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    KYLA




    - E-Eccì - il suo starnuto riecheggiò per le strade di St. Petersburg, asciugandosi alla bell’e meglio il naso e proseguendo il suo cammino, dirigendosi verso una panchina non troppo lontana da lì. Si strinse nelle sue esili spalle, guardandosi attorno e notando che non era una strada molto trafficata, ma dove ci passava comunque un po’ di gente.
    Non ci mise molto prima che la sua tuta si adattasse al freddo, freddissimo clima di quel mondo, facendo spuntare persino un po’ di pelo attorno al suo cappuccio e riparandola subito dal freddo, mentre era in attesa. Era ormai talmente tanto abituata a quel costante adattamento da parte dei suoi abiti che nemmeno ci fece più caso, tirando su il cappuccio e guardandosi davanti a sé con fare perso, mentre aspettava un tale Demarquer. Era stato Ailani stesso a dirgli di contattarlo, dopo essersi sorbito il suo sproloquio sul voler diventare più forte. Non che gliene fregasse qualcosa anzi, Kyla era piuttosto certa che di tutto quello che gli avesse detto, Ailani avesse effettivamente ascoltato meno della metà dei suoi discorsi, eppure non aveva potuto fare a meno di rispondergli. Forse come piccola soddisfazione? Non si sentiva spesso da parte dei membri di Fastus parlare di Ailani, se non per enfatizzare il suo aspetto inquietante e il totale terrore da parte della maggior parte dei membri.
    Insomma, lei era riuscita a tenere un discorso vagamente normale con Ailani senza essere trasformata in un terribile mostro o senza essere fatta fuori. Capace che fosse completamente diverso rispetto a come veniva descritto dalla maggior parte dei membri, ma qualcosa in realtà le diceva che fosse davvero da tenerlo alla larga.
    Tirò un sospiro di sollievo nel pensare che era riuscita a scamparsela dalla follia di Ailani, rifiutando l’invito da parte sua e fuggendo non appena ne ebbe l’occasione. Non fu seguita, il che voleva dire che stava effettivamente mantenendo la sua parola. Ora c’era solo da vedere se Demarquer non fosse addirittura peggio. Aveva sentito parlare di lui veramente poco, a malapena sapeva vagamente il suo aspetto. A giudicare però da come aveva risposto alla sua chiamata, non le era affatto sembrato una persona minacciosa. Poteva tranquillamente sbagliare, infondo era soltanto una stupida ragazzina nelle mani di Fastus, nulla poteva avergli vietato di mentire spudoratamente.
    Sperava soltanto che una simile chiamata potesse effettivamente servire a qualcosa, e nell’attesa si perse a osservare la gente attorno a sé, priva di maschera. Non stava per compiere azioni atroci, o almeno cosi credeva, sicché non vi era alcun bisogno di girare con addosso la maschera.


    Role per Regla
     
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    Demarquer


    "Grazie, Abelle, ma da qui vado avanti io."
    Il varco oscuro si apri' a poca distanza dalla panchina in cui era seduta Kyla, non che la ragazzina potesse ovviamente saperlo, in un piccolo vicolo nascosto ove solo i topi ne avvertirono la presenza, scappando via nella neve. Come facessero a soppprtare quel freddo, boh, lo sapevano solo loro. Lui stava gelando anche con il cappottino di pelliccia bianco che aveva addosso.
    Spiccava molto, nella nordica St Petersburg: avrebbe potuto diventare un uomo molto alto e massiccio dai capelli bianchi, o una giovane ragazzina bionda dai tipici tratti slavi, per non attirare l'attenzione, ma non era assolutamente andata cosi. Aveva infatti la pelle scura color castagno, capelli rossi portati lunghi e legati in un'unica treccia bassa. Il suo aspetto originario, con l'unica eccezione degli occhi - quelli, andavano nascosti, come tutti i suoi connotati normalmente. Ma in quell'occasione, in un incontro tanto importante, preferiva essere sincero. Essere se stesso.
    Non che Kyla lo avrebbe capito, visto che non poteva sapere che il suo vero aspetto fosse quello.
    Si sarebbe avvicinato tranquillo, le mani in tasca, come se fosse un passante qualunque. L'avevo vista tremare per un pochino, poverina, prima che i suoi abiti cambiassero. Si tolse la sciarpa blu dal collo, porgendogliela da dietro e annunciando così la sua presenza.
    "Per il freddo." Disse, gioviale, ma tranquillo. "Buongiorno, Kyla. Ottimo posto per chiacchierare un po'."
     
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    Dannazione, per quale motivo pure aveva scelto quel posto? Faceva così tanto freddo che nemmeno il cambio del suo abito sembrava essere sufficiente, coprendosi le mani con già indosso i guanti dentro le tasche, stringendosi e sospirando. E poi, il ricordo di quel giorno le tornò in mente, un piccolo e flebile sorriso sollevò gli angoli della sua bocca.
    Primo giorno di fuga da The Grid, e tutto grazie a un misterioso squarcio nel sistema. Da chi o da cosa fu causato, purtroppo non riuscì a comprenderlo, ma ovviamente dopo anni e anni di fuga non poté non approfittarne, infilandosi a capofitto e senza nemmeno guardare indietro. Di tutti i mondi dove potesse finire, finì proprio lì, a St. Petersburg, in una delle città più fredde che avesse mai conosciuto finora. Senza nemmeno farlo apposta aveva creato un certo legame con quel posto, qualcosa che potesse definire addirittura come legame affettivo, in cui quindi si sentiva a suo agio tornarci. Non appena le venne chiesto di contattare Demarquer e scegliere il luogo d'incontro, non le ci volle molto prima di pensare a St. Petersburg, aprendo in automatico un portale e ritrovandosi nella perenne distesa di neve.
    Si sedette su una panchina non appena ne vide una, iniziando a guardarsi ogni tanto attorno nell'attesa di vedere Demarquer, stringendosi nel suo cappotto improvvisato. Faceva freddo, sì, ma era un freddo a cui dopo un po' riuscì ad adattarsi, soprattutto quando qualcuno le avvolse una sciarpa attorno alle spalle.
    Saltò sul posto, alzandosi e girandosi di scatto in posizione di difesa, osservando la persona in questione e poi la sciarpa che le aveva "gentilmente" offerto, lasciando Kyla visibilmente confusa. Fu solo quando le parlò che comprese chi fosse, strabuzzando gli occhi e irrigidendosi subito. Chinò immediatamente il capo, mordendosi ripetutamente il labbro con fare nervoso e fissandosi le punte dei piedi.
    - S-scusa, non avevo capito fossi tu... - provò a sollevare titubante lo sguardo, analizzandolo un po' meglio e constatando che no, non aveva mai visto prima d'ora una figura simile, né le descrizioni finora sentite combaciavano anche solo vagamente al ragazzo che si trovava dinnanzi - Beh sì forse era meglio scegliere un posto più al caldo... Ma ho dei bei ricordi legati qua, e non so, avevo voglia di tornarci... - rispose, avvicinandosi nuovamente e cercando di studiare un po' meglio chi si ritrovava davanti, senza però darlo troppo a vedere. Per quanto potesse temere che si trattasse di una persona tipo Ailani, a giudicare da una breve prima impressione, sembrava molto più... Tranquillo? Simpatico?
    - Immagino tu sappia per quale motivo ti ho cercato, giusto...? -
     
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    La giovane sembrava... un po' spaventata da lui. Abbastanza nervosa. Come poteva darle torto? Si trovava nell'Esercito di Fastus, dove molte personcine carine Ash bruciavano i loro sottoposti per qualsiasi minuscolo sgarbo... che fosse tale o solo percepito. Fastus era una persona molto più magnanima al riguardo... ma c'era da dire che gli elementi più bassi dell'Esercito arrivarono da lui solo quando ne avevano combinata una bella grossa, e li si che c'era d'avere paura.
    Ovviamente sapeva perché Kyla fosse li, o non si sarebbe presentato. Ma comunque... "So qualcosina." Disse, vago. Si sedette tranquillo sulla panchina, massaggiandosi le mani guantate in un vano tentativo di riscaldarle di più dal freddo. "Ma mi piacerebbe che me lo spiegassi tu."
     
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    Rimase all'impiedi per qualche secondo in più, optando alla fine anche lei di sedersi al fianco di Demarquer, osservando silenziosamente il suo vano tentativo di scaldarsi le mani. Kyla in tutta risposta si strinse alla sciarpa che gli aveva prestato, ripensando che forse St. Petersbourg non era esattamente il luogo migliore per mettersi a parlare.
    Una strada deserta al freddo, tuttavia, poteva invece essere l'ideale per non attirare sguardi indiscreti.
    Senza neanche farlo apposta si era ritrovata nella stessa strada dove Deemo e Saika avevano eseguito il loro breve spettacolino, solo che a differenza di quel giorno, oggi era una triste e nebbiosa giornata. Aveva visto anche qualche fiocco iniziare a scendere, forse di lì a breve si sarebbe scatenata una vera e propria bufera.
    Alla domanda di Demarquer, Kyla inspirò profondamente, rimanendo per secondi che sembarono infiniti in apnea. Già, perché lo aveva chiamato? Cosa l'aveva portata a contattare niente meno che un membro dell'Esercito di Fastus? Uno dei suoi Tredici, per giunta. Doveva essere totalmente impazzita, o forse la mera ambizione di potere le stava già dando alla testa.
    Iniziò a giocare col bordo della sciarpa, mordendosi insistentemente il labbro inferiore e fissandosi le punte dei piedi.
    - Io... Voglio diventare più forte - ammise con voce flebile, tornando a respirare. - Sono stanca di essere vista come la ragazzina fragile, dolce ed impaurita - si guardò le mani tremanti, le dita e i palmi sporche del sangue di Atlantis, del sangue di vittime innocenti. Aveva contribuito a quel massacro, aveva contribuito alla rovina non di una città, ma di un mondo intero. Aveva vomitato alla vista di tutti quei cadaveri, per non parlare della puzza di morte che alieggiava per tutta Atlantis una volta conclusa la battaglia. Era rimasta terrorizzata alla vista di tutti quegli Heartless nascere per mano di Ailani, eppure non aveva fatto a meno di sentirsi sollevata.
    Erano sì dei mostri, ma lo era anche lei.
    Così come Ailani stesso la inquietava, abbastanza da risultare titubante durante tutto il suo discorso, ma non aveva potuto fare a meno di trovare quasi affascinante il suo modus operandi, come una creatura millenaria come lui potesse avere un aspetto così dolce e innocente... Eppure mietere così tante vittime da perderne ormai il conto.
    - Voglio sapermi difendere, combattere, urlare al mondo intero quanto io valgo. Per troppo tempo sono rimasta in un angolo, all'ombra di tutti, persino di me stessa. Per troppo tempo sono stata un errore nel programma - strinse le proprie mani a pugno, il tono che si era fatto via via sempre più deciso, sempre più monotono. Per troppo tempo aveva vagato senza un vero e proprio scopo nella propria vita, per troppo tempo l'avevano trattata come un'errore, una virgola da sistemare.
    Voleva agire di testa propria, voleva prendere da sola le scelte che la vita le avrebbe imposto.
    E anche se tali scelte sarebbero state sbagliate, poco importava.
    Un burattino pronto a essere manipolato, ecco cos'era. Ignara della visione contorta che le era stata data dell'universo, eppure priva di una qualsiasi fonte di guida a darle man forte, a dirle che quelle sue azioni erano completamente sbagliate. Kyla non era altro che una bambina, ancora in fase di crescita, che si era trovata al posto sbagliato, nel momento sbagliato. Chiunque avrebbe potuto capire che accettare quella radio era sbagliato, chiunque avrebbe potuto capire che aiutare nel massacro di Atlantis era sbagliato... Ma nessuno glielo aveva detto.
    E lei non aveva modo di chiederlo a nessuno al di fuori dell'Esercito stesso.
    Forse, se fosse passata per Radiant Garden e avesse incrociato qualcuno dell'Esercito di Sora, forse sarebbero riusciti a farle cambiare idea. Ma destino volle che quello che andò a chiamare non fu esattamente il Comandante Evan Gallaway, bensì Demarquer.
    - Dimmi, Demarquer... - si voltò verso di lui, quel barlume violaceo nelle iridi fece ancora una volta irruzione, contaminando il suo azzurro puro. - Puoi... Puoi aiutarmi? Sono disposta a fare qualsiasi cosa -
     
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    "Mh." Porto' le mani sul grembo, accavallando tranquillo le gambe. Agli occhi di chi fosse passato di li, sempre che la gente uscisse con questo freddo (anche se forse, per la gente di questo luogo, si trattava di una temperatura estiva), la cosa piu' strana sarebbe stata solo il suo aspetto straniero, perché per il resto sembravano davvero star facendo una conversazione normalissima - magari parlando proprio del tempo! Non potevano di certo sapere che si trattava di uno scambio fra membri di un Esercito che rischiava di radere al suolo il loro mondo.
    "Capisco." Disse, la voce neutrale. Kylaª non avrebbe potuto capire subito, in quegli istanti di pausa e tranquillita', cosa stesse pensando il membro dei Tredici. "Posso certamente aiutarti, giovane Kyla. La domanda è, perche' dovrei?"
    "Ci sono tante persone che vogliono diventare forti nell'Universo. Che vogliono migliorare, che vogliono non sentirsi più inutili... su questo, non sei speciale." Disse, il più schietto possibile, ma non con malizia o cattiveria. "Oh certo, posso prenderti con me nella mia divisione, come tanti altri. Ma cambiare membro dei Tredici a cui fai rapporto la sera non ti aiuterebbe davvero. Ma cosa ti differenzia dal resto degli altri?" In realta', era gia' interessato a lei. La sua storia speciale, decisamente più originale di quella di tanti altri... lo aveva già detto, no? Un errore di sistema... Demarquer poteva accontentarsi di questo. Ma Aedan aveva bisogno di altro. Aveva bisogno che Kyla riconoscesse davvero le sue motivazioni, le sue intenzioni. Il suo potere non poteva essere ceduto a chi voleva solo diventare brutalmente più forte.
    "Per quanto riguarda ciò che ti chiederei in cambio, se dovessi accettare, sarebbe una cosa semplice: lealta'." Spiego', voltandosi a questo giro a guardarla negli occhi. "Non servilismo. Non obbligatoria collaborazione. Se una volta ricevuto il mio aiuto, i miei piani non ti andranno a genio, o io non ti andro' a genio, potrai tranquillamente farti da parte. Prendere il potere che hai ricevuto e andare a fare ciò che vuoi, qualsiasi cosa, lontano da me - all'unico patto di non ostacolarmi, e di non andare a spiattellare in giro tutti i miei segreti. Per quello..." Le sorrise dolcemente. "...chiaramente ti troverei e ti ammazzerei senza problemi. Ma ricevere il mio aiuto non vuol dire per forza seguirmi. La tua lealta' sarebbe solo nella tua onesta', se capisci cosa intendo."
     
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    La domanda di Demarquer la lasciò piuttosto perplessa, tornando a guardarsi le punte dei propri scarponi. La sua motivazione effettivamente non era qualcosa di mai sentito prima, non era la prima né sarebbe stata l'ultima a desiderare più potere, a cercare ogni genere di possibilità per sentirsi soddisfatta. Tuttavia, lei come individuo uguale agli altri?
    No.
    A The Grid ne aveva avuto la conferma, dopotutto. Lei era un software uscito male, uno in grado di adattarsi, ritenuto un virus col passare del tempo. Avevano cercato di eliminarla perché diversa dalla massa, difficile da plagiare e da tenere sotto controllo.
    Proprio perché era diversa dagli altri, Kyla era tutt'ora una ricercata all'interno della Rete. E dubitava fortemente che Demarquer non ne fosse a conoscenza.
    No, doveva esserci qualcosa sotto, doveva esserci dell'altro. Lo squadrò per un attimo con la coda dell'occhio, come a volerne studiare le fattezze, come a volerne carpire i veri intenti. Effettivamente non sarebbe cambiato poi molto limitarsi a fare rapporto a membro dell'Esercito B anziché membro dell'Esercito A, su questo non poteva dargli torto. Quindi, che la stesse... Mettendo alla prova? Comprensibile, infondo non poteva fidarsi della prima che capitava che lo supplicava di farla diventare più forte, di darle una mano a raggiungere quell'ambizione così banale e comune. Ma lei sentiva di essere diversa dagli altri, sentiva che già in parte l'aveva accettata, altrimenti perché mai si sarebbe presentato? Doveva ponderare bene quello che avrebbe detto, come gli avrebbe risposto.
    - E' vero, la mia ambizione è... Banale, piuttosto comune - attorcigliò la fine della sciarpa attorno alle dita, stringendo talmente forte da bloccare la circolazione - E il mio scopo non è servirti, né servire l'Esercito in generale. Fastus non è un chissà quale messia, come piace definirlo a tanti dei vostri membri - perse lentamente la sensibilità alle dita, eppure non sembrò minimamente intenzionata ad allentare il nodo.
    - So ancora poco di questo Universo, le mie conoscenze sono piuttosto limitate, acerbe. Voglio approfondirle, voglio comprendere meglio questa... Questa macchia che mi si è parata davanti - alla menzione di quella parola, i suoi occhi tornarono ancora una volta viola, come se l'Oscurità nel suo animo avesse risposto al suo richiamo - Sono sempre stata brava ad adattarmi, a imparare dai miei errori, e questo era un problema per la Rete, una libertà troppo difficile da gestire, da malleare. Voi invece... A voi non interessava minimamente. Non sono state fatte domande, né è stata esplicitamente richiesta una totale devozione alla vostra causa - si alzò in piedi, inspirando profondamente e voltandosi verso Demarquer, guardandolo stavolta dritto negli occhi. Era decisamente diverso rispetto ad Ailani, non sentiva quella costante sensazione di venir giudicata come uno scarafaggio, come uno stupido e banale essere umano. Era sempre più convinta che vedeva del potenziale in lei... Doveva convincersi di ciò, altrimenti non sarebbe mai stata capace di proseguire con quel discorso.
    Né sarebbe stata abbastanza forte da superare qualsiasi tipo di prova le avesse appena lanciato.
    - Voglio imparare, e quello che posso darti in cambio non è un semplice braccio destro in più, ma una persona con cui parlare, una mente in più, oltre che una risorsa. Ho bisogno di uno scopo, direi che oramai quella piccola bugia che mi è stata raccontata non appena ho accettato di entrare a far parte dell'Esercito, non valga più da un bel po' - si tolse la sciarpa, allungandola al suo interlocutore in segno di amicizia, come a voler saldare il patto con quel semplice gesto. Kyla non tremava più di freddo, non si stava guardando più la punta dei piedi, né evitava come la peste lo sguardo di Demarquer. Anzi, non aveva smesso nemmeno per un millisecondo di fissarlo, e non usando quei soliti trucchetti tipo fissarsi sul naso della persona o sul punto tra le due sopracciglia.
    No no.
    Kyla lo aveva guardato per tutto il tempo da una pupilla a un'altra, senza vergogna.
    - In quanto alla mia lealtà, penso di avervela già dimostrata una volta - diede per scontato che i membri tra loro comunicassero certe informazioni.
    Anche se ad eseguire gli ordini erano gli ultimi della catena alimentare.
    - Mettimi pure alla prova se ritieni che quel mio aiuto non vi sia stato utile, tanto non demorderò -
     
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    "Per ciò che hai detto, c'è chi ti ucciderebbe facilmente." Rise alla caparbieta' e ribellione della ragazzina, non sapeva se avesse capito male ciò in cui si era cacciata o se semplicemente la considerasse una condizione più "libera" rispetto a ciò che avrebbero voluto da lei nel suo mondo d'origine. "Fastus vuole completa devozione. Però, si, finche' sei alleata con lui e lo sostieni, finché non lo ostacoli hai una certa liberta'. Ma comunque..."
    Ascolto' attentamente le sue parole, e ancora una volta non erano tanto diverse da quelle di molti altri nell'Universo. Ma non erano solo le parole, ma ciò che c'era dietro.
    Aedan era stato un errore - non nello stesso modo di Kylaª, no. Le loro situazioni erano completamente diverse ma quello che c'era alla base era uguale: essere diversi, essere qualcosa che non andava bene. Un errore da eliminare o sfruttare. Anche quando amato, sempre con una motivazione dietro più egoista.
    Kylaª, un errore di sistema... questo la rendeva bellissima, uno sbaglio meraviglioso. Come l'Heartless doppiamente trasformato, come la curatrice, come il viaggiatore. Come tutti loro. Kylaª forse non era speciale rispetto a tanti altri nell'Universo. Ma era speciale nel modo giusto, per loro, per se' stessa.
    Si alzo' anche lui, guardandosi tranquillo attorno. Agli occhi di tutti, sembrava semplicemente che stesse stiracchiandosi. Una tranquilla chiacchierata fra amici. Era molto di più.
    "Vuoi il mio potere?" Richiese, serio come non mai. "Kyla, porta la mano in avanti."
    Appena la ragazza l'avesse fatto, anche Aedan tese la mano: le loro dita, quasi si sfioravano. In mezzo a loro, l'arma di Aedan si materializzo': non il Keyblade che aveva rubato al Maestro, quello che aveva recuperato da Xehanort, quello che aveva usato per combattere Kairi Sinclair. Il suo Keyblade, una lama scura che brillava come il cielo stellaro, l'impugnatura decorata e intarsiata. Le dita di Kyla lo toccarono, e Aedan porto' la mano che non teneva il Keyblade su quella della ragazzina, andando a stringerla delicatamente sull'elsa dell'arma, in modo che la afferrasse.

    "Con le tue mani, prendi questa Chiave. Se ne sarai degna, attraverso questo semplice gesto, il suo portatore un giorno sarai." Enuncio', mentre l'aria intorno a loro si faceva elettrica, pregna di tensione e qualcos'altro. "E troverai te stessa, Amica mia. Nessuna rete ti conterra', nessun oceano ti limitera'. Nessuna gabbia intorno a te, fino a quando non rimarrai fedele a te stessa."


    Aedan ritiro' la mano, ma il Keyblade non lo segui'. Rimase nella stretta di Kyla, e una luce lo avvolse. Cambio' aspetto, colore, forma, prendendo quella che rispecchiava di più la ragazzina.
    Aedan le sorrise caloroso. "Congratulazioni, Kyla! Ora sei una Keyblader!" Esclamo', congiungendo le mani felice. "Nasconderei questo piccolo particolare a Fastus, ma nel caso lo scoprisse, ti difendero' io, tranquilla. Sono molto protettivo verso i miei compagni."
     
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    Alla risata di Demarquer, Kyla inarcò un sopracciglio, confusa. Non le era sembrato di aver proferito chissà quale sentenza nei confronti di Fastus, né di aver apertamente ammesso una vera e propria ribellione verso la sua causa anzi. Alla ragazzina non importava un granché di quella guerra, si era ritrovata lì in mezzo per puro caso, e aveva incontrato la fazione "sbagliata" al momento giusto sempre per casualità. Che si trattasse di Fastus o di Sora, poco importava, poiché il suo obiettivo era uno, e anche molto semplice, a tratti banale: sopravvivere.
    Da quando aveva messo piede fuori dalla Rete, Kyla aveva scoperto l'esistenza di centinaia se non migliaia di mondi, l'uno diverso dall'altro, e constatare quanto in realtà la Rete fosse piccola e insignificante non fu affatto facile. Aveva studiato e osservato per mesi interi, aveva interagito con diverse persone e ascoltato innumerevoli storie, ma nessuno di loro fino ad oggi l'aveva fatta sentire effettivamente al sicuro. Nata e cresciuta in un mondo prettamente pragmatico, tutti quei discorsi sulla moralità semplicemente non li capiva, ma forse perché le mancavano alcuni dettagli. Se da una parte assicuravano protezione dagli attacchi, dall'altra semplicemente si limitavano a non attaccare. Perché quindi mettersi contro di loro? Era sicura avessero secondi fini, già solo con Ailani ne aveva avuto la conferma... Ma finché non intaccavano la sua di libertà, perché ribellarsi? Perché dargli apertamente contro, e rischiare di farsi ammazzare?

    Più volte, Kyla si era descritta come un errore, un bug nel sistema, qualcosa da eliminare e in fretta. Non conosceva l'amore, non conosceva l'affetto verso altri Somebody, non aveva genitori o fratelli. Era e rimaneva sola, non apperteneva ad alcun luogo e non aveva una vera e propria casa, né si era mai effettivamente sforzata di trovarla.
    Eppure, forse, per una volta qualcuno aveva ascoltato la sua voce, e l'aveva udita.
    Seguì con lo sguardo il ragazzo non appena questi si alzò dinnanzi a lei, deglutendo a vuoto. Una leggera agitazione pervase il suo corpo, consapevole del commento che aveva fatto poco fa e immaginando già il peggio. Forse si era spinta oltre? Forse aveva interpretato male le sue intenzioni? Annuì silenziosamente alla domanda del ragazzo, le sopracciglia prima corrucciate che si rilassavano piano piano. Allungò la sua mano come le aveva richiesto, sussultando quando le loro dita per poco non si sfiorarono. Ormai consapevole che da lì non sarebbe più potuta tornare indietro, seppur con mano tremante, Kyla si lasciò completamente trasportare e socchiuse lentamente gli occhi.
    Osservò il Keyblade che si materializzò dinnanzi la sua mano, studiandone i dettagli, affascinata da una simile arma. Ne aveva sentito solamente parlare, ma non ne aveva mai visto uno così da vicino in prima persona. Erano... Strane, a malapena assomigliavano effettivamente a una chiave. Si chiese come fosse possibile che una simile arma racchiudesse un tale potere, ma se fino a qualche mese fa era convinta che quel suo disco racchiudesse il suo cervello... Forse una chiave così forte, non era poi tanto inverosimile.
    Si lasciò guidare da Demarquer, appoggiando il palmo sull'elsa e chiudendo la mano a pugno, ignorando qualsiasi altra cosa stesse accadendo al di fuori del loro incontro, come se si stesse ritrovando in uno stato di trance. I suoi occhi si posarono brevemente sul volto di Demarquer, le sue parole che riverberarono lungo tutta la sua spina dorsale, tremando dall'intensità di quella scossa. Inizialmente non collegò il fatto che l'arma le rimase tra le mani, osservandola con apparente apatia, finché questa non s'illuminò un'altra volta. Una flebile luce azzurrina, emanava un leggero calore più che accetto dalla sua mano ormai congelata, e finalmente la sua espressione mutò in stupore. Balbettò qualcosa di impercettibile, mordendosi il labbro inferiore non appena questa calda e invitante luce venne brutalmente afferrata da un... Rovo? Viola, cambiandone completamente l'aspetto.
    Dinnanzi a sé si ritrovò un'arma molto simile stilisticamente al suo disco, eppure contemporaneamente completamente diversa. Uno strano rovo, seghettato e irregolare, la circondava, creando quegli ormai iconici tre dentini e comprendo parzialmente l'elsa. Se la rigirò tra le mani, constatando la sua insolita leggerezza, per poi guardare Demarquer con sguardo indecifrabile.
    Era... Confusa? Non sapeva come funzionavano certe cose, né come si sarebbe dovuta comportare d'ora in poi, né come rivolgergli la parola, né- Era tutto così confuso, così strano e... Facile?
    - Fastus- Cosa? Credevo... Questo - sollevò leggermente il Keyblade - Credevo facesse parte del suo piano...? - la consapevolezza di quello che era appena successo lentamente pervase il suo corpo, sgranando sempre di più gli occhi.
    - Come... Come è possibile? I Keyblader fanno parte dell'Esercito di Sora, io non combatto per... Per loro... Almeno credo... - forse era uno che faceva il doppiogioco? Kyla era totalmente ignara del funzionamento di una simile arma, né era ancora perfettamente consapevole di cosa tutto ciò avrebbe comportato.
    Rimase quindi a guardare il suo interlocutore con apparente stupore, più domande che risposte rispetto a prima, sperando che almeno una parte di tutti quei suoi dubbi ricevessero risposta.

    Immagine del Keyblade in questione:


    zw54PKX

    VOID
     
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