Riscoperta

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    Il Guardiano della Luce.


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    Evan Gallaway

    Una giovane cantante strimpellava una malinconica ballata da una chitarra acustica. La sua voce era ben udibile anche dove si trovava lui; la sua esibizione, parte dell'intrattenimento offerto dal locale, era ormai giunta a conclusione e aveva scelto un pezzo lento, ma nel quale stava concentrando tutta la potenza vocale che le rimaneva. Non avrebbe saputo se potesse definirla “romantica”, ma di sicuro quelle parole toccavano tutte le corde che, quel giorno, gli facevano male. Parlava di due amanti uniti da un desiderio, che continuavano a inseguirsi mai sapendo se quello che provavano fosse reale. La giovane era brava, non solo a suonare, ma anche a dare la giusta, quasi sofferente tonalità a quelle frasi, come se si trattasse di una discussione accorata tra due innamorati.
    Se il destino di solito aveva il senso dell'ironia, quel giorno doveva aver deciso per un pungente sarcasmo.
    Le luci si riaccesero, soffuse e rilassanti in una tonalità arancio-giallastra, e la giovane accettò commossa numerosi complimenti e applausi per la sua esibizione. La guardò dall'alto della balconata, seduto al proprio tavolo con nient'altro che un mezzo bicchiere di cola a fargli compagnia, il ghiaccio ormai quasi completamente sciolto. L'ingresso della giovane nel backstage segnò la fine di quella serata; non ci sarebbero state altre esibizioni per oggi, e la cosa lo fece sospirare di sollievo.
    Aveva passato molto tempo a scegliere il locale, chiedendo consigli a chiunque conoscesse ed esplorando qualunque portale di recensioni dei mondi. Gli avevano detto che per la discussione che avrebbero dovuto avere sarebbe stato meglio evitare ogni luogo che avesse una familiarità per loro. Avrebbero dovuto parlare su terreno neutrale, in un posto dove contassero solo loro, senza ricordi a inficiare il loro giudizio.
    Gli sembrava tutto fin troppo drastico... ma forse non avevano nemmeno tutti i torti.

    Dobbiamo parlare, Eileen.
    Parlare sul serio.

    Ti indico il posto nel messaggio. È un pub a San Fransokyo.
    Ti aspetto tra due giorni alle 21.


    'Devo portarmi un vestito o l'armatura?' Aveva risposto lei.

    Dipende da come andrà la conversazione...

    Era stato... inutilmente freddo. Guardava e riguardava quel messaggio, sentendosi fin troppo brusco e distante. Avrebbe almeno potuto concludere quei messaggi dicendole quanto l'amasse, quanto fosse fiero di lei per aver condotto, nonostante mille difficoltà, la missione in Stiria al successo, anche solo dirle qualcosa di carino, qualsiasi cosa; ma proprio la mancanza di questo istinto a lo aveva spinto a cercare quel dialogo con lei, prima che tutto ciò che si era detto con Basil, tutte le peggiori ipotesi che aveva avuto in mente fino a quel momento, diventassero realtà. Aveva sentito abbastanza di coppie che si trascuravano, che si ignoravano, che si perdevano nella routine fino a perdere di vista se stesse, da pensare che non avrebbe voluto per sé e per Eileen una cosa del genere.
    Eppure... il problema era proprio che Eileen gli sembrava sempre più distante.
    Nell'ultimo mese almeno erano successe fin troppe cose. I fallimenti e i mezzi successi dell'Esercito avevano inferto duri colpi ad entrambi, erano stati investiti di responsabilità via via maggiori. Se si parlavano, era solo per fare due chiacchiere che arrivavano a poco. Passavano tempo insieme, ma era come se un vetro sottile si fosse formato fra di loro: baciarla non gli faceva battere il cuore come avrebbe voluto, abbracciarla non gli dava il conforto di cui aveva bisogno, ogni gesto lo lasciava bisognoso di avere di più, riempendogli il cuore di un vuoto lacerante. Non voleva darle colpe che non aveva, poiché non era certo compito di Eileen assicurarsi che lui stesse bene. Spettava a lui trovare la forza di cercare aiuto, forza che non aveva mai sentito, preferendo rinchiudersi in una barriera sempre più spessa. Quel che però era giunto alla sua attenzione era che, per troppo rispetto, per paura, o forse addirittura per disinteresse, quella barriera non era mai stata superata da nessuno, nemmeno lei.
    La solitudine si era riempita d'alcol, i problemi si erano fusi in un'unica nebbia, era fuggito da essi, da se stesso. Al ritorno a casa, dopo un primo momento in cui si erano ricongiunti, Eileen aveva avuto bisogno di spazio. Di riordinare le idee, di stare da sola... e non erano nemmeno riusciti a parlare.
    Non solo di Port Royal, ma anche di tutto ciò che era venuto prima. Perché Evan si era reso conto di non sapere niente di lei, della sua vita a Shibuya, di chi fossero davvero i suoi genitori al di là di poche informazioni frammentarie. Chiunque fosse Eileen Walker prima dell'Esercito, Evan non ne aveva idea. L'aveva vista, così profondamente cambiata, senza che riuscisse a capire cosa avesse scatenato quel cambiamento. Non era solo una faccenda esteriore, ma anche del suo carattere. Non era la stessa persona di cui si era innamorato, una cosa ben ovvia visto tutto quello che avevano passato; non era questo che lamentava. Era più il fatto che di quel cambiamento non si fosse quasi accorto. Qualsiasi cosa stesse passando Eileen... lo aveva chiuso fuori. Come lui aveva chiuso fuori lei.
    Analogamente alle persone di quella canzone sembravano starsi rincorrendo senza posa. Era sicuro di amarla ancora, nonostante quella distanza, comportarsi in quel modo lo faceva sentire egoista, infantile. Un egoismo giusto, aveva detto Kattos, ma anche che aveva bisogno di essere il trampolino per qualcosa di più nobile o sarebbe scaduto solo in vuoti capricci senza risoluzione.
    Aveva sentito la mancanza di Eileen a Port Royal e gli era mancata per tutti quei giorni. Aveva scelto di lasciarle lo spazio che voleva, ma al contempo, il suo silenzio lo feriva più di qualsiasi insulto. Non aveva avuto modo di dirle niente. Non aveva avuto modo di aprirsi a lei, una volta per tutte. Di condividere tutto ciò che provava e aveva provato, e ascoltare anche la sua versione. Perché voleva capire chi fosse la donna che amava e di cui ormai sentiva di non sapere più niente.

    Ed era per questo che ora si sarebbero dovuti incontrare lì, una buona volta. Lei aveva acconsentito, quindi... forse nemmeno lei voleva continuare a mantenere questa distanza. Ma non potevano parlare in ufficio, dove Darian e Tobio li avrebbero distratti di continuo, o nella Gummiship, o dove avevano avuto il loro primo appuntamento. Doveva essere un posto totalmente estraneo ad entrambi, così che solo il presente contasse. O almeno, così gli avevano detto mentre cercava consigli.
    Si era messo in un posto tranquillo, dove potevano parlare quanto volevano e al contempo scegliere di andarsene se la discussione fosse diventata troppo pesante. Guardò di nuovo l'orologio e il cuore prese a battergli forte. Erano quasi le nove.
    La balconata pavimentata di legno era al piano terra, il resto del pub era interrato: Eileen lo avrebbe notato subito, la fila di tavoli accanto alla finestra era vuota eccetto per lui.
    Non aveva messo nulla di speciale, una giacca nera sopra una maglietta blu, pantaloni cargo grigi, scarpe da corsa. Non poteva essere più anonimo nemmeno impegnandosi, l'unico tratto distintivo che aveva era la cicatrice nera sotto l'occhio sinistro. Rimase a guardare la porta, pregando che prima o poi tintinnasse per il suo arrivo. Lo stomaco prese a fargli male.
    Tutta quella situazione era nuova per lui, e gli faceva paura.

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    Eileen Walker


    Eileen era comodamente seduta a gambe incrociate di fronte alla scrivania della sua stanza, con diversi fascicoli e documenti ancora da visionare. Non avendo più tutto per se l'ufficio da comandante dopo il ritorno di Evan, Eileen aveva deciso di portarsi un po' di lavoro arretrato a casa per finirlo li. Non era più la comandante di Radiant Gardene quindi quel lavoro non gli toccava più, ma si era proclamata vice comandante non volendo perdere l'opportunità di aiutare il suo mondo da quella posizione e anche per aiutare Evan nel suo lavoro. Certo aveva deciso di farlo anche per lui, anche se nell'ultimo periodo non parlavano quasi più. Dopo tutto quello che era successo aveva deciso di allontanarsi un attimo. Nonostante fosse stata lei per prima a prendere quell'iniziativa non ne era tanto felice, ma anche se voleva riabbracciarlo, baciarlo e parlargli, aveva bisogno di riflettere su se stessa e su di loro in particolar modo. Non che avesse intenzione di lasciarlo o cose cosi. Voleva solo respirare un attimo. In quelle due settimane passate senza sonno, con gli incubi, con tutto quel lavoro, non aveva fatto altro che pensare a lui. Si chiedeva come stava, se fosse triste, felice ora che non era a Radiant Garden, voleva chiedergli perché non aveva portato lei e Nate con lui e soprattutto Nate. Era anche andato a Port Royal perché stanca di tutto, voleva stare con lui e parlargli. Si era mossa grazie ai poteri della sua armatura atterrando non troppo lontana dal porto, l'aveva cercato per un po' e quando lo trovo finalmente che parlava con un uomo che non aveva mai visto...semplicemente si blocco. Ebbe come un attacco di panico e dopo qualche secondo torno subito in volo, verso Radiant Garden non capendo perché proprio all'ultimo si era tirata indietro. Non che ora le cose fossero cambiate. Evan infatti era tornato a Radiant Garden dopo quello che era successo a Port Royal e ovviamente con Fate, ma non erano riusciti a dirsi nulla se non quel giorno che l'aveva chiamata per quella dannata missione. Aveva provato ad avvciianrsi con qualche scusa, più che altro per fari coraggio, ma alla fine o si bloccava o non lo trovava. Come era successo proprio ieri mattina. Era infatti andata in ufficio con l'intento di portarsi un po' di lavoro a casa e magari avrebbe avuto modo di dirgli qualcosa, ma non trovo Evan purtroppo. C'era solo Darian che molta cortesia gli diede un po' di lavoro da portare a casa...motivo per cui si trovava con tutta quella roba davanti.
    Non era male lavorare da casa però. Era comodo e più caloroso per certi versi. Kuro stava tranquillamente dormendo appoggiato alle sue gambe e lei sorseggiava del caffe latte normalissimo. Decisamente era più salutare di tutti quei energy drink e le pastiche di fosforo, che l'avevano fatta stare male un paio di volte in quelle settimane. Aveva smesso però di prendere quegli intrugli...Serena riusciva a fare paura quanto Pitioss quando si arrabbia. L'unico problema tralasciando le sue paranoie erano i gemelli che di tanto in tanto piangevano. Gilbert non era ancora tornato e quindi era costretta ad alzarsi lei per andare a vedere come stavano. Magari avevano bisogni di mangia o di venir cambiati e cosi via. Fortunatamente Shyvana la aiutava di tanto in tanto, alzando gli occhi dal gameboy rosso (visto che quello suo era sparito con un paio di suoi giochi) che gli aveva regalato e venendo a vedere se aveva bisogno d'aiuto. Proprio in uno di quei momenti gli arrivo un messaggio da parte di Evan, che la fece per un attimo scattare per la sorpresa. Fini però di cambiare i gemelli, si pulì con cura le mani e si fece passare il telefono da Shyvana che l'aveva avvertita del messaggio. La bimba gli rimase vicino curiosa, ma allo stesso tempo come supporto. Eileen però non ci fede troppo caso e si mise a leggere subito i messaggi e rispondergli subito dopo.

    "Dobbiamo parlare, Eileen."
    "Parlare sul serio."

    "Ti indico il posto nel messaggio. È un pub a San Fransokyo."
    "Ti aspetto tra due giorni alle 21."



    Eileen guardo quei messaggi con una certa preoccupazione. Voleva parlargli anche lei da diverso tempo nonostante avesse deciso di prendere un po' le distante. Quindi era felice alla fine di poter parlare con lui di nuovo, anche se la cosa gli sembrava "improvvisa" anche se la stava aspettando da parecchio. Però il modo in cui la disse gli sembrava cosi fredda...Decise con un po' di esitazione di ripondergli con una battuta per far scogliere un po' la tensione, ma la risposta di Evan non miglioro la situazione.

    - Devo portarmi un vestito o l'armatura?-

    "Dipende da come andrà la conversazione..."



    Fece facepalm in simultania con Shyvana che aveva sbirciato a sua insaputa. Ovviamente non aveva capito fosse una battuta. Sospiro un po' ansiosa per poi ricominciare a scrivere e rispondere, cancellando un paio di volte il messaggio. Voleva fare un altra battuta sul chiamare anche Gilbert o direttamente i rinforzi, ma preferì per una risposta all'apparenza seria.

    - Va bene. Tanto posso evocare l'armatura e il Keyblade. -
    - Comunque a parte gli scherzi ci sono. Credo finirò tutto il lavoro arretrato in due giorni e Gilbert tornerà per occuparsi dei gemelli.
    - Quindi ci vediamo li amore - /Messaggio cancellato
    - Scusa...il correttore. -
    - Ci sarò -



    Aveva scritto cercando di cancellare immediatamente quel messaggio prima che lo vedesse e visto che le spunte erano rimase grigie aveva fatto in tempo. Sospirò di sollievo insieme a Shyvana che guardo un po' male in quel momento, accorgendosi che finora aveva sbirciato. Gli pizzico quindi il naso con dolcezza.
    - Piccola spiona. - Aveva detto prima di farle il solletico riependo la casa delle risate della bimba e delle sue, per poi smetterla quando Shyvana la abbraccio.
    - Sono certa...andrà bene. - Gli aveva detto per rassicurarla con dolcezza. Eileen le accarezzo amorevolmente la testa in quel momento non dicendo nulla. Alla fine si staccarono e mentre Eileen tornava a lavoro, Shyvana torno a giocare. La Keyblader aspetto solamente l'arrivo dell'appuntamento con Evan.


    Eileen prese la sua gummiship e andrò verso le coordinate che gli aveva mandato Evan, nel mentre si sistemava con accuratezza i capelli e il trucco. Magari arrivata li non sarebbe successo nulla di buono, ma voleva andarci in modo presentabile almeno. Arrivata a Sanfransokyo si mosse per raggiungere il locale in cui si era data appuntamento con Evan. Notando un po' gli sguardi dei passanti su di se. Non aveva niente di strano a dirla tutta. Il suo Outfit attuale era anche parecchio sobri a dirla tutta, magari fatta eccezione per le calze a rete che però erano più eleganti. Non gli sembrava di essersi vestita in modo inappropriato per girare per la città, ma non capiva che erano sguardi affascinati non giudicatori. In ogni caso arrivato nel colare entro con un po' d'esitazione, ma alla fine si fece coraggio e entro andando subito in cerca di Evan. Lo vide girato di spalle, ma lo riconobbe immediatamente ovviamente e si avvicino a lui con passo lento e felpato. Un po' per poca convinzione o timidezza, ma anche per farle una sorpresa. Non sapeva bene cosa dire allora decise di dire la prima scemenza che gli era venuta in mente, sedendosi di fianco a lui e guardandolo con un sorriso incredibilmente dolce e naturale.
    - Ehi! Ti sei fatto male quando sei caduto dal cielo angioletto? - Aveva detto con voce dolce come il suo sorriso in quel momento nonostante la battuta cringe che aveva fatto, più per rubare un sorriso ad Evan.
     
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    I due giorni precedenti all'appuntamento erano stati per Evan come l'attesa per il patibolo. Si era ritrovato a discuterne con Kattos, con Serena, ancora con Basil, persino Darian era arrivato a dirgli qualcosa per consolarlo un attimo. Da esterni e forse anche esausti di quella tensione tra i due perché c'erano situazioni ben più importanti da gestire, gli avevano detto tutti le stesse cose: lo invitavano a calmarsi, a ragionare sui loro trascorsi, a rendersi conto che da quella conversazione ne sarebbero solo usciti entrambi rafforzati.
    Soprattutto, Kattos gli aveva detto che non stava andando a San Fransokyo per lasciarla. Vedeva quanto fosse ancora, nonostante la loro distanza emotiva, innamorato di lei. E che se adesso riusciva a sentire quel malessere, se poteva permettersi di avere ansia per quell'incontro, era perché finalmente stava riuscendo l'amore che voleva senza più alcuna barriera a dividerli. Quella lastra di vetro che li divideva era stata frantumata quando era caduto nel ghiaccio e lei era accorsa per lui.
    L'amore, secondo lui, non era fatto solo di gesti plateali. Avevano affrontato incubi extraplanari, Heartless giganteschi e battaglie campali insieme, ma avevano evitato l'attività che teneva davvero unite le coppie: parlare. E non del più e del meno, non del tempo o di quattro stupidaggini per riempire il silenzio, ma di se stessi, di ciò che stavano provando in quel periodo. Dopo aver raccontato a Kattos e Basil tutta la storia, Evan si era reso conto di quanto avesse bisogno di aprirsi con lei; e lei stessa, in fin dei conti, non stava passando un periodo facile. Non solo Yuki era stata trovata morta davanti a Radiant Garden, una sua carissima amica nonché la fidanzata del fratello, ma i suoi stessi nipoti, il sangue del sangue di Gilbert e Yuki, erano stati catturati. Avevano molto di cui parlare, molto su cui ragionare.
    E non c'era quantità di consigli che loro potessero dare, se non risolvevano la questione personalmente. Avrebbero dovuto parlare, parlare a lungo.

    Era assurdo come tutto questo gli facesse più paura del suo futuro negoziato con Fastus. Non era ancora certo che questo accadesse – stava premendo per organizzare un incontro in terreno neutrale, il difficile era fargli arrivare il messaggio. Tuttavia, la prospettiva di trovarsi davanti alla loro nemesi principale era comunque meno terrificante di quei momenti che stava vivendo. Continuava a visitare scenari in testa, uno più catastrofico dell'altro.
    Voleva credere ai suoi amici e pensare che anche Eileen volesse solo discutere con lui, che avesse accettato perché entrambi volevano salvare il loro rapporto prima che la spaccatura che avevano creato si ingigantisse; si trovò più volte a sospirare con i polmoni stretti nell'ansia, lo stomaco attorcigliato nel rodersi dell'attesa. Come avrebbe potuto salutarla? Cosa avrebbe dovuto dirle per rompere il ghiaccio? E se quel messaggio l'avesse offesa, con tutta quella freddezza?
    Non poteva fare a meno di pensare a quanto quella discussione potesse andare male. Voleva essere sincero e aperto su tutto con lei, a cominciare da come le cose tra loro erano degenerate nel corso di quell'ultimo mese. Una cosa strana, forse. Non avevano mai litigato, non avevano mai discusso. Tra di loro era solo calato quel silenzio invalicabile che li spingeva a comportarsi come se si conoscessero a malapena.
    Quando l'aveva vista entrare in ufficio, prima di mandarla in Stiria a riconquistare un castello al fianco di Fate (e Ailani, a quanto pareva! Era quasi caduto dalla Normandy prima del previsto quando aveva letto quel messaggio), il suo primo istinto non era certo stato quello di salutarla con la freddezza di una sottoposta qualunque: voleva avanzare verso di lei a gran falcate e stringerla in un forte abbraccio, uno asciutto per una volta, darle il benvenuto con una parola dolce, magari addirittura baciarla anche davanti a tutti, quanto poteva importargli del parere degli altri? Come se Darian, con la sua fin troppo evidente cotta per Bakugou, o Fate che ormai conosceva tutti i Turian della delegazione della Federazione visto che praticamente viveva in quel sotterraneo dove tenevano Tobio, o Daichi con i suoi due spasimanti potessero dirgli alcunché! Forse solo Eileen, la Cacciatrice, poteva imbarazzarsi. Reazione che non avrebbe avuto il minimo peso per lui in ogni caso.

    Tuttavia aveva scelto di mantenere un contegno. L'aveva guardata rivolgendole un tenue sorriso, tra i due un imbarazzo che non ci sarebbe dovuto essere. Affetto, ammirazione, tenerezza... ma non un imbarazzo pieno di parole non dette.
    Guardò di nuovo il cellulare. C'era la sua risposta, che gli fece ancora scattare un sorriso triste. Lei aveva provato a scherzare, e il suo tentativo di reagire con una battuta forse non era stato recepito, perché lei si era fatta subito molto più seria; questo apriva un altro problema tra di loro, ma era uno che sentiva più lui interiormente e che rivisitava ogni volta che accadevano episodi del genere. Dopotutto, come poteva affrontare il fatto che tra i loro mondi ci fossero trecento anni di distanza?
    Mise via il telefono e sentì tintinnare alle proprie spalle, ma prima che potesse rendersi conto di aver tenuto sott'occhio solo un ingresso per tutto il tempo, sentì qualcuno sederglisi vicino e sobbalzò. Per un attimo non riconobbe la giovane che gli si era seduta accanto; l'aveva vista vestita in un modo simile solo prima di mandarla in Stiria, ma adesso aveva un vestiario diverso da allora. Se non altro, aveva molta più fantasia di lui nella scelta degli abiti da indossare.
    Anche se non l'aveva riconosciuta subito, la sua voce non lasciava dubbi che fosse lei: Eileen era arrivata e subito lo colse di nuovo alla sprovvista, con una battutina degna del peggior film d'amore avessero mai avuto la sfortuna di vedere. Gli sfuggì un risolino, e si poggiò al tavolo per un gomito, riservandole un'occhiatina da gran seduttore (o almeno provandoci). “Perché una dea vorrebbe saperlo?” Rispose, riuscendo a mantenere una faccia seria.

    Per tre secondi.

    Scoppiò a ridere, e per un istante ebbe l'istinto di baciarla: ma il motivo per cui erano lì lo bloccò, e quel momento di leggerezza ebbe giusto l'effetto di aiutarlo a rompere subito il ghiaccio. Ancora una volta veniva in suo soccorso senza nemmeno saperlo.
    “Ciao, Eileen.” La salutò, con un sorriso dolce. “Spero di non averti spaventata con quei messaggi... voglio solo parlare, davvero.” Strinse una mano nell'altra, giungendole e tormentandole tra loro. Avrebbe voluto evitare di sentirsi così teso, almeno, perché questo non gli rendeva per niente le cose più facili. Aveva bisogno di rimanere lucido, concentrato sull'argomento, senza sentire la propria voce tremare. Come poteva ridursi così uno che si era buttato in un tornado di Heartless?
    “Ma... be', questo è un pub, quindi se vuoi ordinare qualcosa...” Fece un sorriso colpevole. Lui non aveva per niente fame, al momento.
    Emise un secco sospiro, decidendo di guardarla negli occhi. “Scusa. Mi sento teso.” Ammise, e avrebbe potuto vederlo rigido, le mani giunte e che continuavano a torturarsi tra di loro. “Ci sono così tante cose di cui voglio parlarti, che voglio chiederti... e non so da dove cominciare. Il mio primo istinto è dirti che mi sei mancata... e baciarti. E che mi manca baciarti. Ma non posso.” Si affrettò ad aggiungere, alzando una mano se lei si fosse avvicinata. “Non prima di aver detto tutto. Se cominciassimo a baciarci, so che non direi più niente pur di non rovinare il momento e tutto si ripresenterebbe fra qualche settimana, o mese, e saremmo punto e a capo. Scusami...” Si stava scusando di nuovo. Non era da lui, ma niente di tutto questo lo era. Non aveva mai avuto una relazione duratura, solo innamoramenti, cotte sporadiche. Eileen era stata il suo primo bacio, la prima donna con cui avesse fatto l'amore, la prima a cui avesse detto quelle due fatidiche parole. Era convinto che avrebbe capito una volta che avessero cominciato a parlare, ma gli argomenti erano tanti e si accavallavano nella sua testa.
    “D'accordo... ricominciamo da capo.” Scosse la testa, con una smorfia imbarazzata. “Tanto per cominciare... scusa se non ti ho detto di Fate e quella persona.” Si mise gli indici ai lati della testa a mo' di antenne, quasi volesse imitare uno Shadow. Sperò che Eileen capisse il riferimento. “Non ho mai trovato un buon momento per parlartene. Ma... sì, hai capito che si è trovato un amico peculiare. Che ha anche cercato di sbranarlo, a quanto ho capito...” Sospirò. “Grazie di essere stata lì. Come... come ti sei trovata?” Le chiese, titubante. Stava palesemente cercando un modo di approcciare la discussione, ma era anche davvero interessato a sapere come fosse andata. “A parole tue, non mi stai facendo rapporto. Odio... odio abbastanza quando mi parli come un tuo superiore, anche se lo fai solo quando siamo davanti a tutti.”
     
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    Evan sembrava essere rimasto sorpreso dal suo improvviso arrivo. Infatti aveva notato come il comandante stesse tenendo d'occhio una delle due entrate, gli venne da pensare che lo facesse perché la stava aspettando. Peccato però che lei aveva deciso di entrare dall'altro ingresso non sorvegliato da lui, facendogli però una bella sorpresa. Trovo tenero il fatto che la stesse aspettando in quel modo, ma poi gli venne in mente che era naturale se stavi aspettando qualcuno. In ogni caso lo guardo con un sorriso dolce, un po' imbarazzato non sapendo bene cosa dire per richiamare la sua attenzione. Cosa che la porto a dire una delle peggiori battute da rimorchio anche per rompere il ghiaccio tra di loro e soprattutto per se stessa, visto che era così tanto rigida in quel momento. Evan però fece qualcosa che non si aspettava proprio. Infatti dopo una risatina alla sua battuta, gli rispose facendogli una battuta cringe quanto la sua ben volendo. Eileen in tutta risposta lo guardo stupita e dopo quei tre secondi di silenzio scoppio a ridere con lui.
    - Oh Dei...ma da dove ti è uscita? - Aveva chiesto divertita Eileen che aveva smesso di ridere per un attimo, guardando il suo interlocutore con un sorriso più rilassato adesso. Si accorse in quel momento di volerlo baciare. Aveva pensato più volte al momento in cui si sarebbero di nuovo baciati...l'aveva sognato spesso e non solo i baci ovviamente. Gli era mancato un sacco, lui, le sue labbra e le sue mani. Infatti dopo il ciao di Evan penso anche di farsi avanti per baciarlo, ma le sue parole successive la bloccarono. Infatti gli ricordo dei messaggi e della serietà con cui li aveva mandati, ma preciso che voleva solo parlare e che non voleva spaventarla. Eileen era rimasta abbastanza tesa da quei messaggi, visto che gli erano sembrati parecchio seri e distaccati. Aveva pensato però che era la sua immaginazione, oppure perché Evan non era il tipo da mettere faccine nei suoi messaggi, così da non sembrare sempre passivo aggressivo. Non aveva pensato al peggio, come che volesse lasciarla o chi sa che cosa. In ogni caso quella sia precisazione anche se in buona fede la mise un po' a disagio. Capiva però che Evan era teso quanto lei alla fine.
    - Tranquillo...non ho pensato a nulla di strano sul serio. Ma la prossima volta metti qualche faccia. Quelle dei gattini sono semrpe adorabili. - Aveva detto in tono più scherzoso alla fine, tanto per alleggerire l'atmosfera. Lo stava facendo per lui quanto per sé stessa alla fine. Rimase un po' delusa però da quello che Evan gli disse dopo. Gli disse che voleva biacarla, ma che non poteva perche se non non avrebbero più parlato davvero.
    - Ii di certo non ti avrei fermato. - Aveva detto in tono più triste, ma comunque scherzoso. Desiderava davvero tanto baciarlo di nuovo. Sapeva che dovevano parlare, che dovevano chiarirsi e magari avrrbbe pure finito per litigare anche se non voleva. Voleva che tornassero insieme e che tutto tornasse normale, anche se non lo sarebbe mai stato alla fine. Comunque il seguito del discorso divento un po' strano. Infatti si aspettava potesse chiedergli di tutto, ma di come era andata Stiria no. Cioè credeva avrebbero iniziato a parlare di ben altro, ma non fu così. Non sapeva bene che dire al riguardo. In fondo aveva già scritto il rapporto, non sapeva che dire, ma le scuse per aver omesso l'amicizia di Fate e Ailani era un buon inizio.
    - Beh, sarebbe stato meglio non scoprirlo cosi di certo. Beh, non abbiamo parlato molto...ma ormai...quello che è stato è stato. Non..non so che dirti Evan. Ho scritto tutto nel rapporto.
    Immagino l'avrai letto...e non ho molto altro da dire. Non è andata bene? O almeno non come speravo...do-dobbiamo parlare di questo? Non c'è qualcosa di più importante di cui dobbiamo parlare? Non...ci sono altre domande, più importanti? -
    Aveva detto più nervosa in quel momento. Voleva rimanere calma, tranquilla, ma di botto non c'era riuscita. Voleva parlare di altro... voleva parlare di qualcosa di più importante di quella missione. Come il perché se ne fosse andato, perché aveva lasciato lei e Nate Radiant Garden? Che aveva fatto in quelle due settimane, cos'era successo durante la battaglia? Aveva tante domande, ma non trovava quale fare. Non sapeva cosa voleva sapere davvero da Evan. Poi però la bocca si iniziò a muovere da sola, facendo la domanda più banale e scontata di tutte.
    - Voglio...voglio sapere come stai Evan?...vogli solo sapere questo. So che è egoista da parte mia, dopo che mi sono allontana al tuo ritorno...ma voglio davvero saperlo. - Aveva spiegato con sguardo basso prima di rialzarlo con gli occhi tristi e stanchi. Tutte le battutine e il desiderio di mantenere un clima più allegro, erano spariti ovviamente per colpa sua.
    - Come stai Evan? - Aveva ripetuto alla fine.
     
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    Non voleva assecondare l'istinto che le diceva di abbracciarla, di stringerla e baciarla fino a dimenticarsi tutto; sapeva che se fossero caduti in quella spirale avrebbero fatto di tutto per non rovinare l'atmosfera, anche a costo di tenere tutto sotto il tappeto per l'ennesima volta e rimandare quella discussione ad un momento in cui sarebbe stata irreversibile. Questo la intristiva, era evidente. Dopo più di tre settimane di silenzio quasi totale, chiunque si sarebbe aspettato un minimo d'affetto in più: ed Evan sentiva il cuore lacerarglisi al pensiero di non riuscire a farlo in quel momento. Aveva troppa paura di tralasciare anche solo un singolo argomento, di seppellire tutto dietro il suo bisogno di stringerla tra le braccia, dirsi che ora andava tutto bene, e reprimere i dubbi fino alla prossima volta; un rimedio perfetto a breve termine, una ricetta perfetta per il disastro sulla lunga distanza. Sperava solo che alla fine di quella serata si sarebbero potuti scambiare tutte le tenerezze che volevano, più belle anche delle prime.
    Certo, la loro non era una coppia messa così male. Avevano solo qualche piccolo problema di comunicazione che sperava riuscissero a risolvere: il vero problema era la quantità di cose che non avevano avuto il coraggio o anche solo il pensiero di dirsi, e che a lungo andare li stavano rendendo dei completi estranei l'uno per l'altra. Non aveva voluto parlarne troppo apertamente con nessuno, aveva troppa paura che gli consigliassero qualcosa di drastico come lasciarla; Evan non voleva ancora arrendersi quando c'erano tutte le possibilità del mondo di aggiustare le cose. Per quanto quella distanza fra loro gli facesse male, era dolorosa proprio perché la amava al punto da non immaginare un futuro senza di lei. Avrebbe voluto avere più esperienza in materia, ma... a parte le sue cotte, e una sorta di fidanzata avuta a diciannove anni che lo aveva lasciato dopo una settimana senza che fossero riusciti nemmeno a scambiarsi un bacio, Evan di relazioni non sapeva nulla e quell'incertezza era insopportabile.

    Una parte di sé voleva solo porre fine a quella discussione e riportare tutto a com'era prima; ma com'era davvero, prima? Erano mai usciti da quella fase superficiale in cui tutto sembrava potersi risolvere con un sorriso e una parola dolce? Si erano mai fermati a grattare oltre lo strato di luce dell'amore e vedere la persona al di sotto?
    No. E nei tre mesi in cui erano stati insieme era successo di tutto. Avevano vinto e perso battaglie, perso degli amici e persone a cui tenevano. Eileen era cambiata molto, così come lui. Per quanto lo riguardava apprezzava di vederla più forte e determinata rispetto a quando si erano messi insieme; ma non avevano mai parlato di niente e ora ne stavano pagando le conseguenze, non riuscendo a comprendersi nemmeno con una semplice domanda, quasi fossero due completi estranei per davvero.
    Aveva sperato di rompere il ghiaccio con la discussione sulla Stiria, scelta che si era rivelata sbagliata.
    Eppure, dopo aver letto il suo rapporto, il primo pensiero di Evan era stato proprio quello di chiederle qualcosa riguardo alla missione: gli era sembrata pensierosa e preoccupata. Leggendo le sue parole e i resoconti non poteva fare a meno di dirsi che era stata fortunata ad uscirne viva. Trovarsi nella lotta per la supremazia fra due Heartless Superiori, scoprire di Fate e Ailani e di una Keyblader tra i ranghi di Fastus... voleva mettersi nei suoi panni. Voleva capire.
    “No, non intendevo questo.” Scosse la testa. “Io- ah, aspetta. Scusami, ho bisogno di guardarti in viso mentre ti parlo e mi si sta svitando il collo.” Si alzò e fece il giro del tavolo. Era comunque un tavolo lungo e stretto, se si fossero rilassati un po' di più le loro ginocchia si sarebbero toccate senza fatica. Sospirò. “Mi spiace averti turbata. Ti ho chiesto della Stiria perché sono preoccupato per te. Il tuo rapporto è ancora sulla mia scrivania, posso rileggerlo quando voglio!” Disse, divertito. “La tua bella scrittura mancherà a tutti, questo è sicuro...” Aggiunse, e il suo tono si addolcì nel dirlo. Per quanto si impegnasse a mantenere la bella calligrafia insegnatagli dal padre, le sue dita erano diventate troppo spesse e callose per maneggiare la penna con la disinvoltura di una volta. Al computer... non andava meglio. Qualsiasi tastiera che non avesse un considerevole solco tra una lettera e l'altra lo faceva impazzire. “In ogni caso non volevo un rapporto, ma sapere come stai dopo una missione simile. So che ci sono molte cose di cui parlare e non ho fretta di trattarle, vorrei arrivare a tutto pian piano se possibile.”

    Anche lei gli chiese come stava: uno dei due avrebbe dovuto cominciare a discutere di qualcosa in modo più concreto, questo era ovvio. “Io... sto molto meglio.” Ammise, con un sorriso dolce. “Ho avuto degli attimi di paura a Port Royal, ma hanno portato a qualcosa di bello.” La sua espressione era stupidamente felice, come non gli capitava da tempo. Si batté una mano sulla spalla. “Sono guarite!”
     
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    Eileen ed Evan stavano insieme da tre mesi circa ormai. Poco tempo a dirla tutta ed erano ancora in nella loro fase da luna di miele, ma la stavano vivendo in modo terribile. Avevano deciso di innamorarsi in mesi difficili. Tralasciando ovviamente quello che era successo con Pitioss, erano in guerra, una guerra che stavano rischiando di perdere, poi quello che era successo a Yuki e il terribile periodo che aveva passato Gilbert per poter salvare i suoi figli. Il tutto senza contare che da principio Eileen sapeva delle cicatrici, che erano infettate dall'oscurità e che stavano lentamente uccidendo Evan. Una cosa che non aveva fermato Eileen dal avvicinarsi a lui. Certo era una cosa che la spaventava, non voleva vedere l'uomo che gli piaceva e che poi aveva iniziato ad amare morire lentamente di fronte a lei, ma allo stesso tempo non aveva voluto allontanarsi da lui. Non voleva rinunciare al suo amore per lui, voleva stargli vicino e far tesoro di quel tempo con lui. Avrebbe pianto per lui anche se si fosse allontanata ai tempi, in fondo gli piaceva ugualmente, in più si sarebbe solo pentita di non essere rimasta al suo fianco. Cosa era cambiato? Era rimasta cosi tanta ferita dal fatto che l'avesse abbandonata a Radiant Garden? Sicuramente in parte era proprio cosi, ma era certa che i suoi sentimenti non erano cambiati. Lo amava ancora nonostante tutto. Si era allontanata da lui solo per poter placare quella delusione e tristezza alla fine. Comunque si. Quell'insieme di cose non gli aveva permesso di vivere un buon primo periodo della loro storia d'amore, ma Eileen non voleva troncarlo in quella maniera. Voleva che il loro amore continuasse ancora, che sopravvivesse a tutte quelle cose. Alla fine parlare era l'unico modo per potercela fare. Si rendeva conto persino lei che far finta di nulla, tornare a sbaciucchiarsi e coccolarsi non avrebbe portato a nulla. Certo avrebbe voluto abbreviare quella distanza tra di loro, baciarlo e abbracciarlo, ma cercava di resistere il più possibile.
    Comunque quando Evan gli chiese di quello che successe in stiria, forse ebbe una reazione fin troppo nervosa. Non volontaria ovviamente, ma non si aspettava che iniziasse a parlare proprio da questo. Anzi non credeva avrebbero parlato proprio di una cosa simile. Si aspettava che parlassero subito di loro, magari di quello che era successo a quando se n'era andato e cosi via. Voleva aggiustare le cose tra loro, ma a cosa serviva parlare di Stiria? Evan si scuso per averla turbata e la cosa lo fece sospirare. Non era un sospiro seccato o qualcosa di simile, ma semplicemente un sospiro stanco.
    - Non mi hai turbata...non voglio parlare di quello che è successo in Stiria, ma non per via di quello che è successo. Voglio...solo parlare di noi due, Evan. - Aveva ammesso senza troppi giri di parola guardando il ragazzo nei occhi, per poi spostarli quando una cameriera si avvicino a loro. Sembrava un po' in imbarazzo. Non sembrava volerli disturbare, ma era venuta a chiedere se volevamo qualcosa. Eileen la guardo un attimo sorpresa non sapendo cosa dire o ordinare in quel momento. Eileen non beveva alcolici e stava evitando le bibite energetiche, visto come l'avevano ridotta durante il suo periodo da comandante. Come se le bibite erano il problema principale. Comunque decise di ordinare qualcosa semplice.
    - Patatine fritte dolci e una coca cola per me...Evan tu che prendi? - Aveva detto alla cameriera che prese rapidamente il suo ordine per poi rivolgersi verso Evan. Sapeva che in quel periodo Evan aveva iniziato a bere e non sapeva quanto beveva. Eileen non aveva problemi con chi amava gli alcolici e chi in generale si concedeva un goccetto, nonostante lei non bevesse alcolici e robe simili, anche se ammetteva che i baci alcolici di Evan li accettava più che volentieri. Ovviamente il tutto se fatto con moderazione e con il dovuto raziocinio. Aveva parecchio criticato il fratello quando aveva iniziato a bere parecchio dopo la morte di Yuki, soprattutto per via di Shyvana che era in casa. In ogni caso se Evan avrebbe ordinato una birra o qualcosa di simile, Eileen non gli avrebbe detto nulla e non l'avrebbe giudicato ne a parole ne con lo sguardo. Alla fine avrebbe fatto un sorriso alla cameriera prima di voltarsi verso il suo ragazzo, per porgli quella domanda cosi banale quanto normale. Eileen infatti gli aveva detto che voleva semplicemente sapere come stava. Se stava bene o ancora male. Voleva sapere come stava e fu davvero felice della prole iniziali del ragazzo, che gli rispose che stava bene. Eileen lo guardo un po' sorpresa prima di sorridergli, sinceramente felice della cosa. Il suo sguardo però si fece più stupito alle parole successive, che erano senza ombra di dubbio ottime notizie però la sorpresero comunque.
    - Davvero? Come? - Aveva chiesto davvero stupita avvicinandosi a lui quasi desiderosa di verificare con i suoi stessi occhi, ma si fermo all'arrivo immediato del loro ordine. La cameriera poggio sul tavolo un vassoio con l'ordinazione di Evan e la sua. Eileen vide delle gustostose patatine fritte dolci, con vicino un bicchiere di coca cola con ghiaccio e una fetta di limone sul bordo e una cannuccia. Ringrazio gentilmente la ragazza prima mangiare una patatina, per poi bere un sorso di coca cola.
    - Spiegami cos'è successo se vuoi ovviamente. Immagino sia successo quando sei uscito dal mare ghiacciato ridendo in quel modo? Ti mancava un capello di paglia ed eri perfetto sappilo. - Aveva detto curiosa di ascoltare il ragazzo, se questo gli avrebbe voluto rispondere ovviamente. Nel mentre gli porse una patatina con l'intento di imboccarlo però.
     
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    Non era che Eileen avesse torto a rifiutarsi di parlare della Stiria. Erano successe diverse cose che gli toglievano il sonno ed Eileen aveva sperimentato in prima persona che cosa ingarbugliata e problematica fosse la situazione con Fate e Ailani. Tra tutti gli amici che quel nanerottolo poteva trovarsi, aveva scelto il braccio armato di Fastus. Si andava ben oltre la mancanza di autoconservazione, ma non sapeva come approcciare la cosa quando parlava con Fate. Invitarlo alla prudenza non era più possibile. Era successo qualcosa, in quella dannata Stiria. Poteva solo sperare che ne avesse parlato almeno con Tobio, ma anche il ragazzo, dopo la prigionia da suo padre, era tornato molto diverso. Quando gli aveva chiesto se lui e Fate avessero parlato di Ailani, gli aveva detto direttamente di farsi gli affari suoi e che se Fate avesse voluto glielo avrebbe detto di persona. Persino Darian era rimasto ammutolito da quella reazione. Aveva scelto di lasciar perdere per il momento, a patto che quella loro assurda amicizia non rappresentasse in alcun modo un eventuale problema per l'Esercito di Sora. Principalmente perché ne avevano già a sufficienza.
    Tuttavia, Eileen aveva ragione. Scoperchiare quel vaso di Pandora, senza avere la certezza che una minima speranza si trovasse sul fondo, non sarebbe stato produttivo per la giornata. Tuttavia... voleva sapere anche questo di lei. Voleva che lo considerasse degno di fiducia nel caso avesse bisogno di sfogarsi... be', meglio dirglielo.
    "D'accordo, niente Stiria per il momento." Sorrise. "Ma... come dire... non voglio un rapporto, in caso. Lo dico meglio: se voglio parlare con te di quella missione è perché voglio sapere come stai, è stata importante e pesante. E hai retto la mia carica due settimane, durante le quali ne sono successe di tutti i colori. Quindi, non pensare che voglia un rapporto da te. Se te lo chiedo, è perché sono interessato a quello che pensi e che hai provato, se eri arrabbiata, o spaventata. Perché tu sei così forte, Eileen... ma non voglio che ti dimentichi di te stessa. Posso dirti che ho provato in prima persona quanto non faccia bene. In ogni caso non insisto oltre. Sappi solo che se hai bisogno di parlare di qualcosa... sono sempre disponibile." Una cosa forse scontata, forse troppo da amici, ma dopotutto non aveva mai avuto una vera relazione prima di Eileen e la loro era cominciata in modi abbastanza bizzarri, fin troppo drammatici. Ora era la prima volta che le parlava senza quella spada di Damocle a pendergli sul collo, ed era una sensazione inspiegabile: ogni volta che si soffermava sulla possibilità di risolvere le cose, si rendeva conto di averne il tempo. La sua vita si era rilassata all'improvviso.

    "Un hamburger per me. Con contorno di patatine. Una cola grande e... la salsa piccante. Questa qui." Aggiunse indicandola sul menu. Non aveva mai provato cibo piccante, non troppo almeno.
    Non passò troppo tempo che arrivò il loro ordine; lei si era ordinata solo le patatine e la cosa lo mise un po' in imbarazzo. Un'altra cosa che era arrivata con la guarigione era un appetito assurdo. Mangiava letteralmente il triplo di prima, tanto che stava mettendo su peso e aveva dovuto intensificare gli allenamenti. A quel regime sarebbe diventato un armadio in qualche mese, sperava solo che ad Eileen non dispiacesse.
    Che pensiero strano. L'idea di piacere a qualcuno, di preoccuparsene, era surreale. Tutta quella serata lo era. Chi aveva mai avuto il tempo di sedersi ad un tavolo a chiacchierare? A fare qualcosa di frivolo come discutere della propria relazione con la donna che amava? Prima i suoi pensieri erano solo su una guerra da vincere, sul salvare Sora, sull'essere da esempio.
    Invece adesso protendeva il collo per prendere dalle dita di Eileen una patatina, incrociando il suo sguardo con un'occhiata languida, dolce. Forse troppo. Una fiammata improvvisa gli prese il petto, e non era per le patatine.
    Dio, quant'era bella. Era mai stata così bella? Se n'era mai accorto?
    La cameriera era intervenuta a salvarlo dal suo momento di contemplazione poco dopo, mettendo il vassoio un po' in malo modo e rifilandogli pure un'occhiataccia inviperita.
    "Credo che sia arrabbiata. Ma non so con chi dei due..." Sussurrò ad Eileen, facendole l'occhiolino. "Le cicatrici... wow. Non so da dove cominciare." Ridacchiò, massaggiandosi il collo. "Dopo che sono... be', scappato a Port Royal, chiamiamo le cose col loro nome, ho vissuto dei giorni molto strani. Volevo tornare subito, dopo due giorni non ne potevo più di starvi lontano. Mi mancavi tu, mi mancava Nate. Penso che abbia imparato a camminare mentre non c'ero per punirmi. Me la merito, onestamente." Ridacchiò, con un po' di amarezza. "Non so cosa sia, tra l'altro, perché adesso mi sembra che ti somigli un po'... ma parliamone dopo. Quando stavo pensando di andarmene, li ho visti impiccare un bambino con l'accusa di pirateria e... non potevo più andarmene, 'Leen. Dovevo fare qualcosa. E' il mio mondo... molte delle persone della città che hanno impiccato le conoscevo, ed erano brave persone. Ma quel Beckett... voleva solo provocare i pirati. Non so cos'abbia in mente, ma sono sicuro che la pagherà cara. Io mi sono limitato a pensare a Port Royal. Mi sono fatto aiutare da alcune persone a liberare dei prigionieri. Mi sono assicurato che se ne andassero senza fare del male a nessuno." Per il momento non era necessario parlare di Norrington, si era già incupita fin troppo la discussione. "Ho avuto un discorso molto importante quella sera. In quei giorni ho anche incontrato Nines. Non so se lo hai visto o se Gilby te ne ha parlato... quell'androide albino. Lavorava con Creed. Ma so che alla fine ha fatto la scelta giusta." Prese un sorso di cola, pungente abbastanza da fargli capire che stava parlando da un bel pezzo. "Riprendo un attimo fiato, scusami." Disse. Poteva parlare per un altro po', ma non voleva subissarla con un monologo. "Perché intanto non mi dici qualcosa tu? Che hai fatto mentre non c'ero, a parte rendere Radiant Garden un posto migliore?"
     
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    Aveva detto chiaramente che non voleva parlare di quello che è successo in Stiria, che se voleva poteva leggere il rapporto accurato accurato che aveva scritto. Evan sembrava aver capito il suo rifiuto di parlare di quel argomento, ma continuando a insistere sul doverne parlare prima o poi quando sarebbe stata pronta. Il fatto era che lei non avrebbe nemmeno avuto problemi a parlarne, ma non si parlavano da tanto e parlare della missione in Stiria non gli sembrava proprio il momento. Come gli aveva detto voleva sapere come stava, voleva parlare di quelle due settimane, del perché se n'era andato...non di lavoro e altra roba simile. Certo gli avrebbe detto anche quello che provava e che aveva passato in quelle settimane senza di lui, ma non gli andava di parlare di una missione anche se in modo più personale. Potevano lasciar stare Fastus, Ailani e tutto il loro esercito fuori dalle loro vite per una notte.
    - Ho capito Evan e ti ringrazio, ma come ho detto non voglio parlarne. Non ora almeno...non è che ho problemi a parlarne della Stiria, ma vorrei che il lavoro o questa guerra non si intrometta nelle nostre vite almeno per sta notte. - Aveva spiegato in tono serio, ma non infastidito o arrabbiato. Lo stava dicendo in un tono più sincero, ma forzatamente pacato, come se stesse trattenendo una certa tristezza che si sarebbe potuto notare dalle sue parole e dal suo sguardo. Prese un attimo un profondo respiro nel tempo che arrivavano le loro ordinazioni. Lei aveva ordinato solo delle patatine e una bibita, si poteva dire poco e niente se non avesse richiesto le versioni XL di entrambi i prodotti. Semplicemente non aveva voglia di ordinare panini e cose cosi. Non di certo perché era a dieta. Lei difficilmente mattava su peso anche se mangiava parecchio, un po' merito del suo metabolismo e un po' grazie al fatto che si allena sempre. Infatti anche prima di tornare a Radiant Garden cercava di tenersi in forma, ma solo per mantenersi in salute. Ora invece era diverso. Tutto l'allenamento che faceva era per migliorare il suo corpo e le sue prestazioni in battaglia. Soprattutto a causa di Gilbert gli allenamenti diventavano sempre più duri, senza contare che doveva migliorare anche le sue capacità magiche che erano il suo forte. Anche se era delusa dal fatto che non riusciva a mettere poi tanta massa muscolare. Aveva sviluppato sicuramente un corpo più forte e allenato di tanti altri, ma per quanto tonico fosse non aveva sviluppato addominali solidi e cose di questo tipo. Un po' la deludeva. Non gli sarebbe dispiaciuto essere più massiccia. Non si poteva dire lo stesso di Evan però, che in quel momento noto era più muscoloso. In effetti Gilbert gli aveva accennato al fatto che si allenava un po' di più.
    - Stai mettendo su massa muscolare? Mi sembri più spesso di prima...mi piace ovviamente. - Aveva detto inizialmente sinceramente curiosa e attenta a quel dettaglio, per poi lasciarsi sfuggire le sue ultime parole con un sorriso e un tono più suadente. Era stata una cosa involontaria, come un pensiero espresso a voce troppo alta. Ovviamente era chiaro che ad Eileen il fisico di Evan non dispiaceva affatto. In effetti aveva sempre apprezzato il suo corpo muscoloso e il fatto che diventasse più massiccio non sembrava dispiacergli per nulla. Comunque fece scivolare quel discorso velocemente via. Non voleva che si scaldassero (ma soprattutto si scaldasse lei) troppo. Sperava più che altro di non averlo messo a disagio con quel suo commento e non lo sembrava troppo visto come aveva preso la sua patatina. Eileen era arrossita un po' quando i loro sguardi si erano incrociati, non potendo pensare a quanto fosse carino in quel momento e non solo.
    - Uh uh...ho notato. Magari è solo gelosa, ma se di me o di te è un mistero. - Aveva commentato alle parole di Evan sul atteggiamento abbastanza inappropriato della cameriera, che però non gli diede fastidio. Anzi ne approfitto per fare una battuta, con forse un fondo di verità. Ovviamente con un tono abbastanza malizioso, ma che porto solo ad un sorriso divertito della ragazza.

    Successivamente tra un boccone e l'altro Evan aveva iniziato a parlare di Port Royal e delle cicatrici. Eileen non aveva intenzione di interromperlo e lo ascolto molto attenta. Quando gli disse che dopo due giorni sarebbe voluto anche tornare, accolse quella frase con un po' di dubbio. Non pensava stesse mentendo eppure quel sentimento si era fatto sentire nel suo cuore, come un fastidioso ago sotto la pelle. Forse era dovuto al fatto che aveva iniziato a parlare di quel giorno, proprio chiamando la sua partenza per Port Royal come una fuga. Non disse nulla però e lo lascio continuare senza problemi. Anche perché quella sensazione di dubbio spari quando inizio a parlare di Nate. In quel momento infatti fece un sorriso, soprattutto quando parlo di Nate che aveva iniziato a camminare.
    - Beh, non so se l'abbiam fatto a posta, ma c'ero quando ha iniziato. Mi ero parecchio emozionata, ma sono pur sembra una ragazza cresciuta a Shibuya! In tempo zero ho registrato tutto con il cellulare...merito anche di Haste. Credo di aver superato la velocità di Fate in quel momento. Comunque posso farti vedere il video. - Aveva detto in tono decisamente allegro prendendo il suo cellulare e cercare il video di Nate che muoveva i suoi primi passi. Lo trovo subito, ma riguardo un attimo il video lei per prima. Era adorabile il piccolino in quel momento, mentre muoveva con coraggio i suoi primi passi. La amava. Forse il momento più felice ed emozionante di quelle settimane. Comunque come promesso fece vedere il video a Evan, passandogli direttamente il cellulare. Non aveva problemi a consegnarglielo. Non c'era nulla di scabroso in fondo. Ormai era piena di foto di Nate e dei gemelli. Ovviamente anche di vecchie foto con Gilbert appena tornato e altri della sua famiglia a Shibuya e di suoi altri affetti. Il discorso sulla sua permanenza a Port Royal continuo e ascolto attentamente il perché di quella sua permanenza.
    - Ah si. Avevo notato c'era pure un ragazzino appeso al patibolo...forse era li appeso da un po'. Ah già non credo che nessuno te ne abbia parlato, ma ecco...ero venuta a parlarti qualche giorno dopo la tua fuga. - Aveva rivelato con un tono parecchio amaro ripensando a quel bambino che aveva visto appeso da chissà quanto, più che per le sue parole successive. Rivelando che in effetti aveva cercato di parlargli già ai tempi.
    - Avevo intuito fossi tornato a Port Royal quando sei andato via. Forse perché capisco il desiderio di tornare a casa, dove tutto è iniziato quando le cose vanno terribilmente male. Non hai idea di quante volte volevo scappare a Radiant Garden, quando ero a Shibuya e i miei compagni di classe mi bullizzavano...perché ero diversa. Nonostante non ci sia più nulla ad aspettarti li...- Aveva rivelato accennando senza volerlo ad un dettaglio della sua vita personale di cui non aveva mai parlato a nessuno, fatta eccezione della sua famiglia adottiva. In effetti non ne aveva mai parlato nemmeno con Gilbert...chissà perché? Probabilmente non ne aveva mai avuto modo, oppure dopo tutti quei anni e i bei ricordi che aveva di Shibuya, il ricordo dei bulli e del ospedale in cui era stata erano parecchi sbiaditi.
    - Ovviamente sapevo che eri li, ma non sapevo dove vivevi e ho fatto qualche domanda. Ero andata in una locanda e nemmeno a farlo apposta ti ho beccato li, che stavi parlando con una donna...però alla fine mi sono bloccata e sono andata via. Ero partita tutta decisa per parlarti e sistemare le cose, ma appena ti avevo cosi vicino mi sono sentita piccola e significante. - Aveva rivelato alla fine con uno sguardo un po' basso, ricordando l'impotenza di quel momento preciso. Ovviamente non stava accusando Evan di nulla. Non si era bloccata perché l'aveva visto con un altra donna, ma perché nonostante era decisa a parlargli, a portarlo in dietro con la forza e tutte quelle altre cose che gli frullavano per la testa...si era semplicemente bloccata ed era tornata alla fine a Radiant Garden.

    - L'androide albino? Ah si! Gilbert me ne ha parlato...secondo quello che mi hanno raccontato gli altri, Gilby era pronto a distruggerlo appena avrebbe fatto un movimento falso. Beh, come biasimarlo...ma sono felice si sia sistemato tutto e che 9S o Nins abbia fatto la scelta giusta. Markus, un soldato si è unito a noi da Midgard ne ha parlato parecchio bene nel suo rapporto...anche se era parecchio strano. - Aveva commentato semplicemente ricordandosi di 9S e dei vari rapporti che aveva letto su di lui, gli era parso di vedere anche una testa albina e minuta quel giorno a Port Royal quando Evan li aveva chiamati, ma poteva essere chiunque...persino Ged per quanto ne sapeva. Era troppo impegnata a combattere, vedere dove era finito Evan...per poi vederlo volare di nuovo via.
    - Non so quando ci sia riuscita a renderlo migliore...Ho più che altro pensato a farla tornare la Radiant Garden di un tempo...scienziati pazzi a parte si intende. Ho pensato fosse l'ora di iniziare ad investire anche sul futuro dei cittadini, creando scuole, asili e nuovi edifici abitativi oltre che rifuggi nel caso parta un altra guerra nei nostri territori. Ovviamente mi sono occupata di gestire anche le varie missioni, non tutte sono andate perfettamente magari...ma riuscire a convincere Gilbert a partecipare ad una e riprendere i miei nipoti dalle grinfie di quel folle di Creed è già un grande successo. Onestamente è stato un inferno...fortuna che le preparazioni hai test ed esami di Shibuya mi hanno preparata a fare le ore piccole...e superare i limiti del mio corpo. Comunque c'è tanto lavoro da fare ancora, ma c'è poco tempo e ancora troppi pericoli...- Aveva spiegato senza prendere un vera sosta a parte riprendere un po' fiato tra una frase e un altra, oltre che lasciar esaminare le parole ad Evan. Comunque finito il discorso si mise a bere la sua coca cola con un espressione sodisfatta, come di qualcuno che non beveva da tanto tempo.
     
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    Quello che importava era che Eileen capisse che su di lui poteva contare: per il resto avrebbero potuto parlare della Stiria in mille altri momenti. Aveva ragione a non mettere di mezzo quella situazione, anche solo perché avrebbero dovuto parlare solo di quello. Tra Fate, Ailani, Keyblader dalla parte del nemico e giochi di potere fra i membri dell'Esercito di Fastus, avrebbero perso di vista il motivo per cui si trovavano lì. Quindi le avrebbe solo rivolto un sorriso dopo quell'affermazione, annuendo. Per quella sera sarebbero esistiti solo loro e l'unica cosa che poteva cambiare quella situazione sarebbe stata un'invasione di Heartless. Sperava vivamente che non accadesse.
    Eileen aveva un occhio molto attento, se aveva già notato i cambiamenti dopo che aveva intensificato gli allenamenti. Per contro lui notava che sembrasse decisamente dimagrita quando l'aveva vista a Port Royal, ma pian piano si stava riprendendo. Annuì alla sua domanda e mandò giù la patatina prima di rispondere. "Sì! Perché sto mangiando come tre persone ultimamente." Aggiunse con una punta d'imbarazzo nella voce. "E avevo perso un po' di tono, a Port Royal. Adesso dovrei essere tornato ad un buon livello, senti tu stessa." Piegò un braccio per flettere il bicipite, dando la possibilità ad Eileen di tastare il muscolo se avesse voluto. "Tu stai molto meglio ora... quando ti ho rivista a Port Royal mi sembravi smagrita. A tal proposito..." Intinse una patatina nella salsa piccante e gliela porse, avvicinandogliela alle labbra con gentilezza.
    Dato che non aveva i complessi di molte persone di epoche 'moderne' quando si trattava di peso, Evan parlava con sincerità. A Port Royal a essere smagriti erano principalmente i poveri e i mendicanti, oltre che alcuni marinai e, ovviamente, i pirati; erano i nobili, gli alti ufficiali e le persone più benestanti a potersi permettere uno stile di vita che li rendesse pasciuti e corpulenti, dato che svolgevano lavori che non richiedevano fatica fisica. Era una sorta di prova tangibile del loro livello sociale. Gli era un po' rimasta quella mentalità, complice anche la povertà prima della liberazione di Radiant Garden. A volte lui e Kattos dovevano dividersi pasti a malapena sufficienti per una persona, e mangiavano comunque meglio di altri.
    La battuta sull'atteggiamento della cameriera gli aveva messo in mente un'altra cosa di cui avrebbe voluto parlarle, ma a tempo debito. Intanto dovevano parlare del periodo in cui era stato assente, ed era contento di poterlo fare in una condizione dove nessuno dei due presentasse la minima ostilità. Aveva temuto che avrebbero passato il tempo a guardarsi in cagnesco tra silenzi e disagi, invece... gli sembrava di non aver mai lasciato Radiant Garden. Anche se i segni di quelle due settimane li portavano entrambi.
    Dunque, cominciò a raccontare.

    Eileen ogni tanto interveniva; quando il discorso virò su Nate però, fu obbligatorio prendersi una pausa; da uomo di Port Royal, proveniente da un'epoca in cui a malapena ci si poteva permettere un ritratto al carboncino, gli risultava ancora facile dimenticarsi dei tanti vantaggi di ere più tecnologiche. Quando Eileen tirò fuori il telefono dicendo che aveva registrato tutto di quei momenti, Evan ebbe un tuffo al cuore, le mani presero a tremargli nel momento in cui afferrò il prezioso strimento, reggendolo fra le dita come se fosse fatto di un cristallo fragilissimo e bastasse un minuscolo gesto di troppo a frantumarlo.
    Nate, il piccolo Nate, azzardava i suoi primi passetti in un universo enorme, pieno di cose stupende e altre terribili. Caracollava, incerto, rideva ad ogni caduta. Non si rese neppure conto di star ridendo ad ogni espressione, ogni movimento. Gli tornava di nuovo in mente la visione alla Torre Misteriosa, quando aveva visto un ragazzo simile a lui sugli spalti di Radiant Garden, ma era una visione tetra, che si era impegnato con tutte le proprie forze a scongiurare perché mai avrebbe voluto vederla.
    Gli scappò un singhiozzo e si accorse di star piangendo. Lacrime salate gli bruciavano le guance, ma erano lacrime di gioia. Tirò su col naso mentre non riusciva a togliersi dalla faccia un sorriso felice, fiero di Nate, di ogni suo tentativo, di ogni passo. Ma non era solo fierezza, era qualcosa che non riusciva a descrivere. In petto gli ardevano l'orgoglio e l'amore che solo un genitore poteva avere, lo stesso che forse Helena e Albert avevano provato quando era stato lui a muovere i suoi primi passi nella loro casa a Port Royal. E nel vedere il piccolo Nate impegnarsi tanto, qualsiasi incertezza fu spazzata via definitivamente.
    "Mio figlio..." Disse con voce rotta. "Nostro figlio, se vuoi... Nate è nostro figlio... merita... merita tutto l'amore che possiamo dargli."
    Farfugliò in un balbettio sconnesso inframmezzato da un continuo tirar su col naso. Se ripensava a mesi prima, quando non aveva neppure il coraggio di definirsi suo padre, poteva solo darsi dello stupido. Nate era suo figlio, e lui era suo padre. E se Eileen lo desiderava, poteva essere sua madre, anche se da quella serata fossero usciti come singole persone e non come coppia. Negare la sua importanza nella vita di Nate era qualcosa che mai avrebbe fatto in nessuna circostanza.
    Le porse il telefono dandosi una pulita alla faccia. "M-meglio che me lo levi o non riuscirò più a dire niente!" Esclamò, ridacchiando, e faticò molto a smettere di piangere.

    Una volta recuperato un contegno e ripreso a raccontare, scoprì che Eileen non aveva avuto una vita tanto facile a Shibuya; il bullismo lo avevano sperimentato anche loro in caserma, in una forma diversa, ma sapeva quanto potesse fare male e d'istinto mosse una mano verso la sua, per racchiudergliela dolcemente fra le dita mentre parlavano.
    "Chiunque ti abbia praticato bullismo contro è un idiota. Un idiota che ora si starà mangiando le mani." Disse, e le rivolse un ampio sorriso incoraggiante, che divenne un'espressione molto seria e motivata quando continuò parlare. "E... tu non sarai mai piccola o insignificante per me, 'Leen. Tu e Nate siete le persone più importanti della mia vita! E poi parli tu, ma pensi che sarei riuscito ad affrontarti?" Ridacchiò, imbarazzato. "Ero così convinto di averti delusa. Tu, Nate... tutti. Se ti avessi vista, non avrei saputo come reagire. Ma... non so nemmeno chi avresti riportato indietro. Forse c'è stata la mano della provvidenza in azione, quel giorno... ma quand'è stato? Con chi stavo parlando?"
    Aveva parlato con molte persone; aveva detto una donna, poteva essere Mary o Morgana; ipotizzò fosse Mary visto che non aveva accennato al giovane Ben, ma preferì aspettare una descrizione.
    "Hai fatto un ottimo lavoro." Si congratulò con lei. "I lavori che hai fatto iniziare sono ancora in corso. Certo, dovrebbe occuparsene il Sindaco, ma... ah, lasciamo perdere!" Scosse la testa. "Niente lavoro. Per quanto può valere, sono fiero di te. Hai fatto moltissimo." Ed era vero, non se lo stava inventando. Quando aveva letto i resoconti su tutto ciò che Eileen aveva fatto in quei giorni sembrava che qualcuno avesse ingranato tre marce in più nella gestione della città. "Già questo dovrebbe bastare a capire che non sei piccola e insignificante. Sei... la persona migliore che mi sia capitata. E ora anche Radiant Garden lo sa. Ma non azzardarti di nuovo a superare i limiti del tuo corpo, di gente con manie autodistruttive ne conosciamo già abbastanza!" Aggiunse, puntandole contro la forchettina delle patatine. Addentò un altro po' del suo hamburger cercando di non far caso ai morsi da squalo che lasciava su quel povero panino. Sembrava tutto più buono che mai, quella sera, anche se non era mai andato in quel locale sentiva che quello fosse l'hamburger più buono che avesse mai mangiato.
    Chissà come mai.
    "Ora sei tu che parli di lavoro, Leonessa..." Azzardò con un sorrisetto, guardandola in tralice. Doveva essere al corrente anche lei del nomignolo che le avevano dato, ormai. "Continuo, tanto ormai c'è poco da dire."
    O forse molto, dipendeva dai punti di vista.

    "Dopo la liberazione dei prigionieri ero pronto ad andarmene sul serio. Le cicatrici avevano ripreso a far male... più del solito. Molto più del solito." La sua voce si incupì fino a diventare un sussurro. La paura era ancora troppo vicina. "Sentivo che sarei morto a breve, e non volevo passare i miei ultimi momenti nascondendomi dalle persone che amo. Ma hanno fatto talmente male che sono svenuto e non mi sono ripreso per almeno un giorno intero..." Sospirò con amarezza. "Quando mi sono risvegliato, stava arrivando il Maelstrom. Hanno chiesto direttamente di me. Volevano che io difendessi Port Royal! A quel punto, be', hai capito che non potevo più andarmene. Di nuovo. Ho organizzato le difese meglio che ho potuto e ci siamo scontrati con quel mostro per tutta una notte, ed è stato... assurdo." Gesticolò con tanta enfasi che sobbalzò nel vedere di aver schizzato un po' di salsa piccante sul vetro. "Ops." Si affrettò a ripulire con un tovagliolo. "Mi sono trovato in mezzo a tante battaglie, anche navali, ma mai come questa! E non ho mai guidato una nave, avevo solo le basi da timoniere, quindi mi sono trovato a gestire questa nave gigantesca, c'era una tempesta, Heartless sul ponte, Heartless fuori, il rombo dei tuoni e dei cannoni, e io... non so perché, ma mi sono sentito vivo. Odio la guerra, Eileen, la odierò sempre. In quel momento stavo combattendo per qualcosa di diverso e più importante, però. Combattevo per salvare la mia città. E... sentivo che era il mio posto. Che mi andava bene morire così." Sbuffò, chinando il capo con un'espressione incerta sul viso. "Ma le cose sono andate diversamente. Si è formato quel lastrone di ghiaccio e quella cosa continuava ad avanzare. Ho fatto addirittura un discorso, se ci penso mi viene da ridere. Io fare discorsi...! Non so che mi prende quando faccio 'il Comandante', è come se diventassi un'altra persona."
    E in effetti, Eileen avrebbe potuto notare che i suoi atteggiamenti quella sera erano diversi. Più spigliati, più giocosi, più spensierati. Quel pesante velo che sembrava circondarlo prima di Port Royal era svanito; e con lei, non aveva paura di mostrare quegli aspetti di se stesso.
    "Ma volevo davvero motivarli, e ci sono riuscito. C'è stato un altro scontro... mi ha attaccato una cosa strana. Sembrava una di quelle armature di Shibuya, era nera e rossa. Sembrava cercarmi. Poi sono finito sotto il ghiaccio. E allora... il mio cuore vi ha chiamati."
    Le rivolse un'espressione colma di sincera, immensa gratitudine. "E se la mia città è in piedi è grazie anche a te, Eileen."
     
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    Aveva ormai capito che il suo Evan aveva una mente parecchio pulita, magari non totalmente prima di malizia, ma era una fatica fargli capire certe cose. Forse perché era un uomo che veniva da Port Royal, ma era anche stato un pirata e quelli non sono noti per la loro purezza di spirito. In pratica era una cosa tutta sua e che aveva accettato. Non che gli dava fastidio o cose simili...in realtà non gli importava molto. Lei invece sapeva essere parecchio maliziosa, ma sapeva che quando Evan mostro con audacia il suo forte bicipite non ci stava per nulla provando. Però perché non scherzarci su?
    - Evan, ci stai provando? Se volevi fare qualcosa bastava che me lo dicevi. - Aveva detto in tono tra il suadente e il serio, accarezzando il suo muscolo con dolcezza. Appena però il ragazzo la guardo lei gli fece semplicemente la linguaccia, facendo capire che scherzava e faceva riferimento a una cosa successa diverso tempo fa. Infatti giorni prima di Pitioss Eileen era andata a trovare Evan, con l'intento di passare un po' di tempo con lui e magari fare altro. Infatti penso che sarebbe stato divertente provandoci con lui e stuzzicandolo un po', ma Evan era come immune a quel genere di cose. Non le capiva proprio e quando gli disse che voleva fare, il ragazzo gli aveva risposto con parole molti simili a quelle dette da lei in quel momento. Comunque in quel momento stava scherzando e infatti si fece una semplice risata, ma alle parole successive di Evan fece una faccia un po' più seria.
    - Beh la dieta da studentessa giapponese in esame non è un granché. Consiste in due, massimo tre ore di sonno e nutrirsi solo con energy drink e pillole al fosforo. Sono svenuta solo un paio di volte...Serena si è parecchio incazzata con me. - Aveva detto inizialmente come se fosse una cosa normale quasi divertente, per poi diventare un po' più depressa come se si sentisse un po' in colpa. Era arrivata a quel punto perché c'era veramente troppo lavoro e perché dormire era fuori questione per via degli incubi. Non sembrava avere nessuna traccia di Pitioss in lei alla fine, ma sicuramente era rimasta pesantemente traumatizzata. Comunque non voleva ripensarci. Ormai sembrava che gli incubi in parte erano finiti, ma comunque il suo fisico aveva risentito un po' di quel periodo.

    Il discorso prese rapidamente un altra piega quando si inizio a parlare di Nate. Come non poteva essere altrimenti? Soprattutto quando si parlavano dei primi passi di quel bambino. Eileen gli diede il telefono senza problemi, notando come Evan lo teneva come se questo fosse fatto di cristallo. Ovviamente non era per il suo telefono in se, ma per quello che conteneva. Infatti si era commosso nel vedere i primi passi del figlio. Eileen sorrise commossa anche lei, nel vedere Evan emozionarsi per quel momento. Pensando a quanto sarebbe stato bello, se lo avrebbero visto tutti e due insieme quel giorno. Gli diede tutta la liberta di guardarlo quante volte voleva, prima di riprenderselo quando Evan glie lo consegno. Eileen sorrise mettendo via il telefono, felice di aver per certi versi permesso ad Evan di vivere in parte quel momento, che aveva rischiato di perdersi per via della sua lontananza da Radiant Garden.
    - Lo considero già mio figlio. Onestamente sentirlo chiamarmi mamma è stata una delle poche cose a farmi sorridere, in quelle due settimane di merda. - Aveva ammesso con un lieve sorriso in quel momento, ma che era pieno di tutta la sua sincerità. Voleva davvero bene a Nate e voleva crescerlo come se fosse davvero sua madre, ovviamente se Evan voleva e a giudicare le sue parole sembrava di si.

    Quando il discorso passo sul suo passato le cose diventarono invece meno sdolcinate. La vita di Eileen infatti non era stata rosa e fiori, anche se si riteneva decisamente più fortunata di altri. Non era uno strano modo per sminuirsi o vantarsi. Oggettivamente pensava però fosse vero. Certo come aveva raccontato ad Evan, era stata vittima di bullismo e altro. Però aveva anche trovato una nuova famiglia che l'ha amata, gli ha dato da mangiare e tanto affetto. Aveva vissuto una vita più normale in confronto a Gilbert per fare un esempio. In più non sapeva troppo sul suo stesso fratello, ma lui per primo sembrava non voler parlare di tutto. Comunque non voleva tirare fuori l'argomento.
    - Oh sicuramente se ne stanno pentendo! Alcuni più di altri. - Aveva detto sinceramente divertita in quel momento, pensando ad alcuni esempi in particolare. Non aveva mai cercato una specie di vendetta nei loro confronti o altra roba strana. Non era quel tipo di persona. Infatti con alcuni avrebbe fatto più che volentieri a meno di respirare la loro stessa aria, ma più di questo no. C'era stato addirittura qualcuno che aveva cambiato fin troppo opinione su di lei, ma per quanto aveva respinto alcuni approcci e tentativi di avvicinarsi a lei, non li aveva mai trattati con sgarbo o come se quella fosse un occasione per vendicarsi.
    - Grazie Evan e non mi hai delusa...mi sono solo sentita un po' persa...e lo so di non essere piccola e insignificante...anche se qualcuno ha provato a farmi sentire "piccola" e inutile. Uff anche se quel qualcuno mi dovrebbe ringraziare. Se non fosse per me Gilbert avrebbe distribuito le sue interiora per tutta Radiant Garden. - Aveva detto riferendosi ovviamente a Shinji e quello che successe qualche tempo fa ormai. Quando aveva deturpato i suoi bei capelli, solo perché si sentiva intoccabile e per vendicarsi di lei o per meglio dire di suo padre. Shinji era un vero stronzo con tutti, ma aveva avuto una profonda inimicizia con lei e suo fratello appena aveva saputo che erano ritornati a Radiant Garden. Questo perché lui c'era quando suo padre aveva fatto quei esperimenti. Non era stata una vittima diretta, ma sembrava non averli comunque in simpatia. Ribadendo un passato che alla fine a nessuno li a Radiant Garden interessava.
    - Quella che è un po' il mio tipo...Quella con i capelli corti e con quel fisico da paura. - Aveva spiegato con un tono allegro, come se fosse la cosa più normale da dire al proprio ragazzo. Il fatto che ad Eileen piacevano pure le donne non era un mistero. Non si era mai fatto problemi a nasconderlo, ne ad Evan ne tanto meno a Gilbert. Ovviamente il suo apprezzare anche le donne, non la rendeva una specie di mina vagante. Non si faceva problemi infatti ad ammettere la bellezza di altre persone, maschi o donne (o il fantastico arcobaleno che ci sta in mezzo) che siano, magari anche una certa attrazione. Però quello era veramente nulla. Il suo amore era solo per Evan e anche se i suoi occhi si spostavano su qualcun altro, alla fine tornavano sempre da lui.
    - Se mi ami non chiamarmi in quel modo ti prego. - Aveva detto particolarmente imbarazzata da quel nomignolo che gli avevano dato, che trovava profondamente cringe. Ovviamente era tutto in tono molto scherzoso, ma fu felice di tagliare corto sui nomignoli ascoltando la storia di Evan mentre beveva la sua bibita. Era veramente attenta a quello che stava dicendo e rimanendo sorpresa, da alcune cose che diceva. Nemmeno stesse ascoltando una specie di storia epica, ma invece erano attimi abbastanza tesi della battaglia che aveva vissuto Evan. Tutto però gli diede abbastanza da pensare. Era felice che la storia delle cicatrici era finita, prima che se lo potessero portare via. Quanto la cosa del sentirsi vivo durante la battaglia e la guerra, era un qualcosa di familiare. Non per lei, ma per via di Gilbert. Lei l'unica volta che aveva provato una certa soddisfazione durante una battaglia, era quando stava sfogando tutta la sua frustrazione e rabbia contro gli Heartless di Morene e Kirito.
    - Sono felice che alla fine tutto sia andato bene...soprattutto con le cicatrici. Alla fine non ti hanno più portato via da me e Nate. - Aveva commentato con un sorriso più tosto dolce, per poi farsi un po' pensierosa.
    - Comunque c'è da dire che tu e Gil vi somigliate fin troppo da quel punto di vista. Dite di odiare la guerra, ma siete felici di stare nel campo di battaglia. Anche lui mi ha raccontato di essersi sentito cosi, affrontando alcune battaglie e certi nemici. Soprattutto quel Heartless cavaliere che a quanto pare sta dietro ad Ailani...ovviamente. - Aveva detto battendo un attimo il dito sul tavolo con un tempo abbastanza sconnesso, che però mostrava una certa preoccupazione e nervosismo. Infatti in quel momento Eileen penso alle parole di quel Heartless, che gli dicevano che Gilbert era ancora troppo debole. La cosa lo preoccupava un po' troppo e sapeva che era la prima ad aver detto che non voleva parlare della stiria, e che non voleva rovinare la serata iniziando a parlare del fratello. Però aveva bisogno del consiglio di Evan e di un parere da parte sua.
    - Quell'heartless...il cavaliere...lo incontrato in Stiria. Ha detto che Gilbert è ancora troppo debole...li sul momento lo preso in giro, rinfacciandogli che l'aveva già sconfitto...eppure mi ha preoccupato. Ne ho parlato con Gil, ma l'unica cosa che ha detto è "Ha detto cosi? Capisco" prima di voltarsi e tagliare il discorso. Non so la cosa mi preoccupa, ma a lui non sembra importare. - Aveva ammesso un po' triste e pensierosa in quel momento, all'idea che quel coso volesse far chissà che cosa a suo fratello. Gli erano passate per la testa le idee più tremende, che aveva cercato di scacciare dalla propria testa. Comunque sentendo parlare anche delle strane creature che si sono viste anche a Shibuya aveva qualcosa da dire.
    - Si chiamano Warframe...Non ho trovato molto su di loro. Volevo chiedere qualche informazione a Merlino, ma ho avuto troppo da fare e alla fine me ne sono dimenticata. - Aveva detto con un tono abbastanza colpevole in quel momento, ripensando a quella sua dimenticanza.
    - Non so se siano dalla nostra parte, ma non sembrano da quella di Fastus...ma non so che volesse quello che ti è venuto contro. - Aveva infine ammesso.
     
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    Cadde per un attimo dal pero quando Eileen gli chiese se ci stesse provando con lei. Come sempre, quello che per lui aveva un significato era del tutto diverso per le altre persone; o forse era solo l'effetto che aveva su di lei. Non importava quanto cercasse di spiegarglielo, e non solo lei, erano concetti a cui era del tutto impermeabile e quando provava ad essere più 'audace', per così dire, falliva miseramente. Non era il suo posto. Quello che contava era che per Eileen non fosse un problema; quelle poche volte in cui il lavoro e la fine del mondo avevano permesso ai due di stare in intimità, si erano sempre trovati in sintonia.
    Ridacchiò, rilassando il braccio e concedendole un ultimo sguardo ammirato prima di riprendere a parlare. Scosse la testa quando parlò della sua bizzarra 'dieta' quando studiava a Shibuya, iniziando a capire perché Serena gli dicesse di continuo di tenerla d'occhio. A quanto pare essere autodistruttivi era una cosa tipica dei Walker. O dei Keyblader. "Serena ha imparato bene da Aerith, fa rigare persino Ged... è uno spettacolo!" Sbuffò, prendendo un'altra patatina. "Ho anche un po' di gossip. Ma quello te lo dico dopo." Disse in un sussurro. Non che la relazione o presunta tale tra Serena e un certo Keyblader fosse esattamente un mistero. Tranne che per i due diretti interessati, ovvio.
    Quando il discorso passò su Shinji, anche se Eileen non lo nominò direttamente, Evan si rabbuiò appena. Non poter fare nulla per quel disgraziato era sempre stato una spina nel fianco; sapere che il tipo che la bullizzava se ne andasse in giro tutto tronfio a picchiare la gente e fare il gradasso lo aveva sempre infastidito oltre misura. Aveva persino lasciato correre l'ennesima insubordinazione di Bakugou quando gli aveva raccontato come quel rifiuto umano se la fosse fatta praticamente addosso solo a vedersi Gilbert davanti. Gli stava bene.
    "Credimi. Non c'è riuscita neppure Pitioss a farti sentire piccola e insignificante." Le prese dolcemente una mano fra le sue. "E per quanto quel soprannome sia imbarazzante, lo preferisco a 'la fidanzata del Comandante', se devo essere sincero. Specie perché lo usavano come un dispregiativo. Come se avessi bisogno di me per brillare e tu alla fine non avessi alcun talento... nemmeno fossi una specie di arrampicatrice sociale. Bah." Scosse la testa, con una smorfia disgustata. "Sono felice che tu sia la mia fidanzata. Ma sono ancora più felice che tu sia Eileen Walker. Che ti chiamino Leonessa, Lampo Verde della Foglia o Spadaccina Nera..." Arrossì leggermente, con un sorrisetto divertito.
    Era il suo modo di farle capire che stava recuperando un po' di quegli assurdi fumetti al contrario di Shibuya.
    La guardò in tralice, ridendo. "E non dirmi che devo preoccuparmi di Morgana Krieger! Cos'è, hai un debole per i genitori single?" Scoppiò a ridere ancor prima di finire di parlare. Assurdo come quella conversazione oscillasse dall'ilarità alla serietà, rimanendo così gradevole, così bella. Era così tanto che non si sedevano solamente a discutere, più come amici che come innamorati. Anche quando si cercavano nell'intimità, Evan finiva per aggrapparsi a lei come un naufrago disperato, quasi senza parlare. Il peso che aveva nel cuore era così grande che non riusciva a sentirsi meglio neppure baciandola, neppure avendola vicino. Se solo avessero avuto il coraggio di parlare molto prima.

    Avrebbe voluto porre una risposta più chiara a quel paragone fra lui e Gilbert, ma vide che Eileen esitava e cercava di dire qualcos'altro. La lasciò parlare ed esprimere la propria preoccupazione sul misterioso Cavaliere che perseguitava Gilbert da almeno un anno, e che a quanto pare era diventato uno degli scagnozzi più fidati di Ailani. Non che questo lo trattenesse dal rifilarle una battutina.
    "Chi è che sta parlando della Stiria, ora?" Disse, guardandola con un sorrisetto, il viso poggiato sulla mano. Ridacchiò. "Non preoccuparti, va bene. Anzi, sono contento che tu abbia voluto dirlo. Per quanto riguarda Gilby... be'... non lo so, ammetto. Sappiamo spaventosamente poco degli Heartless quando si tratta del loro pensiero e delle loro vite. Sappiamo solo come ucciderli, come affrontarli, li abbiamo isolati per specie. Ma abbiamo parlato poco con loro, per ovvi motivi. Tutti quelli inclini a parlare sono sbucati fuori adesso, e non è una cosa che intendo prendere alla leggera. Sarebbe bello poter trovare una specie di tregua..." Non era quello il momento di discuterne.
    Le rivolse un'occhiata rassicurante. "Gilbert è cambiato molto, 'Leen, lo abbiamo visto tutti e due. Sono certo che non getterà via la sua vita. Forse non vuole stare a pensarci troppo. Ora ha anche due marmocchi a cui pensare e da che ne so lo stanno facendo ammattire..." Concluse, concedendosi di dare un grosso morso al suo hamburger. Gli sfuggì un versetto soddisfatto, di cui nemmeno si accorse, godendosi il suo cibo tutto contento. Era davvero buono, lo avevano consigliato bene. Sarebbe stato bello tornarci.

    Warframe. Di sicuro non era un nome che ispirava pacifiche interazioni. "A quanto pare, quello voleva la mia testa." Disse facendo spallucce. "Non so chi sia, ma è arrivato pronunciando il mio nome. Mi ha messo i brividi. E' stata la prima e unica volta che l'ho visto, però. E a Radiant Garden non sembra possa entrare nemmeno lui o mi avrebbe già trinciato come un tacchino. Quindi... un mistero da mettere da parte." Prese un altro morso. Chiunque lo avesse sentito avrebbe probabilmente pensato che fosse matto, ma la verità era che ormai a furia di essere circondato da cose che volevano ucciderlo, un po' ci aveva fatto il callo. Inutile vivere costantemente con la paura.
     
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