Abbandono

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    Il Guardiano della Luce.


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    Mesa

    Era stato quando Rhino si era accasciato a terra, inerte, che aveva avuto davvero paura. Per la prima volta da quando aveva ottenuto quel corpo virtualmente immortale, anche dopo la furia dello Stalker e il massacro che aveva compiuto a Shibuya, aveva percepito quanto, in realtà, i Warframe fossero fragili... o, per meglio dire, coloro che li abitavano. Rhino, il più vecchio di loro, era un Tenno da più di quattromila anni; ma ultimamente era successo qualcosa che lo aveva scosso sempre di più. Quando erano andati a vegliare sul ballo di Castle of Dreams gli era sembrato che fosse cambiato qualcosa nel suo atteggiamento, la sua parlata più cupa, l'accettazione di quella situazione più fragile e incerta.
    Ad un certo punto, mentre stava curando come sempre il suo Santuario e aggiustava i vari ricordi dei Tenno passati, lo aveva visto crollare a terra, molle e afflosciato come una bambola. Era corso urlando verso di lui, aveva provato a usare la consueta procedura di rianimazione, dopotutto poteva capitare che uno di loro finisse KO durante uno scontro e se le ferite non compromettevano le funzioni, potevano ancora combattere; ma Rhino era rimasto inerte. Lo aveva trasportato da Trinity, in preda al panico. Tremava, anche se non aveva senso che un Warframe tremasse, e se avesse potuto avrebbe pianto.

    Per giorni, difficile da dire nel Dojo, non si era svegliato.
    Trinity diceva che era una crisi di un qualche tipo, ma che riguardava il Tenno. Un disturbo nel legame, o qualcosa del genere; forse il Tenno di Rhino aveva ricordato qualcosa che avrebbe preferito evitare, o... si stava lasciando andare.
    Rhino, il Tenno dentro di lui... non voleva più vivere.
    Quelle parole lo riempirono di un tale terrore che non aveva osato lasciare la camera di stasi. Era rimasto vicino al pod di Rhino, lo aveva supplicato di svegliarsi chissà quante volte. Aveva cominciato a parlargli di cose che vedeva nei mondi, che conosceva già probabilmente. Girava intorno al pod, passava tantissimo a parlare da solo, ma voleva credere che le sue parole gli arrivassero e non stesse parlando solo ad un'armatura vuota. Altrimenti, era ovvio che Lotus glielo avrebbe già detto! O no?

    "E' ancora vivo." Aveva risposto Lotus nella sua Camera.
    "Perché ora? Cos'è successo?" Aveva chiesto.
    "Non lo so, bambino mio. Non posso leggere le vostre menti... ma percepisco il suo dolore. La sua stanchezza. Se qualcosa non interverrà a cambiare le cose... se non troverà i fili della sua memoria... nemmeno il Secondo Sogno potrà tenerlo in vita."
    "Non voglio!" Aveva detto, e la sua voce era uscita stridula, come i capricci di un bambino. "Non puoi salvarlo...?"
    "L'ho già fatto." La voce di Lotus era piena di angoscia e rammarico. Era vero, si trovavano tutti lì perché il Warframe aveva risposto alla loro ultima chiamata, aveva afferrato la loro mano disperatamente tesa. Non potevano chiedere di più. "Se non siete voi a voler fare il passo successivo, non c'è altro che sia nei miei poteri. Non esiste l'immortalità, nemmeno per i Warframe. Essi sono solo un modo di ritardare l'inevitabile."
    Era rimasto in piedi a tremare. Voleva piangere. Era assurdo sognare di star piangendo ma non sentire le lacrime sul viso bendato di Mesa, che rimaneva asciutto, inespressivo.
    "Cosa ti succede, bambino mio? Cosa ti turba tanto?"
    "Non voglio morire..." Singhiozzò in un pigolio. "Io... io ricordo di aver usato quella pistola. Su di me. E se Mesa..." Rabbrividì. "Non voglio morire, Lotus... non voglio che Rhino muoia. O Trinity. O Beira. O Atlas... o chiunque altro."
    "La morte è una via che tutti dobbiamo prendere... in millenni, secoli o decenni." Lotus gli si rivolgeva con il suo tono materno e gentile, come una carezza. "Ritroverai i fili della tua vita. E allora potrai viverla appieno."
    Si portò una mano al petto. Anche se il corpo non era suo, percepiva una costante sensazione di malessere, un vuoto, una mancanza che non riusciva a spiegare in nessun modo. Chinò il capo. "Io... non lo so. Mi turba il vuoto che sento. Mi fa stare male perché non so come riempirlo. Mi manca qualcosa a cui non riesco dare un nome e una faccia. E ho paura di perdermi." Timidamente, aveva estratto il disegno che aveva ricevuto tanto tempo prima alla città del Natale. "Ho solo questo indizio. So che è importante, il mio cuore batte fortissimo ogni volta che lo vedo. So che deve ricordarmi qualcosa. Forse ero uno di questi ragazzi... ma non so chi."
    "Non posso trattenerti dall'indagare." Aveva risposto Lotus. "Sii gentile con te stesso, e le tue risposte arriveranno."
    Eppure, se fosse così facile... perché lui sì? Anche Beira sembrava instradata verso la giusta direzione. "Perché non sono arrivate per gli altri?"
    "Perché hanno aspettato troppo. E forse non volevano affrontarle."


    Nell'indecisione aveva scelto di eseguire una semplice missione a Blithe Hollow: l'ultimo Heartless morì in fretta, finito da un colpo netto delle sue pistole. Tornato nella cittadina era già tentato di chiamare la nave; era inutile comunicare, non poteva mangiare, né sentire odori, sapori. Non poteva toccare davvero gli oggettini che vendevano alle bancarelle. E, soprattutto, troppi occhi erano puntati su di lui. Be'... in realtà erano puntati su Mesa. Benché priva di viso, aveva scoperto che fin troppa gente occhieggiava il corpo del Warframe, motivo per cui andava in giro con un cappotto nero, ma questo lo rendeva solo più strano e decisamente visibile in mezzo alla folla.
    Pensava. Non poteva fare molto altro, non aveva la stessa voglia di Excalibur di suonare strumenti, migliorare nelle arti. Sarebbe stato più facile se avesse ricordato cosa gli piacesse fare, nella sua vecchia vita; ma quei dettagli ancora gli sfuggivano. Si strinse nel cappotto, rimirando distrattamente alcuni oggetti in vendita, indeciso. Magari avrebbe potuto regalare una di quelle statuette della strega a Trinity, adorava quelle cianfrusaglie. E... magari anche qualche regalo per Rhino. Qualcosa che, una volta sveglio, lo rendesse felice di essere ancora lì con loro.

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