La Torre Nera

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    Il Buoi oltre la Siepe

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    Crollò per terra e rotolò, l'armatura che ancora la proteggeva, l'elmo lasciato indietro. Per un attimo poté sentire il fiato mancarle, il dolore così forte da farle perdere il contatto con la realtà: non poteva vedere dove si trovasse, cosa ci fosse intorno a lei. Tutti i sensi erano attutiti, ovattati,e solo qualche flebile voce, in realtà grida, potevano arrivarle alle orecchie, distanti e distorte.

    "i...ri...?!"

    Come se fosse in una bolla, isolata da tutto e tutti. Mani la raggiunsero, la portarono in posizione supina, la cullarono in braccia sconosciute e allo stesso tempo familiari. Come se fosse sott'acqua, lontana da tutto e da tutti.

    Poi, pian piano, le voci si sarebbero fatte più vicine, più distinte. Una maschile, una femminile, preoccupate.
    "Kairi! Kairi, svegliati! Non anche tu, non..."
    "Calmati! Così non la lascerai respirare!"
    "Non so nemmeno se respira! Non può, non lei, non dopo Sora..."

    Un flusso di magia positiva la raggiunse, una magia e subito avrebbe potuto aprire gli occhi, e le figure sarebbero diventate meno sfocate. Riku in ginocchio, che la teneva fra le braccia, terrorizzato, e Olette che in piedi la guardava preoccupata.

    "Kairi." Avrebbe esalato Riku, rendendosi conto che la giovane era sveglia. "Grazie al... stai bene? Cosa è successo?" La sua voce tremante cercò di irrigidirsi, di tornare normale, come al suo solito, scossa da poco e da niente.
    "Noi stavamo cercando di raggiungere Shibuya." Esclamò Olette, anche lei evidentemente sconvolta. Le avrebbe teso una mano, per aiutarla a rialzarsi se avesse voluto, altrimenti Riku avrebbe continuato a sostenerla senza problemi. "Cercavamo qualcuno che ci aprisse un varco oscuro, le Gummiship sono troppo lenti, ma poi un varco dorato ci ha divorato e siamo finiti qui."
    "Qui a Enchanted Dominion." Specificò Riku, e se Kairi avesse alzato lo sguardo, si sarebbe resa conto di trovarsi in mezzo a una foresta di rovi, alti oltre le cime degli alberi, fissi, stretti. Formavano cunicoli di quello che sembrava un labirinto, impedivano di uscire se non di seguire quelle strade. Ma, sopratutto, avrebbe potuto notare come in lontananza sembrava erigersi un castello nero come la pece, avvolto da quegli stessi rovi.



    La Torre più alta, Principessa. Vedi di non sbagliare.
     
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    Kairi Sinclair

    Represse un sospiro di sollievo, quando la risposta di Demarqueur fu esattamente quella che sperava. Si era prodigata per tirar fuori un discorso coerente, ma ad ogni istante faticava sempre di più a pensare che in realtà al suo interlocutore interessasse ciò che aveva da dire; perciò non poté far altro che tendere la mano, speranzosa, temendo che in fin dei conti tutto sarebbe degenerato in un altro scontro dall'esito incerto, che non era affatto sicura di poter vincere. Aveva dato il meglio di sé, fino a quel momento, e dubitava fosse stato abbastanza, mentre Demarqueur... sembrava solo essersi divertito.
    Demarqueur era vicino, così vicino da poter vedere i secoli di storia che aveva osservato con impotenza attraverso le sue iridi. Un attimo, nulla di più, prima che il Keyblader le soffiasse le parole che decretavano una volta per tutte che in quello scontro di spade e parole lei avesse avuto la meglio; un attimo, e Kairi fu finalmente a conoscenza del luogo in cui si trovava, segregato e in chissà quali condizioni, Artemis Primrose. Ma Demarqueur non si limitò a lasciarla andare a raggiungerlo, aprì uno strano varco dorato, e la gettò al suo interno prima che lei potesse replicare.

    Cadde.

    La sua caduta non fu accompagnata dal placido sonno, come nel Tuffo nel Cuore. Non c'era nessuna corrente invisibile a proteggerla e lasciarla adagiarsi dolcemente a terra, così da potersi guardare attorno. Enchanted Dominion, aveva detto. La torre più alta, principessa. Oh, quanto avrebbe voluto fargli rimangiare quel principessa con altri pugni! Non pensava di poter odiare così tanto un simile nomignolo, proprio lei che da bambina, come molte altre della sua età, sognava di esserlo, di venir trattata come tale. Era stato solo in seguito che aveva capito quanto poco ci fosse effettivamente di bello nell'essere una principessa, specie quando non si godeva di alcun reale potere e tutto ciò che si poteva fare era attendere; e lei aveva atteso ogni giorno della sua vita che i suoi amici fossero abbastanza forti da montare su un fantomatico cavallo bianco e raggiungerla al galoppo, pronti a salvarla dall'ennesimo guaio.
    Era per quello che ormai un nomignolo del genere le stava stretto - e lo trovava anche incredibilmente odioso. Perché essere definita una principessa era, per lei, come essere definita ancora una ragazzina incapace.

    Kairi cadde, la sua mente passava da un pensiero all'altro, e quando finalmente fu fuori dal varco, si rese conto di star cadendo ancora; e rotolò a terra, grugnì e gemette di dolore, ringraziando di avere ancora l'armatura addosso che attutiva ogni colpo che dava sulle rocce, ma anche così alla fine li fiato le mancò e sentì in bocca il sapore del sangue, mentre dolori lancinanti le percorrevano il corpo come scariche roventi. Sentì le braccia e le gambe sussultare, uno spasmo doloroso, mentre tremando cercava di ricomporsi, di ricollegarsi alla realtà.
    Gemette, mentre una voce la richiamava alla lucidità; qualcuno cercava di curarla, sentiva i fasci di energia curativa, poteva percepire attraverso essi che chiunque stesse utilizzando quella magia era abbastanza potente da fare parecchio, anche perché man mano che riacquisiva una coscienza di se stessa si rendeva conto che forse qualcosa si era lussato, o direttamente rotto, non era troppo sicura. Quando la magia finì di fare il suo lavoro, Kairi poté finalmente vedere cosa stesse accadendo, senza vista offuscata, senza essere intontita.
    - Riku... - mormorò, con voce roca. Un vago senso di colpa si impadronì di lei, nel vederlo. Aveva ignorato anche lui, non gli aveva neppure chiesto se volesse accompagnarla a Shibuya per proteggerla insieme, o se preferisse restare a Traverse Town per continuare a difenderla dagli Heartless sbandati rimasti. Non aveva più considerato come si sentisse, dopo la morte di Sora. Lo aveva completamente messo da parte... lui che era così importante. Invece di stargli vicino e sostenerlo, invece di farsi forza a vicenda, Kairi lo aveva escluso. E adesso, ironicamente, erano faccia a faccia. - Olette? -
    C'era anche Olette. La ragazza di Twilight Town era comparsa a Traverse Town qualche tempo prima. Da quel che aveva capito, si era allenata duramente a sua volta, per potersi sentire utile nella guerra, per non restare in disparte e lasciare che fossero gli altri ad impegnarsi, a morire, a faticare.
    Kairi sorrise ad entrambi, e accettò la mano di Olette, rimettendosi in piedi. Barcollò, con la testa ancora leggera, persa nei turbinii precedenti e nell'accelerazione degli eventi; era convinta di star ancora parlando con Demarqueur, invece era già in un altro posto.

    Enchanted Dominion.

    Ed eccola, la torre più alta; in lontananza, oltre una spaventosa foresta di rovi intricati e labirintici, si ergeva una fortezza scura, minacciosa; doveva essere ciò di cui parlava Demarqueur, e non aveva agito solo su di lei. Riku e Olette si stavano dirigendo a Shibuya e un varco dorato li aveva catapultati lì.
    - Non ha comunque resistito alla tentazione di farmi quasi rompere l'osso del collo - sbuffò, scuotendo la testa, in un mormorio. Si voltò verso i due, in particolare su Riku; sembrava scosso, ma al contempo cercava di nasconderlo. - Credo sia stato un uomo di nome Demarqueur ad aprire quel varco. Non so come abbia fatto a farvi arrivare qui prima di me, non so nemmeno di quali assurdi poteri sia dotato, ma... per farla breve, ci siamo scontrati. Sui tetti di Spain Hill, a Shibuya, un duello per decidere chi dei due potesse... - esitò, sentendo le guance accalorarsi.
    Si schiarì la voce.
    - Salvare Artemis - disse brevemente. Sospirò, stanca. C'erano delle cose da spiegare.
    No, c'era tutto da spiegare. Aveva tenuto Riku all'oscuro della propria vita per tutto il tempo, rimproverava ai nuovi Keyblader di essere una massa di capre disorganizzate e poi lei era la prima a restare sola, indifferente, in disparte. Se voleva davvero dimostrare loro di essere migliore, o di essere una degna guida per Radiant Garden, doveva essere la prima a cambiare. Ma in fin dei conti, ciò che per lei contava al momento era recuperare Artemis... e salvare Sora. Tutto il resto non era ugualmente prioritario.
    - Non... non so da dove cominciare. Il tempo stringe, dovremmo salvare Artemis, ma... - non riuscì più a guardare Riku in faccia, e chinò leggermente il capo, voltandosi verso un punto indefinito della foresta confuso in mezzo al fogliame e ai rovi, dove magari non potesse essere raggiunta dal rammarico. - Voi siete qui. E siete qui per me. E se fossi Sora, ne sarei felice, ma non sono Sora. Sono una stronza - deglutì, a vuoto. - Sono stata orribile con te, Riku. Ti ho picchiato, insultato e ferito, e tu non hai mai detto nulla. E ora sei qui mentre due deficienti affrontano Fastus faccia a faccia, quando quei deficienti dovremmo essere noi due... - strinse le labbra, serrò i pugni, sentendosi tremare per la vergogna e il disgusto verso se stessa. Non vedeva Riku da settimane. Lo evitava... lo ignorava. E adesso Demarqueur gliel'aveva mandato direttamente in faccia. Le aveva addirittura mandato un aiuto, che fosse per rispetto nei suoi confronti o amore verso Artemis non lo sapeva, ma in entrambi i casi, ancora una volta doveva essergli grata, apprezzare il fatto che un nemico si fosse spinto a tanto, che continuasse ad aiutarla anche in momenti simili. E tutto per Artemis.

    - Il nostro Sora è lì fuori a distruggere mondi e blaterare di voler cambiare l'universo... - disse con voce roca. - Mi dispiace, Riku. Mi dispiace. Hai cercato conforto, e io te l'ho rifiutato. Hai cercato qualcuno che ti dicesse che ciò che è successo a Sora non fosse colpa tua... e non sono stata io. E adesso sei qui ad assistermi in questo salvataggio, invece che a Shibuya a cercare di rimettere un po' di senno nella zucca vuota di quel bastardo arrogante - avrebbe teso leggermente una mano, per posargliela sul petto. - Sono stata... sono... un'amica terribile. Se vuoi voltarmi le spalle... se entrambi lo volete... potete farlo -
     
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    Riku esitò, mentre Kairi parlava - non sapeva se interromperla subito oppure farle finire il discorso. Opto' per la seconda e forse solo perché Kairi era un fiume in piena di parole, di colpe che si riversavano su di lui, su di loro. Azioni passate, attimi dimenticati per lui, ma forse non per lei.
    "Kairi." Mormorò, mettendole una mano sulla spalla. "Io sono stato un mostro. Ho distrutto un mondo e attaccato persone innocenti e ho fatto del male a lui, più e più volte. E non te lo sto dicendo perché sto facendo a gara per l'atto peggiore."
    Le sollevò delicatamente il capo, non costringendolo ma invitandola a guardarlo. Quanto male aveva fatto, e quanto usando Kairi. Perché per quanto le avesse voluto bene, per quanto avesse voluto risvegliarla, era stato l'odio a guidarlo, e l'invidia, e la gelosia. Perché S... lui non aveva bisogno del suo aiuto, si era trovato nuovi amici, lo aveva abbandonato. Che sciocco. Chissà cosa sarebbe successo, se fossero arrivato insieme a Hollow Bastion. Aveva già il Keyblade, in fondo. Malefica avrebbe cercato forse di portarlo dalla sua parte, ma lui non avrebbe mai accettato. E allora...
    Ma a Kairi aveva fatto forse il torto più grande, perché l'aveva usata. Aveva usato il suo nome per sporcare il rapporto di tutti e tre, per dividerli. Con la scusa di svegliarla, quando alla fine non era nemmeno riuscito a farlo.
    "Certo, se stessi facendo a gara ti direi che non hai fatto... No, non é vero che non hai fatto nulla. Ma eri arrabbiata, e triste, e in lutto Kairi. Lo abbiamo affrontato tutti in maniera diversa, io tuttora non riesco... A pronunciare il suo nome, nemmeno a pensarlo nella mente, ho cercato di sopprimere ogni ricordo per questi mesi perché faceva troppo male" Confesso'. "Non sei stata un'amica terribile. Eri sconvolta. Eri furiosa."

    "Ma te lo sto dicendo perché quando io ho fatto quelle azioni, quando ho fatto l'irrimediabile... Tu non hai accettato le scuse, perché non le hai nemmeno volute sentire." Le sorrise, portò la sua mano a coprire quella che aveva posto sul petto. "Mi hai riconosciuto subito sotto l'aspetto di Ansem, e mi hai accettato.. Voi mi avete subito accettato, e difeso dagli altri, senza proferire parola sul passato. Mi avevate già perdonato... Quindi Kairi, pensaci bene, perché dovrei voltarti le spalle per una sciocchezza del genere? Io ti ho già perdonata, anzi, non ce n'è mai stato bisogno."
    E poi, la abbracciò. La strinse a sé, deciso ma dolce. Kairi. Viva, combattiva, lì con lui. Le avrebbe perdonato forse anche un massacro, se lo avesse fatto, ma non ce n'era bisogno. L'avrebbe stretta a sé quanto la ragazza avesse voluto.


    Olette si era tenuta in disparte, ma appena avrebbe visto i due staccarsi, sarebbe intervenuta. "A me poi non hai fatto niente, quindi non vedo perché dovrei voltarti le spalle. Però ho bisogno di un po' di contesto, altrimenti brancolo nel buio. Chi è questo Artemis?"
    "Un..." Riku esitò, perché era giusto che fosse Kairi a rivelare ad Olette nel caso il loro rapporto, ma la ragazza sembrò comprendere lo stesso e fece un sorrisetto.
    "Ahhhhhhhhh!" Esclamò "Pensavo ti piacesse Sora, però."
    Riku ricaccio' il dolore nel petto. "Come a tutti noi, prima o poi."
    "Mh, sì, posso comprendere il perché, anche se non condivido. Da cosa lo dobbiamo salvare?"
    "E... Chi è che sta affrontando Fastus?" Chiese incredulo Riku. "Siamo arrivati qui mentre chiamava il Composer, non sappiamo cosa sia successo dopo."
     
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    Quell'abbraccio...
    Si poteva desiderare così tanto una cosa del genere? Sora, Riku... per lei erano diventati il mondo. Più dei suoi stessi genitori adottivi, più della sua eredità di Sindaco di Radiant Garden, più di qualsiasi altra cosa, c'erano solo loro. Solo un trio di amici che oziava sulla spiaggia, giocando e ridendo mentre pianificavano un grande viaggio su una zattera improvvisata. Sogni infantili, giochi di bambini, e lei era ancora a quei momenti, a quegli anni prima, in cui sognava con loro.
    Ma poi era accaduto tutto quanto. Era accaduta l'oscurità, Malefica, e Ansem in tutte le sue versioni ognuna più sgradevole e crudele dell'altra; e in tutto questo, Kairi aveva atteso che i suoi amici tornassero a casa, nulla di più, mentre i suoi sentimenti e lei stessa crescevano di giorno in giorno. Quel momento in cui li aveva visti seduti su quella palma a parlare, al loro ritorno alle Isole del Destino, aveva esitato. Era stata tentata di distruggere la lettera del Re, perché sapeva che sarebbe significato solo vederli partire ancora una volta. E lei non voleva, perché aveva paura. Perché ogni volta che partivano, qualcosa in lei moriva.
    E qualcosa in loro cambiava.
    Fastus era nato da quel viaggio - e tutto il Sistema ne stava pagando il prezzo. E lei e Riku, che avrebbero solo dovuto congiungere le forze fin dall'inizio per affrontare il loro amico impazzito e reso vittima di un mostro spietato, si erano allontanati sempre di più, al punto da sembrare degli sconosciuti. Kairi non poteva neppure iniziare a spiegare quanto si sentisse in colpa, quanto stesse soffrendo per quella condizione in cui aveva gettato se stessa e Riku.
    Le sarebbe bastato ascoltarlo... essere Kairi l'unica volta che serviva. Ma Riku non le portava alcun rancore. Nei suoi occhi di quel verde acqua quasi cangiante, che aveva sempre ammirato, non c'era nessuna ostilità, non voleva né scacciarla né respingerla, era solo felice di averla ritrovata lì, viva e incolume. E qualsiasi cosa gli avesse detto o fatto, non gli importava. Kairi deglutì un momento per la sorpresa, e poi si trovò tra quelle sue braccia così forti, e d'istinto fece sparire l'armatura per non fargli male; e gli si strinse addosso così forte che, fosse stato qualcun altro, lo avrebbe frantumato.
    Si accucciò tra le braccia di Riku, concedendosi il momento di vulnerabilità che aveva dovuto trattenere dallo scontro prima, che stava trattenendo da un anno e mezzo senza un attimo di tregua. Si abbandonò nel gesto d'affetto più sincero che avesse mai scambiato con il suo migliore amico, con l'unica persona ai mondi in grado di capirla a parte Sora. Affondò le dita tra i suoi vestiti, il viso al suo petto; tirò un momento su col naso, lasciando andare una lacrima di nient'altro che gioia.
    E sospirò. Per un sollievo che non credeva neppure di poter provare.

    In quell'abbraccio, il mondo era tornato al proprio posto.

    Sobbalzò quando Olette riprese a parlare - si sentì un po' in colpa, per un attimo si era dimenticata di lei. Le rivolse un sorriso grato, e per istinto avrebbe abbracciato anche lei; giusto un attimo, erano diventate amiche in fondo, ma non sapeva quanto potesse farle piacere. Avrebbe stretto forte, comunque. Principessa del Cuore o no, le piaceva far sentire quando dava un gesto d'affetto come quello.
    Quando Riku si bloccò, e Olette comprese al volo, Kairi avvampò più rossa dei suoi capelli - non era né il momento né il luogo, ma per qualche motivo, ora che pensava ad Artemis a quel modo, diventava tutto strano. Non si erano pure baciati? Non le aveva praticamente dichiarato il proprio amore lì a Paris, un attimo prima che arrivassero le due cheerleader di Fastus nel bel mezzo di un momento così importante, rovinando tutto?
    - Aspetta... - Kairi sollevò un sopracciglio. - Vuoi dire che per tutto questo tempo non ero io quella contesa? - ridacchiò. - Potevi dirglielo chiaramente, Riku. Ho la sensazione che gli piacessi anche tu - scemo e indeciso, che andava dietro ad un altro scemo indeciso, ed entrambi erano oggetto di una cotta di una scema indecisa. Si erano proprio ritrovati, tutti e tre. - Sono passati pochi anni, e mi sembra una vita fa... e poi, di punto in bianco, Artemis mi si dichia... -
    Già.
    Le si era dichiarato...
    - Oddio... - disse, portandosi le mani al viso. - Mi... mi si è dichiarato. In francese! E ha anche confessato di fare il doppio gioco, in francese, e... - guardò entrambi, sicura di star facendo loro perdere ben più di qualche pezzo del puzzle. Era paonazza, le guance talmente chiazzate di rosso che sembrava sul punto di esplodere, e il cuore le batteva fortissimo; era bastato solo quello, solo un istante di calma, e adesso... adesso si rendeva conto.
    Per la miseria, Artemis!
    - Okay. Okay - mise le mani avanti. - Ricominciamo da capo - trasse un bel respiro. - Artemis Primrose è... era un membro dell'Esercito di Fastus, incaricato di infiltrarsi a Radiant Garden e fare il possibile per ostacolarci. Però... non l'ha fatto, nemmeno una volta. E ne avrebbe avuta la possibilità, visto che godeva della nostra... della mia fiducia - e nel dirlo, mostrò un evidente imbarazzo. - Eppure non ci ha mai traditi, Riku, te lo posso assicurare. E poi ho scoperto diverse cose su di lui, a furia di parlarci... - si guardò intorno. Doveva dirlo davvero? Erano Riku e Olette. Poteva fidarsi di loro. - E' il capo di una tribù vichinga di Berk, se ci volete credere. A vederlo non sembra un vichingo, vero? - sbuffò, con un lieve divertimento. - Ma non è solo quello, non è l'aspetto più importante. Fastus non è venuto a ripescarlo con del ferro proveniente da questo mondo perché era il capo di una tribù di vichinghi nel bel mezzo di un arcipelago dimenticato dai mondi. Lui è, che ci crediate o meno, la Magia - li guardò un secondo negli occhi, giusto per assicurarsi che non la credessero pazza. - L'incarnazione della magia, per essere precisi. E' un oscuro, eppure usa magie della Luce... e quando ero a lui mi sentivo... carica. Ho usato una magia dell'acqua più potente di quanto potessi mai aspirare, ho praticamente tirato La Senna in faccia a quella tizia coi lupi che sta con Fastus! - di lei poteva anche dimenticarsi. Stronza.

    - E' per questo che Fastus lo tiene prigioniero - disse, infine. - Credo che voglia usarlo. Non so come... e a Parigi è parso che l'abbia ucciso, ma ho... studiato la faccenda. Artemis non è morto, e ho affrontato un Foreteller vecchio di quattro millenni e mezzo per assicurarmene - sospirò. Troppe informazioni, forse. La faccenda di Demarqueur era anche poco chiara, e faticava a collocarlo nell'insieme delle cose. Deglutì un paio di volte, le grattava la gola. Stava parlando un sacco, in quelle ultime ore. - Ero a Shibuya, e stavo combattendo. E per rispondere alla tua domanda, Basil e Kouichi sono scesi in campo contro Fastus. Non so quanto li conosca, ma io ci ho combattuto insieme, e ti assicuro che non sono per niente pronti... - spostò il capo di lato, abbassando leggermente lo sguardo. Notò che aveva qualche segno sulle braccia, qualche cicatrice da combattimento, forse, che la magia curativa di Riku non aveva fatto sparire ma solo richiuso. - Fastus li massacrerà. Ma credo che abbiano un qualche piano, il Composer è rimasto indietro. Forse sta cercando di ristabilire la Barriera, ma in ogni caso... - sospirò. - Anche se andassimo ora, potremmo non risolvere nulla. Potremmo arrivare comunque troppo tardi -

    Si fermò un attimo, per dare spazio ad eventuali domande.
     
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    La strinse a sé, forte, portando le labbra fra i suoi capelli. Un gesto delicato, puramente platonico, perché loro e tre erano ormai andati oltre. Non erano innamorati, non erano fratelli, erano qualcosa di più... Ma forse fino a quel momento non se ne erano resi conto. Perché avevano reagito a coppie per così tanto tempo. Sora e Riku, e la bambina nuova. Kairi e Riku che volevano costruire la zattera, e il loro migliore amico con loro. Riku e Kairi, nelle mani di Malefica, e Sora lì fuori, ma allo stesso tempo Sora e Kairi, viaggiatori nello stesso cuore, e Riku dalla parte del male. E Riku e Sora , rivali in cerca l'uno dell'altro, mentre Kairi dormiva. Riku e Kairi, mentre Sora era un Heartless. E Sora e Kairi, mentre Riku era posseduto. E poi, e poi, e poi... e poi da soli, fino ad essere in due, ma mai davvero in tre. Quando erano tornati tutti alle Isole, era subito arrivata la lettera, e allora erano stati solo Sora e Riku, e poi Fastus aveva distrutto tutto. E Riku e Kairi si erano allontanati, ancora una volta, questa volta in maniera drastica, perché Sora sembrava essere stato il collante nel loro rapporto, cioè che li teneva insieme. Se non fosse stato per Sora , in fondo, lui non avrebbe nemmeno considerata quella strana bambina trovata sulla spiaggia, se non per sapere qualcosa del mondo di fuori.
    Ma non era così. E adesso che si abbracciavano, adesso che stavano insieme, Riku ricordava. Che a Kairi aveva sempre voluto bene, anche senza Sora , così come Kairi aveva sempre voluto bene a Riku, anche senza Sora ma perché Sora , in qualche modo, era sempre con loro. Anche dentro Fastus, anche da addormentato in un castello bianco. Così come Riku era sempre stato insieme a loro, anche quando si nascondeva sotto le spoglie di Ansem, anche quando scappava da loro. Così come Kairi era sempre stata insieme a loro, anche lontano. I loro cuori erano collegati, erano in sintonia: erano solo loro ad essere stati così stupidi da non essersene resi conto.
    La lasciò andare, rimettersi in piedi ed andare ad abbracciare Olette: vide l'altra ragazza per un attimo sorpresa, ma poi ricambiò l'abbraccio con un sorriso dolce. Riku sapeva che le due si erano conosciute, e che si consideravano amiche nonostante il poco tempo passato insieme: a quanto pare Olette aveva cercato di attaccare Axel con una mazza chiodata quando la giovane era stata rapita, e l'aveva conosciuta da forse quanto, due ore?
    "Kairi..." Dovette distogliere lo sguardo, e mascherò il rossore in volto portando una mano davanti, per far finta di aggiustarsi i capelli, la frangetta. Tutto pur di non guardarla. "Non... lui... Sora ..." Si sforzò. "Era sicuramente innamorato di te, era palese. E comunque l'avrei fatto, nel Regno dell'Oscurità, se la tua lettera non fosse arrivata subito. Non sapevo se urlarti contro o abbracciarti, quando è successo."
    "Quanto siete stupidi, però." Esclamò Olette, gioviale. "Io Sora l'ho conosciuto davvero poco, eppure era evidente. Kairi, Kairi, Kairi. Riku, Riku, Riku. Era perso, e fidatevi che io di amore sono un'esperta. Di tutte e due, anche se non so se se ne fosse reso conto. Vi siete trovati, tutti e tre."
    Riku stava per replicare, anche abbastanza piccato, quando le parole di Kairi lo sorpreso. "Frena, Kairi." La ragazza stava sembrando andare in combustione. "Cosa vuol dire con doppio gioco?"
    E così, la sua amica raccontò tutto - e a ogni parola, il volto di Riku si scuriva. Anche Olette sembrava essere improvvisamente seria, e ascoltava presa dalla storia. Quando la giovane finì, per un attimo ci fu il silenzio.
    "Solo tu, Kairi." Mormorò Riku. "Solo tu riesci a innamorarti di un capo vichingo, membro dell'Esercito di Fastus e a quanto pare l'incarnazione stessa della magia. Una recluta imbranata, eh?"
    "Certo che la vostra vita non è mai noiosa." Ponderò Olette. "E io che chiesi a Sora se avesse fatto i compiti per le vacanze. Invece non c'è proprio niente di normale, in voi. Senza offesa, eh! Lo sto dicendo in senso positivo."
    Riku rimase in silenzio. Si portò una mano davanti al volto, riflettendo, anche se aveva la tentazione di urlare. In tutta questa situazione, Basil e Kouichi stavano affrontando Fastus. Li aveva visti, alla Torre, anche se non aveva combattuto con loro come diceva Kairi... ma sì. Comprendeva come fosse un suicidio. Anche se si fosse trattato di un qualsiasi piano.
    "Fidati, Kairi." Mormorò Riku. "Non saremmo riusciti ad affrontarlo nemmeno noi due. Non è come... come Sora, e lui non sono mai riuscito a sconfiggerlo. Dove Sora prendeva forza dai poteri degli altri nei momenti di difficoltà, lui li assorbe, come un parassita. Non e' equiparabile. Se andassimo ora non riusciremmo comunque ad aiutare contro di lui, se non forse a farli scappare."
    Sospirò. "Ma se siamo qui e un.. Foretellers, hai detto? Ci ha mandato tutti qui, allora possiamo approfittarne. Non è solo il tuo ragazzo, Kairi, o qualsiasi cosa voi siate..." E a tal proposito. Dopo aver scoperto che si trattava di un membro dell'Esercito di Fastus, l'unico motivo per cui Riku non pretendeva di incontrarlo e fargli un piccolo interrogatorio era che Kairi era abbastanza abile e spaventosa da farlo da sola. "..Se è l'incarnazione della Magia, se è qualcosa di così potente da infrangere le leggi dell'Equilibrio e anche della fisica magica, a quanto pare, allora non può rimanere in mano a Fastus. Anche se in realtà fosse stato dalla sua parte." Spostò lo sguardo sulla Torre in lontananza. "Ma se Fastus è distratto a Shibuya, allora è la nostra occasione."
    "Stavamo esplorando, prima che tu ci capitombolassi letteralmente addosso." Intervenne Olette. "Forse abbiamo trovato la via per il castello, ma sembra essere impossibile distruggere i rovi e più avanti c'è un... credo si chiami Bahamut?"
    "Un Dark Hide." La corresse Riku. E infatti, se fossero andati avanti, evitando i rovi e girando qualche angolo, lo avrebbero trovato: assopito davanti ad un'apertura, circondato da almeno una cinquantina di Heartless minori.
    "Sono con te, Kairi. Lo sai." Le sussurrò Riku. "Ora e sempre."
    "Beh, io non avrò un Keyblade, e non conoscerò la magia, ma ho una mazza e i miei pugni, e se basteranno ve li presterò." Confermò Olette, con un ghigno. "Ti seguiamo, Kairi."
     
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    Si concesse quantomeno la decenza di ridere imbarazzata alla considerazione di Riku. Capo vichingo, ex-membro dell'Esercito di Fastus, l'Incarnazione della Magia! A quella sfilza di nomi non mancava nulla. In un'unica persona era concentrata una tale quantità di cose discordanti che si meravigliava che Artemis non fosse ancora esploso per il puro contrasto di tutto ciò che era e rappresentava.
    E in effetti, sì. Poteva dire che solo lei poteva innamorarsi di uno del genere.
    Non che prima fosse andata molto meglio; insomma, Sora era tutto fuorché la persona più stabile dei mondi! Anche solo per tutti i viaggi che aveva fatto, le sfide che aveva affrontato, le difficoltà praticamente insormontabili cui si era trovato davanti, tutte cose che erano sufficienti a far impazzire chiunque.
    Eppure lui aveva tenuto duro per così tanto, facendo buon viso anche quando non avrebbe dovuto. Resistendo, sopportando, tutto in nome di una risata con i suoi amici. E loro non erano stati capaci nemmeno di andare d'accordo.
    Ma perché, loro? Era tutta colpa sua, sua e della sua testardaggine, del pessimo carattere che aveva maturato tutto in una volta. Prendersela con Riku, maltrattarlo e ignorarlo mentre Sora andava in giro per i mondi a supplicare l'aiuto di un numero indefinito di sconosciuti, quando i suoi migliori amici si sarebbero subito dovuti imbarcare per fronteggiare Fastus e i suoi tirapiedi senza la minima esitazione!
    Ma era stata immatura. Nel suo tentativo di maturare una serietà e una combattività che prima non aveva mai mostrato, aveva pensato male di tagliare tutto ciò che l'aveva resa ciò che era - una taglio netto tra una vecchia e una nuova Kairi, senza continuità. Eppure ci si era trovata male, fuori posto, perché non era il modo giusto. E Artemis, Sora, persino quel manipolo di nuovi Keyblader incapaci, tutti loro le avevano insegnato una cosa importantissima. O meglio, gliel'avevano fatta imparare di nuovo.
    Poteva essere debole. Poteva lasciarsi andare, poteva piangere, poteva concedersi un momento di sconforto tra le braccia di un amico. E anche Riku poteva farlo.

    Quanto era stata stupida.

    Ma ora, ora era diverso! E non erano più soli. L'universo si stringeva per combattere Fastus - a Shibuya sembrava si fossero radunati guerrieri da tutta la galassia. Doveva credere che quel mondo non sarebbe crollato; per qualche motivo, pensava che la risonanza di una cosa del genere l'avrebbe sentita. Avere fiducia in quattro Keyblader che non erano lei, che non erano Riku o Sora. Persone che conosceva a malapena, con cui aveva solo discusso, litigato persino, ma non certo scambiato parole di apprezzamento o incoraggiamento, eppure era ciò che doveva fare.
    E doveva pensare a ciò che la aspettava al momento. Perché se Demarqueur era giunto fino a lei impedendole di attaccare Fastus, forse non era stato esattamente per ostacolarla; bensì, iniziava a credere che facesse parte di un piano ben preciso di quella persona. Fammi capire perché ha scelto te, diceva.
    Per amore? Per salvarlo? Il pensiero che Artemis stesse in qualche modo attendendo il suo arrivo le balenò alla mente. Forse aspettava semplicemente l'arrivo di chiunque, in verità, purché lo tirassero fuori di lì.
    Ma come si poteva intrappolare la Magia? Esistevano determinate barriere, materiali in grado di limitare il mana, ma si trattava pur sempre di piccole quantità. Si poteva spegnere una candela, la si poteva racchiudere in una lanterna, trasportare, se ne poteva direzionare la luce o persino estinguerla. Ma Artemis non era una candela, Artemis era il Sole. E in quale modo Fastus era riuscito a intrappolare il Sole?
    Dubitava di poter trovare la risposta a una domanda simile tanto presto. E tutto sommato, nemmeno voleva conoscerla.
    Dovevano salvare Artemis, però. Non importava cosa provasse per lei; poteva anche detestarla a morte, ma non potevano lasciarlo prigioniero in quella torre, in balia di qualsiasi cosa Fastus avesse escogitato per tenercelo, per giunta sorvegliato da Heartless a profusione, simili a creature infernali. Come quel Dark Hide che sonnecchiava quietamente.
    - Non... - fece una smorfia. - Non è il mio ragazzo - arrossì. - Non ancora, almeno. Non abbiamo avuto tempo di discuterne. Fastus blatera d'amore, e poi si intromette negli appuntamenti degli altri - ringhiò, guardando gli Heartless in cagnesco.

    Li guardò, e sorrise. In quel momento, si sentiva così piena d'orgoglio, e non riusciva a capirne il motivo. Non sapeva se fosse per aver ritrovato due amici, o perché per la prima vera volta si sentiva una Keyblader a tutti gli effetti; ma l'idea di loro tre in quella missione la faceva sentire, da un certo punto di vista, bene. Perché con Riku dalla sua parte, Kairi era sicura di poter affrontare qualsiasi sfida... e Olette aveva appena detto di avere una mazza e i suoi pugni. Fece una strabuzzata d'occhi a sentirla, per poi fare un sorriso colpito.
    - Andiamo a liberare Artemis, allora - decretò infine; sistemò la coda di capelli, così che non le finissero davanti alla faccia durante lo scontro, e fece riapparire l'armatura. Contro quell'affare, occorrevano tutte le loro forze, e forse anche un piano dettagliato e preciso, ma in tutta onestà non erano il suo campo. Di solito, le veniva meglio pianificare sul momento, in base alle necessità. Aveva scoperto di sapersi adattare molto bene. - Quanto a Fastus... - in un lampo di luce, il Keyblade apparve di nuovo alla sua mano. - La lotta è solo rimandata -
    Non appena avesse mosso un passo nella radura, era sicura che gli Heartless si sarebbero tutti girati verso di loro; come se camminasse sull'acqua, un piccolo cerchio di luce si sarebbe espanso a terra, nel momento in cui poggiò il piede sull'erba, e si sarebbe allargato pian piano, come se la superficie di un lago fosse stata disturbata dal lancio di un sasso; chiuse un momento gli occhi, chinando il capo.
    - Vi precedo - mormorò, con un sorrisetto.

    Uno schiocco, come un colpo di frusta, rintoccò come una campanella; in un guizzo di luce, Kairi sfrecciò sui loro nemici a gran velocità, la spinta era abbastanza forte da sbaragliare tutti quelli che si sarebbe trovata a investire avvolta in bagliori argentei; avrebbe proseguito per diversi metri, e ad un certo punto si sarebbe fermata puntando il piede in terra, in una nube di polvere e petali estirpati; piroettò velocemente, senza interrompere il flusso del suo movimento, la lama del Keyblade guizzò radente al terreno, luccicante di affilato ghiaccio. Individuò Riku e Olette, che nel frattempo sperava si fossero avvicinati al campo di battaglia; e non tardò a notare anche la grande quantità di nemici che si trovavano tra loro e lei. Le sfuggì un sorriso, ancora una volta quel senso di orgoglio, di appartenenza, si impadronì di lei - non tanto per il gesto di uccidere degli Heartless, ma per la sensazione rassicurante di essere con persone amiche, persone che conosceva, delle quali si fidava. Non si trovava troppo distante dal Dark Hide; ma era sicura di potergli sfuggire, se si fosse svegliato. La priorità era liberare il campo da tutti quei nemici; e sicura delle reazioni dei propri compagni di battaglia, sapeva cosa fare.
    - OLETTE! - esclamò, e al termine della propria piroetta scagliò il proprio Keyblade verso la ragazza, ancora coperto di ghiaccio tagliente; esso roteò, e sarebbe sfrecciato attraverso la schiera di Heartless, dritto verso di lei.
     
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    Da un certo punto di vista, sembrava quasi un sogno. Qualcosa di irreale. Lui e Kairi a combattere insieme in un mondo fatato, sconosciuto. E con loro una terza persona che rideva mentre si abbatteva con gli Heartless con maestria, e se Riku la guardava con la coda dell'occhio, solo con esso, la matassa di capelli castani poteva persino trarlo in inganno...
    No, aveva fatto quest'errore solo un'altra volta, solo una, mentre liberavano Traverse Town. Avevano lavorato così bene in sintonia (ma mai come con lui) che quando aveva visto un Falcidiatore cercare di colpirla con lo scudo, aveva urlato il nome sbagliato. Olette sul momento non aveva detto nulla, aveva solo continuato a combattere - poi, lo aveva trascinato al Primo Distretto, in quel ristorante con i tavoli all'aperto che al momento offriva pasti gratuiti a tutti coloro che avevano perso casa. La cuoca aveva cercato di regalare il pasto anche a loro, ma Olette aveva tirato fuori il borsellino e le aveva detto di riservare tutto per i rifugiati. Lo aveva fatto sedere, avevano mangiato della minestra che era più acqua che verdura ma che comunque li aveva scaldati dopo il combattimento, e poi con fare naturale aveva parlato. "Non sono lui." Aveva detto, come se non fosse un'ovvietà."
    "Lo so. Era stato solo..."
    "Lo so." Aveva piegato la testa di lato, guardandolo con occhi molto più verdi dei suoi. Era la prima volta che la vedeva così seria - nella simulazione, la sua copia era sempre stata troppo diligente e tranquilla. In combattimento, rideva e faceva battute. "Da quanto tempo sei da solo?"
    Non aveva saputo risponderle. Voleva aprire bocca, dirle che si era allenato con Kairi qualche mese prima ma... gli erano mancate le parole di bocca. Aveva ripensato a quei mesi in infermeria, a cercare di riprendersi delle ferite, mentre pensava a come non fosse riuscito a salvarlo. All'esame, così vicino a lui eppure immensamente lontano. A quel breve periodo di tempo sull'Isola che non era stato abbastanza, non quando c'erano ancora cose non dette, quando nonostante il perdono fosse arrivato lui stesso non voleva concederselo. Il lungo viaggio sotto le sembianze dell'uomo che gli aveva rovinato la vita, mentre cercava di tenerlo al sicuro, sia lui che Kairi, rovinando la vita a chiunque altro incontrasse per farlo. Il Castello, Diz, la simulazione. Malefica, tutti i suoi errori. Avevano ragionato in coppia, ma non erano mai stati insieme. Lui era sempre stato...
    "Dalla tempesta." Aveva ammesso, e gli occhi di Olette si erano addolciti.
    "Beh." Mormorò lei. "A questo dovremo rimediare, no?"
    E aveva preso e "buttato l'ancora" a Traverse Town, seguendolo per i distretti, guardandogli le spalle dagli Heartless. Ma, sopratutto, facendolo mangiare tre volte al giorno, spingendolo nella doccia dopo un combattimento, costringendolo ad andare a dormire. Gli stava impedendo di lasciarsi andare.
    "Lui da qualcuno dovrà pur tornare." Gli aveva detto, un giorno. "E anche Kairi."
    Già, e Kairi.
    Kairi poteva anche averlo ignorato, averlo spinto via, tutto ciò che le aveva perdonato... ma era anche vero che lui non aveva insistito. Non aveva provato a seguirla, a risolvere, a parlare. Aveva accettato quella rabbia come giusta punizione invece di rimanere al suo fianco. Che stupido che era stato. Che stupidi che erano stati entrambi. C'era voluta quella che fino a poco tempo prima era una sconosciuta per riscuoterlo.
    E ora, combattevano insieme. Riku, Kairi e... Olette. E stranamente, non c'era l'ombra di... di Sora fra di loro, a incombere. Era invece una presenza lontana ma vicina, non ingombrante, una promessa, qualcuno da salvare, qualcuno da aspettare. Sarebbe stato fiero, di vederli insieme? Sicuramente. Riku, che imparava a fidarsi degli altri. Kairi, che prendeva in mano la sua vita. E persino Olette, per quanto la conoscesse poco (ma aveva ricordi di un'altra vita non vissuta, a renderla sua amica), come era diventata.
    Alle sue spalle, Olette sorrideva come una pazza, ignara di tutto, mentre posizionava la sua mazza come in quello sport tanto diffuso a Danville. Era come se avesse letto perfettamente nei pensieri Kairi e subito la mazza andò a colpire il Keyblade, rispedendolo fra gli Heartless e verso Kairi, come se fosse una palla in un semplice gioco.
    "HOMERUN!" Esclamò la giovane, facendo un gesto di vittoria con le dita, per poi tirare un calcio a un Cane Rabbioso lì vicino. Riku, d'altro canto, non fece attendere le sue compagne: in un lampo, sparì dalla sua posizione, apparendo due metri sopra una Lucertola Velata e infilzandola con il suo Keyblade dall'alto, una, due volte, saettando subito verso il prossimo Heartless, e poi un altro, e un altro ancora. Lanciò l'arma verso un piccolo gruppo di Capricci Grigi, per poi richiamarla a sé, e sfrecciare verso la posizione delle due ragazze. Era quasi automatico, per lui. Liberatorio, in un certo senso. Ogni Heartless sconfitto era una persona purificata, riportata a nuova vita o mandata verso il Kingdom Hearts, ma era anche un segnale che era più forte, più forte del sé stesso di quasi un anno prima, del sé stesso dell'esame, un lui pronto a...

    ...tti.

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    Fu come se un fulmine lo avesse colpito sul posto, la scossa che percosse il suo corpo dalla testa fino alle dita dei piedi, da parte a parte, mentre la vista si annebbiava. Per un attimo gli mancò il fiato, come se qualcuno lo avesse appena colpito allo stomaco, forte, fino a fargli perdere la capacità stessa di respirare. Si rese conto di essere caduto in ginocchio, le mani a tenersi la testa, solo quando sentì qualcosa arrivargli addosso - un Reflega si materializzò intorno a lui, come una cupola, respingendo ed eliminando i semplici Shadow che avevano cercato di approfittare del suo momento di debolezza.
    "Riku!" Esclamò Olette - la vide, con la coda dell'occhio, correre verso di lui.
    "Sto bene..." Mormorò. Sentiva il sapore del sangue in bocca, ma cercò di non farci caso. "Ho avuto solo... per un attimo..." Cos'era? "E' stato come se qualcuno..."
    "Riku, umh... Non voglio allarmarti ma..." La ragazza lo indicò, perplessa. "Hai... umh..."
    Sembrava davvero sconvolta da qualcosa, e Riku posò un attimo lo sguardo anche su Kairi prima di portarlo a terra, notando un'ombra strana e spostando il braccio verso la sua schiena, cercando di piegarlo abbastanza da capire cosa fosse...
    Oh.
    Aveva le ali.
    Si rese conto subito di cosa fossero - non era la prima volta che succedeva, in fondo. Si era visto tante volte durante l'esame, mentre combatteva insieme al suo caro "Komory", fondendosi insieme a lui: nelle vetrine dei negozi di Traverse Town, nel riflesso dell'acqua di Symphony of Sorcery, nel lucente pavimento a specchio dell'Opera di Country of the Muskeeters. Occhi di un rosa innaturale e ali da pipistrello, esattamente come la creatura che lo accompagnava e gli prestava il potere. Si rese conto anche di cosa fosse il sapore del sangue - doveva essersi morso per errore la lingua con i canini lievemente più appuntiti.
    "Ah." Mormorò. Vide da lontano un Neoshadow cercare di avvicinarsi a lui, ma gli lanciò semplicemente un Fira contro, spingendolo via con la forza dell'esplosione. "Sì... Sono..." Un altro Cane Rabbioso, anch'esso allontanato con la magia. "Un Dream Eater-"
    "Un cosa?"
    "Durante l'esame... sono diventato un Dream Eater, uno spirito che protegge nei sogni... i suoi sogni." Avrebbero capito entrambe di chi stesse parlando. "Ma è strano, non dovrei... non dovrei essere così da sveglio..."
    Le sue ali si stavano già ritraendo, gli occhi tornando la sua sfumatura di colore normale. Era durato poco, meno di un attimo. Ma come era possibile...?
    Nel frattempo le loro azioni, sopratutto lo stratagemma di Kairi, avevano almeno dimezzato il campo di battaglia. Il Dark Hide, tuttavia, si stava risvegliando: si scrollò un attimo, come un cane che si destava da un lungo sonno, poi annusò l'aria - il suo sguardo si posò precisamente sui tre, ed emise un ringhio non dissimile da quello di una bestia, alzandosi pronto a combattere
    Riku rievocò il Keyblade nella mano, pronto a combattere. Le stranezze le avrebbe lasciate ad un altro momento.
    Ma cos'era quella voce?
     
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    In quei mesi, Kairi non era rimasta con le mani in mano. Aveva studiato a Radiant Garden in fondo, e per un certo periodo aveva potuto sperimentare cosa significasse allenarsi con qualcuno che confidava solamente nelle proprie forze per combattere; da Tifa Lockhart aveva imparato parecchio sulla lotta corpo a corpo, e troppo presto quelle lezioni, e quell'insegnante, le erano state strappate via. Il modo in cui Tifa era morta era ancora peggio che terribile, e a ciò si aggiungeva l'ulteriore beffa che anche Leon, qualche tempo dopo, era stato ucciso - entrambi vittime di Ailani, quel malefico Heartless fin troppo potente, quel mostro disumano che aveva già messo i bastoni tra le ruote a tutti loro per troppo tempo; Kairi avrebbe voluto cercarlo, eliminarlo in nome di tutti coloro che aveva ucciso, ma era stata una delle volte in cui si era sentita in dovere di ascoltare coloro che le stavano intorno. Aveva posto quella domanda a molte delle sue conoscenze, come Aerith, Yuffie, Cid, persino Evan... ed era stata sorpresa dalla quantità di dinieghi e inviti alla calma che aveva ricevuto. Cid, in particolare, era diventato cereo nel momento esatto in cui gliel'aveva chiesto. Con gli occhi lucidi e la voce ridotta ad un mormorio, l'aveva praticamente supplicata di non farlo.
    Di norma, Kairi avrebbe fatto finta di nulla; avrebbe risposto in malo modo, dicendo di non essere una sprovveduta. Avrebbe detto che vendicare Tifa e Leon era il suo esatto dovere. Ma vedere Cid, quell'uomo sempre così burbero ed energico, che parlava sempre con quella voce grossa e tonante, che aveva sempre una parola per tutti e che sembrava aver ritrovato un minimo di quella tanto agognata pace tra viti e bulloni, ridotto in quello stato... le aveva stretto il cuore. Cid voleva molto bene a Sora, fino al punto di proporgli di prendersi cura di lui qualora non fosse riuscito a tornare a casa; aveva trattato Leon come un figlio, e si era affezionato molto velocemente a Tifa da che ne sapeva - e nell'arco di quei mesi, il Comitato aveva subito perdite devastanti. Questo aveva cambiato del tutto il modo in cui Cid si approcciava a quella guerra che sembrava sempre più lontana dalla conclusione, lo aveva reso ben più cauto, quasi sul limite della codardia. Kairi non riusciva a biasimarlo. Era arrivata a desistere, pur di vedere un minimo di serenità su quel volto rugoso e stanco. Con la morte di Sora, Leon e Tifa, Cid sembrava invecchiato di trent'anni tutti in una volta.

    Senza Keyblade, Kairi scivolò sotto il colpo di un Blindato Grande, e con una piroetta, tirò un pugno caricato da un Thundaga dritto nel suo addome metallico, avvolgendolo di scariche elettriche che lo paralizzarono; Kairi ritirò la mano e tirò un calcio all'Heartless, anch'esso caricato con un'altra magia del Tuono, scaraventandolo all'indietro fino a farlo rotolare in mezzo ad una schiera di piccoli Shadow che ovviamente finirono travolti. Sentì Olette gridare, e un forte rumore di metallo contro legno; il suo Keyblade stava per tornarle in mano, ma nel frattempo un Doppia Lama si avvicinò alle sue spalle. Kairi saltò all'indietro non appena sentì il sibilo di una delle spade che cercava di affondare alla sua schiena, e volteggiò elegantemente sopra l'alto Heartless che riuscì giusto a sollevare lo sguardo verso di lei, senza notare il Keyblade in arrivo che lo trafisse in pieno petto. Kairi atterrò alle sue spalle e posò le mani sul terreno, palesando una stalattite di ghiaccio che affondò nella schiena del Doppia Lama, lasciandolo a sbracciarsi in preda al dolore e al tentativo di togliersi da quella posizione; Kairi richiamò il Keyblade, lo caricò di una forte e luminosa energia, e tranciò di netto il capo del suo avversario ponendo fine alle sue sofferenze.
    Sbuffò un piccolo sorriso. Uccidere Heartless era un lavoro brutale, eppure era meno terribile di quanto si potesse pensare, quantomeno per un Keyblader. Sì, si lottava contro delle persone il cui Cuore era stato divorato dall'Oscurità - era innegabile. Di quelle persone non rimaneva più niente, poiché la maggior parte di esse si tramutava in una di quelle creature o al massimo in una qualche variante... ma il Cuore era ancora lì. Un Keyblader non era un distruttore o un assassino senza scrupoli. Era un liberatore, un guerriero della Luce... ma in quella guerra quel concetto faticava a mantenersi.
    Balzò sulle spalle di un Heartless, roteandogli intorno come un'acrobata, lasciando che le frecce di alcuni Heartless arcieri lo colpissero al posto suo; lo infilzò rapidamente col Keyblade e poi lo lanciò in loro direzione, lanciandosi in scivolata verso Olette e Riku; al suo arrivo tese le mani, scatenando un lampo di luce che fece sbalzare all'indietro un paio di altre quelle creature, dissolvendole e liberando il loro cuore. Lei, Olette e Riku erano insieme, a combattere quasi schiena a schiena, un Heartless per volta, respingendoli con fendenti e calci, magia e acrobazie.
    All'improvviso, una fitta di dolore le attraversò la mente come una scarica elettrica. Per un attimo, fu come se il mondo si fosse fermato.


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    Con un grido tra i denti, Kairi mosse il Keyblade scatenando una mezzaluna di fiamme intorno a loro - non che servisse, la maggior parte degli assalitori che avevano cercato di attaccarli in quel momento di distrazione erano già morti grazie a Riku; anche lui sembrava aver avuto quella strana visione. E...
    Da quando Riku aveva le ali?
    La domanda fu Olette a farla; e la risposta lasciò Kairi piuttosto confusa, almeno finché Riku non spiegò più dettagliatamente il tutto. Era un Dream Eater, diceva, uno spirito creato apposta per proteggere i sogni - nel caso specifico, i sogni di Sora. Era inutile dire che Sora al momento non fosse presente, se non come ricordo per tutti loro e come motivazione che li spingeva a combattere in quella guerra dannata; ma al di là di un significato simbolico, purtroppo, Sora non era tra loro.
    Un dubbio assalì Kairi senza nemmeno che lo volesse. Se davvero Riku aveva quel "compito", e si era attivato così, quando Riku era sveglio e quindi non aveva sogni da proteggere...
    - E se... - azzardò, deglutendo a vuoto. - Riguardasse proprio Sora? Non ho mai creduto davvero che sia morto, non uno come lui, però... - sospirò, stringendo i pugni. Proprio mentre stavano parlando, e mentre Kairi cercava di essere d'aiuto anche a Riku per cercare di capire il motivo di quella bizzarra trasformazione, un fruscio, un agitarsi improvviso, giunse alla loro attenzione, come il rumore della bestia braccata alle orecchie del cacciatore. L'enorme Heartless, che fino a quel momento aveva ignorato il massacro dei suoi simili, si stava scuotendo dal sonno, minacciando di svegliarsi.
    - Riku - disse, mettendosi davanti ai due col Keyblade impugnato saldamente. Non avrebbe permesso di nuovo che andasse in prima linea, non da solo perlomeno. Raccolse le proprie forze, aveva duellato con un Foreteller, certo, ma aveva l'impressione che almeno un pochino Aedan si fosse tenuto a freno. Tifava per lei. O almeno, teneva per lei fintantoché gli tornava utile contro Fastus. - Sono sicura che qualsiasi cosa sia successa adesso riguardi Sora. Altrimenti questo tuo potere non avrebbe reagito così, no? - prese il Keyblade con entrambe le mani.
    Scegliere. Doveva sempre scegliere, da quando aveva abbracciato il suo ruolo di Keyblader.
    - Per adesso occupiamoci di questo affare - disse secca. - Togliamolo di mezzo, prendiamo Artemis e filiamocela. Forse anche lui potrebbe darci una mano a chiarire questo mistero - trasse un profondo respiro. - Se qualcuno di voi ha un piano, sarò più che felice di sentirlo. Possibilmente, uno che ci impedisca di diventare la cena di quel coso -
     
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    Riku avrebbe voluto davvero pensare che, in un’altra occasione, in un altro tempo, Kairi avrebbe saputo immediatamente dei suoi cambiamenti. Ma la verità è che probabilmente non sarebbe stato così. Un tempo sì, lo avrebbe detto a tutti, si sarebbe vantato di essere così speciale… se non fosse che con il carattere che aveva, con l’invidia che aveva provato non sarebbe mai diventato un Dream Eater a prescindere. Ma poi…
    Si sentiva in colpa, ovviamente. Erano anni che Riku si sentiva in colpa per ogni singola cosa, ma questa era una di quelle che segnalava, ancora una volta, quanto si fosse allontanato dai suoi amici.
    C’era stato tempo. Mesi di allenamenti, mesi di silenzi non detti. Sarebbe stato facile affrontare l’argomento, ma il problema era che quelle ali erano il simbolo stesso del suo fallimento. Perché avrebbe dovuto salvarlo, quei poteri avrebbero dovuto tenere lui al sicuro, e invece…
    Eppure era possibile che la sua esperienza fosse davvero legata a lui? Il ragionamento di Kairi aveva senso, solo che…
    Che era morto. Non era possibile.
    Sora era morto.
    “Non so se… non ho riconosciuto la voce.” Ammise. Come avrebbe potuto non riconoscere quella voca? “Era familiare, sì, ma era qualcosa di distorto, lontano… se fosse stato lui lo avrei riconosciuto.”
    Si portò in ginocchio, fermandosi dall’alzarsi però quando un ringhio scosse la zona: il Dark Hide si era svegliato, puntando lo sguardo su di loro notandoli.
    E Kairi si era messo davanti a lui, a difenderlo.
    Quanto era cambiato, in quegli anni.
    “Lo prendiamo a botte fino a quando non crolla?” Propose Olette, con la mazza pronta.
    “Prima che arrivasse Ailani, i Dark Hide dominavano gli Heartless, quindi non credo che funzionerebbe.” Si issò puntando il Keyblade a terra, tornando in piedi. “So solo che saltano un sacco e sanno manipolare l’oscurità come i Somebody. Non ho idea di altro, però. Sono praticamente un mistero.” Non ne aveva mai affrontato uno, gliene aveva parlato il Re ormai tanto tempo addietro.
    E infatti, prima che potessero fare qualcosa o proporre un qualsiasi altro piano, il Dark Hide piegò le gambe e saltò, velocemente, verso di loro, con l’intenzione di ghermirli sotto le sue gambe e con la bocca piena di denti spalancata. Sembrava quasi ghignare
     
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    Era la seconda volta che aveva quella visione, se così si poteva chiamare. E ora che sentiva meglio quella voce, iniziava a credere veramente che si trattasse di Sora - una pia illusione, forse, nient'altro che un desiderio disperato di trovare una stabilità e una risposta in mezzo alle ombre che ormai erano calate su tutti loro. La guerra avanzava, mondi interi venivano rasi al suolo, e lei era sempre più perseguitata da visioni dell'amico perduto fino al punto di sentire di star diventando completamente pazza. Quante volte lo aveva sentito? Ci aveva addirittura dialogato nel bel mezzo dello scontro con Demarqueur, persa in chissà quale avvilimento che il suo avversario, per giunta, aveva lasciato finire pazientemente. Era stato strano, quel combattimento; aveva l'impressione che a differenza sua Demarqueur non stesse facendo sul serio più di tanto, che conservasse energie ben superiori e la stesse solo mettendo alla prova per vedere se fosse riuscita a salvare Artemis dalla situazione in cui si trovava, in cima a quella torre in chissà quali condizioni... strinse la presa sull'impugnatura del Keyblade, scuotendo la testa per scacciare quei pensieri. Aveva iniziato a pensare fin troppo al peggio, negli ultimi tempi... le sembrava una cosa così poco da lei.
    "Per il momento non possiamo saperlo..." disse mettendogli una mano sulla spalla. "In fondo, sappiamo che quando ci sono di mezzo i Cuori succedono un sacco di cose pazze. Ricordi quando Sora ci ha detto di aver pianto perché aveva visto Olette e gli altri a Twilight Town?" guardò la ragazza, cercando un minimo di sostegno nella sua argomentazione. "Per quanto ne so io, Riku, penso che tutto questo abbia a che fare con lui. Penso che da qualche parte, con parole incomprensibili, Sora ci stia chiamando." gli rivolse un sorriso dolce, lasciandogli andare la spalla. "E noi lo salveremo, te l'ho detto. Stavolta è il nostro turno."
    Il momento fu interrotto da un ringhio, al quale Kairi rispose con una roteata d'occhi e voltandosi verso l'autore di quel versaccio - ma la sua espressione mutò in fretta in pura preoccupazione nel momento in cui si accorse che era l'enorme e brutto Heartless che dormiva in mezzo ai suoi simili, ora sveglio e con l'aria di volersi sgranchire quelle gambe troppo lunghe. Deglutì a vuoto, concedendosi un secondo per guardarlo ad occhi spalancati. Quel coso sembrava parecchio più piccolo da sdraiato.
    "Be', allora è il momento di svelarlo." disse impugnando il Keyblade e portandolo parallelo al viso. "Even sarà al settimo cielo."

    Prima che potessero effettivamente escogitare qualcosa, il mostro partì in attacco. Un salto ferale, zampe in avanti, fauci spalancate, proprio come un enorme predatore; ma non aveva davanti tre sprovveduti, e come avevano eliminato tutta quell'orda di bestiacce che lo circondavano, avrebbero eliminato presto anche lui. Il suo unico obiettivo al momento era salvare Artemis, aveva fatto a botte con un tizio vecchio di quattromila anni per trovarlo, e non si sarebbe fermata da un cane Heartless troppo cresciuto!
    "Riku! Olette! I fianchi!" disse facendo un lungo balzo all'indietro per evitare l'attacco; avrebbe fatto un rapido volteggio, roteando all'indietro a mezz'aria, e la magia avrebbe iniziato a brillare sul suo Keyblade irrorandolo di energie violacee. I fiori sulla punta si mossero come ingranaggi, per poi bloccarsi con uno scatto - e subito dopo, ancora a mezz'aria, Kairi avrebbe lanciato un fendente a vuoto in direzione del Dark Hide. "TEMPO!" gridò, lanciando uno Stopga che, almeno nei suoi piani, avrebbe dovuto bloccare all'istante il Dark Hide o almeno rallentarlo quanto bastava per permettere ai suoi compagni di attaccarlo ai fianchi.
     
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    I minuti successivi passarono in un lampo.
    Kairi, Riku e Olette non erano novellini, nonostante le due ragazze si fossero allenate molto di meno e da meno tempo rispetto all'amico. Non erano come i Keyblader nuovi, non erano come il resto dell'Esercito di Sora. Erano su tutt'altro livello.
    A loro insaputa, Aqua ci aveva messo mezz'ora, a fatica, per sconfiggere un Dark Hide. I tre, insieme, ci misero otto minuti.
    Colpo dopo colpo, magia dopo magia. Ad un certo punto, le ginocchia dell'Heartless cedettero, e cadde in avanti. E poi, sentirono la cosa piu' assurda che mai avrebbero potuto sentire.
    "Basta, basta! Bah, ma vedi un po' te..."
    Olette si fermo'. La mazza in mano, si volto' verso Kairi e Riku con espressione confusa. "Ma... il cagnolone parla?"
    "Parlo e mi lamento!" Disse il Dark Hide, accucciandosi e leccandosi le ferite. Non muoveva la bocca, ma le sue parole riecheggiavano comunque nelle loro menti. Gli altri Heartless minori si fermarono quando lui smise di attaccare. "Uno pensa di essere al sicuro da voi portachiavi e arrivate a dar fastidio persino qui." Aveva un tono di voce un po' burbero, come quello di un nonno arrabbiato.
    Riku abbasso' il Keyblade. "So che gli Heartless umanoidi possono parlare - insomma, Ansem..." Era chiaro a chi si riferisse. "Quelli classici, pero'..."
    "Allora sei cieco come il giorno in cui hai ascoltato il Cercatore." Commento' la creatura. "Parliamo in tanti... sopratutto qui."
    "Ad Enchanted Dominion?"
    "Oh, no. È cosi' che lo vedete? Noi siamo ove tutto è perso."
    Riku fece un passo avanti, era evidente che voleva chiedere più informazioni, ma si blocco'. Olette infatti era sbiancata. "Oh-oh." Disse la ragazza. "Ci sono gia' stata qui-"
    "Qui?" Riku la fisso'. "Sai di cosa sta parlando?"
    La ragazza si morse un labbro. "Non siamo più nel Regno della Luce.. ma nemmeno in quello dell'oscurita'." Disse. "Quando i cuori vengono divorati dall'oscurita', finiscono nel Regno oscuro. Quando qualcosa finisce, va in un posto chiamato la Fine della Creazione. Ma quando qualcosa si perde, o viene dimenticato... puo' finire qui. Nel Confine Perduto."
    "Non ho mai sentito parlare di una cosa del genere." Esclamo' Riku, prima di spalancare gli occhi. "Aspetta- ci sei stata qui?"
    Olette sembro' esitare. Poi si porto' un dito alla bocca. "Segreto!" Disse allegra. "Ho fatto una promessa... e poi mi sa che siamo molto lontani da dove ero finita io. In ogni caso è un luogo molto pericoloso, e se il Signor Darkhide ci lascia passare tranquillo penso che avremo problemi ben più grandi."
    "Signor Darkhide... si, si, mi piace." Pondero' la creatura, come se li facesse andare avanti per quello e non perché non avevano avuto alcuni problemi a sconfiggerlo. "A me importa poco: dormivo e mi avete svegliato. Se lasciate da parte quella ferraglia, io me ne torno a dormire: una di voi mi ha ucciso una volta e questo mi basta e avanza. Qui, poi, non si puo' neanche morire."
    "Kairi, il tuo amico nemico Foreteller deve essere davvero potente per averci mandato quindi." Disse Olette tranquilla. "Come deve esserlo Fastus, sempre che non abbia mandato il tuo fidanzato qui per errore. Succede! Comunque se poi vogliamo uscire di qui meglio tornare dove siamo arrivati, è il metodo migliore. Magari il signore ci puo' fare da bandierina, così ci ricordiamo la strada."
    "Dipende." L'Heartless sbadiglio'. "Se lo chiedete per favore..."
     
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    Vivere nel Sistema di Radiant Garden significava, naturalmente, essere abituati alle stramberie. O, almeno, farci il callo. Sora aveva visto cose fuori da ogni immaginazione nel corso dei propri viaggi; e da quando era scomparso, ma già anche da prima, Kairi non era stata da meno. Aveva incontrato personaggi d'ogni tipo anche lei, e da incosciente era stata trasportata su navi volanti e castelli oscuri usciti da una fiaba; nei ricordi ancora troppo nebulosi che aveva vissuto nella sua infanzia, gli eventi che avevano portato alla sua fuga da Radiant Garden non erano certo da meno. Lei stessa era figlia di un uomo completamente folle. Nel suo insieme, Kairi poteva sostenere con assoluta certezza di averne viste di cotte e di crude.
    Ma anche così, trovarsi all'improvviso di fronte ad un Dark Hide parlante fu un duro colpo. Si era aspettata che continuasse a reagire o almeno che si dissolvesse nel nulla come altri della sua specie; quando quello cominciò a lamentarsi per tutte le botte che aveva subito, con tanto di secco fastidio per essere stato raggiunto persino lì dai portachiavi, Kairi lasciò sfuggire un'esclamazione sorpresa.
    "Che diavolo-!" fece un passo indietro, a occhi strabuzzati. Decisa a non imitare ulteriormente l'impulsività che li aveva messi in quel guaio in primo luogo, abbassò repentinamente il Keyblade - ma era pronta a rimettersi all'attacco se quell'affare avesse voluto giocare loro qualche brutto scherzo.
    Riku e Olette fecero tutte le necessarie domande alla creatura, che si dimostrò anche parecchio suscettibile e orgogliosa. Aedan li aveva fatti andare in una specie di realtà dove andavano tutte le cose che si perdevano - una definizione che di per sé non le diceva ancora nulla. Olette, però, aveva risposto in modo molto diverso a quella spiegazione, ma aveva praticamente detto di essere già stata lì. Non poteva dire altro a quanto pareva, perché aveva promesso. Se quel luogo aveva anche qualche strano sfasamento temporale, in aggiunta al fatto di essere pieno di pericoli contro i quali nemmeno si poteva morire... forse si spiegava come Olette fosse diventata tanto forte in poco tempo.
    "Me ne sto rendendo conto..." disse Kairi in un sospiro. L'euforia di essere confrontata con un Foreteller svanì in fretta, mentre capiva che forse quel tizio si stava solo trattenendo per poterla mandare avanti in un piano ben più importante di una scazzottata con qualche effetto pirotecnico. La sua mascella si irrigidì e chinò il capo per un secondo. Le parole di Olette la risollevarono subito, però. "N-non è il mio fidanzato!" si affrettò a dire. "Non ancora, almeno. Sai, Fastus ha deciso di rovinare il nostro appuntamento. Stronzo." fece sparire il Keyblade, sicuramente la creatura sapeva che potevano rievocarlo in ogni momento, ma non era certo colpa loro.

    "A quest'ora..." sbuffò. "Dannazione. Finalmente esco con qualcuno e arriva la nemesi dell'universo in persona a rovinarmi tutto... lo tireremo fuori da qui, in un modo o nell'altro. Tu, signor Dark Hide." si rivolse all'enorme Heartless con un'atteggiamento che sembrava tutt'altro che amichevole, ma era solo preoccupata. "Aspettaci qui, per favore. Non ci metteremo troppo. Ti chiederei se vuoi darci una mano, ma non voglio disturbarti."
     
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