La vie est drôle

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    Il Castello Bianco che Non (Dovrebbe) Esiste(re)

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    Xana Schaeffer

    Avvio sequenza di memorizzazione.
    CODE: XANA.
    Giorno 28. Sto perdendo le speranze. Dopo più di un mese passato a vagabondare fra le vie dei mondi. Nonostante fossi conscia delle possibilità molto basse di ritrovare alcuna informazione sull'organizzazione Green Phoenix. Una su duecentoquarantesette, ad essere precisi. Con variabili aleatorie minori. La mia ricerca mi ha portato in Francia, Parigi ad essere precisi. In una popolazione che conta due milioni duecento ventinovesima e novantacinque abitanti, le probabilità di successo si restringono ulteriormente. Nonostante tutto questo luogo emana una sensazione di ... pace.
    Chiudo.
    CODE: XANA

    Gli occhi della donna si riaprirono, mostrando la loro brillantezza meccanica esposta al sole della magnifica capitale francese. Camminando al di fuori del proprio rifugio, avrebbe percorso un breve pezzo di strada a testa bassa, incurante del vociare parigino. Non era qui per una visita di piacere. Nessuno dei viaggi era mai stato per piacere. La vita di due persone a lei importanti, la sua unica famiglia, erano in gioco. Il volto della sua amata Aelita, dolce raggio solare nelle vuote giornate passate fra codice digitale. Come potevano osare pensare di poter semplicemente toccare qualcuno a lei prezioso? Non meritavano di vivere.
    Questi viaggi, però, avevano permesso a Xana di comprendere meglio la natura dell'umanità. Radiant Garden era stato il suo primo soggetto di studi. La città appariva ben organizzata da una struttura oligarchica da non poco conto. I dati che aveva a disposizione sulle figure che ne facevano parte erano più che positivi, per quanto il tipo di governo fosse una bandiera rossa. Inoltre il loro comandante, Evan Gallaway, era scomparso per un breve periodo di tempo. Le figure politiche non erano il suo forte. Si era più interessata al popolo, a quelle persone che costituivano l'effettiva città. Tanti individui con le loro piccole storie, le loro tristi e felici avventure. Aveva notato difetti e pregi di ciascuno di loro, studiando pian piano quanto variabile fosse la razza umana.
    Sciocchezze.
    Gli umani, in un certo senso, differivano per poche cose. Ma vi era sempre il cuore ad accomunare tutti loro. Ed un cuore è imprevedibile, pericoloso. Qualcosa di matematicamente impossibile da calcolare. Poteva quasi ammettere che l'urtasse. Quasi.

    "Mais le vie est drôle." Aveva sussurrato, immersa nei suoi lunghi calcoli.
    La vita è divertente. Un continuo intrattenimento infinito, ricco di sorprese ed avvenimenti inaspettati. Chissà se mai sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe finalmente arrivato qualcuno o qualcosa a farle cambiare idea. Magari, per ora, si sarebbe potuta godere il panorama francese, farsi lunghe passeggiate sulla Senna...
    Ma per il momento si sarebbe limitata a camminare senza meta. Serviva un piano. Ed un piano occupa un tempo computazionale imprecisato.

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    Dremurr Felinyahs

    Ah, Parigi!
    Uno dei Mondi più romantici in circolazione, tra architettura, panorama, giochi di luce ed ogni forma di arte: non per nulla Paris è considerata una meta indispensabile per gli amanti dei sentimenti e dell'eleganza.
    Non è la prima volta che il felino visita questa grande città, anzi, ci sarebbe una lunga storia da raccontare, ma non è questo il luogo né il momento per farlo, anche perché non ci sarebbe nessuno che ascolta (?)

    Concentriamoci, invece, sulla posizione attuale della tigre e sul modo in cui occupa il suo tempo.
    Iniziamo dunque con il suo vestiario, composto dal un classico sportivo rosso gilet tenuto aperto in modo lasciare libere non solo le spalle e le braccia ma anche la parte centrale di petto ed addome, e dei pantaloncini neri che scendono fino alle ginocchia senza raggiungerle, abiti leggeri che gli donano la massima libertà di movimento così come il piacere del percepire la pianta del piede digitigrado direttamente sulla fredda pavimentazione che compone le strade della città.
    Tutto regolare... ma dove si trova?

    E' ad un bar, occupa un tavolino esterno, di quelli alti in modo da poter sostare in piedi, senza ricorrere ad una sedia, vuoi per comodità, preferenza o questioni di tempi.
    Non è solo per il suo aspetto felino che si distingue la tigre, ma è anche per la sua voce calda e marcata che ben presto di farà sentire, esotica nei suoni ma non troppo contenta negli intenti, sebbene non si alteri particolarmente
    "Fammi capire bene..." inizia verso un cameriere, la mano destra adagiata sul tavolo e la gemella si solleva per massaggiarsi il dorso del muso con il polpastrello di indice e medio "E' così che gira l'economia qui... con i fraintendimenti?" domanda dunque.
    "Vi rendete conto che è una cosa assurda?" di nuovo quella domanda e la mancina si sposta verso sinistra come ad indicare una delle due alternative "Se le persone non vogliono più qualcosa" mano che poi si sposta nella direzione opposta per indicare la seconda possibilità "O se la vogliono ancora" la mano si riporta sul tavolo "Voi usate in ogni caso -plus de ça-?"
    si, quella frase la pronuncia con un tono più marcato

    La mancina di nuovo si solleva verso l'alto, adesso per massaggiarsi con l'indice la tempia
    "Il punto focale di una lingua è rendere distinguibili le cose... che senso ha dire due cose opposte alla stessa maniera!?" motiva quel discorso "Già ho dovuto pagare fior di soldi al ristorante quando, per un'espressione di stupore, mi hanno portato dell'oca!" miagola accentuato, ma eccolo cercare di calmarsi in un profondo sospiro di rassegnazione nel tentativo di scaricare parte della tensione accumulata "Che tra l'altro tralasciamo il come si scrive oca" breve pausa "Tre vocali, ma si pronunciano le altre due!"
    E' abbastanza emotivo, si era capito? (?)

    Edited by Allister - 7/5/2021, 18:24
     
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    La struttura delle strade di Parigi avevano una storia di non poco conto. Qualcheduno, nei secoli scorsi, aveva improvvisamente deciso che per ricorrere ai ripari dalla sovrappopolazione della città, tutta la zona storica doveva essere demolita. Un vero spreco, in tutta onestà, ma si sa che certe persone ragionano più col portafoglio che con la mente. Xana si era ritrovata a guardare gli alti edifici, ora anche loro marchiati dal tempo, che si affacciavano sulle strade parigine, incuranti dei danni che avevano causato alla storia di tale città. Mentre parte del suo sofisticato sistema nervoso rifletteva sul da farsi, una piccola parte di esso si era messo ad ammirare come l’uomo potesse sbagliare in così poco tempo tante cose. L’origine di un luogo simile non importava in alcun modo chi la abitava?
    Vedeva così tante persone intente a passeggiare e dialogare nella loro lingua, francesi, italiani, ma anche orientali, indifferenti da ciò che li circondava. Sapeva che gli umani erano tutti differenti, ognuno con le proprie passioni e mansioni, che esploravano il mondo a modo loro. Un po’ le dispiaceva non poter veramente fare la turista. Così almeno avrebbe capito cosa l’attirava così tanto in quella città.

    Durante il suo cammino, notò un piccolo locale non troppo affollato, ricco di tavolini alti e a quattro piedi, totalmente liberi per permettere a chiunque di potersi sedere. Un luogo particolare dove poter mettere un locale, visto che si affacciava su una strada. “Saint Jean”, quello era il nome del locale, si presentava con dei motivi a strisce sulle mura, alternando il nero ed il bianco, e con ampie vetrate che facevano da finestre. Sbirciando, all’interno di essere sarebbe stato possibile notare un lungo bancone in legno con un continuo via vai di individui che stavano probabilmente preparando qualcosa per i clienti che erano al suo interno. Non era mai stato in un luogo del genere. Possedeva certamente le comuni funzioni di un apparto digerente, ma non aveva mai mangiato per il solo gusto di farlo.
    Si avvicinò dunque ai tavolini, incappando in una bizzarra conversazione. Voltandosi verso la provenienza della voce, la situazione si fece ancora più assurda nel vedere il suo interlocutore. Una serie di punti interrogativi divenne tutto ciò che furono capaci di dedurre i suoi sensori, portando la donna a domandarsi semplicemente “cosa?”.
    Avvicinandosi con la giusta cautela, si mise ad osservare ed origliare la sua discussione con una sbigottita cameriera. Il felinide pelo era di un soffice bianco, simile a quello di una nuvola, macchiato appena da lunghe striscie nere, identificandolo facilmente come una tigre. Il viso, evidenziato da questi sottili occhi rossi, aveva una strana peluria al di sopra del capo, come ad evidenziare dei capelli che normalmente un animale non possederebbe. Infine la lunga coda cedeva sotto il flusso della gravità e si muoveva sinuosa per aria, puntata verso il suolo. L’unica constatazione che potè fare era che era anche lui un viaggiatore di mondi.
    Assistendo al discorso, per un attimo sentì una sensazione piacevole che l’avrebbe portata a sorridere.
    Excusez-moi, mes amis. Mais je pense que ce n'est pas le lieu pour cette conversation.” Si sarebbe introdotta la donna, dando sfoggio del suo pragmatico francese, ed evidenziando come non fosse il luogo adatto per un discorso del genere. La voce sarebbe apparsa calma, forse contagiata da un leggero risolio. Avvicinandosi scuotendo piano il capo, si sarebbe poi rivolta verso la cameriera, ancora un po’ confusa da quanto stesse accadendo.
    Cet étranger est un peu ... en dehors de cette ville. Il n'apprécie pas la langue française.
    Provava a giustificare in qualche modo l’odio dell’uomo per tale lingua e sperava che ciò fosse sufficiente a convincere la povera ragazza ad abbandonare la conversazione. Se ciò fosse stato, si sarebbe avvicinata al tavolo, squadrando l’uomo con uno sguardo apparentemente seccato.
    Capisco tranquillamente tu non possa essere amante della lingua, ma se già il tuo aspetto non aiuta a confondersi in questo mondo, prova almeno ad evitare certe cose. Non ti do torto, ma… Non dovrebbe esserci una certa segretezza da mantenere negli altri mondi, right?
    Doveva ammettere che il felinide antropomorfo la incuriosiva parecchio. Non solo per l’aspetto fisico o per il modo di parlare, ma… come c’era finito qualcuno così in un luogo simile? Che fosse un viaggiatore di mondi disperso?
    Solo il tempo avrebbe dato una risposta.
     
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    Dremurr Felinyahs

    Ormai è divenuta una questione di principio: da una singola falla causata da una lingua sempre meno comprensibile ne sono derivate altre, un rancore che la tigre probabilmente porta con sé da diversi anni, ma ciononostante non sembra alterarsi più di tanto, solo pronunciare quelle parole con tono più marcato ma comunque garbato sotto certi punti di vista, sempre con quell'accento felino che dona tratti esotici alle parole.
    Quella "conversazione" verrà ad ogni modo interrotta quando una terza voce si aggiunge al coro, una voce femminile che porta il felino a ruotare gli occhi scarlatti in direzione della sua fonte così da individuare la figura che ha pronunciato quelle parole... ed una volta individuata, se la mandritta resta adagiata sul bancone, la gemella s'avvicina al volto per adagiare il polpastrello di indice e medio sul dorso del naso e, unite, le farebbe scorrere fino alla base e poi di nuovo verso il tartufo, in un movimento lento con cui vorrebbe massaggiarsi. Ad un orecchio veramente attento, sarà persino possibile udire un leve e costante tremore delle corde vocali, una ritmica contrazione continua che si espande fino al petto ed alle fauci, riuscendo ad uscire da queste come un sommesso [purrrrr] di fusa in un tentativo repentino di calmarsi.

    Ora che lo si potrà guardare più da vicino, "tigre" è solo termine per definirlo in maniera generica e rapida: pur avendo il classico pelo bianco a nere striature, esattamente come una tigre albina, il suo fisico è slanciato ed atletico, decisamente sviluppato ma non grosso come quello dei suddetti felini, lineamenti che comunque mantengono una grazia ed armonia, eleganti; gli occhi, invece, hanno una colorazione decisamente rara e, come quelli della maggior parte dei felini, possono vantare di pupille in grado di cambiare forma e dimensione per adattarsi alla luminosità, passando da semplici tagli stretti e lunghi in situazioni di luce intensa a sfere nere così ampie da ridurre le iridi a piccoli anelli scarlatti in momenti di buio profondo; in ultimo, ma non per importanza, anzi, forse persino il punto più importante, c'è la coda, che si estende per una lunghezza complessiva di un metro e novanta, dimensioni simile all'altezza del Khajit, e che partendo dalla base tigrina si espande gradualmente ed armoniosamente fino a divenire simile a quella di un leopardo delle nevi, dal pelo soffice e morbido.

    Un orecchio resta rivolto al cameriere e l'altro verso la nuova arrivata ed è in direzione di quest'ultima che il muso si volge dopo poco
    "Si, si... hai ragione"
    Anche se Xana ha parlato in francese, il felino par che l'abbia ugualmente compresa, motivo per cui si rivolge a lei con tono che torna cordiale e pacato, sempre con il garbo che lo caratterizza ed ogni peso donato alle parole pronunciate
    "Conosco bene questo posto... ma non venivo qui da molto e già ero contrariato per le cifre esorbitanti che mi stanno facendo spendere" il tono, più che da chi non ha troppi soldi da gettare, è quello di chi non apprezza fraintendimenti culturali.
    Scuote il capo una singola volta ed abbassa la mano sinistra per poggiarla sul tavolo, ma cessa quelle sommesse fusa che continua ancora a produrre, così come non smette di parlare, adesso rivolgersi alla cameriera con un sottile sorriso che le andrebbe rivolto
    "Scusa, non intendevo arrabbiarmi con te" miagola "Fai così... se l'avete, portami una tazza di latte di riso" andrebbe così a fare la sua ordinazione, pronta a vederla andare via, eventualmente anche con l'ordine di Xena.

    In ogni caso, si volterebbe verso quella che appare come un'Umana... anche se risulta sempre lui quello con l'aspetto atipico (?).
    Alle sue parole, comunque, la mancina di nuovo si solleva, adesso per adagiarsi a palmo pieno dietro la nuca, gesto accompagnato da un ampliarsi di quel sorriso, improvvisamente più felino
    "Non hai tutti i torti!"
    Esclamerebbe in un miagolio a metà tra il giocosamente imbarazzato ed il divertito prima di abbassare per l'ennesima volta la mano ed adesso tornando a rivolgersi all'altra
    "Lo so, mimetizzarmi non è cosa molto semplice... dopotutto sono una tigre umanoide parlante" spiega "E non mi piace perdere le staffe... ma è stata una giornata difficile ed i disagi che questa lingua mi portano mettono solo il carico a novanta" scuote il capo "Non avevo intenzione di creare disagio, anzi" strano a dirlo, ma il felino è più razionale di così (?).

    Mantiene dunque il capo in sua direzione ed il sorriso sul volto si fa morbido e cortese, un accenno di calore come nella sua voce, un tono completamente diverso da quello usato con la cameriera poc'anzi, segno non solo dell'ampio spettro emotivo del Khajit, ma anche della sua capacità di mutare così facilmente da una condizione all'altra... ma ciò non ci dovrebbe stupure, dopotutto i gatti sono famosi per passare dal bisogno di carezze alla totale aggressività con conseguente morso della mano accettata fino a pochi secondi prima.
    Non arriva fino a questo punto, ma ci si avvicina (?)
    "Ti posso offrire qualcosa? Consideralo come un modo per farmi perdonare"
    Propone infine, sempre con tono leggero e sottile sorriso e, come detto, senza mai sopprimere quelle fusa che le corde vocali continuano a produrre senza sosta, a dimostrazione del suo stato d'animo
     
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    Parigi era una delle capitali più affascinanti di tutta Europa. Così i database la definivano e Xana non era ancora certa di poterla definire in quel modo, poiché non conosceva ancora bene la sua struttura personalmente e forse non possedeva nemmeno il tempo di poter ammirare la metropoli come era giusto fare. Non era una turista. Era lì per una missione ben precisa, a cui stava dedicando tutto il Cuore e corpo. Non pretendeva che nessuno potesse capirla, d’altronde non tutti potevano essere una sofisticata intelligenza artificiale a cui era stato donato un corpo. Probabilmente molti, soprattutto chi non possedeva il vantaggio di poter viaggiare tra i mondi.
    Era anche vero che inizialmente non era convinta fosse possibile uscire da Radiant Garden. Aveva vagabondato per molto tempo in città, aveva bisogno di ricaricare le energie dopo la materializzazione. Caricando i suoi sistemi, si rese conto di quanto poco conoscesse sul mondo in cui si trovava, se non le poche informazioni lasciate da Walter Schaeffer. Non che fossero molte e spesso si soffermavano sui fiori e la loro composizione. Il professore doveva avere una fissa su tale argomento. O probabilmente era qualcosa che aveva aggiunto per Aelita. Sorrise ancora al pensiero del viso della bambina, immaginando i suoi capelli rosei…
    Scosse velocemente la testa, ritornando con la mente in quel locale parigino, doveva aveva appena iniziato un discorso con il suo curioso interlocutore.

    Fu felice di vedere che il suo intervento fosse servito a qualcosa. Il felinide interruppe il suo turbinoso discorso sull’origine e l’incostanza della lingua francese e si acquietò con calma. Potè quasi giurare di sentirlo fare le fusa ed i sistemi della ragazza andarono in confusione più di prima. Possedeva realmente anche le normali funzioni della razza derivante, dunque. Era una constatazione strana da fare e Xana non riusciva esattamente ad inquadrare a che specie (o addirittura regno!) potesse appartenere un individuo simile. Le sembrava scortese chiedere, probabilmente sarebbe saltato fuori normalmente senza nemmeno provare a chiedere. Ciò che la sorprese fu più che altro sentire che non era la prima volta che veniva nella capitale.
    Conosco bene questo posto... ma non venivo qui da molto e già ero contrariato per le cifre esorbitanti che mi stanno facendo spendere
    All’automa venne da sorridere, chiedendosi come potesse dire una cosa simile senza alcun problema. Era indubbiamente ilare immaginare un gatto a due zampe camminare per le strade della città, incurante di chiunque lo circondasse. Si sarebbe poi avvicinata al tavolo, dopo l’ordinazione del suo interlocutore, per appoggiare una mano sul tavolo. La fluidità dei suoi movimenti e la morbidezza della sua pelle appariva d'altro mondo. Era certamente quella che un umano semplice avrebbe definito, vista la locazione, una femme fatale. Non avevano idea di quanto si potesse avvicinare alla realtà, se avessero potuto vedere le sue due pistole, ben nascoste nella giacca che portava.
    Lo so, mimetizzarmi non è cosa molto semplice... dopotutto sono una tigre umanoide parlante
    L’importante era ammetterlo. Ma il risolino imbarazzato l’aveva addolcita, impedendole di provocare qualunque tipo di risposta sarcastica.
    E non mi piace perdere le staffe... ma è stata una giornata difficile ed i disagi che questa lingua mi portano mettono solo il carico a novanta!”
    Posso solo immaginare. Sei molto sensibile, noto.
    Era più una constatazione amichevole, fatta per poter spezzare il ghiaccio. Da dove derivasse il termine, era un mistero per lei.
    “Ti posso offrire qualcosa? Consideralo come un modo per farmi perdonare"
    Inizialmente, la risposta della sua mente era stata un no diretto. Vi era però una piccola, microscopica parte, che aveva compiuto un calcolo veloce, valutando la possibilità di ottenere un nuovo informatore riguardante la posizione della sua famiglia. Poggiando il resto del braccio, avrebbe annuito leggermente, sorridente.
    Potrebbe funzionare. Ammetto che è raro che qualcuno mi offra qualcosa, mi sembrerebbe scortese rifiutare. Mi chiamo Xana. E tu?
    D’altronde i convenevoli da presentazione sarebbero stati necessari. Magari, una volta ritornata la cameriera, avrebbe ordinato in francese un lattè macchiato ed un croissant visto che i francesi si vantavano tanto di farli perfetti.
    Sei un viaggiatore, immagino. Visto il tuo poco amore per la Francia sono certo tu non sia in alcun modo francese, n’est pas?
    L’obiettivo adesso era poter conversare amichevolmente. Forse… Forse sotto sotto la necessità di parlare con qualcuno stava trionfando sul suo obiettivo.
    Non lo avrebbe ammesso in nessun caso.
     
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    Dremurr Felinyahs

    Entrambi i padiglioni auricolari sono rivolti verso la donna e non solo... ad ogni suo minimo movimento, le triangolari orecchie si muovono in maniera millimetrica in base a quale lato dell'altra si sia spostato: ad un'azione del lato sinistro, infatti, avrebbe corrisposto una reazioen dell'orecchio destro e viceversa, segno che la tigre, nonostante il sottile e leggero sorriso che mostra, sta dedicando estrema attenzione alla sua interlocutrice.
    Non si tratta di sospetto, ma di mera curiosità felina, un'idea accentuata da semplice allargarsi graduale delle pupille ad ogni passo di Xena, al punto da diventare ampi cerchi, neri come l'abisso, circondati da sottili anelli scarlatti in cui le iridi si son ridotte.
    Basta questo a far comprendere come Dremurr non solo abbia l'aspetto di una tigre umanoide, in aggiunta ai tratti di altri felini, ma anche buona parte (se non la totalità) le funzioni fisiche e probabilmente emotive di tali creature, cosa già confermata dalla voce miagolante.

    La coda resta mogia dietro di lui con solo l'estremità ad oscillare lenta quanto sinuosa e non smettono nemmeno le fusa soffuse prodotte dalla vibrazione costante delle corde vocali che si espandono fino al muso ed al petto, spalle incluse
    "Si vede tanto?"
    Domanda in un mezzo sorriso miagolato che non nasconde la natura retorica, essendo quella una verità di sé che chiunque conosce, almeno tra quelli che hanno avuto modo di avere a che fare con la Tigre.
    Scuote il capo una singola volta prima di continuare il discorso
    "Sono molto attento ai particolari in ogni situazione e mi piace riflettere molto prima di fare qualcosa... ma non riesco a tenere a freno la mia emotività, sebbene questa non sovrasti la ragione"
    Informa, scandendo sempre con fluida cura ogni parola e non tardando a lasciarsi sfuggire un commento rapido e condito da giocoso imbarazzo
    "Lo so, sembra quasi un paradosso" esclama semplicemente.

    Mantiene una posa composta, con la schiena dritta, gambe leggermente divaricate e mani rilassate sul tavolo dinanzi a lui, mentre lo sguardo scarlatto resta in direzione della donna che occupa al tavolo il posto diametralmente opposto al proprio
    "Perché? " domanda a questo punto, non nascondendo curiosità a tal proposito "Dalle mie parti è abbastanza naturale" rivela con una rapida scrollata di spalle "Non ci sono obblighi o divieti in tal merito, è solo che siamo abitati fin dalla nascita a vivere in comunità, secondo l'idea dell'importanza fatta alla comunità" termina con un ampio sorriso, sempre garbato e felino.
    Lo si può dunque definire un animale da branco a questo punto... anche se non è chiaro quanto sia una buona idea chiamarlo "animale".
    Arriva dunque il momento di presentarsi e lo farà con un breve e completo inchino del capo
    "Io sono Dremurr Felinyahs" rivela dunque il suo nome "So che te lo stai chiedendo... e si, sono un viaggiatore dei mondi" rivela anche questo.
    La coda guizza per un momento verso sinistra con più enfasi prima di riprendere la sua normale oscillazione.
    "Sono in molti a chiedermelo... ormai viaggio da molto tempo"
    Non si fa problemi a rivelarlo, anzi, rincara la dose e continua con quella spiegazione
    "Per questo è di solito facile capire se una persona è autoctona"
    A completare la frase, la mano sinistra si solleva per raggiungere il naso e picchiettare un paio di volte con il polpastrello dell'indice sul tartufo, come ad indicarle che è l'odore quello a permettergli il più delle volte ad ottenere tale informazione.

    La mancina torna dunque in posizione ed il muso non perde quel morbido quanto sottile sorrisetto
    "Neanche tu sembri del posto"
    Commenta semplicemente, con una lieve inflessione interrogativa in una domanda indiretta a lei rivolta.
    È curioso, lo ha già detto, e non sembra essere intenzionato a tenere a freno tale aspetto della sua personalità
     
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    La curiosità si può definire come il motore vitale di ogni essere vivente. In fin dei conti, ciò è quel che spinge i cuccioli ad uscire al di fuori di nido, i volatili a spiccare il volo nell’alto dei cieli e i giovani adulti a viaggiare. In parte ammirava questo approccio alla vita. Per un’intelligenza artificiale comune tale concetto era inconcepibile. Una sezione di codice automatizzata riconosceva solo i semplici bit che cambiavano valore costantemente, fra due singoli valori. Non aveva modo di capire cosa ci fosse al di fuori di esso, a cosa fruisse il suo mutamento.
    Lei non era una banale IA. Lei era una Schaffer, in fin dei conti, creata appositamente per poter essere il più umana possibile. Quanto di ciò potesse essere definito realizzato al 100% era impossibile capirlo. Non aveva avuto modo di avere i giusti insegnamenti da parte di nessuno, l’unica figura con cui aveva avuto numerose interazioni rimaneva unicamente Aelita. Quanto le mancava la sua sorellina. Il motivo che l’aveva spinta a viaggiare, alla fine, non era curiosità.
    Era giustizia.

    Il felinide dinanzi a lei, invece, era spinto da tutt’altra motivazione. La curiosità, d’altronde, era genetica per lui. Era parte indelebile del suo carattere e del suo essere e non poteva di certo negare che ciò la rendeva interessata ancora di più a chi si trovava davanti. Le profondi iridi dell’umanoide erano affascinanti, mostrando ancora una volta la perfezione della sua essenza felina.
    Il discorso sulla sensibilità sembrava averlo colpito particolarmente, provocandogli un’ilare reazione che avrebbe visto tranquillamente in un normale animale.
    Sono molto attento ai particolari in ogni situazione e mi piace riflettere molto prima di fare qualcosa... ma non riesco a tenere a freno la mia emotività, sebbene questa non sovrasti la ragione
    Se posso essere totalmente onesta, sì. Suona esattamente come un paradosso. Ma chi sono io per giudicare?
    In verità i suoi circuiti imploravano pietà per tale frase, non essendo abituati ad un’incoerenza simile. Era ancora difficile distinguere la sua parte umana dalla sua parte meccanica, provocandole reazioni non poco differenti. Certamente la sua voce sarebbe apparsa normale, tranquilla, ma un leggero tic alla sua gamba destra, immediatamente nascosto da un rapido movimento della donna.
    Non ci sono obblighi o divieti in tal merito, è solo che siamo abituati fin dalla nascita a vivere in comunità, secondo l'idea dell'importanza fatta alla comunità
    Xana inclinò leggermente la testa, sbattendo un paio di volte le palpebre, sufficientemente stupita.
    E’ molto gentile da parte tua. Onestamente non ho mai capito il motivo. Forse sembro troppo intimidatoria. Trovi anche tu?
    Feedback dell’utente. A volte è spesso richiesto dai propri creatori questo orripilante obbligo di dover chiedere cosa pensasse del servizio offerto. E spesso quelle che riceveva Xana venivano eliminate immediatamente, visto che spesso si limitavano a grugniti o insulti alla sua femminilità. Certo, in quei casi un calcio era lecito tirarglielo.
    La gentilissima e cordiale tigre, però, si presentò con la sua calda voce. Dreemur Felinyahs, segnato. Il suo sistema confermò l’esito positivo della registrazione dell’uomo, nonostante la colonna riguardante la razza fosse ancora ignota. Poco importava. Rivelò di viaggiare da molto tempo, forse amava questo senso di libertà che vagare fra i mondi donava ai suoi esploratori. In effetti sembrava molto uno spirito libero.
    Neanche tu sembri del posto
    Alla donna sfuggì una leggera risata, scuotendo piano la testa divertita.
    Affermativo, non sono affatto parigina tantomeno francese. Mi viene da chiederti come tu possa averlo intuito, però. Trovo il mio francese superiore al normale livello didattico. E’ forse l’abbigliamento? Non credo di aver capito appieno la moda femminile.
    Che potesse trattarsi di un indizio effettivo sulla sua vera natura? Non era dato saperlo. Avrebbe volto lo sguardo pazientemente verso l’entrata del bar, curiosando nuovamente fra gli scaffali del negozio.
    Questo mondo è molto calmo. Sembra quasi che agli uomini non interessi altro che camminare tra queste strade. Peculiare. E’ ciò che ti ha attirato qui, Dreemur?
    Non sapeva esattamente come iniziare una discussione, ma di certo una frase simile poteva essere vista come spezzaghiaccio.
    Chissà se non si sarebbe aperta un po’ nei suoi confronti.
     
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