Il Ritardo Scritto a Quattro Mani

ovvero, "Il Formaggio di Emme"

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    Ieri sera è stata fruttuosa in quanto mongoloidismo e ritardo mentale spinto, alimentato dai fumi dell'alcool e da pizze di empia fattura.

    Da un soggetto di tale Michele Malafede e scritto in collaborazione con me medesimo ormai completamente distrutto da un litro di vino in bottiglia di plastica accattata al famila...

    Il formaggio di Emme: l’Emme-nthal. La nascita dei McCLanG
    Preambolo


    L’addestramento dei guardiani inflitto da Emme ai suoi uomini prevedeva la capacità dei suoi soldati di procacciarsi il cibo autonomamente. Tale esercizio imponeva di acquisire anche la capacità di lavorare la materia prima in prodotti più duraturi al fine di aumentare la varietà nutrizionale della razione del Guardiano medio.
    E chi erano i guardiani medi che più medi non era concepibile pensarne? Ovviamente i McCLanG.
    Prima delle grandi guerre ad est, della morte di semidei, demoni, elfi e ogni nefandezza immaginabile a seguito della partenza verso Mossia da parte di Emme e dei suoi più fidati guardiani, ci fu la “Lunga Quiete”. Un periodo di lunga e laboriosa crescita tecnologica e scientifica, finalizzata alla creazione di nazioni forti, progredite, tecnicamente incomparabili al resto delle potenze di quel pianeta. Una delle scienze di maggior rilevanza strategica era la zootecnia e la trasformazione dei prodotti agricoli ed animali.
    Il luogo in cui avvenne questo miracolo evolutivo e culturale erano le montagne (senza nome fino a quel momento) che divennero la base dell’assemblea di guardiani guidata da Emme dalle terre dimenticate. In seguito, questa catena montuosa, che collegava la giungla ai monti antracite, venne ribattezzata la “Catena Montuosa della Giogaia di massicci dei Monti Guardiani” (in un impeto memetico di Elyas, Rose e Giselle in preda al babbio) o semplicemente “le montagne” come le chiamava tutto il resto dell’assemblea.
    Dopo dieci anni di “Studio matto e disperatissimo” dei guardiani sotto la ferrea (e per niente affettata) disciplina emmica che condusse ad un elevato grado di macrorchidismo tra i guardiani, ormai giunti ad un livello di saturazione psico-fisica senza precedenti. Chi ne soffriva maggiormente erano i guardiani più d’azione che di contemplazione e tra questi tre individui spiccavano maggiormente tra le loro fila: Raul McCane, Raul McLane e Gregor McGregor. I tre non avevano mai interagito granché tra loro, anzi, spesso era facile trovarli in compagnia dei loro compagni d’arme confidenti: McLane con Dimeone, Gregor con Euno, McCane con Ubaldo.
    Tuttavia, in una casuale e fortuita convergenza di eventi, questi tre si ritrovarono insieme in missione nella “Piana dei Capranesi”, una tribù bestiale con una lingua non apparentata con quelle della giungla e delle praterie, che però dicevano di avere inventato locuzioni nelle altre lingue (mentendo palesemente). Essi perseguivano il culto ortodosso del dio Caprino, che conferiva loro il tipico aspetto “caprino” avente come connotati fenotipici caratteristici le lunghe barbe a punta, gli occhi a pupilla rettangolare/orizzontale, le orecchie larghe e strette e la capacità non indifferente di scalare qualsiasi superficie con pendenze fino ad 89°, a 90° cadono in uno stato confusionario che le fa precipitare, mica per colpa della fantomatica “gravità” (questo perché non la conoscevano, mica per altro).
    “McLane, perché c’è un bipede fermo su una parete quasi verticale vestito in modo quantomeno “appariscente”?” Chiese un perplesso McGregor al compagno.
    “Credo che quello sia un Caprionota” Disse indicando l’uomo che mangiava un’insalata quasi sospeso nel vuoto “Sembra molto a suo agio, io avrei un serie di infarti continua se mi trovassi nella sua medesima situazione.”
    “Perché non sei una capra McLane, sei un essere umano come gli altri. Più o meno.” Esordì McLane “Esimi colleghi, potete cortesemente ricordarmi perché siamo qui?”
    “Emme ci ha affidato il compito, a mio parere un po’ ingrato, di entrare in contatto con questa popolazione ed assistere alla sagra di un dolce a base di formaggio. Obbiettivo non secondario, apprendere le loro tecniche di trasformazione del latte in formaggio ed altri prodotti caseari.” Rispose perentorio Gregor McGregor.
    “Non ci resta altro che entrare nella cittadina e portare a termine la missione.” McLane sembrò rinvigorito, rincuorato, rinsavito, rimpolpato e un po’ anche rincoglionito dalla prospettiva futura.
    La piana dei Caprianoti
    I tre si addentrarono nella valle, fissati dai pochi Caprianoti rimasti a sorvegliare i confini della loro piana pietrosa ed erbosa (diremmo erbopietrosa). La valle si estendeva per circa 65 chilometri quadrati ad una quota di 1700 metri, la cittadina era lambita da un lago di origine quantomeno dubbia; infatti, di fronte alla monumentale e per niente equivoca diga che lo aveva generato non lasciasse spazio all’immaginazione sulla sua origine, per quanto i Caprianoti dicessero che fosse naturale, al più costruita dai giganti come se le due origini potessero riferirsi ad una matrice naturale comune.
    “Quella è una diga…” Disse Gregor con tono meravigliato seppure inquieto.
    “è inequivocabilmente una diga.” Controbatte McCane.
    “è ovviamente una diga!” ribatté McLane ai due “Brutti babbi, non crederete veramente alla sciocchezza dei giganti o che sia stata costruita dai giganti?”
    “Certo, ma sebbene la realtà non possa che essere questa, quelle proposte dai locali è una teoria che non può essere esclusa a priori, vanno considerati gli elementi etnografici e comprendere la radice di tali credenze. I giganti potrebbero essere esistiti.” Continuò McGregor.
    “Concordo con Gregor, l’elemento etnoculturale non può mai prescindere dallo studio antropologico.” McCane continuava a dar forza al punto di vista del compagno, il tutto davanti ad un McLane dubbioso e quasi convinto dalle loro argomentazioni.
    “Dopotutto, il nostro generale Emme ci ha parlato di un popolo del suo mondo, un popolo che ha definito di bifolchi e totali imbecilli1 che quando il supremo Impero Romano abbandonò la loro isola maledetta ed insignificante (del cazzo), attribuirono la realizzazione delle loro grandiose costruzioni (sebbene mediocri in confronto a ciò che venne costruito nel resto dell’impero) ai GIGANTI. Perché non dovrebbe essere così anche per loro?” Concluse Gregor, convincendo pienamente i suoi compagni e ricordando loro le infinite e magniloquenti lezioni di storia romana con cui Emme aveva ammorbato le loro giornate e invaso le loro menti: ormai vedevano romani dappertutto…
    “Forse anche questa diga è stata costruita dai romani!” Esclamò McCane infervorato dalla possibilità di essere davanti un’opera ingegneristica del supremo popolo latino che tanto ispirava il loro generale.
    “Impossibile!” Sbottò McLane “I romani non costruivano dighe, questa non può essere opera loro!”
    Il compagno portò rapidamente alla ragione i due guardiani, sebbene l’argomentazione fosse quantomeno dubbia dato che implicitamente affermava che i romani fossero in grado di effettuare viaggi intergalattici (superando i vincoli della relatività e dello spazio-tempo) ma per qualche ragione si fossero fermati dal costruire dighe. Mentre tali discorsi animavano la loro marcia, i tre erano entrati nella cittadina tutta agghindata per la sagra: intorno si potevano ammirare donne con vestiti dai colori accesi e decorazioni auree intessute, bambini correre e giocare e uomini con panciotti mangiare dei manicaretti consistenti in una cialda arrotolata e ripiena di una crema bianca.
    “Sembra una gran festa. Da dove cominciare?” Chiese McCane un po’ disorientato.
    “per prima cosa occorre trovare un mezzo con cui trasportare merci e persone.” Disse McLane pienamente convinto sul da farsi.
    “Perfetto!” Esclamò Gregor, il quale svanì dietro un muretto come se si fosse volatilizzato. I due non sembrarono turbati dal suo comportamento e si guardarono intorno con fare curioso ma distaccato, cercando di mimetizzarsi, cosa abbastanza complicata quando siete uomini alti oltre un metro e ottanta, sei bardato di ferro e sei circondato principalmente da uomini capra.
    Tuttavia, era una giornata di festa, molti stranieri avevano raggiunto la città per la sagra e già molte voci giravano tra le montagne di immensi uomini armati fino ai denti che giravano in gruppi. D’un tratto comparve Gregor con appresso un carretto. “Spostiamo il carro!” questi intonò una volta giunto.
    “E questa roba che cos’è?” lo interrogò McLane con tono decisamente perplesso.
    “Materiali da Costruzione” rispose McCane indicando il contenuto, in particolare dei grossi mattoni in pietra.
    Nessuno dei due suoi compagni sembrava essersi preoccupati da dove l’avesse preso codesto carro di materiali. Difatti, qualche via più avanti c’era un Caprianota che si aggirava molto confuso con una cazzuola in mano… seppure dopo qualche minuto di ricerca, fece spallucce, posò l’arnese da qualche parte e si concesse un bel manicaretto ricolmo di bianca crema e pezzi di frutta la cui acqua cellulare è stata sostituita da ingenti quantità di destrosio a concentrazioni tali da impedire l’attecchimento di microorganismi a causa della enorme osmolarità del composto. Ma questo il manovale lo ignorava, e probabilmente anche i tre nostri baldi eroi.
    Insomma, la situazione era che McGregor aveva requisito un carro senza colpo ferire e gli altri due non potevano che accettare il fatto, ma il compito principale rimaneva interagire con la popolazione in modo costruttivo (ma non nel senso architettonico).
    I tre decisero di avanzare lungo la via principale in cerca di ciò per cui erano venuti: la realizzazione di tale… “formaggio”. Ma quale formaggio? Cos’è il formaggio, dopotutto? Da dove viene? Come funziona? In quei dieci anni di estenuanti insegnamenti, nessuno, nemmeno il Savio Emme, si era premurato di descrivergli il prodotto caseario per eccellenza.
    Le risposte che cercavano erano lì, a Piana dei Caprianesi.

    La ricuotta


    Il gruppo si fece spazio fra la folla, e sebbene si portassero un carro di considerevoli dimensioni, e giunsero davanti la Chiesa Madre, luogo più gremito e invaso di bancarelle con quintali di vassoi carichi di quintali manicaretti cilindrici attipo magazzini verticali per fogli di lamiera d’acciaio (questi sì i guardiani conoscevano).
    L’attenzione generale era tutta rivolta ad un pentolone di ferro dove la crema bianca a quanto pare veniva pestata con un dispositivo oblungo in legno alla cui estremità erano fissati degli anelli di metallo con cui veniva tagliata la cagliata. I tre compresero che quella era la tecnica che dovevano apprendere e portare con sé davanti l’assemblea.
    Sempre con il carro appresso, i guardiani assistettero alla lavorazione della crema bianca che i locali chiamavano “Ricuotta”: il pentolone di ferro riempito di latte, veniva messo a scaldare, al che questo veniva separato in due frazioni di una cui semi-solida la quale affiorava ed una liquida che restava sul fondo. Il mastro procedeva poi ad estrarre la frazione semi-solida e trasferirla in fustelli di vimini, con una cura ed una grazia tale che la crema non avrebbe dovuto accorgersene. I tre grandi condottieri rimasero stregati da un’arte così raffinata, al di là di ogni loro conoscenza (di fatti orientata più alla meccanica e all’uccidere qualsiasi creatura), il tutto gustando i manicaretti farciti della sublime “Ricuotta”, chiamati dai locali “Cannuoli”. Solo dopo averli assaggiati, si resero conto che la cialda era di forma circolare, chiusa ai due punti di tangenza opposti e riempita di crema, il tutto guarnito dalla frutta la cui acqua cellulare era stata sostituita da ingenti quantità di destrosio a concentrazioni tali da impedire l’attecchimento di microorganismi a causa della enorme osmolarità del composto.
    La dimostrazione si concluse di sera, quando l’intera città era ormai piegata dalla stanchezza glicemica e dall’ebrietà data dai fiumi di vino che scorrevano senza sosta dalle botti. I tre non si sottrassero a tanto giubilo, facendo bagordi tutta la notte.
    L’indomani mattina il paese si risvegliò ancora un po’ brillo della sera precedente e scoprì che la casa del lavoro, posta di fronte la chiesa madre, era stata danneggiata dai tre forestieri che con le loro armature avevano demolito un muro ed una porta (lasciando le loro sagome impresse).
    McGregor, principale causa di tale demolizione, non si perse d’animo e recuperato il suo carretto raggiunse i due compagni che fissavano imperturbati la loro devastazione.
    “Crollerà…” Disse McLane che aveva temporaneamente acquisito una laurea in geologia.
    “Non deve crollare! La casa del lavoro deve essere preservata!” Rispose sbigottito il sindaco della cittadina “Fate qualcosa, qualunque cosa! O almeno pagate!”
    “Noi facciam quel che possiam. Noi chi siam? Guardiani siam!” Rispose canticchiando McCane.
    “Allora, dove dobbiamo costruire?” Soggiunse McGregor trascinando il carro finalmente con qualche utilità.
    “Arriere! La casa del lavoro dovete ricostruire! La nostra bella città deve crescere!”
    “Mettiamoci all’opera!” Concluse McLane prendendo gli arnesi del mestiere iniziando a lavorare.
    Il lavoro non fu molto lungo, si trattava dopotutto di una porta ed un muro che furono realizzati in qualità anche superiore alla precedente, perché il genio militare guardiano non ha eguali.
    “Bene, entriamo nell’edificio.” Esclamò McCane prendendo per mano un Caprianota e correndo dentro trascinandosi una folla e ridando nuovamente inizio ad infiniti festeggiamenti. Stavolta però non fu demolito nulla ed il gruppo poté congedarsi, anche se vi furono delle diatribe con Gregor per fargli abbandonare il suo carretto, pertanto, il paese decise di costruirgliene uno apposta compreso di materiali da costruzioni che portò con sé.
    Sulla strada del ritorno il gruppo decise di acquisire del latte importunando non poche vacche e pecore lungo la strada, perché era necessario mettere a frutto subito quanto avevano acquisito e riprodurre la Ricuotta. Ma i tre non erano molto pratici ed invece di un latticino soffice, riuscirono ad innescare inspiegabilmente la fermentazione Propionica e con l’aiuto di alcuni pastori che si erano offerti di fargli da guida in quelle valli, lo trasformarono in un formaggio duro.
    Il viaggio di ritorno fu tranquillo in compagnia del loro carretto (trainato da McGregor, più veloce e tenace di qualsiasi bestia da soma) e della loro bella forma di formaggio. Loro furono tra i primi a tornare, dato che l’assemblea da lì a due settimane.
    I tre ancora euforici per le loro peripezie che tanto avevano in termini di conoscenza e tecnica, decisero di esporre ad Emme una teoria che rimuginavano già da qualche giorno… Gli Antichi Astronauti. Romani.
    Non molto di sa di quei giorni: alcuni dicono che il Savio Emme ebbe un mancamento, altri dicono che entrò in uno stato catatonico per mezz’ora, altri invece notarono come per quel periodo di tempo si mostrasse totalmente disconnesso dalla realtà. Imperciocché, dopo essersi ripreso dal trauma, dovette inculcare la disciplina romana ai tre, si occupò personalmente di rinfrescare loro la memoria circa i veri traguardi tecnologici, scientifici, giuridici, sociologici, politici e basta dei Romani, per una settimana. Costituita di sessioni da ventiquattro ore di lezione frontale. L’una.
    EMMENTHAL
    Attraversata l’ordalia, vennero convocati assieme agli altri Guardiani nonché alla classe delle Locandiere per mostrare i risultati della loro ricerca per le vallate delle Montagne.
    Se Aurelio aveva realizzato un accurato studio geografico dettagliato delle valli circostanti con i suoi compagni, Efesto aveva costruito le prime fornaci dove decarbonizzare il ferro, Griselda aveva affinato un nuovo impianto formativo e tanti altri guardiani avevano trovato, realizzato e presentato proposte di indubbio valore, McLane, McCane e McGregor presentarono una umile forma di formaggio.
    Essa venne aperta dinanzi gli occhi di tutta quanta l’assemblea che osservò con somma trepidazione cosa avessero proposto i McCLanG. Effettivamente era un traguardo importante, in quanto questo era il primissimo formaggio (allora alimento sconosciuto!! Almeno per i tre!!!) prodotto in missione…
    Emme, godendo della sua vista privilegiata, vi scorse all’interno e notò… dei buchi.
    “Ma questi sono buchi.” disse Emme.
    “Sì.” disse McLane sentendosi un po’ umiliato dalla situazione… insomma, dei buchi!!! Nel loro primo formaggio!!!
    “Nel mio pianeta vi era un formaggio simile. Questo aveva il nome di…” il Savio si fermò un attimo, in profonda contemplazione, e infine sussurrò “… Emmenthal”.
    “Emmenthal?” chiese McCane.
    “Emmenthal.” Replicò McGregor, sentito da alcuni dei guardiani nelle prime file.
    A quel punto, un brusio si levò dagli spalti che poi aumentò di intensità fino a divenire un grido di trionfo!
    “EMMENTHAL!!!!!”
    LANCE VENNERO SCOSSE, SCUDI VENNERO SPACCATI. UN GIORNO GIALLO, PIENO DI BUCHI, PRIMA CHE SORGA LA MUFFA.

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    I guardiani cavalcano verso la gloria dell'EMMENTHAL.


    Gli effetti di tale scoperta (il nome, non il formaggio) furono epocali: il formaggio più consumato divenne l’emmenthal, il dolce più consumato il cannolo (una volta che venne scoperto che anche esso era tipico del suo mondo), la ricotta e la valle divennero luoghi e oggetti di culto per l’importanza che essi avevano ricoperto nel viaggio dei tre valorosi eroi.
    Emme non poté fare niente, nulla potevano le sue capacità e conoscenze nell’arginare tale follia, tanto valeva lasciarla cavalcarla e fare diventare l’emmenthal il prodotto di punta delle montagne, alla base dell’esportazioni agroalimentari per i decenni a venire. Infine, era riuscito a compattare l’intero ordine dei guardiani sotto l’egida dell’emmenthal, se i suoi vecchi compagni d’arme avessero saputo che bastava un singolo formaggio (o meglio, il suo nome) per unire le coscienze, forse tante cose che furono, cose che sono e alcune cose che devono ancora verificarsi sarebbero diverse.
    Intanto, nella piana dei Caprianesi, la vita scorreva normalmente eccetto giganteschi uomini in armatura che di tanto in tanto passavano di lì a celebrare qualche usanza loro. In una via, un uomo spingeva un carretto, pieno di materiali da costruzioni, aveva le corna e la barba lunga ed era di corporatura massiccia ma basso di statura. Entrato in casa si spogliò dei suoi vestiti da lavoro, si tolse il suo bell’elmetto e si mise a sedere sulla sua poltrona davanti ad un camino da ravvivare. Prima di accendere la fiamma, fece un gesto di riverenza verso i lari e i penati, accanto ad essi un antico elmo dalla cresta rossa perpendicolare all’asse principale; infine, il Caprianota gli rivolse uno sguardo, alzò il braccio come per fare un saluto e disse
    “Aò.”
     
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