mai giudicato per questo. Ed era contento di non avergli dato fastidio... sempre che non stesse mentendo. Fate sperava di no.
    "Le Hawaii? Figo! Non le ho mai viste, ma me le hanno descritte. Io sono di Twilight Town!" Disse, sorridendo ampiamente e con orgoglio. Amava il suo mondo, ed aveva fatto male lasciarlo. Ma la chiamata del Moschettiere era stata troppo forte, e in fondo non è che non ci sarebbe mai tornato. Aveva la sua casa lì, la sua famiglia. Poteva anche abitare lontano, ma il suo cuore sarebbe stato sempre lì. "Ma mi sono trasferito a Country of tre Muskeeter perché... beh, mi hanno preso come Moschettiere! Certo, sono solo un apprendista al momento, ma sono entrato nell'ordine, quindi è un primo passo!"
    Fate non accennò minimamente al Keyblade, non ancora almeno. Non perché sospettasse qualcosa, non era nemmeno certo di chi avesse davanti, se un Somebody o altro, ma semplicemente perché l'idea di avere un'arma del genere era ancora così estranea. Cosa aveva fatto per guadagnarlo? Almeno con i Moschettieri aveva -in qualche modo- impressionato il suo maestro. Aveva insistito davanti alle guardie, si stava addestrato ogni giorno. Era qualcosa di molto più reale.
    Nonostante tutto, David sembrava essere ancora a disagio. "Senti..." Disse, sempre sorridendo, ma dentro di sé non era così tanto certo. Non di quello che stava per fare, ma dalla risposta che avrebbe potuto ricevere. "Visto che siamo entrambi soli in questo mondo... che ne dici di andare in giro insieme? Potremmo prenderci un gelato! Ho visto un'insegna promettente proprio lì!" Ed indicò un negozio lontano, che pur avendo una piccola folla a indicare che era certamente un posto popolare (e quindi forse buono) non era così pieno da impedire di ordinare, anzi.
     
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    "Twilight Town..." Ailani ripeté quel nome con un tuffo al cuore. Fate era riuscito a ricollegarsi senza volerlo ai pensieri che lo stavano assillando e che gli davano un minimo di appiglio alla realtà; per un attimo il suo sguardo si addolcì, perso nei tramonti, nel gusto dolceamaro del gelato al sale marino, nel tubare dei piccioni sul campanile. Gli Heartless avevano sempre avuto una particolare affinità con gli animali, e capitava di frequente che questi li trovassero affidabili e inoffensivi per loro. Dopotutto gli Heartless non si nutrivano degli animali, potevano farlo, ma il Cuore che ne ricavavano era un ben misero nutrimento a malapena sufficiente a fare da spuntino prima di un vero pasto. A volte volava con loro, ma solo sul bosco, dove nessuno sguardo potesse notarlo in qualche modo - sarebbe stato complicato da spiegare. Twilight Town era un posto che non poteva né voleva attaccare, se non fosse stato Fastus stesso a ordinarglielo. "Ci sono stato qualche volta. C'è una mia c..." si schiarì la voce, conscio di star per dire creatura a qualcuno che non sapeva chi fosse. Fate aveva un odore insolito, tra l'altro - più ci si concentrava, più lo trovava fastidioso. Fece del proprio meglio per non dare a vedere l'improvviso disagio, ma quell'odore lo faceva sentire quasi minacciato. "Conoscenza." si corresse subito. "Un mio amico. E' un bel posto, forse troppo tranquillo. Almeno per i miei gusti."
    La quiete sonnacchiosa di Twilight Town sembrava inossidabile, come se niente potesse scalfirla in alcun modo. Cose insolite e assurde accadevano entro i suoi stessi confini, eppure gli abitanti non se ne accorgevano affatto e proseguivano le proprie vite con ben poche preoccupazioni e pensieri; avrebbe proprio voluto conoscere il loro segreto.
    Forse era solo una beata ignoranza.

    Fate disse di essere un Moschettiere. Di quel mondo non si era mai interessato, ma sapeva che erano tutti abitanti di Disney Town con sembianze animali, che avessero preso un umano gli sembrava strano; poteva fidarsi di Fate, questo era sicuro. Non sembrava il tipo di persona da mentire a cuor leggero, anche se spiattellava informazioni sulla propria ubicazione a uno sconosciuto che poteva essere guardacaso uno dei Tredici di Fastus. Forse non pensava di essere una pedina importante, o forse non ci dava il giusto peso; non poté fare a meno di pensare che Fate fosse un idiota. Un idiota inoffensivo per il momento, ma pur sempre un idiota.
    Certo, non pensava proprio che le cose sarebbero andate così tranquillamente se avesse detto fin da subito di essere Ailani. Come Heartless di alto rango e in pieno possesso delle proprie facoltà, poteva godere di numerosi vantaggi - tra cui un'apparenza da Somebody pressoché imprescindibile da quella degli altri; forse sospettava che si trattasse di un Heartless per via degli occhi dorati, ma non stava ancora facendo nulla.
    Anzi, lo stava invitando a prendere un gelato... sbuffò un sorrisetto.
    "Va bene." forse avrebbe dovuto dire qualcosa di meno formale. Dava l'impressione magari di un ragazzino di qualche famiglia ricchissima dove tutti si davano del voi? Non si era più portato dappresso dei genitori fantoccio da tanto tempo, non aveva più un'idea molto chiara su come si esprimessero le persone ormai. Tuttavia comunicare con Fate non si stava rivelando chissà quanto complicato, quindi forse stava solo pensando troppo. "Ma non penso che abbiano gelato al sale marino, qui." aggiunse, con una nota ironica nella voce.
     
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